La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 3 - aprile-maggio 1995

,.: il.:. :~.J:ef la colpa e la pena .. ~\;; .: '.:,,'..,l" ' - \',. ~ .. · ~ ... ,: 'J:)i:.oga/è riduzione del clarino De Cataldo, Mannuzzu: Magistrati e politici

Saggine MeyerSchapiro LO STILE Introduzione di Francesco Abbate Traduzione di Marina Astrologo pp. 80, L. 12.000 Biblioteca GuidoCavalcanti RIME A cura di Letterio Cassata pp. 224, L. 35.000 Narrativa SylvieGermait?- IMMENSITA Traduzione di Maria Baiocchi pp. 208, L. 26.000 BibliotecaGinoBianco DONZELLI EDITORE ROMA • Interventi FrancoTatò ASCOPO DI LUC-RO Conversazione con Giancarlo Bosetti sull'industria editoriale pp. 120, L. 16.000 Giovanna Zincone U.S.A. CON CAUTELA Il sistema politico italiano e il modello americano pp. 96, L. 16.000 • I centauri SaraGentile L'ISOLADEL POTERE Metafore del dominio nel romanzo di Leonardo Sciascia pp. 132, L. 30.000 Libri di idee

LATERRA VISTA DALLA LUNA Rivista d·e 11 '·i rtt e r vento ....... sociale N. 3, aprile-maggio 1995 VOCI . . Giancarlo Ca.eta: Considerazioni sul momento politico (2), · · Rinaldo Giano/a: Il capitale senza discussione (7), Marino Sinibaldi: Sull'Enciclica di Giovanni Paolo II (9), Piergiorgio Giacchè: Elezioni. Iri hoc signo vinces (11), Giulio Marcon: Associazionismo e volontariato. La politica dislocata (39), Paolo Attanasio: La conferenza dell'Onu suilo svih.1ppo sociale e la risposta delle Ong (41), Andrzef Szczypiorski: Cinquant'anni da Auschwitz (64), Emanuele Vinassa.de Regny: Cinqu.ant'anni da Hiroshima (66), . Martina Cozzi: Giovani. La rivista ·che non c'è (79), Emiliano Morreale: Giovani. Cosa si legge (80), Enrico·Noviello: Giovani.La cultura del confronto (82). PIANETA TERRA ALGERIA. Mimmo Càn.dito: Guerra civile (14), Ignàcio Ramonet: Campane a martello (15), Mohamèd Harbi: ~e radici storiche della crisi (18). POLONIA. Maria Herling: Doro il comunismo (43), Carla_Tonini: E Walesà? (45), • · Karo Modzelewski: Sudditi o cittadini (48). . BUONI E CATTIVI IN CARCERE · . . Mauro Palmà: 'La colpa e la pena (21), · · . Fiorella Barbieri: Frammenti da Rebibbia (25),Giovanni Tamponi: Odori (30), .· Armando _Punzo, a cura di Piergiorgio Giacchè: Teatro come spazio di libe'rtà (34). L'IMMAGINE DELLA GIUSTIZIA _.r . Salvatore Mannuzzu: Dopo ".Mani pulite" (53), Alessandro Baldini: Costituzione tra difesa e . •riforme (55), Giancarlo De Cataldo: La grande paura: magistrati _epolitici (58) . . SALUTE E MALATTIA DROGA E RIDUZIONE DEL DA.NNO Paolo Rigliano, Ambrogio Cozzi: Riduzione del danno. o assunzione dei rischi? (69), Parsec: Unità di strada: una testimonianza (71). IMMAGINIKrzysztof Pawela: Polonaise (tra le pagine 42 e 43). · · . · La foto di copertina è di Antonio Biasiucci. I disegni che illustrario questo numero sono di Oreste levala. . . . Direttore: Goffredo Fofi. · . · Direzione: Gianfranco Bettin,Marcello Flores, Piergiorgio Giacchè,Roberto Koch, Giulio Marcon, Marino Sinibaldi. · . · Segretaria di redazione: Monica Nonno. · Collaboratori: Damiano D. Abeni, Roberto Alajmo, Vinicio Albanesi, Enrico .Alleva,Lucia Annunziata, Guido Armellini, Ada Becchi, Marcello Benfante, Stefano Benni, Alfonso Berardinelli, Andrea Beretta, Andrea Berrini, Giorgio·Bert, Luigi Bobbio, . Giacomo Borella, Marisa Bulgheroni·, Massimo Brutti, Mimmo Càndito, Francesco Carchedi, Franco Carnevale, Luciano Carrino, Francesco Ceci, Luigi Ciotti, Giancarlo Consonni, Mario Cuminetti, Paolo Crepet, Mirta Da Pra, Zita Dazzi, Giancarlo De Cataldo, _StefanoJ?e Mattei_s,G:razia Frescò_,Rachele_Furfaro, Giancarlo Gaeta_,Fabio Gambar<;>S, ~verio Gazzelloni, Vittorio Giacopjni,_ . Rmaldo Gianola, G10rg10Gomel, Bianca Gu1dem Serra, Gustavo Herlmg, Stefano Laff1,Filippo La Porta, Franco Lorenzom, Lu1g1 Manconi, Ambrogio Manenti, Bruno Mari, Robet:ta Mazzanti, San'tinaMobiglia, Giorgio Morbello, Cesare Moreno, Emiliano Morreale, Marco Mottolese, Maria Nadotti, Grazia Neri, Sandro Onofri, Marco Onorati, Raffaele Pastore, Nicola Perrone, . •Pietro Poliro, Georgette Ranucci, Luca Rastello, Angela Regio, Bruno Rocchi, Luca Rossomando, Bardo See~er, Francesco Sisci, Joaquin_Sokolowicz, Paola Spkndore, Andrea Torna, Alessàndro.Trìulzi, Giacomo Vaiarelli, Federico Va'rese, Pietro Veronese, Tullio Vinay, Emanuele Vinassa de Regny, Paolo Vineis. Grafica: Carlo Fumian. · Hann0 contribuito alla preparazione di questo numero: Edoardo Albinati, Pina Baglioni, Claudio Buttaroni, Marco Carsetti, . Giuseppe Citino, Pietro D'Amore, Elena Fantasia, Luciano Fumagalli, Sergio Lenci, Ornella Mastrobuoni, Simona Zanini. _I manoscritti non vengono restituiti. · Numero tre in attesa di autorizzazione dal tribunale di Roma. Direttore responsal;iile: Goffredo Fofi· Edizioni La Terra vista dalla Luna s.r.l. Redazione e amministrazione: via Cernaia 51, 00185 Roma, te!. 06-4467993 (anche fax). Distribuzione in edicola: SO.DI.P. di Angèlo Patuzzi spa, via Bettala 18, 20092 Cinisello Balsamo.(MI), · . . · tel. 02-660301, fax 02-66030320. · • .. Stampa: StilGraf della.Sari Paolo Tipografica Editoriale - Vià Vigna Jacobini 671c - Roma · · · · · Finito di stampare nel mese di maggio 1995 . . BibliotecaGinoBianco

Considerazioni inattuali s·u11ar'ealtàdel paese Giancarlo Gaeta · Giancarlo Gaeta è professore di . Storia delle origini del cristianesimo all'università· di Firenze. Ha curato e pubblicato presso Adelphi i Quaderni di Simone Weil. ♦ In ~emoria di Pdsolini Una borghesia di massa · Giusto venti anni fa Pasolini affermò senza mezzi termini che "la nuova rivoluzione capitalistica" iniziata negli anni '60 era "la prima vera grande rivoluzione di destra" avvenuta in Italia, il cui effetto principale egli vedeva nella d_istruzione _degliantichi va~on necessaria: per consentire un rapido .processo di "borghesizzazione totale e totaliz- .zante". Non si trattò di una provocazione, anche se come . tale fu per lo più considerata, bensì della logica conch1sione tratta da una osservazione della realtà del Paese nel suo insieme, piuttosto che fenomeno per fenomeno, come capitava allora a intellettuali e commentatori politici, e come seguita: _puntualmente a capitare oggi.1 . . · Dunque già vent'anni fa era in atto la svolta culturale, o come -Pasolini diceva la "mutazione culturale" in di- · rezionè dell'omologazione indotta dal nuovo modo di produzione consumistico, di cui ora noi· viviamo glì effetti devastanti, benché già allora esli poteva scrivere: "L'Italia di oggi è distrutta esattamente come l'Italia del 1945". O meglio viviamo.l'epoca del suo definitivo ccmsolidamento, al cui scopo dovrebbero infine piegarsi gli stessi istituti de!11ocr_aticiP. eraltro quest~ venti anm non sono trascorsi invano. Allo.1,aPasolini poteva.ancora appellarsi a una memoria: storica, a valori; a una c_ulturapoliti~a (quella comuB YSID. ,caGinoBianco nista) di cui oggi non c'è praticamente più traccia, se non presso isolati intellettuali o presso minoranze sempre più ristrette e marginali, che resistono per pura forza di volontà, prive come sono per lo più di strumenti critici e dunque di \ma adeguata consapevolezza della situazione. Un consolidamento che signifièa ~iena e Jncòntrastata affermaz10ne di una nuova cultura, realizzata attraverso · un lungo processo .di identificazione delle classi dominate con i valori e i modelli delle classi dominanti, p_eraltro oramai privi dell'aura che li caratterizzava presso la borghesia storica: successo, prestigio, conformismo, risparmio, moralismo, primato dell'interesse economico, conservazione, individualismo, ecc. Così, ci avverto.po i sociologi, siamo oramai f assati d 1 ,1 " . ,, "b a opera10 massa a orghese massa", ovvero a una "massa media",- coesa per quanto concerne gli stili di vita pur tra· grandi diff erenzè economiche; una massa che_· cattura fasce operaie e che si estende daltimpii:!go all'impresa. Peraltro sociologi e politologi si guardano bene dal1' esprimere un giudizio culturale e quindi politico su· questo fenomeno macroscopico, che annulla la nozione di "classe media" e rid,efinisce quella nozione di "centro moderato" a cui pure si continua a fare ricorso, come se esso fosse ancora sociologicamente e culturalmente ben distinguibile dalla destra e dalla sinistra. Non ci dicono che un fenomeno di tale vastità visto nel suo insieme, vale a dire come compiuta realizzazione del dominio dell'econo.: mico, dominio che quasi più nessuno ·si sogna di mettere in disèussione, porta su di sé il marchio della destra, e preci-: samente di quella destra _che Pasolini annunciava come distruttiva di ogni universo morale che non fosse fonzionale al proprio processo espansivo. Certo, per molti anni il cattolicesimo della Dc e poi il socia.lismo craxiano hanno ma_scherato tale evidenza; hanno coperto uno stato di crescente corruzione morale ed ·economica con l'appello alle inderogabili esigenze di modernizzazione. Quanto ai comunisti, essi erano sì consapevoli della situazione ma si · sono limitati a denunciarne il degrado morale, senza proporre un'alternativa che avrebbe comportato soluzioni estreme. Per dirla ancora con Pas·olini, ·essi hanno a ·lungo ~orrisposto all'attesa· pratica ed economica di "portare un po' d'ordine e di mo- . ralità nello sviluppo", ma non hanno saputo o voluto rispondere a una attesa più profonda, e per lo più inconsapevole, concernente il "che uomini siamo" o stiamo diventando.2 Ma ora; si dice, il velo è ca:.. duto, schermi non ve· ne sono più e si può ricominciare. Sì, ma non è affatto chiaro da dove si dovrebbe ricominciare e per costruire cosa. E nel frattempo l'opera di distruzione indispensabile alla compiuta realizzazione della rivoluzione di destra procede: prima la cosiddetta fine delle ideologie, poi il passaggio al sistema maggioritario con la conseguente perdita di ruolo dei partiti, infine l'archiviazione della. Resistenza e possibilmente con essa della stessa Costituzione. Quanto.. alla nuova sinistra del dopo '89, avendo dapprima accolto come una liberazione il fallimento. della vecchia teoria sociale d'ispirazione marxista .senza avere la capacità di· esprimerne una nuova e più credibile, avendo poi accettato come necessario e inevitabile l' a~ento del maggioritario, si trova ora schiacciata sull'ultima linea di 'difesa, a salvaguardia qei valori della Resistenza e della Costituzione. La crisi della Costituzione Osservo che da qualche mese, e precisameme ·dal momento in cui con la rottura pohtica tra la Lega e le destre è venuto meno lo schermo delle proposte leghist·~ ci~ca un nuovo assetto cost1tuz10nale, si è aperta una fase nuova del conflitto intorno alla

Costituzione, o rr:ieglio è emerso il conflitto vero, tutto ideologico e politico, -niente · affatto interessato a produrre una nuova e più adeguata carta costituzionale. D'altronde le destre hanno fretta, non c'è tempo per. dotte diséussioni tra costituzionalisti, né per · assemblee o commissioni co:. stituenti; per ora basta che si prenda atto che il mutamento decisivo è già àvvenuto con l'introduzione del sistema maggioritario. È a chi obietta ·che, per quanto rilevante, si · tratta pur sempre. solò di un mutamerito del sistema elettorale a cui occorrerebbe far ·seguire i necessari aggiustamenti costituzionali, si risponde con affermazioni categoriche del tipo: "La legge eleùorale ha riplasmato le funzioni politiche del cap9 dello Stato ridisegnando i. confini della sua discreziona- . lità sia irt relazione al potere di nomina, sia in relazione al potere di scioglimento", oppure: "Nell'attuale contesto maggioritario priII1-ae pil! del parlamento è sovrano il _popolo" .3 Dunque la Costitu'- zione va bene così com'è, nel senso che essa vale come pura ·forma plastica che dovrebbe adatta,rsi spontaneamente sotto gli imp1,1lsiche le giungono dall' e.sterno, ovvero dalla cosiddetta." Costituzione mate-. riale"; la quale naturalmente non sta scritta da nessuna parte, ma ·viene di volta in volta enunciata da coloro che, detenendo la maggioranza, si ritengono legittimati ad interpretare la volontà del popolo sovrano. Nell'interpretazione delle destre infatti il maggio-· ritario non .è soltanto un sistema elettorale è, starei per dire,. u~a filosofia politica, o meglio e un culto del numero più grande, a cui tutto e·tutti debbono sottomettersi; insomma una forma di dittatura delfa quantità sulla qualità della convivenza civile e sòcia~eregolata da leggi e regole scntte. Non certo a torto Scalfaro ha accusato di tentata eversione i sostenitori di una siffatta teoria. In effetti una Costitu- . zione che fosse interpretabile secondo il punto di vista dei detentori del potere appellandosi a un -presunto b reale_ sentire del popolo sarebbe ridotta a carta straccia._Dunque qui formale non è contrappo-: sto a sostanziale: lo spirito de_llaCostituzione, ovvero la sua più adeguata atwazione, ma a qualcosa che le è esterno, che ~i trova al di· fuori di essa; dove? nella volontà popolare, riella testa della gente, nei sondaggi, insomma in qualcosa che si definisce materiale perché si_ritiene che chiunque non sia cieco può immediatamente vedere. In réaltà è un qualcosa del tutto vago, ma non importa se si ha il potere per affermarlo. · . Ora, se appena si supera l'impatto -emotivo prod9tto dalla rozzezza di un siffatto . attacco, non è difficile vederne l'incoeren·za e infine l'impraticabilità, In_realtà tutto questo sommov1mento e rovesciamento apre la strada al1 a soluzione effettiva della crisi della Costituzione, nel senso della sua normalizzazione attraverso una radicale riscrittura. E in effetti oramai la Costituzione non è· solo sottoposta all'attacco politico eversivo delle destre, è altresì oggetto di critica argomenta- . ta, e con ragioni assai significative, da parte di studiosi e _diintellettuali oramai convin- · tisi che è tempo di. mettere in BibliotecaGinoBianco. cantiere una nuova Costitu- .zio ne, meglio rispondente ai prin'cipi del liberalismo. Qi tale critica almeno due punti rilevanti vanno segnalati, per- . ché toccano il carattere stesso dell'attuale Costituzione:· 1) una Costituzione n0n ·dovrebbe pro.porre dei valori, ma precetti e regole finalizzati a garantire i diritti individuali, àltrimenti verrebbe ad assumere un carattere non . . . prescntt1vo. ma pmttostQ predicativo, e dunque ideologico; 2) vi è un nesso stretto. tra il carattere ideologico della Costituzione e il ruolo dominante che ip essa si è voluto asse- . . gnare a1part1t1, e pre_c1samen-. te a quei partiti che hanno concluso il patto costituente. 4 · Critiche pesanti, soprattutto in-considerazione di come si è p9i sviluppata la vita · democratica in questo mezzo secolo, segnata appunto dal conflitto delle ideologie, salvo poi ricerçare un qualche com- . promesso in nome dell' accorçlo originario; e -dallo strapotere dei partiti, veri rappresentanti della sovranità popolare a scapito del parlamento . e _di ogni altro potere c?stitu- . zwnale. Peraltro da questo punto di vista 1a nuova destra appare molto vecchia e pericolOsa nella misura in ·_cuisi limita a sostituire una inter-. ·pretazionè populista e autoritaria dei maggioritario alle ideologie d~i _partiti, ovve_ro tenta d1 sostltmre al consociativismo dei partiti il monolitismo di un unico gruppo di potere. · · E dunque sembra giunto il momento per una riafferma-· zione fo.rte e coerente dei principi del liberalismo, in particolare del primatO dei diritti individuali, avendo preso atto del fallimento della cultura politica che aveva puntato sulla costruzione di una democrazia ispirata: al prìmato della socialità. Così, unarinascita, o meglio una affermazione piena· e consapevole del. liberalismo non potra infine darsi senza passare per 11na· revisione profonda della carta oostituzionàle, ,dal momento che la sua scrittura è stata ben · .poèo ispirata dalla cultura li- ; berale, lasciata piuttosto ai margini dall'incontro-scontro tra cattolicesimo e comunismo. Ma ora chiediamoci: il fallimento dei partiti di massa e delle loro ideologie è. una ra-: . giòne sufficiente per abdicare al perseguimentp di quel voCJ

complesso di valori che si volle mettere a fondamento della ricostruzione del Paese? E se no, attraverso quali percorsi politici essi possono infine trovare adeguata espressione? In realtà il ruolo centrale affidato dai costituenti ai partiti di massa non fu dovuto solo al fatto che essi possedevano le leve del consenso, ma più in profondità· perché si attribuiva loro una funzione indispensabile di crescita morale, culturale e politica dei cittadini. Questo in parte almeno e per qualche tempo è avvenuto, in particolare nella base comunista, e se si fosse data alternanza al potere, se la Dc non si fosse rapidamente trasformata in partito per la pura gestion<;: del potere, avrebbe-potuto funzionare. Sta invece di fatto ~he l'insieme della vita non solo politica ma civile e morale è stata profondamente inquinata e distorta da una parte e dall'altra rendendo a tutti difficile l'identificazione col proprio Paese, che gli uni consideravano in pote.re di_ preti e americani e gli altri te..: mevano potesse. finire in mi:J.-. no ai sovietici. E quindi per tutti o quasi una doppia morale, e infine per molti un ripiegare deleterio sugli inte-· ressi particolari e su un diffuso uso privato del bene pubblico. Ma ora che tali distorsioni sono sotto gli occhi di tutti, tanto più ·netto dovrebbe -risaltare il contrasto con l'idea di cittadinanza che informa la Costituzione, e quindi il ruolo educativo che una sua adeguata conoscenza ed applicazione potrebbe avere nella formazione µiorale quanto meno delle nuove. generaziòrii. Tuttavia per lo più non ·è così; anzi l'attuale passaggio critico è colto _da più parti come una occasione per contestarne quanto meno la praticabilità proprio in ragione del privilegio da essa accordato ai contenuti della libertà, e quindi ai rappòrti intersoggettivi, piuttosto che alla tutela dei diritti individuali. Insomma, mentre sul proscenio l'e destre distruggono e ridicolizzano i valori della convivenza civile, sullo sfondç> si oper:a per costruire davvero un'altra repubblica, per la cui I).ascita, lo si dica o no esplicitamente, è indispensabile tagliare il ·cordone ombelicale con la carta costituzionale del '48. Verso l'egemonia culturale del liberalismo? La seconda repubblica sarà fino in fondo liberale op- . ·pure sarà plebiscitaria e autoritaria. Questa l'alternativa secca èhe intellettuali e politologi autorevoli ci propon- . gono, riscuotendo consensi sempre più ampi e oramai diffusi ben oltre la cerchia degli addetti ai lavori. Peraltro la. soluzione liberale non è proponibile a prescindere dalla storia di questo. mezzo secolo di vita democratica, e dunque bisognerà innanzitutto trovare una soluzione a quell'incontro conflittuale che .l'ha· attraversata e segnata; bisognerà in definitiva o recuperare il cattolicesimo alla visione liberale dello Stato oppure liberalizzare la cultura· sociale della sÌnistra e del cattolicesimo. Ed ·ecco, come per magia, spuntare all'orizzonte non uno ma due liberalismi, uno un po' pi{! di destra e unci un po' più di sinistra. Dico "un po' più", perché parlare di destra e di sinistra diventa in questi termini davvero arduo. In raltà si tratta di mere definizioni di comodo, e còme tali facilmente riconoscibili non appena si consid~ra :1a realt~ del Paese nel suo ms1eme e c1 si ricorda della "massa mè- · dia". La quale per definizione non è né di. destra né di sinistra,· è solo una totalità inerte che si vuol provare ad orientare in un senso o· nell'altrò, magari scrivendo su un cartello centro-destra e sull'altro centro-:-srn1stra, ovvero più concretamente tentando chi l'accoppiata cattolici-laici, chi quella cattolici-sinistra. A propugnare program-'. matic'arri.ente la prima s~el_ta è ora apparsa una nuova nv1sta: "Liberal.. Un incontro tra cattolici e laici", corredata nel suo primo numero ·dal testo della Costituzione americana, a togliere ogni dubbio circa l'opzione di fondo espressa nel titolo. Dunque, un liberalismo ispirato al modello statunitense nel duplice senso della sua concezione liberale · dello Stato e del suo originario carattere cristiano. Operazione a dir poco ardita, .se so_- lo si pone mente a come sono andate le .cose tra cattolici e laici da Cavour all'avvento-· del fascismo prima, e poi durante la lunga_ coabit_azione governativa in regime democristiano. Se ne -dovrebbe concludere che il crociano "perché non possiamo ·non B YQQ. .ca·GinOBianco dirci cristiani" viene infine assunto come insegna del neo liberalismo, malgrado gli anatemi papali su tutto quanto sa di mercato e di consumo e di individualismo. Ecco infatti . come si esprime al riguardo Ernesto Galli della Loggia: "Il caso degli Stati Uniti sta a mostrare che proprio perché estranea ad ogni sfondo utopico· di trasformazione socia-: le, proprio perché così lontana dalle lusinghe di gualsivoglia versione secolanzzata di millenarismo religioso, pro:.. prio per questo la cultura politica della division~ dei poteri, del governo limitato e della rigida tutela dei dirittì individuali, ha rappresentato l'unica cultura politica capace di resistere alla deriva agnosticoatéistica della modernizzazione e di non cessare di rivendicare con orgoglio il suo carat- · tere cristiano" .5 Insomma, in- .. capace di camminare_ sulle · proprie gambe,. il liberalismo nostrano si inventa una versione cattolica della democra"" zia- americana; c'è da temereche, liberatici con grande fatica del· clerico-fascisrrio, ci ritroveremo a che fare con il clerico-liberalismo. . Sull'altro versante i termini della questione si fanno decisamente più problematici, e dunque più seri. È il caso della rivista· "Micromega", che; nel suo tentativo di declinare il liberalismo tra le ragioni della sinistra, recupera l'istanza gobetiiana di "una rivoluzione liberale in Italia'\ tale da stabilire finalmente il primato delle· regole sul potere, vale a dire· il governo delle leggi e non l'arbitrio dei governanti; la neutralità dello stato e l'imparzialità dei suoi apparati; la _cult_uradei ,limi~i che la Cost1tliz10ne e 1ord1-'- namento giuridico pongorio all'esercizio del potere di governo e alla sovranità della maggioranza; un mércato realmente plurali~tico, incon- • ciliabile con ogni posizione di monopolio, soprattutto nel campo dell'informazione, ecc. Ma intanto queste fondamentali richieste liberali si scontrano, come riconosce Paolo Flores d' Arcais, con il carattere culturale e morale della nostra società, che non vuole saperne di regole ·e di tutto il resto; e infatti egli si chiede: "Una società impregnata d'illegalità perché inai dovrebbe ribellarsi ad essa?".6 Appunto, perché? Inoltre è evidente che tale posizione riceve un

segno di sinistra solo perché l'attuale destra si presenta come· una destra illiberale, ma di· per sé si tratta di una posizio- . ne più prossima alla. tradizionale cultura borghese individualista che a quella sociale della sinistra. Voglio dire che la battaglia _per il rispetto della legge scritta e delle reg.ole è oggi d'importanza vitale, ma non è di per se sufficiente a creare nel tempo i presupposti perché i valori della sinistra ·possano tornare ad essere vissuti e promossi nel corpo della società; Per que_sto non basta una "rivoluzione liberale", occorre un·a mutazione radicale in ordine al sentire sociale e allo stesso modo di produzione, e dunque una vera e propria rivoluzione culturale. Ma, obietta Flores, questo è impossibile, ed è invece tempo che ci dedichiamo a. realizzare giorno per giorno le rivoluzioni possibili in vista di una convivenza civile infine normale, cioè effettivamente liberale. "Siate utopisti, ~hiedet~ _ilpos_sibile. E impegn,atev1 rn pnma persona a costruirlo": questo~ il suo ra:- gionevole invito,7 .al quale vorrei rispondere con altrettanta utopica ragionevolezza. L'affermarsi dei valori libera-· li, posto che ci ·si arrivi, e sarebbe in ·effetti già un inizio di rivoluzione, fornirebbero ·solo un quadro di riferim~nto esterno alla convivenza civile democratica, ma sarebbero impote·nti a modificarne la qualità sociale. Come potrebbero, ad esempio, restituire identità cultu_rale e politica ai pezzi di società compressi nella borghesia di massa? Trent'anni fa l'operaio, l'insegnante, l'impiegato, il manager, l'imprenditore possedevano un ruolo; si riconoscevano in ambienti e ·appartenenze, si riferivano a valori e interessi propri, avevano degli obiettivi politici; ma ora, nella massa media:, non si è più . niente, non si conta più niente, se non. nell'immediato esercizio della prop.ria funzione, funzi.one concessa e tolta secondo le esigenze delmercato. Ma fino a quando questa perdita di identità potrà essere sopportata? In gran parte non lo è già più, e il Paese va a destra. Fermeremo questa d~riva b~ttend?ci pe~ la messa m prauca dei valon · liberali, magari. incarnati nel programma Prodi di governo? ·No; bene che ci vada · ·Prodi potrà ser:vire a scongiu- . rare il peggio, ma resterà. il . compito di costruire una alternativa al modello socioculturale oggi imper;mte . · Chi appare·consapevole della drammaticità della situazione è Norberto Bobbio; il quale sa che ~'la società creat;i dalla televisione è naturaliter di destra", cioè sa che una so-' cietà di soddisfatti acculturata dalla televisione è incompatibile con i valori storici della sinistra, la quale "vive di grandi principi, si immedesima nella sofferenza umana". Ed ecco il dilemma che lo afferra è dal quale non sa come uscire. Nel suo fortUnàto libretto Destra e sinistra, egli· ha inteso ridare chiarezza e significato ad una distinzione politica per quanto concerne . valori e moddli di riferimento; i quali, a svo àvviso, si caratteri'zz.ano in definitiva per il diverso peso attribuito dalle rispettiv·e culture all'ugua- · glianza e alla diversità; anzi, andando più a fondo, Bobbio · è "tentato di dire che la distinzione va al di là delle semplici idee politiche, è un elemento quasi antropologico". 8 Ma si dà il caso che oramai la grande maggioranza del paese è giustappunto passata attra- ·verso una sorta di mutazione antropologica che ha tolto credibilità all'esigenza di uguaglianza, ovvero alla disponibilità a riconoscere l' altro, i suoi bisogni, i suoi diritti sociali. Di qui l'impasse: se questa società è naturaliter di destra, come. è possibile modificarla senza attivare una rivoluzione culturale che ridia visibilità e credibilità ai valori della sinistra? Se poi si ritiene che tale rivoluzione è impra-_ ticabile e persino insensata, allora, dice Bobbio, non .resta c~e sceg~i~re tra l' adegu_arsi ~l mito eff1c1ertt1stae produttlvista della destra, ·cercando di addolcirlo con qualche iniezione di· sociale, oppure mettersi decisamente dalla parte • dei deboli per fare una opposizione dura, come fece il Pci negli anni Cinquanta. · In realtà la sinistra ha scelto definitivamente all'atto della scissione del Pci nel '91', · e tornare indietro, accettando di essere senz'altro •minoranza, significherebbe per il Pds abbandonare il paese a una ·destra politica autoritaria è. distruttiva. Dunque non sem- .bra esservi alternativa, o meglio tutta l'alternativa predicata pressoché all'unanimità BibliotecaGinoBianco tende a ridu'rsi a quella tra due liberalismi, il ehe vuole dire, se le parole·, hanno un senso, riconoséere al liberalismo l'egemonia culturale, e liberalismo oggi vuole dire essenzialmente mercato, sepp.u- . re sottoposto a regole, e la cultura creata dal mercato è 'una cultura di destra, come ci insegna non solo Pasolini ma · anche Bobbio. E dovrebbe anche voler dire che parlare di sinistra non ha più senso, perché essa cessa di esistere nel . . momento stesso m cm 1 suoi valori di riferimento non trovano piìi ··effettivo riscontro nell'azione/olitica, anche se segu_itanoa essere predicati. Là notte è notte: a proposito de "La Terra"· · "La sinistra, appunto. Dov'è, -che fa, che dice, chi rappresenta, come si differenzia la sinistra? (...) La sinistra· è morta nella sua "idea" e nella sua realtà storico sociale· che- l'ha retta per un secolo e mezzo, con il craxismo da un lato (e le sùe appendici "mi- · glioriste") e con la caduta del. muro. çon ..la crisi e l'agonia della classe· operaia. Con la scomparsa ancor precedente del mondo contadino. Un'altra sinistra va, altro che rifon- . data!, v~ semmai fondata.". 9 Sì, ma.come? Questa nuova rivista è il tentativo pratico da parte di Goffredo Fofi, che l'ha voluta; di rispondere alla sua stessa denuncia ed esigenza: prendere atto che una cer- · ta co_sanon c'è più e che tuttavia essa ci è necess.aria. Que$ta duplice e contraddittoria consapevolezza è indispensabile se si vuole davvero ricominciare. Ricominciare dal patrimonio culturak, morale, politico della sinistra, e ·non solo di essa, sapendo che tale· patrimonio non è più. so-. stànzialmente espresso dai partiti della sinistra, e che.

B dunque e~so va rile~to e r~presen ta to 1n una situazione completamente trasformata, . in cui peraltro i partiti conte..: ranno sempre di meno e sempre di più conterà la gestione pragmatica e mediatica della cosa pubblica. Questa situazione don Giuseppe Dossetti l'ha chiamata, senza giri di parole, "notte"; 10 non certo per -nostalgia verso un passato che, .nel bene e nel male, non c'è più, ma perché una nuova costruzione etico politica esige che si riconosca innanzitutto· che "la notte è notte", e che dunque ciascuno· si assuma la respons~bilità degli errori o delle colpe che accumulati nel tempo l'hanno infine prodotta, e si operi da subito, nella notte, per quel ·che ciascuno sa e può fare, seppure guardando in avanti verso il mattino. Riconoscere la notte e in~ sieme avere ben chiaro in mente il mattino, non. è facile. ·È più semplice scegliere l'una o l'altro, identificarsi con l'angustia del presente o proiettarsi verso albe radiose. Il rischio che vedo per questa nuova 'impresa è che ci si limiti alla prima, che ci si·rinchiuda nell'orizzonte dell'essere minoranza, col rischio di balbettare appena si_cercano ri:.. sposte alla situazione. Cosa vuol dire, ad esempio, proporsi "un ripens'amento globale,· minoritario, non vincente, ma tenace e serio"? 11 Diciamo piuttosto che occorre pens~re sulla· base di una o~- servazio ne della realtà del Paese nel SU0 insieme, avendola concretamente davanti agli occhi, pezzo per pezzo; ma questa opera.zione indispensabile non ha nulla a che vedere con l'essere ò sentirsi minoranza, e soprattutto è già di per sé vincente, perché già rende visibile, in positivo o in negativo, ciò che c'è da fare 6 da non fare. Prendiamo dunque serenamente atto che c'è da fondare . una nuova sinistra, e che lo si dovrà fare al di fuori dei partiti, che non vuol dire contro di essi e nerp_ure ign~r~ndone il ruolo politico, che e m questo momento indispensabile per far fronte a una situazione peTicolosissima, ·e consentire, si spera, le condizioni minime per poter sviluppare alla luce del sole e con mezzi sufficienti una azione politico culturale che incida in profondità nel . tessuto sociale. Non chiediamo· ai partiti della sinistra .ciò che non possono più dare, · cerchiamo .piuttosto di offrire loro un bagaglio culturale e morale nuovo, di cui faranrio ciò che sapranno. lmpegnamoci soprattutto all'edificazione dell'uomo interiore, seguendo ancora una indicazione di Dossetti; vale a dire "l'ùomo secondo_ ragione, che impegna per il meglio le sue facoltà a costruirsi pienamente secondo quelle- virtù che chiamiamo cardinali (e che anche gli antichi chiamavano così): la temperanza, la for- . . YQQ ,caGinoBianco tezza, la prudenza e la giusti:- zia"; un compito ·laico, vale a dire un comune compito razionale, a cui ciascuno deve dare per ciò che è, non per la. parte che rappresenta. 1 Lettere luterane, Torino, Einaudi, 1976, ri~tampa L'Unità, 1991, pp. 77 ss. e 108 ss. 2 Ibid., p. 79. 3 Così l'on. Previti sul "Corriere della ser~".del 23.12.1994. 4 Si veda in particolare di G. Rebuffa, La Costituzione impossibile, Bologna, Il Mulino, 1995. 5 Dalla Prefazione a In principio fu l'America. I testi che hanno fondato il nuovo mondo, allegato al n. 1 di "Liberal" del 22.3.1995. . 6 Si veda in particolare nel n. 1 del 1995 l'Editoriale e Dialogo. sulle libertà del Polo, di P. Flores · d' Arcais e L. Colletti, pp. 63-64. · 7 Siate utopisti, chiedete il possibile, postfazione a R. Prodi, Governare l'Italia. Manifesto per. il cambiamento, Roma, Donzelli, 1995, pp. 69 ss. . 8 ·S1vedano i suoi interventi in N. Bobbio, G. Bosetti, G. Vattimo, La.sinistra nell'ora del karaoke, Milano, Reset - Donzelli, 1995; e Destra e sinistra .. Ragioni e significati di una distinzione politica, Roma, Donzelli, f 994. 9 G. Fofi, Cittadini del mondo. La sinistra e il linguaggio delle maggioranze, in "Linea d'ombra" N ..101, febbraio 1995, p. 4. 1 O Inte'rvento in commemorazione di G; Lazzati, Milano, 18.5.1994. 11 V. Albanesi, Buffet Italia, in "La 'terra vista dalla luna", n. 1, febbraio 1995, p. 4. . ♦

E i lavoratori? 11capita-lesenza _discussione Rinaldo Gianola dice apertamente, c'è una gran voglia di farla finita col sistema di garanzie sociali e di diritti costruito con enorme fatica · lungo- gli ultjmi _vent'anni. Dalla politica per l'occupazione - anzi: della disoccupazione, visti i .risultati· - agli interventi nel Mezzogiorno, dalla riforma delle pensioni alla ristrutturazione industriale, la linea dominante è quella finalizzata a cancellare la stagione dello Stato sociale, ad azzerare le conquiRinaldo Gianola, giornalista economico, si occupa di problemi del lavoro. Scrive su '(La Repubblica". Nel '94 ha pubblicato Senza Fabbrica, edito da Bàldini & Castaldi. lorosamente su quale sia il candidato a premier che meglio "bùca il video". Ci si chiede se come leader del centro-sinistra (non si parla pìù nemmeno di fronte progressista, quasi ci si ve-rgognasse: bisogna spostarsi al _centro -ste sindacali. È la grande im- - · presa, il capitale si sarebbe detto una volt;i, a dettare le scelte f olitiche_ ed ·econ?miche de Paese, a determinare nei fatti e non a parole, la "nuova" politica di· relazioni industriali e sociali, a delineare il modello di sviluppo del Paese ne_l~rossimo _futuro. Sono gli 1ntervent1 come quello recente dell'amministratore delegato della Fiat, Cesare Romiti, a Torino a segnare i confini entro cui· deve agire il governo e a chiarire il ruolo di guida dell'impresa nel Paese. Leadership politica, anche se pudicamente -dicono che non c'è un partito dègli industriali, e non solo economica. "Lasciateci fare, siamo i più bravi, se andiamo béne noi e le nostre aziende, andrà bene il Paese" è la loro filosofia. E tutto, di conseguenza, è sacrificato agli interessi dell'impresa e del mercato_. "I difetti più eviden_tidella società economica nella quale viviamo sono l'incapacità a provve~ dere_la piena occupazione e la di- . stribuzione arbitraria ed iniqua della ricchezza e dei redditi." Q. M. Keynes, 1936) Certo c'è una grande confusione nella politica italiana. E soprattutto a sinistra. Ci avevano spiegato l'anno scorso che il sistema elettorale maggioritario avrebbe finalmènte semplificato la battaglia politica, creando due schieramenti contrapposti - teoricamente uno progressista e l'altro coriservatore - che, ·come· avviene nei paesi più moderni ed evoluti, si sarebbero alternati democràticamente alla guida del governo. In realtà, anche ripercorrendo i cinquant'anni· di Prima Repubblica, è difficile trovare un periodo di incertezza e di instabilità degli esecutivi e dei fronti politici come riscontrato dal marzo '94 a oggi. Gli ex democristiani, dopo aver subito una prima diaspora, si sono divisi in due_e gestiscono a mezzadria persino la se- _ de di piazza del Gesù. Ha ragione quel vecchio doroteo di Emilio Colombo quando dice che "nella Dc non sarebbe mai successa una cosa simil-e". La Lega, il "fenomeno" poli- . tico per eccellenza degli ultimi anni, .da fiume in piena è diventato u~ rigagnolo acquitrinoso. Persino i post-fascisti, benedetti da Silvio Berlusconi; ·hanno, registrato una frattura a destra. · A sinistra, intanto, si continua a giochicchiare. Nell' epoca delle televisioni·_ e della via berlusconiana aUa politica, fatta solo di immagine e di aria fritta, ci si interroga do.- · per vinc"ere, dicono gli esperti, tanto al centro che poi a sinistra non rimane nulla, come si vede) sia meglio l' economista bolognese Romano Pro~i o magari il vol~o giovane d1Walter Veltrom. Il confronto è tra l'ex presidente dell'Iri - un ex democristiano simpatico, animato da- una grande ambizione personale che, òvviamente, non ha risanato· l'Iri é che come economista non ha certo scritto opere memorabilì (i suoi terreni preferiti, pur con tutto ·il rispetto del caso, sono le piastrelle di Sassuolo e le magliaie di Carpi) - e il direttore de "L'unità", inventore delle promozioni delle figurine Panini e dei film in cassetta, cantore della retorica su~li anni Sessanta, tanto kennediano da voler contestare un saggio di N oam Chomsky, che pure di storia americana qualcosa deve sapere, nel quale egli sosteneva che l'eroe di Veltroni portava la grande responsabilità di aver iniziato i bombar-_ · <lamenti a tappeto nel Vietnam. Com.e se non bastasse .· c'è chi~ come· il verde Carlo Rìpa di Meana che ha bisogno di "visibilità" per i suoi, vor- .rebbe addirittura le primarie per scegliere il cavallo di raz-_ za da lanciare contro Berlusconi. Capito a che punto siamo?. Mentre, dunque, le grandi questioni politiche del Paese vengono banalizzate in Tv e.il dibattito vola "alto" sulle trasmissioni di Santoro e la corte dei suoi ospiti, è il terreno sociale ed economico quello.che offre ]é grandi novità, le dinamiche· più interessant_i e preoccupanti. Sì, perché in giro, oggi, anche se nessuno lo BibliotecaGinoBianco _ ~ l'industria che decide tempi, modi, condizioni del lavoro, senzà una vera contrattazione, ma solo con l'assenso sindacale, in una logica ricattatoria del posto a ogni costo e del bene supremo del Paese. Flessibilità, mobilità, ·_mercato dorriinan? q1;1al~i~si cosa, superano ogm pnnc1p10. Alla Fiat di Termoli gli operai si rifiutano di modificare i turni. Che cambino presto_ idea·. altrimenti gli Agnelli varino da un'altra parte a produrre. E così avviene. Nel gruppo Olivetti i lavorato~i di un paio di stabilimenti si oppong on o al" nuovo regime d'orario; che sfora al sabato e alla domenica, sono forse diventati pazzi? L'unico intervento a favore degli operai è · quello di ·un- arcivescovo, monsignor Bettazzi di Ivrea. De Benedetti, l'imprendi-tore che piace ai· progressisti, avverte: o accettate le nostre proposte o altrimenti si chiude. Ovviamente il voto degli operai viene ribaltato.· Ed epiS(?didi questo geriere si mol-

B tiplicano. Dalle grandi rifor- . me sociali ai più semplici, ma sostanziali, diritti sui luoghi di lavoro, passa una bella mano a far piazza pulita Si guardi bene· alla suc.cess ion e dei fatti. Il governo Betlusconi cade per l'opposizione sociale al progetto di riforma delle pensioni, che non può ~ssere nemmeno condiviso da una forza "popolana" come la Lega di :So~- si. L'autore della riforma, il ·ministro Dini, diventa presi c. dente di un governo "tecnico"· sostenuto dal Pds. La riforma delle pensioni - concordata coi sindacati, ma non moh:ò diversa nella sostanza dagli obiettivi di quella precedente : i lavoratori dipendenti · devono rinunciare a qualcosa in cambio di non si sa che cosa, mentre rimangono le solite aree protette -, cioè il lavoro sporco per la destra'viene così svolto da un esecutivo sostenuto dalla ·sinistra. Il lavoro è così buono che Berlusconi ammette èhe probabilmente Dini potrebb_e guidare anche il futuro governo di legislatura, dopo le elezioni,· ovviamente sostenuto da una maggioranza di destra. L'attacco ai diritti dei lavoratori, ·dei-disoccupatI è generalmente interpretato come un segno di modernità del Paese. La grande mistificazione passa sul terreno proprio degli enormi interessi industriali: flessibilità, mobilità, libertà di licenziare, salari d'ingresso, salari differenziati tra Nord e Sud. Le ultimissime decisioni del governo Dini in materia di mercato del lavoro e occupazione segnano la vera svolta nella politica sociale di questo Paese. Certo sarà pur ver_o il ·vecchio adagio "Meglio un lavoro di merda che nessun lavoro"; ma qui si va · ben oltre. Le nuove relazioni tra .impresa e lavoro ~· e che cosa c'è di più politico di qu~s~o? dovrebbero chiedersi a s1rustra - passano attraverso la persistente sottomissione deglj interessi, dei diritti degli occupati e dei disoccupati. In un quadro legislativo privo di garanzie, si introducono stru- . • • cc• • ·,, ·,· menti· 1nnovat1v1 , g1a concordati dal governo Ciàmpi colle conf ederazioni sindacali, formalmente a favore dell'occupazione quali il lavoro in affitto, il job-sharing, i tempi parziali ma con lo straordinario. La mobilità e la flessibilità dominano tutto, g'li industriali vogliono avere mano libera: meglio una bella mas.: · sa di precari, ricattabili, che non assunzioni di m·assa contrattualizzate. È qui che si rompe l'Italia, o meglio è in questo ambito che viene colpito il modello economico e sociale formatosi negli ultimi vent'anni che, pur con gr~nd~ in~o!1gruenze e mgmst1z1e, ha assorbito.i principi della solidarietà, dell' a$sistenza, della· si- .· curezza per tutti 1cittadini. . · Adesso sembra tutto finito. Si' accetta qualsiasi cosa. Da una parte si colpisce, anzi si "riforma·" il sìstema previdenziale, dall'altra si distruggono le garanzie per il lavoro. La Confin,dustria e i. grandi capitani del capitale privato, senza OC! ,caGinoBianco vergogna, hanno gioco facile nel predicare che solo la mobilità - e non solo quella interna alle fabbriche. ma anche. da Sud.a Nord.quasi volessero inaugura~e la. stagi?ne di una nuova 1mm1graz10.ne - crea occupazione. Ci fosse al- . meno qualcuno a sinistra capace di ribattere a queste cose, forse guadagnerebbero qualche voto. Vale la pena, allora; citare l'americano Robert Solow, premio Nobel déll' economia, certamente non ascr:ivibile né al fronte progressista; né a quello comunista. In una recente conferenza monetaria tenuta à Bologna così commentava i drammatici problemi della disoccupazione in Europa e in Italia: "C'è una grande mistificazione da voi per spiegare gli alti tassi di disoccupazio- ·. ne", diceva. "Continuate a dire che là colpa è della rigidità del mercato del lavoro, che non consente fa necessaria flessibilità. È una mistificazione, non è vero. Se anche ci fossero i più elevati gradi di mobilità e flessibilità non ver- : rebbe risolto il problema della disoccupazione, non si creerebbero posti di lavoro. La verità è che l'alta disoccupazione Ì!l Europa e in Italia è. la conseguenza di molti anni di politiche monetarie restrit- . ,, uve. · In queste condizioni, diciamo la verità, si fa fatica a sperare in un qualche colpo di reni, in qualche iniziativa coraggiosa della moribonda sinistra. Tutta protesa com'è nei giochi di schie'ramento, a rassicurare i moderati che non ci sono più tracce di CO- . . . . . mumsmo nei suoi cromoso-. . mi, non si può davvero credere a un suo ripensamento. Ma · già sarebbe qualcosa per questo grave malato se nusc1sse a comprendere che la constataziòne di mezzo secolo fa di Keynes potrebbe essere la ba- .se per un buon programma politico per il Paese. Il segno della civiltà in Italia .oggi non è il rincorrere le mode delle ·privatizzazioni incontrollate, · del liberismo. sfrenato, dell'individualismo esasperato, bensì la difesa e l'azione per l'attuazione coerente dello Stato sociale, per la piena occupazione, per un'equa redistribuzione delle risorse e dei redditi. · ♦

La verità e la vita~ Sull'enciclica di Papa Giovanni Paolo I_I Marino Sinibaldi · Marino Sinibaldi, bibliotecario, ~ autore e conduttore di programmi radiofonici; scrive su "L'U- ·nità" e su "Linea d'ombra". ♦ "In questo documento non è il Buon Pastore che parla, ma un dittatore dello spirito": il commento più aspro alla nuova enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium vitae è venuto dal teologo Hans Kung. Molto severo ma non lontano. dalla verità perché la perentorietà con cui vi sono esposti giudizi categorici, tassativi, imperativi in .ordine a una. serie di problemi (aborto e contraccezione, eutanasia e bioetica) che sono quelli che più turbano e inquietano le coscienze conterriporariee, non ha nulla a che fare col pluralismo anche etico che dovrebbe distinguere ogni democrazia. E dunque in prima approssimazione la definizione di_Hans Kung può essere utile. La proclamazione di principi ·clie si pongono come non discutibili né mediabili, e superiori a ogni legge umana liberamente adottata (dichiarata, in questa enciclica, "illecita e non vincolànte" se in contrasto con ·la visione etica qui affermata) contiene il più radicale rifiuto possibile della de-:- mocrazia moderna, che è nata· appunto per evitare 'lo scontro tra valori assoluti e si fonda_sul pluralismo, ossia• sulla possibilità di convivenza tra etiche e visioni del mondo differenti. Ma qui il problema si fa più complicato e interessante. Perché la crisi delle democrazie moderne sta proprio nella difficoltà di affermare questo spirito generale e di reagire alla forza con cui fedi, etiche e_visioni del mondo par_ticolan affermano non solo 11proprio diritto alla sopravvivenza - entro un quadro, appunto, pluralista ~ ma la propria intangibilità e superiorità. E allora, _lungi dall'essere inattuale e critico verso il· nostro tempo, il messaggio del pontificato di Giovanni Paolo II qui sintetizzato mi sembra in intima e decisiva concordanza con quelle che so.no le tendenze e i rischi più gravi della nostra epoca. Che, accanto al relativismo delle morali pratiche, m9stra una insistente richiesta di certezze assolute, di ìdentità solide e riferimenti purgati d_iogni du_bb10e perplessità. E dentro questa aporia che oggi i messaggi delle grandi chiese· tendono a inserirsi, non a caso rivendicando ciascuna, contro i "cedimenti" e i compromessi deglì anni alle nostre spalle (le aperture di Papa Giovanni o i tormenti di Paolo.VI, per quello che riguarda il cattolicesimo) l'integrità del proprio· annuncio. Non solo perché l'angoscia e_ il senso di colpa sono da sem- . pre la materia prima di ogni . fede assoluta, .religiosa, politi- . ca e -scientifica che sia. Ma per ·motivi che riguardano più diret.tamente i nostri tempi .e una loro contraddizione: q~~lla tra "la_nostra sapienz_a d1 mdagaton del cosmo e 11 nostro analfabetismo morale", per citare Norberto Bobbio. Dal punto_ di vista (decisivo, in questi casi) del metodo, il tratto peculiare dell' enciclica è la semplificazione. Intervenendo su questioni molto compJes~e, al cen~r'? di d~- scussrom e tentat1v1 spenrrientali di soluzione, l' Evangelium vitae può dire par_ole definitive e prescrivere comportamenti tassativi solo· in q:i,iantorimuove la profondità e la molteplicità dei valori in gioco. È una semplificazione indifferente al cammino della scienza, che ha irreparabilmente complicato categorie che qui vengono usate come fossero immutabili, ma anche ai dilemmi morali concreti ~he le persone in carne_e ossa, m numero crescente, s1 trovano a dover affrontare (non tanto l'aborto che, se encicliBibliotecaGinoBianco che come queste non provo-· cheranno sconquassi, è destinato a diminuire, ma piuttosto la bioetica, l'eutanasia, la violenza). Ma il _paradosso postmoderno è che proprio que·sta indifferenza sèmbr~ la ragione di fascino e di forz"a · di parole come queste. Non ha-senso, allora,' criticare l'enciclica per certi suoi toni e punti di vista particolarmente incongruenti. Come volete che sia razionalmente discutibile (e "falsificabile", per così dire) un testo che condanna l'aborto ma insieme vieta ogni contraccezione? che esibisce una sovrana e ipocrita indifferenza al fatto • che, insieme alla pur limitata diffusione di anticonceziona-· li, proprio la legislazione sull'interruzione di gravidanza ha ridotto (e non accresciuto; come insistentemente prof etiz z a to) gli aborti legali e non? che liquida ogni cautela in campo demografico come egoismo imperialista? che per _ como.dità e opportunismo geopolitico (ah, dov'è finito qui il leggendario coraggio polacco?) definisce - contro ogni evidenza nota anche a chi non frequenti i rapporti di · Amnesty International - "molto rari se non addirittura inesistenti" i casi di pena di morte? Semplificazioni insostenibili, certo; ma molto utili, in sede morale e politica. Perché è appunto la semplificazione (che è già una demonizzazione delle posizioni avversarie e una dimostrazione di forza e sicurezza proprie) il connotato tipico dello spirito del nostro tempo, la reazione più torbida e perico1osa ai problemi complessi che oggi la _convivenza ci p'one. Ben al di là di un'impres.: sione di_contrasto tragico e profetico, c'è qui una convergenza evidente e decisiva tra l'alto magistero cattolico e i bassi istinti etico-politici del mondo contemporaneo. Da questo punto di vistaappare patetico l'auspicio, in astratto condivisibile, a "una · Chiesa che sia consapevole · delle· Ìnnumerevoli tensioni che contrappongono la sua fede tradizionale a quello che è il corso di una storia totalmente secolarizzata e laiciz'"' zata"(Sergio Quinzio). Questa consapevolezza la Chiesa cattolica l'ha maturata - e consumata· - negli anni alle nostre spalle; ma con Wojtila ha compreso che pre·stigio, influenza e consenso crescoYQ.Q

Bi no propno se si nesce a pro- · conflitti, dubbi, ragioni a volporsi come luogo di un mes- te opposte ed egualmente lesaggio perentorio, aproble- gittime in cui l'uomo modermatico, incorrotto. Dal punto · no vive, è oggi il motivo di fa- . di vista dei comportamenti scino delmessaggio religioso. conseguenti, finché la moder- Che infatti ovunque (o ·quasi) · nizzazione proseguirà, l'esito si consolida se rifluisce verso può· apparire poc~ rilevante (e · visioni integraliste ed estreme non lo è del tutto, com~ ve~ del proprio messaggio. Esatdremo ), ma in qu·esto campo tamente come accade, alla fine soccorre la doppia morale di . d_ique~to ~ec?l~?-per. t~tte le. cui la Chiesa cattolica è mae- - nvendicaziom d idenuta. stra soprattutto nel_ terreno L'Ùomç> contemporaneo, che le è peculiare - il contro!-. insomma, non ha alcuna poslo del corpo; la s~ssualità - sibilità di comportarsi come i come dimostra, ancora in magisteri religi_osi prescrivequesta enciclica, l'. enfasi posta rebbero; ma chiede loro esatsul perdono àlle donne che _tainente questo: messaggi forhanno abortito. Ma dal punto ti e semplificatori, àncore modi vista del riferimento ideale,. rali, certezze assolute. Una dell'autorevolezza morale, volta stabilito che i compordella potenza; dell'immagine tamenti. concreti non possono è assolutamente vincente. Co~ essere conseguenti e che q1;1eme mostra il caso del sacerdo- sta coerenza umana non mzio femminile, che in con- cappa in punizioni, il dogmafronto ai problemi drammati- tismo più rigoroso assume un ci di cui si occupa questa en- aspetto non più spaventoso · ciclica sembra addirittura ma rassicurante, incarna l'idea grottesco (ma in realtà perpe- che ci sia un luogo dove contua un'immagine della dorina flitti quotidianamente affronche provoca tragedie infinite). tati trovano una tèorica soluEbbene, la resistenza al sa- zione. Qui il giudizio di Hans cerdozio femminile, che agli Kung andr"ebbe corretto: se occhi dell'individuo moderno "dittatura dello_spirito c'è", è dovrebbe appàrire assurda,. light , debole, postmodt':rna . non solo non determina defe- anch'essa. Conscia dei propri zioni significative mà appare limiti, si direbbe, e perciò delessa stessa motivo di attrazio- l'impossibilità che messaggi· ne: come testimoniano le con- così fo:ti e cat~g<?rici_real- . ~ersioni dalla Chiesa anglica- mente si concreuzzmo, mverna, che questo sacerdozio ha tendo tendenze secolari; ma cominciato ad ammettere. Vi- ben 'consapevole del potere cenda che potrebbe af parir_~ connesso alla loro· enunciaridicola se non fosse i segno zione. ~trategie dàvvero al che proprio quella saldezza passo coi tempi. . alieria da dubbi, quella sorta La straordinaria penetradi continua manifestazione dì zione psicologica, che è ereestraneità e superiorità rispet- dità di secoli di esercitazioni to alla palude morale fitta di anche sa:ngui_nose, permette VOOI aGinoBianco alla chiesa cattolica, al declino del secolo più difficile 'della sua storia, questo capolavoro. Che non è affatto "lontano dalmondo reale" come hanno sbrigativamente affermato alcuni commentatori, ma è anzi ben dentro la sua ambiguità più pericolosa: quella che contamina le identità e oggèttivamente le indebolisce, ma nei conflitti le rende tutte più- aggressive e sicure di sé; che revoca in dubbio tutte le i_nterpretàzioni "totali~ _del mondo, ma non le va_mfica, non lè disinnesca del tutto e - anzi in qualche modo le rile- . gitti1:1a come. rife~imenti po- . tenti propno 1n quanto astratti, e come tali ancora decisivi. ideolog~camente. ·Que- . sto spiega anche, al di là di tatticismi politici, il paradosso per cui nel nostro paese secolarizzato dichiararsi cattolici sembra diventato quasi un prerequis~to per po~èr aspirare alle cariche pubbliche ..Certo, per _tornare a}l'enciclica, .nella freddezza impietosa di certi precetti e divieti rimane qualcosa di disumano; persino di criminale, se si pensa alla diffusione dell' Aids e al . . dramma delle gravidanze indesiderate in un paese dove i giovani in percentuali_ enormi .(il 45%, secondo gli ultimi dati). non usa_no_nessuna precauzione samtana o contrae.:. cettiva. Po~o o nulla in confronto alle pos-izioni tenute alla Conferenza demografica dell'Onu al Cairo, con quella sciagurata e spettacol~re convergenza fondamentalista del-. le due più grandi religioni del pianeta. Del resto,: l' Evange-

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