La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 3 - aprile-maggio 1995

La verità e la vita~ Sull'enciclica di Papa Giovanni Paolo I_I Marino Sinibaldi · Marino Sinibaldi, bibliotecario, ~ autore e conduttore di programmi radiofonici; scrive su "L'U- ·nità" e su "Linea d'ombra". ♦ "In questo documento non è il Buon Pastore che parla, ma un dittatore dello spirito": il commento più aspro alla nuova enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium vitae è venuto dal teologo Hans Kung. Molto severo ma non lontano. dalla verità perché la perentorietà con cui vi sono esposti giudizi categorici, tassativi, imperativi in .ordine a una. serie di problemi (aborto e contraccezione, eutanasia e bioetica) che sono quelli che più turbano e inquietano le coscienze conterriporariee, non ha nulla a che fare col pluralismo anche etico che dovrebbe distinguere ogni democrazia. E dunque in prima approssimazione la definizione di_Hans Kung può essere utile. La proclamazione di principi ·clie si pongono come non discutibili né mediabili, e superiori a ogni legge umana liberamente adottata (dichiarata, in questa enciclica, "illecita e non vincolànte" se in contrasto con ·la visione etica qui affermata) contiene il più radicale rifiuto possibile della de-:- mocrazia moderna, che è nata· appunto per evitare 'lo scontro tra valori assoluti e si fonda_sul pluralismo, ossia• sulla possibilità di convivenza tra etiche e visioni del mondo differenti. Ma qui il problema si fa più complicato e interessante. Perché la crisi delle democrazie moderne sta proprio nella difficoltà di affermare questo spirito generale e di reagire alla forza con cui fedi, etiche e_visioni del mondo par_ticolan affermano non solo 11proprio diritto alla sopravvivenza - entro un quadro, appunto, pluralista ~ ma la propria intangibilità e superiorità. E allora, _lungi dall'essere inattuale e critico verso il· nostro tempo, il messaggio del pontificato di Giovanni Paolo II qui sintetizzato mi sembra in intima e decisiva concordanza con quelle che so.no le tendenze e i rischi più gravi della nostra epoca. Che, accanto al relativismo delle morali pratiche, m9stra una insistente richiesta di certezze assolute, di ìdentità solide e riferimenti purgati d_iogni du_bb10e perplessità. E dentro questa aporia che oggi i messaggi delle grandi chiese· tendono a inserirsi, non a caso rivendicando ciascuna, contro i "cedimenti" e i compromessi deglì anni alle nostre spalle (le aperture di Papa Giovanni o i tormenti di Paolo.VI, per quello che riguarda il cattolicesimo) l'integrità del proprio· annuncio. Non solo perché l'angoscia e_ il senso di colpa sono da sem- . pre la materia prima di ogni . fede assoluta, .religiosa, politi- . ca e -scientifica che sia. Ma per ·motivi che riguardano più diret.tamente i nostri tempi .e una loro contraddizione: q~~lla tra "la_nostra sapienz_a d1 mdagaton del cosmo e 11 nostro analfabetismo morale", per citare Norberto Bobbio. Dal punto_ di vista (decisivo, in questi casi) del metodo, il tratto peculiare dell' enciclica è la semplificazione. Intervenendo su questioni molto compJes~e, al cen~r'? di d~- scussrom e tentat1v1 spenrrientali di soluzione, l' Evangelium vitae può dire par_ole definitive e prescrivere comportamenti tassativi solo· in q:i,iantorimuove la profondità e la molteplicità dei valori in gioco. È una semplificazione indifferente al cammino della scienza, che ha irreparabilmente complicato categorie che qui vengono usate come fossero immutabili, ma anche ai dilemmi morali concreti ~he le persone in carne_e ossa, m numero crescente, s1 trovano a dover affrontare (non tanto l'aborto che, se encicliBibliotecaGinoBianco che come queste non provo-· cheranno sconquassi, è destinato a diminuire, ma piuttosto la bioetica, l'eutanasia, la violenza). Ma il _paradosso postmoderno è che proprio que·sta indifferenza sèmbr~ la ragione di fascino e di forz"a · di parole come queste. Non ha-senso, allora,' criticare l'enciclica per certi suoi toni e punti di vista particolarmente incongruenti. Come volete che sia razionalmente discutibile (e "falsificabile", per così dire) un testo che condanna l'aborto ma insieme vieta ogni contraccezione? che esibisce una sovrana e ipocrita indifferenza al fatto • che, insieme alla pur limitata diffusione di anticonceziona-· li, proprio la legislazione sull'interruzione di gravidanza ha ridotto (e non accresciuto; come insistentemente prof etiz z a to) gli aborti legali e non? che liquida ogni cautela in campo demografico come egoismo imperialista? che per _ como.dità e opportunismo geopolitico (ah, dov'è finito qui il leggendario coraggio polacco?) definisce - contro ogni evidenza nota anche a chi non frequenti i rapporti di · Amnesty International - "molto rari se non addirittura inesistenti" i casi di pena di morte? Semplificazioni insostenibili, certo; ma molto utili, in sede morale e politica. Perché è appunto la semplificazione (che è già una demonizzazione delle posizioni avversarie e una dimostrazione di forza e sicurezza proprie) il connotato tipico dello spirito del nostro tempo, la reazione più torbida e perico1osa ai problemi complessi che oggi la _convivenza ci p'one. Ben al di là di un'impres.: sione di_contrasto tragico e profetico, c'è qui una convergenza evidente e decisiva tra l'alto magistero cattolico e i bassi istinti etico-politici del mondo contemporaneo. Da questo punto di vistaappare patetico l'auspicio, in astratto condivisibile, a "una · Chiesa che sia consapevole · delle· Ìnnumerevoli tensioni che contrappongono la sua fede tradizionale a quello che è il corso di una storia totalmente secolarizzata e laiciz'"' zata"(Sergio Quinzio). Questa consapevolezza la Chiesa cattolica l'ha maturata - e consumata· - negli anni alle nostre spalle; ma con Wojtila ha compreso che pre·stigio, influenza e consenso crescoYQ.Q

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