Giovanni Bertoni - Memoria sul lago di Quarto

MEMORIA SUL LAGO DI QUARTO NELLA. I LEGAZIONE DIFORLI SCRITTA DA GIOVANN.I BERTONI INGEGNERE ROMA TIPOGRAFIA DELLE BELLE ARTI 1843 Biblioteca Gino Bianco

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.A.LL 1 EMINENTISSIMO E JlEVERENDISSBfO PRINCIPE CARDINALE DI SANTA CHIESA LUIGI VANNICELLI CASONI LEGATO DELLA PROVINCIA DI FORLI Biblioteca Gino Bianco

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Per l' improvviso e memorabile sorgimento del Lago di Quarto in quel dorso degli appennini che divide la provincia di Forlì dallo stato della Toscana 1 si agitarano nell'anno 18 11 le attonite meraviglie del pubblico , le curiose indagini dei naturalisti. D'allora in poi il fiume Savio , perduta la precipitosa e libera declività del suo letto, infrenò una insormontabile barriera, a tale che, apertasi fra'nuovi e scoscesi fianchi altra via, per questa si ravvivò coi soli rifiuti e st1·aripamenti del Lago. Così le mutate leggi del corso innoltraro110 sino alla state dell'anno 1828; quando una siccità deplorabile sopravvenne nella soggetta pianu ... Biblioteca Gino Bianco

ra sino al mare adriatico; nè tardò a soprastare la carestia di ciò che al cielo si chiede, del pane,funesta calamità per lafame che sì presto grandeggia, e per affannosa indocilità move le genti a tumulto. Mentre fra le agitazioni dello spirito pubblico si moderava la estrema penuria, per lo studio e coi pensamenti sontuarii del municipio, retto in quel torno da vigilantissimo e benemerito magistrato, il N. U. signor marchese Luigi De' Calboli Paolucci, sua Eccellenza Reverendissima monsignor Antonio, poi cardinale Benvenuti prolegato, volgendo l'animo ad impensato soccorso,me spedù1a, qual'ingegnere pontificio, in quelle alture dell' Appennino , per tentare con modi straordiBiblioteca Gino Bianco

I nari e potenti un efflusso di acque dalle rupi , che serravano il lago. In quel tempo di opera fa~ ticosa segnai i particolari della catastrofe del 1811; i quali di poi per lo incontro d'invito onorevole dell' Accademia Tiberirza venni sponendo nell'unita memoria letta nell'adunanza dell' 11 novembre 1839, riprodotta per cenno nell'Album di Roma, e nel Giornale Arcadico distesamente. Ora al meschino lavoro che si manda in luce, bella e non meritata fortuna viene concessa, la grazia d'intitolarlo alf inclito nome dell' Eminenza Vostra Reverendissima, che il pubblico fra tanta gioia e riverenza di applausi vede preposto al reggimento della provincia forlivese. Biblioteca Gino Bianco

Possa la benignità generosa dell' Eminenza Vostra Reverendissima di accoglimento . onorare l' omaggio rispettoso di questa storica ricordanza, e riconoscere nel bacio della Sacra Porpora, a cui m'inchino, un arra della mia venerazione, un tributo del mio profondissimo ossequio Dell'Eminenza Vostra Reverendissima Ferrara 19 giugno 1843. - ..___ Vmitimo Devmo Obbmo Servt"tore GIOVANNI BERTONI BibliotecaGino Bianco

MEMORIA SUL LAGO DI QUARTO Delle cause, se più nettunine o vulcaniche, che originarono le montuose irregolarità della terra lungamente disputarono i geologi. Perocchè due tesi si agitarono clamorose; e due fazioni scientifiche, in cbe si divisero i naturalisti, tennero il campo con dotta fortuna. Ma la Vittoria non decretò mai gli allori del sapere; essa, onorando il nome dei combattenti, ne lasciò la gloria indivisa, senza il rossore di una sconfitta o la celebrità di un trionfo. E l' onda ed il fuoco ebbero forza motrice , e l'impronte solenni, che a confermare l'azione dei due elementi ci rimangono sulle alture terrestri , sono auguste reliquie dei secoli. Per opposte vie si esercitarono adunque late e misteriose potenze, le quali in qualche contrada sembrano avere furiosamente lottato prima dell' acquetarsi delle materie, e priloa di avere stabilito lo stupendo equilibrio di quelle leggi di cui lo spettacolo avvisa un' ordine lutto sublime e divino. Biblioteca Gino Bianco

JO A queste più remote cagioni delle disordinate prominenze della terra, altre si aggiunsero nel progresso dei tempi per avvallamenti montuosi di grande lat.itu<line, sia pe1· sobbalzo di terremoti, sia pe1· acque occulte che ne commossero la struttura , e tutte dall'iut~rno ne mandarono sovvolte le basi. Pee tante violentissime forze della natura, talora inabissarono monti, ed apparvero laghi; ove rovesciati ciglioni nascosero la sede prima dei fiumi , e questi per altre vie ricomparvero. Mirabili eventi ! Tal'altra volta ogni corso predusero quelle rovine, dirompendo ]e acque in allagamenti sfrenati; e chi sa quanti casi lacrimabili di perduti viventi nascondono le stesse balze e i gioghi alpestri che noi ve- <liamo ! Il severo Alighieri , sulla cui fronte brillò un raggio dell'empireo , ricorda nell'altissimo carme lo scioglimento della roccia di monte Barco ( o, come altri vollero negli annali fuldensi , monte Marco) villaggio diruto presso Lizzana, fra Trento e Trevig1, che trasse l'Adige fuori del proprio letto nell'anno ottocento ottantatrè : ,, Fra lo loco, ove a scender la nva >J Venimmo, alpestro: e, per quel ch'iv'era anco, 1, Tal che ogni vista ne sarebbe schiva. » Qual è quella ruina che nel fianco » Di qua da Trento l'Adige percosse \ » O per tremuoto, o per sostegno manco : » Che <la cima del monte, onde si mosse, » Al piano è sì la roccia discoscesa, ,, Che ;.1lcuna via darebbe a chi su fosse. Biblioteca Gino Bianco

II Nella Borgogna imperiale l'anno 1251 due monti discorsero dalle basi per cinque mila passi con orrendo strepito nella valle. La popolazione tutta o fu assorta nella immensa rupina, o dalle masse divelte e dai sassi in quell'orribile frastuono abbattuta ed uccisa. Non ricorderò fra le agitazioni politiche del medio evo, in quell'età Ji rabbie municipali, come, assediata la rocca di Milano dai Galli, il fiume Brennio confluente al Tesino inondasse per quaranta stadi ; indi sceso al lago di Belinzona e, rotta la rupe onde il lago era chiuso , irrompesse per l' aperto adito atterrando nella pianura inferiore il ponte marmoreo del Ticino e i forti e le circonvallazioni Ji Lodovico Sforza,. grandiose opere militari. Nè quì H furibon<lo invadere delle acque potè sostare; che quasi precipiti calarono sul lago Verbano alle cui sponJe Ja coorte elvetica , campeggiando per guerreschA fa. zioni, si era attendata. Il furore delle onde vorticose tutte quelle genti infaustamente sommerse. La storia degli scqsceudimenti, che travolsero in altre forme le superficie montane, nella fisica terrestre può dirsi la storia <lei secoli. Qual dire crescerebbe a tal copia per rispondere alla vastità del soggetto? lo non assumerò così vasto tema a materia dell' odierno discorso, il quale piacemi con volontà meno ardita rivolgere più degnamente ad una Ji queste vicissitudini che in quella pr?vincia del nostro stato, che bagna il Montone ecl il Savio, lasciò funesto ricordo di corse sventure e <li pianto. · Parlo del lago <li Quarto. Non precorso, che io mi sappia, da altri, vengo per primo a tesserne alcun cenno storico, affinchè l'origine sua noR corra Biblioteca Gino Bianco

12 a perdersi nell'oblio che tutte cose nasconde. Il ragionamento nudo c1uale si è, disadorno ma vero , offro con animo grato e riverente a cotesta insigne accademia , che fra i disertatori dell' anno, me volle comprendere e benignamente onorare. Nel quale officio, quantunque non senza tema di mal rispondere alla fiducia, pqre io mi tengo fortunatissimo per la speranza , o signori , che le scritte par.ole di un vostro SQcio lontano nella generos.it~ degli animi vostri troveranno liete accoglienze. Alla descrizione topografica del lago di Quarto farò precedere il\ primo luogo il racconto dei fe"'! nomeni cl,e precorsero ed accompagnarono jl suo sorgimento : su per la gola del fiume Savio , quel dessq che nella pianura inferioue lambisce le m~ra di Gesena , s'incontra montando alle vette degli apennini la città di Sarsina, della quale suona famoso il griJo nei fatti antichi della romana grandezza 1 • Potente un giorno, seguiva coll'armi le gloriose fortune della repubblica; ma come poi vollero i suoi de- ~Liqi ca<lde al cadere di quella, e. non serbò illeso che la IT\emoria del passato, e lo s.terile vanto <li un nome antico. Tale è la natura del tempo distruggitore di ogni celebrità ! Trascorsa quell'altura, ~poltra un cammin,o tortuoso e vagante per il letto <lei fiu~e fra prospet~ tiche scene di ert~ ciglioni, le cu.i spalle eminenti di vivo sasso, irte, grottesche, sovrastaqo a tale e sì fatta altezza che in tanta profondità di luogo ti seqibra venir meno la luce del giorno. In quella chiu,s.a solitudine non altro odi che il battere furioso della corrente, che rç,mpe fra i massi con suono immensamente cupo e fragoroso. Per. ben due leghe così procede il sentiero ,~empl'e mutabile , sempre incerto Biblioteca Gino Bianco

13 finchè salendo a mezza costa, ti colpisce dalla stmstra un rombo lon,tano di acque cadenti che l' eco so_litario ripete e moltiplica in mille guise. È l'ultima •cateratta del lago di cui biancheggiano in alto gli sprazzi senza interamente discoprirla per la lontananza , e per le rocce che la rinserrano. In tal punto , quasi senza avvederti , percorri una est~nsione disordinata di suolo a più ricolmi , accavallati l'uno &ull'altro, per una latitudine trasversa di metri duemila , oltre un miglio ; pc' quali ricolmi si tragitta per altrettanta via. Suolo senza piante, tutto cii;iereo , che appare al colore, alle forme quasi Uf\ terreno vulcanico. Esso non è che una genga scbeggiosa, friabile, di fosca tinta; non è che l'ammasso enorme della frana onde it monte altissimo denominato Montalto si avvallò lutto intero <lal vertice al piede 2 • Super.ala la landa ineguale, che ovunque porta le impronte della sua commozione , ecco aprirsi gradatamente la veduta del lago di Qu~rto, 3, Altissime rupi chiudono intorno intorno qn'ampio bacino di sospese acq~e, cui navigano per ogni banda piccqle barche pescherecce, largo ottocento metri, lungo oltre mille quattrocen,to.Due grandi influenti superiori vi scendono precipitosi e corrono a perdersi nelle sue acque: il Savio superiore e la Parra. Il Savio nella direzione da ostro a settentrione vi ha shocco di cento quaranta metri in larghezza; là dove. appunto due sporgenti abituri, Pian <l'Angelo e Casalhingo , ti sembrano posti a destra ed a sinistra come a gua1·dia della gran foce. Per questa entrando, è navigabile il Savio per due miglia e più superiorJ1}ente, colla profondità dagli otto agli undici m~tri, e per la lungliezza ragguagliata di ottanta metri. C,<;>11. Biblioteca Gino Bianco

14 foce pressochè uguale, la Parra entra nel lago nella direzione di sud ovest , ed essa pure con un fondo eguale, e quasi eguale larghezza, può navigarsi superiormente per un miglio ed un terzo , circa ·metri duemila. Per queste due alte gole del Savio e della Parra puoi dell'uno e dell'altro corso salire alle prime sorgenti. Prendi la foce del Savio? Dopo la indicata navigazione ritorna il letto sassoso , e più solinga inoltra la via fra seni ed ispide balze. Ma il difficile sentiero sempre montando si apre in fine in bella e ridente vallea coronata di vigneti e di olivi; e là sorge la terra toscana di san Piero in Bagno 4, cui le viciue acque termali di santa Agnese per soccorso all'informità della vita rendono più rinomata e famosa. Per ultimo dalla catena del Comero, a quindici miglia di distanza, movono le prime sorgenti del Savio 5; la quale catena sta in quel crine dell'apennino, che giustamente i geografi hanno chiamato spina d'Italia. Che se percorri l'altra foce della Parra, che entra nel lago, puoi navigare per quella e più oltre salire, col viaggio di un sol giorno, alle balze, il cui ciglione eminente si perde frél annose foreste che rispeltarono i secoli , e forse quelle della Caledonia potrebbero per vetustà e per grandezza emulare. Di lassù il gran culmine scende in due chine rivolte ai. mari d'Italia, l'una cioè inclinata alla regione dell'adriatico, e l'allra a quella del meditP.rraneo; e dall'enorme sasso, che lutto il monte sembra comporre, sgorgono tre fonti impetuosissime fra loro divise. Le due, verso il nord generano la Parra influente det -lago di Quarto, e l'ampio torrente Marecchia , che Biblioteca Gino Bianco

15 fugge nella direzione di ponente, e bagna le mura <li , Rimino. Dalla terza sorgente dell'opposto declive del monte sgorgano,.._come è tradizione dei luoghi, le prime scaturigìni di questo medesimo Tevere che i poeti del Lazio celebrarono tanto quanto di lui la moderna Romn si abbellisce ed onora. Tale è la condizione fisica , tali i rapporti <li questo lago che due fiumi, il Savio e la Parra, alimen tau o di acque perenni ; le quali, miti di rado, spesso copio~,e , talora ingolfano da banda a baocla delle due gole; e rotte e spumanti fra gli scogli precipitano da quei declivi in alte e fragorose fiumane. I'-violentissimi ,_corsit§embrano allora tutto condurre in rovina; mà:,"~cjotti in onde tr-a-nquille, si spianano 8opra il lago fatto·~ricco e superbo di. tanti :Hlib,uti.· Ed oh ! quante volte la natura nella sublime vitalità de' suoi fenomeni grandeggia maestosamente ; poi, quasi di se dimentica, si ammanta di esili for. me e delicate sembianze ! Nè altrimenti adoperò coll'ingemmare di delicati fiori le nude rocce , e movere da balze selvose liete sorgenti d' acque placide e chiare. Nella dura prospettiva degli avvallamenti che circonda~o il lago di Quart.o, qual via , o signori , credete voi destinala alla copia di tante acque ? Il piano di una gola di monte non più largo di metri venti, Lungo cinquecento ses:;anta, serve alla loro caduta. È questo l'unico efflusso, d'onde le acque precipitano da tre balze ad alimentare il Savio inferiore per tre cascate Ji 4, di 12, di 3o metri, l'ultima delie quali appunto io vi accennai nella veduta estema del lago. 1 fianchi di questa sortita si vedono di un sasso arenaceo caleare le cui sfaldature variano ora minutamente schistose, ora di gen2 Biblioteca Gino Bianco

16 ga friabile, bene anche di lastre sottili atte a coprire i tetti in luogo di embrici; ma i piani continuati Jelle cascate appaiono di un sasso enormemente grosso e durissimo. Dalla quale idraulica costituzione si agevola l' intendimento , che dai rifiuti del lago di Quar~o sono generate le intumescenze· del Savio inferiore, quelle stesse che scendono con rapidissima cadula a Cesena, e di là all'adriatico per la pineta Favennate: viaggio di cento e più miglia. Per tali cause c1uesto elevato cratere, dispensatore di acque per la pianura , acquista un carattere di novità che diversifica il Savio da tutti i fiumi della provincia forlivese, e ben anche da quelli della- più parte d'Italia. La p06iiione geografi-cadel lago e le odierne sue condizioni movono interesse anche maggiore, se vogliano raffrontarsi coll'antico suo stato. Nè sotto questo rapporto è qui da richiamare la· storica celebrità del luogo, sia per il passaggio di Annibale con recente erudizione determinato in questa parte dell'apennino 6 , sia per ],a sua dipendenza dalla famosa Sarsina, patria ùi Plauto 7; o c~me la tribù sapinia, tolto il nome dall'antico Sapis, ora Savio, questa terra pure abitasse 8 • Per antico stato vuolsi intendere la natura del luogo anteriore al memorabile avvenimento del lago, che tutte sconvolse le condizioni geolç,giche e Je idrauliche leggi del sito. A lutto l'anno I 811 il lago di Quarto non era, ma il piano di Quarto. Entro una vallata sparsa di radi pascoli, di seminati e di case contadinesche, correva il Savio in più rami, l'uno dei quali a <lar moto ad un opificio da grano, l'altro quasi a lambire il palazzo Marini. Il suo letto , dopo avere accolte le acc1ue confluenli della Parra, usciva dall'interno reBiblioteca Gino Bianco

17 cinto per la gola naturale ed ampia Jel fiume; onde poi la valle, coronata di monti e sparsa <l'abitatori, si offriva allo sguardo con aspetto leggiadro. Ma un'impensata catastrofe quella fiorente industria e lauta tranquillità di stato travolse di subito in una sce• na di funeste morti e di lutto. NeU' anno· 1812, aHe ore otto anzi il mezzodì del 21 tli marzo, il culmine di Montalto, elevatissimo e dominatore ùi ogni altura circostante, si aprì dalla cima per mezz.o in lal'ga e pl'ofonda rupina. L'enorme scoscendimento si vide fra dense nubi di polvere calare tutto insieme colle capanne ed i pastori , e git1 giù essere attratto dalla voragine ; poi come di un balzo tutto sparire capovolto e chiuso nelle sue viscere. Ed ahi ! la pietà rifugge alla memoria che sedici sventurati trovarono là dentro il sepolcro ! Un questuante settuagenario nella parle estrema era tratto a salvezza con violenta mano Jalla sua guida; ma il misero vecchio , vacillando e a stento mutando i passi, fu abhandonato, e in quella coverto dalle malerie. La guida, fuggendo a gran lena, era ferita e fiaecata dai lanciati sassi; si rialzava, quando nuove ruine a guisa di coneote lava la sopraggiunsero , e mezzo sepolta del corpo emel'gea fuori colla testa , e colle braccia sporgenti invoca va la rniscricol'dia <lei genero5i che a gran pe·na la poterono salvare. Quella scossa potentissima, che gli abitanli lontani opinarono di terremoto, scommesse fuori delle imposte le ll'avi della chiesa parrocc]1iale tli Quarto, trasse a ruina Lulto il sa0ro edificio e la iotiera casa presbiterale, sagrifican<lo la madre di r1uel pastore. Di diciassette vittime c1uest'una estinta si ricuperò. Altri molli corsero pericolo , e cinque coloni al margine Biblioteca Gino Bianco ---~~-~---~--~-- •

r8 di quella invasione, ancora v1v1, si poterono llis_otterrare 9, Non così delle bestie bovine e lanute, che tutte, al numero circa di duecento, scomparvero dall'avvallata rupe inghiottite 10 • Lo scoscendimento che ruinò selve estesissime e molta parte di seminato, si estese per una linea di metri mille in senso paralello alla corrente del Savio, e corse <li fronte, masse e masse accavallando , per metri due mila , oltre un miglio , fino a cozzare e ~tringersi coi monti opposti. Le acque allora serrate e crescenti nella vallata superiore alzandosi a dismisura , vedevasi a poco a poco sott' esse sparire ogni piano, ogni fabbrica. Le piene sempre nuove ed incalzanti Jella Parra e del Savio conversero infine quel bacino in lago profondo metri 120 : altezza uguale a ben cinque volte quella di un alto palagio. In lago pure mutossi il letto dei due fiumi influenti onde ciascuno indi a poi si navigò per due miglia 11 • La spaventevole inondazione, così vagando per ogni banda, trovò per solo ritegno il montuoso re.- cinto ; ma non bastò a superare la grande barriera ùella rupina. Le acque imprigionale , correndo a qualche uscita, nè potendo l'antico letto ricuperare, solcarono in fine la spalla del monte opposto a lVIontalto in sulla destra del Savio , ed il corso dell'acque, esiguo da prima quale di rivo fra i sassi, indi al tratto <la enorme caduta, ingrandì, tagliando la gola, di che fu detto, sino a scoprire il macigno a tre piani o cascate. Dall' ultima di queste si dischiude una scena incantatrice, soprastando al ciglio destro un mulino in rustica foggia ; onde poi fra il grottesco di bianchi massi ombrati da ra<li cespugli, e nel Biblioteca Gino Bianco

19 fragore di quelle acque per un grand' arco ca<lenti, · tutto si pare il trionfo di una natura aspra e selvaggia. Molti naturalisti italiani , dalla maraviglia del fatto mossi a curiosità , vennero visitando il luogo e più cagioni additarono; nè il volgo si rattenne dalle immaginazioni fantastiche , come suole accadere ad ogni pubblica sventura. Ma per indagini esatte si discopriva come le correnti interne avessero valicato per grandi meati l.e viscere del monte, onde poi tutto dalla sua base fu rovinato. :Notavasi ancora tre fenomeni avere precorso , e tacitamente annunziato l'avvenimento: cioè alcuni pozzi naturali , comparsi da gran tempo sulla vetta di Montalto, nei quali se si lanciavano sassi , udivasi rombìo lungo , profondo, e come d'eco lontano, senza distinguere dei proiettili alcun riposo; la sospensione per otto giorni , e l' inaridimento di tutte 1~ fonti; infine , per due giorni anteriori , la veduta elevazione , per l'altezza di una persona, del basso fondo del Savio , su cui scendeva a perdersi la china della montagna. Con questi segni la provvida natura additava l'avvicinarsi dell' infortunio e rendevasi eloquente nel suo silenzio; ma per la cieca abitudine che è negli umani di consegnarsi agli eventi, ogni annunzio dell'ignaro volgo fu trascurato. E valga almeno l'esempio, se questi precursori indizi avessero a presentarsi in altre meno sfortunate regioni. Molti eruditi pertanto posero studio intorno ai modi di essiccare il lago, perdendo la pescagione di cui è capace 12 , e ridonando ai privati ed all'erario le terre perdute 13 , come gli edifizi sommersi in quelle sedi profonde; e più artificii insegnarono: perocchè l'arte inventrice, che confor~a l'umano coraggio, non laBiblioteca Gino Bianco ..

20 scia mai intentato il conflitto clei grandi ostacoli.-Ma più di leggieri avverrà che quest'ampio seno, racco ... gliendo le pesanti torbide degli influenti, impieghi a chiudersi di deposizioni una seTie d'anni non con-- cessa alla presente generazione. Cotal fine del lago di Quarto potranno forse aspettare e v·eder gli avve• n1re. Le condizioni topografiche prima e dopo l'avvenimento, gl'indizi che lo precorsero, le vicende che lo ac-compagnarono, la fine da presagirne , formano tutti: ÌRsieme le particolarità che erano da discorrere intorno al lago di Quarto. Cotanta miseria di quelle contrade ni1mo avrebbe mai opinato che fosse per con• veri irsi in istrumento di pubblica utilità) come sue ... cesse per la provvida cara del personaggio insig1ie che nell'anno 1828 teneva fottunato governo della pro. v.incia di Forlì, st1a eccellenza reverendissima mon• signo-re Antonio Benvenuti , poi cardinale di santa chiesa.• La siccità ostinala di quella state di già affaticava l'agricoltura e le .genti. Inarricliti i fiumi, asciutte le sorgenti, ogni scolo perduto, fendevasi in la1·ghe bocche la terra, ma coperta da hiade infrut-- tuose e da una morta verdura. La inclemenza del ci-e.-. lo, versat'l<lo in altre contrade piogge a torrenli, ne .. gava la asata fec0ndità alle ahertose pianure della Romagna, e tutto periva miseramente. Però in tanta penuria ùi acque si fece quindi sentire un alta bi ... sogno di nutrimento-. Gli ·emporii già riboccavano di granaglie, che noR era clat0 convertire in farina ed in pane. Quan.d' ecco le città ed i paesi della provincia travagliarsi ,per fame ! Quale allora non fu lo st Hdio paterno dell'insigne preside? Quali non fu- 'i•ono e quante le sollecituùini amorose del municiBibliot~ca Gino Bianco

21 pio? Si rammaricava infrattanto la plebe idiota~ che ad ogni ·calamità impaura e mormora follemen I f'; nè mai vede la mano benefattrice che la soccorre. Funesta condizione è questa di ogni pubblico reggimento! Ma che non può la sapienza di un governante, che innanzi a quello di principe ambisca il nome di padre ? Laddove crebbero le difficoltà, nei territorii di Rimini e di Forlì, là appunto si vide dispensiera di provvedimenti suntuari e di calma la sua mano pietosa. Unica restava senza soccorso la città <li Cese. na, e quanto paese sollo lei si governa; perocchè il lago di Quarto, soverchiamente abhassato , non più alimentava co'suoi' straripamenti. il Savio inferiore. Ed ecco nel preside, cui seguivano i voti come l'amore dei buoni , sorgere pensamento che si potesse ten- . tare un'artificiale depressione nel piano alto <li quella prima cascata; e senza più vi ordinava esperimenti per ottenere, s·e pure era dato, una uscita alle acque rinchiuse. I ritrosi di novità venivano predicando l'inefficacia del trovato per la forma in trattabile clel sasso; altri garrivano senza scopo, come per maraviglia, o per qucile facili verbosità che alla moltitudine inspira lo ·spirito ingenito di resistere ·a tutto, perfino alle opere di proprio bene. EJ in fatti in tanta brevità di tempo, in tanta angustia di genti affamate, e nel tumulto di tante pubbliche inchieste, come sperare ciò che pare-a lunga stagione richiede1·e, ed opera dispendiosa ed incerta ? Si venne alla prova 1 ~. Al piano della prima cascata un sasso appariva non Jiscontinuo, ma intero e compatto. Ebbesi tosto ricorso alle mine, e lo scoppio violento di quelle discopriva avventurosamente il macigno sotto diBiolioteca Gino Bianco

!U viso in pm parti, e trovarsi congiunto a grandi falde obblique, altissime; ma le une alle altre in siffatta guisa paralelle e sopposte , da potersi con regolari esplosioni scatenare e sommuovere. Incoraggiti dal primo successo, si tentò allora un canale per tutto il piano della prima cascata , e di già si apriva con molta declività. Non appena ridotto a bastevole capacità che, squarciala con altra f"splosione la diga superiore onde le acque <lei lago erano rinserrate, la fiumana vi balzò dentro , e fuggendo per le grandi cascate serpeggiò d'improvviso e con rara velocità nell' aridissimo Savio inferiore. Così fu rotto pur una volta il silenzio di quelle solitudini dal fragore di acque correnti. Le speranze allora rinacquero~ clall' uno ali' altro tutti gli opifici da grano di già entravano in movimento; di già si sovvenivano le popolazioni inferiori; e il <more di tutti si apriva alla gioia. Ma era duraturo il soccorso? Le acque avrebbero defluito dal lago non più in là di un'altezza eguale alla profondità dcli' emissario escavato. Di più mancava ogni sopravvenienza di acque dai fiumi superiori; e quest' ostacolo si presentiva maggiore per la continua serenità del cielo su tutto il giogo dell' apennino. Quindi il successo, in sulle prime favorevole, era per isvolgersi a mala ventura e cadere in sinistro. Ma di subito si ebbe ricorso ad altro più valitlo esperimento: all'apertura cioè di un secondo canale, quantunque lungo e difficile , ma paralello al primo, e più profondo. Le forze allora si raddoppiarono, si triplicò il numero dei minatori, a maggior vita si mosse l'attività generale. V ardita volontà, non sempre fortunata, riuscì in fine vittoriosa, e fu superato ogni impedimento. Senza più le acque si Biblioteca Gino Bianco

23 versarono nel secondo emissario, nell'atto stesso che · il primo, appena libero, si affondava novellamente; e così alternando in entrambi il potente artificio delle mine, divenne il corso or dell'uno or dell'altro quasi perenne con generale esultanza ed applauso. Il sovvenimento di acque nella deplorabile siccità di quasi quaranta giorni fu considerevole, e lasciati due quinti all'assorbimento dell'ampio alveo , e alla dispersione delle chiuse, tre quinti con impensata energia passarono per gli opifici, faustamente ricondotti ad una vita novella. E la riconoscenza e le benedizioni di cui le autorità municipali ed il popolo retribuirono l'illustre prelato, renderon merito e !ode al suo pensamento felice. E quì rammentando le virtù dello insigne preside che tanti soccorsi operò in quella provincia, e tanti abbellimenti in quella città di Forlì, per tutto ove i tempi , il luogo , e la fortuna il concessero , piacemi ricordare , per l' esempio , quanta pubblica gratitudine rimunel'i i governanti del bene operato, e quanto la memoria delle onorevoli imprese avvalori il detto: Essere un giusto ed umano principe clono santissimo della Provvidenza~ ••••• Biblioteca Gino Bianco

2,'i. NO TE 1 Sarsina, anticmente Sassina, popolosa e ricca 'città ricordata per la sua intrepida resistenza alle armi ro.mane e dei Galli, da cui fu cinta per nove li1stri. Gneo Cornelio Scipione vi menò trionfo nell'anno 483i ma di nuovo insorta, i consoli Decio Giunio Pera, e Numerio Fabio con cinquanta mille armati la soggiogarono. Ascritta ai municipii dei Romani si nobilitò per prove ammiranùe di bellico valore nelle guerre loro contro i Boi e contro Annibale. Nella trista giornata di Canne i Sarsinati s0s1ennero l'onore e la gloria del nome italico. Il solo Pisone capit1.1nosassinatese ferito si sollevò a stento sull'asta, e tale di un colpo ferì il cavallo del vincitore che balzato idi sella il duca cart,.ginese, egli stesso fece prova di montarvi, e in quell'atto morì. Dopo la caduta del romano impero patì Sarsina una quasi totale distruzione per un' accanita rivalità dei Ravennati. Ora avvanzano dell'antica grandezza lapidi di raro pregio e dovizie archeologiche nel territorio. Il vescovo di Sarsina s'intitolava conte di Bobbio, e n' ebbe il dominio per decreto degli imperatori germanici; vi comandò in appresso Neri dalla Fagiola, Orùelaffi, Malatesta, finchè Alberto Pio de'conti di Carpi n'ebbe investitul'a da Leone X, incli passando agli Aldobrandini, ai Panfili, sino a ritornare dopo le vicissitudini del regno italico nel pieno dominio della s. Sede. 2 La località di cui si ha discorso, presenta gli stessi caratteri generali di tutta questa china degli appennini, cioè ammassi compatti, il più delle volte divisi in filoni enormi di pietra arenaria calcareo-schistosa, per lo più inclinati da ponente a mezzodì; vi predomina la calce carbonata, la rena silicea, e l'argilla con molte pagliuzze di mira argentina, mistura sempre eguale a quella della catena del Comcro per le materie ed i sassi che precipitano colle piene da quei burroni. 3 Il Lago di Quarto si trova per mezzo diviso fra il Gran Ducato della Toscana e lo Stato Pontificio. Le traccie del regio confine nei due st:iti, aventi nella Legazione di Forlì una lunghezza di miglia centocinquanta, erano quasi interamente perdute. Negli anni 1825-1830 mossern le deputazioni dei due governi alle visite di primo riconoscimento; indi con ardui lavori d'arte, scoperta e ratificata la vera linea arcifinia si riapposero Biblioteca Gino Bianco

/ 25 ltègli anni 1826•, r83r i termini, stipo-lando e pubblicando in fine con le solenni formalità la separazione dei due alti domini. Cor1-endo il vago e tortuoso andamento dei confini per monti aspri e selvosi, parve utile quanto necessa·rio soccorrere la mente di 1ma generaJe topografia, che si esegu,ì e dedicò all'eminentissimo e reverendissimo principe il sig. cardin-ale Luigi Lambruschin-i segretario di stato. In essa è dato vedere la linea finitima delle supreme g;m,isdif.ioni gi11 scendere per Passe del .fiume Savio s-nperiormente al lago, indi volgere e montare per l'ampia gola della Para, suo influente dalla destra, lascian-do ne:llo stato della chiesa la parte inferiore del lago,, il grande emmissario., e le cascat-e, da cui prende vita -il corso -cl1e oltre ava-nza del fiume. l~ A <li-versi~àdi s. Pi-ero in Bagno, lung-i d-ue -miglia , ques·t' uh-imo paese dicesi Bagno : lo stabilimento te-rma•le di s. Agnese. V-e-rso..Ja.parte orientale tragittando sui fianchi del -lago di Quarto s>iarriva a Sarsina a 12 miglia da Bagno; mentre a 13 in 14 miglia -dalla ,parte occidentale domina sulle al-ture l'antica campo di iVlaldolo-,o -comunemente Camaldoli, eremo ce-lebratissi·ma di religioso ritiro , fondato da s. Romualdo nel comincia-re del secolo undecimo. Diconsi poi le Terme di s. Agnese, secondo la opinione dei Vaccaì ( Ba.gni di s. Maria pag. '7}, pe·rchè s. Ago-ese fiéia di un nobile sassinate"' ritiratas-i a condurre vita di penitenza in quelle solitudini, sanò da -an'affe:z,ione cutanea con le aMuzioni di quelle acque termali a lei disco.per-te dalla fedehà di un can-e. La tradizione è popolare ed incerta; più facilmente il titolo di s. Agnese allude alla protezione di q,uesta san1a sul-le -terme ba.Jnel!lsi. A questa sorgente sa.lforea di acque calide e salutari si volsero le lodi, o i ricordi di molti autori, e fra i latini Marziale che vi cosacra l'e-pigt·amma -59 lib. IX ad N,jmpham Sabini, cui C. Cesio sassinate eresse un tempio; vi allude parimenti, secondo il senso dei più, Fa.zio ,degli Uberti ( Dittarnondo 1ib. 3~ cap. 2) in ques.ti versi-: Così movendo per Romagna i piei Sempre cercando, e pur dandomi lagno Se alcuna novità trovar potrei Al piè dell'alpi udimmo ch'era un bagno, Cinto di muro e pietre fitte in esso Che fa di notte altrui buono sparagno. Per quel cammin eh.e più ne parve presw Pe1· la pineta pass,unmo a Ferrara Dove 1'1,quila bianca il nido ha messo. Biqlioteca Gino Bianco

26 5 Il e-orso del Savio scendendo dal Comero per le terre di Bagno, Sarsina, mercato Saraceno, anima con frequenti chiuse una serie di molini da grano e da polvere zulfurea; indi sceso a Cesena dà moto a diversi opifìcj, e piu sotto in Matelica allo stabilimento de' molini della casa Ooria, innoltrando per cammino solitario nel folto della Pineta Ravennate, e di là uscendo nel m11re achiatico. 6 Al dire di Holstenio ( adnotationes geographicae pag. i3 J e dell'Amati ( Dissert. sul passaggio dell'appennino fatto da Annibale pag. 23) toccò la postura di Bagno la sorprendente marcia dell'esercito e del generale cartaginese. Identità di luogo pur tuttnvia contrastala da altri; vero è che la linea di Bagno si considerò dngli antichi via militare, appartenendo ad una diramazione della via Claudia o Clodia ad Arezzo, indi chiamata Clausen tina e Sa pi n ia, secondo i luoghi del suo passaggio; è la medesi rna che per Subbiano, Chiusi, Alpi della Vernia, Bagno, Galeal;i e Meldol ..., un tempo G11stro Mutilo, discende e sbocca a due miglia da Forli nella via Emilia presso il Ronco. 7 Sassina me genuil terra vicina Sapinìo, parole del grande comico latino. 8 Vedi nota num. 1. 9 La famiglia posseditrice del caseggiato sommerso nel lago si ritirò più inferiormente a tre miglia, e fece acquisto del Castello di Casalecchio, comp1•eso in quella corona di monti, che circoscrivono la contea della Massa, anticamente Massa rusticorurn. 10 In qnel tempo la città di Sarsina apparteneva al dipartimento italiano del Rubicone, ora Legazione di Forlì, ed era ingegnere in capo del dipartimento il sig. cavaliere Luigi Brandoliui, oggi chiarissimo e meritissimo ispettore d'acque, strade e fabbriche in Roma Le autorità nell'allgoscioso tumulto dell'infortunio mandarono soccorsi alle famiglie superstiti; appostarono persone per tenere in vista il movimento della rupina; a tanta calamità provvidero per ogni maniera , per ricondurre in calma e al lavoro qnelle genti agitate e disperse. 11 Non infrequenti casi hanno con terribile potenza sconvolto l'ordine degli appenuini. Montando all'isola pontificia di Caatel d'Ali ero, isola perchè tutta interna e compresa nello stato toscano, si tragitta fra grotteschi macigni accavallati in disordi. ne, rra i quali è sempre incerto e vagante il ~entiero a quando a quando interdetto da quercie antiche, che protendono bizzarramente da quelli; ed è 'in quella svariatissima scena dove si vedo• no gli effetti di uua interna commozione, e di un generale sovBiblioteca Gino Bianco

27 vertimeoto. Noi citiamo i fatti più prossimi di loc_alità, abbàndo- ' naodo i molti, e lontani che si potrebbero ricordare. Nella stessa montagna del Comero gran parte franò nel 3o marzo dell'anno 1827 fra Levante e Mezzogiorno, nel luogo in cui memorie manoscrittr e conservate nella cura di Croce Santa ci dicono essere anticamente avvenuto altro simile dirupamento. 12 Abbonda fra i pesci del lago Mumena Anguilla; il Barbo o Barbio; Cyprinus Barbus di Linneo, o Barbus vulgaris. La pescagione vi si fa coi bartarelli; fitti cilindri , in molti luoghi no~ tissimi, di vinco, alti da metri I a 2, in diametro da metri o. 60 a metri 1, da un lato chiusi a cono mediante la racc,,lta in uno di tutti i vincigli, dall'altro contesti ad imbuto rienlra11te con perwgio strettissimo nel vertice; serve di esca un sacchetto entro postavi di bachi da seta infradiciati col vino; vi si alt:.icca ur1 sasso, e si fanno discendere in acqua i cilindri, &ffidati ad una funicella che ne misura la ìrnmersio!'le a piacere; una tavola, che galleggia nel mezzo del lago, tiene la fune, e ne segna il posto sub-acqueo per poi con essa ritirarne la preda. 13 Nei contorni del lago la vegetazione è scarsa, nè và molto ricca di piante straordinarie; le meno comuni sono queste: Nella famiglia delle Felci la felce aquilina Steris a1uilina 1 nelle Giuncacee l'erba lucciola luxula maxima; nelle Asparagui- <lee il sigillo di Salomone Convallaria polygnotum; nelle Liliacee il giglio rosso Lilium bulbiferum; nelle conifere il Ginepro rosso, T,mipe1•us oxycedrus; nelle Timelee la Lavreola, Dap!me Lavreola; uelle Primulacee la Primave1·a gialla, P,imula acaulis; nelle Labiate la Salvia glutinosa, Salvia glutinosa; fra le Gen1.ian~cee la Genziana piccola, Gentiana ciliata; nelle Sinantere il Fiorcla- }i:;o, Cyanus segetum; nelle Ombrellate, l'Eringio violetto Bryn• gium Amaethistinum, pianta più singolare, perchè 11ativa del lido marittimo, principalmente [della costa dell'Adriatico; frll le sanguinose la Ginestra dei Carbonaj Spartim Scoparium; fra le Cariofilee i Garofani pennini, I>ianthus plumarius; frn le Spvricine l' Androsemo, llyµericum Undrnsemum; fra le Geraniacee la Roberta, Geranium Roberlianum, ed altre di varie famiglie no11 insolite nel giro di questi monti. 14 I primi esperimenti fecero dispe-rare della impresa; poco o nulla operava lo scoppio delle mine anche sopraccaricate. Falliva anzi ogni opera, quando venne in pensiero che i fori verticali non affondassero tanto da sottopassare i grossissimi strali di sasso. Si ordinarono allora nuovi e più lunghi pali di ferro, coi qu3Ji penetrando più addentro nelle viscere del macigno si giunse ib fine coi fori incavati Il passare lo spessore della prima e Biblioteca Gino Bianco

28. maggior fald"a d·e}sasso, ed introduri·e h. po-lvei:e n-ella seconàa,. Cambiò di un subito la scena dei JavoJ·i : quei banchi marmorei,_ che ostruivano la bocca del lago, si scatenavano un dopo l'altro;. quindi la. irres~stibi-le poten~a di 500. a 600 esplosioni djvelse e fece saltare in. aria massi straordinari; operazione avv~ccmdata con gagliarda lena nei due canali, che aprirono in fine alternat.i~ vamente l'uscit·a- alle acque rinchiu.se dal Lago _di Quai:to, Biblioteca Gino Bianco IMPRil\'IATUR F:r. Dom. Buttaon-i O. P. S. P. A. l\'las-, lMPlUMATUR 105, Ca.nali A11cl14cp. Coloss. Viccsg,,

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.,____,,,,__,,__--.,~~~--,.,~-, ERRATA CORRIGE ~ -·- ---ti- ~ Let. ded. pag. r. 1. 4. agitarano n111l'anno 181 t agitarono nell'anno 181~ ! ! ,, ,, ,, ,, ,, " ,, ,, " ,, ,, ,, ,, ,, " ,, 2,, ,, 7· 3•. ,, 4. 10. n 2.0. l 3. ,, 12, 14.,, 3,. 15. ,, 32. 17. ,, 2.1. 210. n 24. .,, l. 214.,, 218. 215: ,, J J. ,, 7· " ,, 9.· ,, " !H. " ,, ,, ,, ,, " ,, 33. " sontuari diruto diserta tori cinereo sgorgono arenaceo materie ma anticmente mira emmissario mercato Murmna bartarelli Steris Polygnotum Tuniperus Sanguinose Spartim Spericine Undrosemum suntuari dirutto diuertatori cinericcio sgorgano arenoso macerie mal anticamente mica emissàrii, Mercato la Murmna bartovelli Pteris Polygonatum Iuniperus Lr.guminose Spartium Iperici ne Androsem1,1m -----iiiiiGiHC>eQ.;iiiiill----- Biblioteca Gino Bianco ~ \ ~ i ! i i ! ~ i

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