Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 16 giugno 1926

I nno III. -_ N. 1O. . Roma, 16 Giugno 192B (C. c. con la Posta) . . I - ens,eroe .-i(ivisf~ qùindicinale di sfuàii So~ ··- .~.eia/i e colfurà generale /òndafa da E_r i~ o·.·, j'Yi Cl Ia_ fes f (I ·. c:J . . . Prezzo -Lire-. UNA Estero Lire 1.5 O ... c:::J .. - . . . .. . ~ Redazione e azn:rninistrazi,one: ~ENSlE:,:=l,O E v·OLON7A' . . . ...... - . CASELLA POSTALE 411 - ·Ro.MA I , Bibliotec.a G. 10 • 1anco

.. PENSIERO E VOLONTÀ RIVISTA QUINDICINA.LE DI STUDI! SOCIA.LI E COLTURA. GENERA.LE / 00NDIZIONI DI ABBONAMENTO: Interno: anno L. 20, semestre L. IO - Estero: anno L. 30, semestre L. 15 Un numero separato : interno L. I, e$tero L. I. 50 . . Indirizzare tutto ciò che riguarda la Rivista all'indirizzo: "PENSIERO E VOLONTA,, - CA.SELLA POSTALE 411, ROMA I (Le rimesse di fondi se fatte per la posta debbono essere indirizzate alla Rivista. Se fatte a mezzo di Banche è preferibile indirizzarle nominalmente a Errico Mala· testa, Casella posta.le 411 - Roma). Spediamo numeri di saggio a tutti coloro, di cui abbiamo l'indirizzo, che crediamo possano interessarsi alla nostra Rivista. Sospenderemo l' invio a tutti quelli che non ci daranno un segno qualunque per direi che hanno ricevuto e che gradiscono l'invio. so·MMARIO: LUIGI FABBRI: Lo spirito di soggezione - ERRICO MALATESTA: Demoliamo. E poi? - LUIGI BERTONI: Considerazioni sull'arte - C. BERNERI: La donna operaia - LUIGI F AB- · BRI: Sul libro di Paolo A.lbatrelli "I conquistatori,, - CATILINA: Bi vista ~elle Riviste - . GIUSEPPE FERRAR!: P. J. Proudhon - Lutti - Libri ricevuti - Posta amministrativa. ·' ERRICO l\tlALATESTA ,. 1\ L Conversazioni sull'Anarchismo Seconda edizione su quella riveduta ed ampliata, edita in Bologna nel 1922. • PREZZO LIRE 3. (Aggiunge1·e li1·e O.BOper la spedizione raccomandata. Este1·0 il doppio). Inviare ordinazioni accompagnate dal relativo importo a : MONTICELLI TEMISTOCLE Casella Postale 299· - ROMA F1\SetSMe· E OEMeeR1\Zl1\ di S1\VBR1t> MBRLINf> I In vendita. presso " PENSIE•o . E VOLONT A' ,, Casella Postale 411 Boma al prezzo di L. 1.50 per l'Italia e L. 2 per l'Estero.

• • ·PENSIERO E VOLON-TÀ Anno Ili. - N. 1O. • (~sella Postale N. 411 • Roma?15Giugno 1926 .... Lo Spirito. di :soggezione Gli ana1chici hanno sviluw>atissimo lo spirito di indipendenza: e questo per una tendenza naturale a giudicare gli altri da ciò che siamo noi_, ci porta a credere e su·p.porre con molto ottimismo .che tutti o quasi tutti gli uomini abbiano quel loro medesimo sentimento e non lo manifestino solo .perch~ im- - pedi ti da circostanze esteriori più forti, e che 'basterebbe il cessare q.ella pressione esterna .perchè il loro sen timen•to di li•bertà prevalesse e desse tutti i suoi benefici frutti. Questo ottimismo libertario non risponde alla realtà; e per lo meno esso vi risponde solo in parte, ed in una parte non troppo grande di individui. Ci sono, certo, non .pochi che sono servi per forza, ma che nel1 'intimo loro protestano contro la violenza più ç> meno aperta che subiscono; B che significa che almeno la loro coscienza è libera. In tal sen59 si jpUÒ essere · liberi spiritualmente anche sotto i peggiori eccessi di oppiessione, anche ,nel fondo di una prigione. Ma non è di questi, che sono certo sempre più numerosi doipo un secolo e più di rivoluzioni politiche -e intellettuali. e reRtono nonostante un~ minoranza, - che io voglio parlare; io mi riferisco alle maggioranze amorfe, che sono serve .per forza e per amore nel medesimo tempo, che accettano la soggezione come cosa naturale; che vi si ribellano anche, qualche volta, quando non ne possono più·, ma che lo fanno colla coscienza torbida, senza persuasione o con la persuasione intima di essere in .fallo o in peccato. La ribelljone medesima, del resto, spesso non è che- l'atto di c}:ti stanco di sopportare una prepotenza, vuole .a sua volta diventare prepotente a danno altrui, senza alcuna preoccupazione di libertà. Ma lo spirito di prepotenza e lo spirito di servilismo non sono antagonistici, ma convergenti: due ruote .di un 1nedesimo ingranaggio, due faccie della stessa medaglia. Questo significa che mentre v'è in alcuni i i teca G·no Bianc uomini un sentimento, un hi~ogno, ùn desiderio di libertà, v'è in altri uomiui una tendenza alla servitù ed alla soggezione. E come v'è corrisipondente al senso di libertà, uno spirito di ribellione e, cortispon<lente al senso di servitl), uno spirito di adattamento· -. questo delle maggioranze e quello delle minoranze - per la stessa forza d'adattamento; che ·è così potente nella vita ed è esso stesso o,n elemento vitale im[)ortantissimo, i ·sentimenti, i bisogni e le tendenze servili non IPOssononon essere sviluppatissimi m una società che si basa aippµnto sulla soggezione politica, economica. e spirituale delle • grandi maggioranze ad infime minoranze, 1 r quqli .sono tali anch-e quando 1 pret-endono di essere le rappresentanti• della totalità. D'onde deriva questa .psicologia da schiavi che è innegabile in tanta .parte <li uomini? Il solo sipirito_ d'adattamento sopra accep.nat-o non spiega tutto o lo spiega solo in un senso molto largo, in quanto l'umanità su-bisce stati di servitù da secoli, ed ha acquisito attraverso tanti secoli uno spirito servile ch'e trowx> difficile sradicare ad un tratto. Si potrebbe anche pe1isare eh' esso sia in certo ~1odo innato nell'uomo, derivante dalla comune animalità. a·ncestrale, ma ·anche questo non è sicuro, perchè mentre alcuni uomini mostrano uno spirito d'indipendenza e di rivolta straordinario, altri invece spingono il loro spirjto servile fino ad un !Punto inverosimile, che neppu~e gli animali manifestano. Ad ogni modo il fatto sta che una tendenza, una mentalità, una 1 psicologia servile esiste in gran parte degli uomini; e la prova più evidente e dolorosa è che i pote11ti della terra la utilizzano in modo quasi perfetto (1), ed al momento o,pportuno trovano a loro dispos~zione delle forze servili volontarie in qu.an-- tità perfino superiore al loro bisogno di do- (1) (( Mi basta, - diceva NApoleono I, - ouoire dei gAlloni sulle maniche di tutti questi repubblicani, p~rchè i più feroci di loro diventino servili •. , ,. ' '

218 PENSIERO E VOL01'fTA, minazione. Di ciò abbiamo visto una manifestazione anche nel recente sciopero in-= glese. Il così detto crumiraggio che aumentava ogni giorno aveva, intendiamoci, mo1te Hltre determinanti economiche, ,politiche, occasion~li, ecc., ma accanto ad esse non eser- <.:itava una in,fluenza minore questo spirito · da servi, da u?mini che si sentono minorenni, che sono a disagio se non c'è gente che pensa e decide per loro e li guida, sia pure col bastone del policemen. Eppure f'Inghilter.ra passa iper essere il [)aese dove lo spirito -di indipendenza personale ,di libertà indi \·iduale, è più svilu,ppato ,nel mondo! * * * So che un editore amico sta per ripubblicare, se non l'ha già fatto, il libricino sulla « Servitù volontaria >> del La Boetie. In pieno secolo ventesimo la lettura di questo gioiello letterario del Rinascimento, benchè vecchio di quasi quattrocento anni, potrà illuminare parecchio le menti su11'::.rgomento che qui c'interessa. Lo 5ipirito di soggezione e di servili.smo si manifesta, naturalmente, n1olto di .più, quasi direi in modo anormale e patologico, nei periodi di depressione morale, ch·e seguono le grandi crisi sociali, sia economiche che po- ' litiche, le gr.andi guerre, le rivoluzioni abòrtite, ecc. La miseria che fiacca le energie e fa prevalere i bisogni materiali su quelli 5ipirituali, le persecuzioni e le coercizioni politiche che esasperano le coscienze già libere· ma impediscono che la coscienza di libertà si diffo_nda, la stanchezza generale che segue certi rivolgimenti e diventa nei più stanchezza nervosa -e mentale, ecco altrettanti fattori materiali e morali dello Sipirito di rinuncia e di sotto1nissione cieca. E' <lessa la depressione spirituale che caratterizzò il primo Medio Evo, che il Carducci scolpì in versi magistrali nell'ode Alle fonti del Clitunno. Roma più non trionfava, quando torme di. schiavi volontari fecero un deserto dei caIIljpi de1 lavoro umano e dei clivi memori d'impero, e, n1aledicenti .alle opre della vita e dell'amore ,discesero ebbri ' . di dissolvimento nelle città e supplicarono a Dio di essere abbietti. Gli è che l'urnanità era stanca ,a m·orirne, esangue e fiaccata fino a11'esaurimento da secoli di guerre, invasioni, distruzioni e stragi che si succedevano la una all'altra, senza concedere si può dire un giorno di respiro ai popoli sottoposti a quella specie di martellamento di dolore e di morte. ~n proporzioni per fortuna quasi sem.pre miBìblioteca Gino Bianco nori, con altri caratteri, con manifestazioni diverse, ad og.ni grande crisi sociale succede per solito un periodo di servilis1no : così nella Grecia antica dopo le guerre del Peloponneso, così in Roma dopo la guerra civile finita con la sconfitta dei Gracchi e 1Più ancora do.po le guerre civili dal tempo di Silla fino al1a disfatta di Bruto a. FilipiPi. Non altri1nenti con la fine del Rinasci111ento in Italia ' dopo le guerre e invasioni straniere del secolo X~I; non altrimenti, nel 1815, dopo gli enor1111salassi delle guerre Napoleoniche. Ci son dei mon1enti, insomma in cui nella . . ' storia, chvenuta pantano di fango e di sangue, le povere ranocchie umane conie nella . ' 1n1mortale favola di Esopo, chiedono a· Giove nn re e non si contentano di un re travicello n1a vogliono il re, il dittatore, l'imperator; dal pugno di ferro che le costringa con la forza, che le n1artorii anche, 1na in11 pedisca loro la fatica di pensare •con la propria testa che _rispar~i l?ro i! grande sforzo di gover: n~rs1 de se, d1 decidere da sè il proprio destino. ·Nella Bibbia, nella prima parte del libro di San1uele, v'è un capitolo pieno di significato, I 'VIII., in cui è descritta la fregola venuta agli Ebrei di avere un re. Essi supplicano Sa1nuele che ne cerchi uno: « costituisci saipra noi un re che ci giudichi come hanno tutte le altre nazioni· e la cosa dis.pi,acque a Sa111uele, ed egli fece orazione al Signore ». l)io risponde, con1e persona seccatissima: « Va bene! nGn si accontenta110 di avere 1ne con1e re e ne vogliono uno in carne ed ossa? Contentali e se ne pentiranno! » Allora Sa111uele cere.a di perst1a{lere gli Ilbrei a restar liberi : « Badate ! il· re piglierà i vostri figliuoli per aggiogarli al suo carro, per arare 1 suoi camll)i e fabbrioare le sue armi ed ar11esi; egli piglierà le vostre figliuole; piglierà a11chc i vostri campi, le vostre vigne, i vostri 111igliori uliveti, ,per donarli ai suoi servitori· , torrà -le decime, per pagare i suoi uffiziali; vi strapperà i vostri asini, le vostre gregge, e voi sarete dei servi. Allora griderete contro il· re che avrete voluto, rna sarà troppo tardi. « Ma gli Ebrei insistono e Samuele u12ge re Saulle, giovane e bel]o, il più bello e il più alto fra i figliouoli d'Jsraele, e ]o presenta al popolo che pieno d'allegrezza grida: viva il · re ! Ma più tardi le previsioni di Samuele si· avverano, é 11erfino Iddio si pente d'aver -lasciato elegg.ere re Sattlle (1). (1) In questo episodio biblico si rivela anohe Ja gelosia <lel!e caste eacer~o~a.li ebrai~he, alleate bensì ma sempre rivali del potere c1v1le. I. f.

• PENSIERO E VO~ONTA' Quante volte si è ripetuto attraverso fa sto- nella loro atonia, essi insorgono furibondi ria questo episodio, senza neppure il conforto contro ogni ,pensiero ed ogni critica, e ·chie· pei popoli di avere .per dominatore « il più dono come i dom,enicani del SeicPnto, che il. nello e più alto di tutti » come Saulle ! braccio secolare li liberi dal fastidioso ,pungolo Quante volte le ranocchie umane, vogliose di di chi cerca di svegliare dal torpore 11loro cer., un dittatore, e malcontente della !Prima testa vello. 1Cosi impongono intorno a sè il silenzi<>. di legno loro donata da Giove, si sono viste .,. Sarebbe erroneo il credere che un fenom-eno· 111andare dal nu111e irato un feroce serpente _di questo genere possa, al prjn10 mutamento che ]e sterminò e divorò! n1ateriale della scena politica, cessare come * * * Era ,prevedibile che, dopo l'enorme guerra del 1914-18, l'umanità e più specialmente la Europa· (assoggettata ad uno sforzo indescri- • vibile, a perdite spaventose di sangue, di vite e· di sostanze, a una tensione nervosa e ad una deformazione spirituale senza percedenti) cadesse in una specie di collasso, di cui tutti i germi patogeni avrebbero profittato per dar l'assalto all'organismo non più robusto della civiltà. Era JPrevedibile; e noi l'abbiamo preveduto fino in certi più caratteristici partico-- lari, in quelle -pole111iche disperate ed estenuanti che sostenemmo, dal 1914 al 1918, con tutti gli intervenisti e i partigiQni della guerra n fondo, fra cui contavan10 purtroppo anche degli a111icicarissimi. · Uno dei danni, e non dei meno gravi, che prevedevano era appunto la ripresa, la rinascita dello 5ipirito di servitù e di rinuncia. Un suo lato è il ritorno. alla Chiesa di molta parte di popolazioni, che se n'erano distaccate o erano di fr,onte a lei nella posizione di indifferenti. l\1a non è desso il lato peggiore, al- , 111eno11101nentanean1ente. Più grave mi sembra il fenomeno più proprian1ente politico, di · coloro .che rinunciano v·olontariamente, o per lo meno non si curano che loro siano strappate, tutte le libertà ,parziali, per quanto anodine ed aleatorie esse fossero, che erano state acquisite attraverso due secoli circa di pensiero e d'azione in tutta Europa. C'è della ge1ite che si rifiuta di -pensare, di discutere, di ragionare, anche se non è id iota· -e aspetta che· le idee le siano an11na11 it e belle e pronte da un'autorità superiore, e in tnancanza d'altro ritira fuori ]e içlee più ammuffite e puerili del passato -e le accetta I t>et· buo11~. Peggio -ancora t accetta come idee delle vecchie frasi fatte senza significato, delle parole vuote di senso, delle stravaganze insulse, perfino dei gridi inarticolati e <lei gesti ! E poichè, se vi sono. di quelli cht~ per sistono a pensare col loro cervello e ad esercitare il loro spirito- critico, il pensiero e la critica di costoro li sconcerta, tt11"hae ferisce liot e ino Bianco -per un colpo di bacchetta magica. Lo spirito deleterio che abbiamo denunciato si travesth·à in altre forme, servirà ad interessi op[>osti agli odier-ni, ma rimarrà -e continuerà a · ,produrre i· suoi malefici effetti fin che non sia stato vinto o ridotto ai minimi ·tern1i11i. Una prova anticipata di ciò l'abbia1no nel fatto che tale fenomeno si manifesta non soltanto in mezzo a coloro che noi siamo soliti relegare tr.a i nemici della libertà e del .proletariato, ma anche tra elementi a· noi assai vicini. che se ne dicono e credono sinceramente gli amici. 1 Certo successo delle ten- ' <lenze più autoritarie e -delle idee e n1etodi dittatoriali tra i rivoluzion,ari del socialisn10 è l'indice appariscente del fenomeno cli cui . . c1 occupiamo. Persino alcuni anarchici non sono esenti del tutto da questa mancanza del senso di libertà, - mancanza che, n1entre da un lato si rivela nella inso_fferenza delle altrui opinioni e in metodi pole111ici ingiuriosi verso gli stessi compagni, d'altra parte ha una sua manifestazione negativa nell'inerzia in cui 1nolti cadono quando altri non li ecciti e sproni energicamen!e. Io sono stato 11101to in11 pressionato, per esempio, da un fatto particolare che ho visto da vicino. Un n1io a1nico, giovane intelligente ed attivo anarchico finchè le circostanze pern1isero lo svolgersi d'una attività anarchica pubblica ed organizzata, non . aippena cessò su lui l'influenza di questa ed ogni con1pag110 dovette cercare in- sè lo spirito d'iniziativa ed i1 fulcro della l{)ròpria attività, cadde nell'inerzia più com.pleta e di li a poco entrò nel Partito Comunista. Appena qnivi, fu ripreso da un'attività febbrile, divenne uno dei più energici esecutori degli òrc1ini clcll'esecutivo del suo partito, e vi" guadagnò tante perse- ·cuzioni quante non se ne era 111aimeritate con1e anarchico ! Natnraln1ente questo ed altri fatti consi1ni1i si debbono non a nna- sola causa ma a rnoltc e con11 p1esse. ì\lia nel fatto che ho ci-· tnto non si pnò negare che una delle cause, e · .. non delle meno importanti, sia stato lo spirito •

PENSIERO E VOLON1".A.' di servilisn10, di sotton1issione, di ubbidienza cieca o quasi. Tale 111ancanza di spirito di autogoverno, di decisione, di iniziativa e di res.ponsabilità, 1nalgrado le premesse teoriche, predisponeva quel 111ioatnico più ad · essere dittatoriale che anarchico, e quindi a n1ilitare in- un partito che non costringe a pensare e a decidere da sè il <la fare, n1a traccia ai suoi adepti bella e pronta la via e ]e decisioni da esegui re senza discutere. * * * Conosco di quelli che possono essere tentati da quanto ho eletto sopra, a confondere lo spirito di soggezione con quello. di solidarietà, di associaziont!. .Rssi ~tnmett~1eb·· bero grave errore·. L'idea di libertà (della libertà per tutti, naturaln1ente) è inseparabile dall'idea di associazione, con1e non si conce- !l)Ìrebbe il più prezioso dei liquo1.:ì senza un ·recipiente qualsiasi che lo contenesse e il 111czzocon cui lo si poss;l portare· alle labbra. Il servo che ha e conserva ani1no di servo non ha bisogn~ di organizzazione e non la ama; il vincolo, anzi la catena che l'avvince al giogo gli basta, e di fronte agli altti servi, finchè non si desti in lui un senso dì rivolta e di fraternità, resta individualista nel [)eggiore senso della parola. L'ubbidire lè per lui con1e un'altra specie di libertà: quella che lo as~olve da ,ogni responsabilità sua !Propria, che lo libera dal bisogno di pensare, di scegliere tra il bene e il male, di riconoscere un suo dovere morale. Egli scarica tutto ciò su] padrone, e sente ripugri.anza · per un'organizzazione· che al padrone 11011potrebbe piacere e che a lui ilnporrebbe doveri imbarazzanti, · prima <li tutto quello d'imparare a fare da sè. Viceversa qu.ando il servo comincia a desiderare ·d'associarsi ai suoi simili, vuol dire ,. che sta spiritualn1en te facendo il primo passo verso la liberazione. Lo spirito servile e di soggezione, ritPeto, non può sco_mparire tutt'a un tratto. Possiamo bensì vincerlo e spegnerlo in noi stessi, in alcuni, <lin1inuirlo o attenuarlo in altri IPer n1ezzo della educazione, della persuasione, dell'ese~1pio, destando ed accendendo nei cervelli e nei cuori lo spirito contrario. Ma finchè durano le condizioni ambientali, in cui tutto si basa su l'autorità dell'uo1no, sarebbe vano attend.ersi risÙltati troppo vasti in senso libertario. Pure quel po' eh' è possibile fare non si deve trascurare; Biblioteca Gino Bianco n1a si deve tener presente che una educa ... zione al sentin1ento di libertà non è possibile o non può aver rìsultati efficaci che se sia perseguita per le vie della libertà, in attesa che un an1biente di libertà possa farle raggiungere lo sceipo massin10. Ma intanto coloro che sono riusciti a realizzare la propria liberazione interiore, forzata111e11tepiccola minor~nza, debbono chiudersi nella torre d'avorio della -propria co- . scienza, trascurando tutti gli .altri che sono riusciti a liberarsi della psicologia e mentalità ·di 111i~orenni e di sudditi? Non è al contrario necessario di utilizzare anche queste forze ancora g reggie e incomtPlete, sia per afi-finarle, sia 1per tentare col loro aiuto <li trasforn1are l'an1biente? La minoranza delle coscienze libere ha tutto l'interesse di seguire quest'ultìma via, di non isolarsi, · non foss'altro per attrarre a s\è quante altre coscienze sono suscettibili di destarsi dal torpore in cui giace il gregge e di separarsi da questo. Nè le coscienze si liberano tutto a un tratto e completamente, ma la loro liberazione avviene per un graduale· spogliarsi degli abiti e pregiudizfi del servilismo; e spetta a quelli che hanno già conquistata la propria indipendenza spirituale- l'aiutare i pri1ni nell'ardua e faticosa salita verso le cin1e della libertà. . Tenere intanto avvinti a sè costoro per 1nezzo della simpatia, del sentimento, della loro 111edesima bo'ntà originaria, è una ,necessità per la causa della comune emancipa-· zione. Nelle brganizzazioni libere, sia operaie sia anarchiche, essi si eserciteranno intanto all'uso delle libertà più elementari e parziali, che desteranno in loro sempre più forte la sete d'una liberazione totale. L'organizzazione libera può servire assai utilmente a due fi.ni, ugualmente inscindibili dalla superiore causa della libertà: utilizzare le forze gregarie, originariamente · buone, ma che abbandonate a sè, disorganizzate, non si libererebbero mai e sarebb~ ro assorbite e adoperate contro 1.1a libertà da altri partiti e n1ovimenti autoritari (1); e proseguire su loro e in torno a loro, anche (1) Ricordo ohe nel 1919-20 più d'un anarchico buono e generoso, venuto da poco all'anarchismo e ancor pooo dotato cli discernimento e di spirito di iniziativa, fu 4C utili.z. zato > assai male da element,i degli altri partiti sooiali1ti oppure si lasciò guida.re da scervellati, senza criterio, quando addirittura non oadde vitt.ima di agenti provocatori, e· fu oosi nel modo piil crudele saorifioato per sempre, mentre • avrebbe potut,o attraverso l'organizzazione rendere servigi preziosi allora e poi alla causa libertari a. Z. f.

.. PENSIERO E VOLONT/\' 22l per loro mezzo, con l'esercizio [>rat_icoe continuato dell'associazione _libera · quella educazione alla libertà che non si eria raggiuufa abbastauza con la sola pro_pagan<la. Illudersi di trasformare l'an1biente e vin- - · cere le resistenze che lo ·spirito servile oppone alle tençlenze libertarie, soltanto co11,a pro[)aganda, l'educazione e l'organizzàzione, sarebbe follia: ben altro occorre, cui 1netter n10no con saldezza di cuore e viri- ]ità d'intendin1-enti ! Ma d'altra parte chitidere gli occhi su tali resistenze, ignorare le difficoltà che oppon~ ai progressi dell'idea libertaria questo 5ipirito di servilismo ancora tanto difftfso nelle stesse n1asse che più avrebbero interesse di liberarsi, potrebbe condurre le 111inoranze più audiacì e generose a dare in utiltn-ente e disastrosamente . con la testa nel 1nuro, contr<>i un ostacolo cioè eh e bisogna cercar :priina di scalzare quanto più è possibile. E ciò è possibile, solo che la, minoranza attiva proceda con gli occhi aperti e non trascuri nulla, non soltanto per propagare delle_ teorie di libertà, ma eziandio !I)er ri- . svegliarn_e intorno a sè il sentimento e il bisogno, sì che per un numero sempre più grande di uomini ]a fibertà diventi, com'è già .per n-oi, un elen1ento di vita altrettanto necessario che il pane e l'a~ore. l-JUIGI FABBRI. Demoliamo. E poi~? A proposito della recensione ch'io :feci nel numero 9 di Pe11,s1;eroe Vulcntà del libro di Galleani « La fine dell'anarchismo 1 » il compagno Benigno Bianchi mi scrive: « Credo che non ti rincrescerà se ti scrivo per 1·ichiamare la tua attenzione su un tuo periodo che potrebbe provocare malintesi incresciosi. Intendo par lare del secondo capove1~;0 delle parola del Galleani ripoi:tate nel tuo articolo. u In detto passo il Galleani dice della neces ... sità di sgombrare ai nepoti il t~rreno dai pre ... giudizii dai privilegi dalle chiese, dalle ga- ' ' . lere, dalle caserme, dai lupanari, ecc. E' per ... eiò necE>ssario distrugger.e e non costruire. « Tu rispondi candidamente che sarebbe r,-_ dicolo, e morta.le se s1·. facesse davve~o·, il vole,r di.st1·11,ggere tutt1· i forni n1alsani, tutti i mi,- lim anti-economici, tutfp le cultit•re arretra te, rirnettendo a,: posteri la cura di cercare ed applicare nietod,,," ·1nigl ior i . per coltivare il grano, Per far la farina e cltoce1re il pane. « O buon Errico, il cuocere il pane, in un modo o nell'altro, è indispensabile, come è necessario coltivare -il grano e macinarlo ed il voler distruggere questi mezzi come altri consimili, più che l'essere ridicolo è vera paz .. zia! << Quin.di queste cose si rinnoveranno, si tra ... sformeranno, si perfezioneranno; ma non vorrai mica rinnovar~ e perfezionare le galere, 1~ chiese, le caserme, i lupana1·i e nemmeno i monopoli ed i privilegi di cui parlava il Galleani. Bi liotecaGi o Bianco << A me pare che il paragone non regga e conseguentemente cade tutto l'ordito dell' ar:- ticolo critico in parola. « La serietà della Rivista e l'autorità della tua parola mal sopportano questi stiracchiamenti polemici ». ' N atural•mente le osservazioni del compagno Bianchi non mi rincrescono punto. Al contrario. io lo ringrazio di avermi fornito l'occasione di ritornare sopra una questione ch'io ' considero di vitale importanza per Io sviluppo e la riuscita del nostro movimento. Lasciamo da parte Galleani. Se l'ho male interpretato egli può dirlo meglio di chiunque altro, ed io sono sempre pronto a fare a~enda. Discutiamo l'argomento in sè. L'esempio del pane da me citato par~ al Bianchi uno stiracchiamento polemico : a me invece sem~ra calzante. Io ho l'abitudine (rion so se è un pregio o un difetto) di cercarb sempre esempii e·lemen.tari, semplici, direi anche grossolani, perchè essj scartano tutti gli artifici1 retorici e mettono a nudo il nocciolo delle questioni. I mezzi per fare j l pane sono indispensabili, quindi, dice il Bianchi, sarebbe pazzia pensa ... re _alla loro distruzione anziché al loro perf e, zionamento. Ma il pane non è la sola cosa indispensabile; - io dico anzi che sarebbe molto difficile trovare una qualsiasi istitu· zione attuale anche fra le peggiori anche le ' , galere, i lupanari, le caserme, i ·privilegi i monopoli, che non risponda diretta o indiret- ..

PENSIERO E V·OLON'fA' ---- ---------------------------·-·-·- ·--- ------. tamen te ad un bisogno sociale e che sia possibile distrùggere realmente e permanentemente se non si sostituisce con qualche cosa che soddisfi n1eglio il bisogno che l'ha generata. Non mi domandate, diceva un compagno, che cosa sostituiremo al colera: questo è un n1ale, ed il male bisogna distruggerlo e non sostitui1·lo. E' vero, ma il guaio è che il colera perdura e ritorna se non si sostituiscono condizioni igieniche miglìo:ci a quelle che per, n1ettono il sorgere ed il propagarsi dell'infe, . z1 one. Il pane e una cosa necessaria, siamo d'accordo. :iVIala questione del pan& è più complessa d1 qµello che può sembrare a chi vi ve in un picco]o centro agricolo e magari produce egli stesso il grano necessario alla sua f ami .. glia. Fornire il pane a tutti è un problema che abbraccia tutta quanta l'organizzazione _sociale : il modo di possedere e di lavorare la terra, i n1ezzi di scambio i trasporti l'irn. , ' portazione del grano se quello che si produce nel paese è insufficiente, la distribuzione tra . i varii centri abitati e poscia tra i singoH consumatori; vale a dire irnplica le soluzioni da dare alle questioni della proprietà, del valore, della moneta, del con1n1ercio, ecc. Ogg1 la produzione e la distribuzione del pane si fa in n1odo che i lavora.tori restano sfruttati ed umiliati, i consun1atori vengono derubati, t' a spese dei produttori e dei consumatori prosper3. tutto un esercito di parassiti. Noj vogliamo invece che il pane si produca e si distribuisca per il n1aggior bene di tutti, sen~ za sciupio di :forze e di 1nateriale, senza oppressione di alcuno, senza parassitjsmi co11 ' giustizia, e con bontà; e dobbiamo cercare 11 modo di realizzare la nostra aspirazione o , quanto più è possibile, in un dato momento, di quella nostra aspi razione. I 11epoti faran .. no certamente megljo di noi; n1a noi dobhia. 1no fare come sappia1no e possian10 - e farlo subito, il giorno 8te~so della crisi, poichè se, per l'interruzione del servizio ferroviario, o le 1nanovrr dei padroni tnugnai ~ fornai, o l'0eculta1nento del prodotto, i grandi centrj venissero a 1nancare di pane ( e altre cose di prima necessità.) la rivoluzione sarebbe perdu~ ta e trionferebbe · 1a reazione, sotto forma di restaurazione, o sotto forma di dittatura. Distruggian10 i 1nonopod 1i; ol'tòt t,rolo. M~ i 1nonopolii. quando non sieno 9ueìli dei bot·- tonein i da camicia o del rossetto per le labbra di ce1·t~ signorine, i grossi rnonopoli (acqua, elettricità, carbone, trasport 1 di ter• ra e di 1nare, ccc.) rispondono· seu1pre ad u.t1 s·ibliotecaGino Bianco , serv1z10 pubblico necessario; e non si distrug. gono quei monopoli, o se ne produce il sollecito ritorno, se nell'atto stesso che si mandan via i monopolisti non s1 continua il servizio e, possibilmente, in 1nodo migliore di quello che avveniva sotto di loro. Bisogna abolire le galere, questi tetri luoghi di pena e di corruzione dove, mentre i de... tenuti gemono, i guardiani si fanno il cuor6 duro e diventano peggiori dei guardati: d'.ac_ cordo. Ma quando si scopre un sàtiro che stupra e strazia dei corpicini di povere bimbe> bisogna pur provvedere a metter lo in istato di non poter nuocere, se non si vuole ch'egli. faccia altre vittime e finisca poi coll'essere linciato dalla folla. Ci penseranno i futuri 't No, dobb_iamo pensarci noi, perchè questi fatti avvengono oggi. Nel futuro, speriamo, i progressi delia scienza ed il mutato ambiente 1!'7ciale avranno rese i1npossihili quelle mostruo-- sità. Distruggere i lupanari, questa tur1Je vergogna umana, vergogna più per chi ne r-;ta fuori che per le disgraziate ehe vi stanno dentro : certamente. Ma il lupanare si riformerà su- . bito, pubblico o clandestino, sempre che vi saranno donne che non trovano lavoro adatto e vita conveniente. Quindi necessità di un'orga .. nizzazione del lavoro in cui vi sia posto per tutti, e un'organizzazione del consumo in modo che tutti possano soddisfare i loro bisogni. Abolire il gendarme, quest'uomo che protegge con la forza tutti i privilegi ed è il simbolo vivente dello Stato• d'accordissimo l\ia . . per potere abolirlo permanentemente e non vPderlo rico1n1Jarire sotto altro nome ed altra uniforme, occ0rre saper vivere senza di esso. cioè senza violenze, senza sopraffazioni, senza ingiu~tizie, senza privilegi. Abolire l'ignoranza: d'accordo. !vla evidentemente bisogna prima istruire ed educare, e prima ancora creare <!ondjzion1 sociali, che pern1ettan 0 a tutti di profittare dell'educazione e dell'istruzione. « Lasciare ai nepoti una terra senz3; privilegi, senza chiese, senza tribunali. senza lupanari, .senza caser1ne, senza ignoranza, senza stolide paure ». Sì. questo è il nostro· sogno e per realizzare questo sogno noi combattiarno. Ma questo significa lasciar Joro una nuova organizzazione sociale, nuove e migliori condizioni 1norali e materiali. Non s1 può sgom~ herare i] terreno e lasciarlo nudo, se su di esso debbono vivere degli uomini: non si può di .. struggere il male seuza so8tituirvi il hene, o almeno qualche cosa che sia 1neno n1ale. •

• • PENSIERO E VOLONT-J\.' 223 . Non ~i tratta d'imporre nic;ute· a1 nepoti. E' da sperare, ripeto, ch'essi faranno meglio dì noi ; ma noi dobbiamo fare oggi quel ohe ·sap, piit1no e possiamo, per vi vere noi, e per lasciare ai nepoti qualche cosa di più che belle parole e vaporose aspirazioni. E' uno stato d'animo che, malgrado molta propaga!) da in contrario, persiste anco;a in parecchi compagni e che, secondo me, sarebbe urgente cambiare. La convinzione, che è anehe la mia, della, necessità dì una rivoluzione per eli1nìnare le . forze materiali che stanno a difendere il privilegio e ad impedire ogni reale progresso soeiale, ha fatto sì che mo-lti han dato importan .. ia esclusiva al fatto in8U1Tezionale senza, pensare a quello che bisogna fare perchè una insurrezione non resti uuo sterile atto di violen , za a cui poi verrebbe a rispondere un altro atto di violenza reazionaria. Per questi compagni tutte le questioni pratiche, le questioni di° organizzazione, il modo di provvedere al pane quotidiano sono oggi questioni oziose: sono cose, essi dicono, che si risolveranno da sè, o le risol verann_o i posteri. Ricordo il 1920, quando ero incaricato della direzione di Uman1ità 1Vova. Era l'epoca in cui i socia.listi cercava110 d'impedire la rivoluzione, e purtroppo vi riuscirono, dicendo che, 1n caso di movimento insurrezionale, le comunicazioni coll' estere sarebbero interrotte e che saremn10 morti tutti di fame per mancanza di grano : vi fu perfino chi disse che la rivoluzione non si poteva fare perchè in Italia non si produce cauccit1 ! Io, preoccupato della questione essen_ ziale dell'alimentazione e convinto che la deficienza di grano si poteva compensar~ utilizzando tutte le terre disponibili per la cultura di piante e semi nutritivi a rapido sviluppo, pregai il nostro compagno dottor Giovanni Rossi, agronomo provetto, di scrivere una serie di articoli con nozioni pratiche di agricoltura dirette appunto allo scopo che avevamo in vista. Il Rossi gentilmente lo fece. Era cosa evidente.ment~ utilissima; ma era cosa pratica e perciò non 1-')iacque a tutti. ,ri fu un compagno, irritato perchè io gli avevo rifiutato l'inserzio, ne non so più se di una poesia o di una novel, la; il qua.le mi disse bruscamente: « Già, tu preferisci che in l]manità Nova si par li di ara, tri, di ceci di fagioli di cavoli e simili scior- , ' chezze ! ». Ed un altl'o compagno, che la pretendeva allor:t a super-anarchico, tirava incoscientemente la conReguenza logica di quello stato d>animo. ibli0teca Grno • 18 CO Messo colle spalle al muro in una discussione, come quella che :facciamo adesso, mi rispose: « Ma queste sono cose che non mi riguardano. A provvedere il pane ed il resto ci debbono pensare i dirigenti ». E la conclusione è proprio questa: O alla riorgan1 zzazione sociale ci pens1 amo tutti, ci pensano i lavoratori da loro stessi. e ci pensano subito, mano mano che vanno distruggendo il vecchio, e si avrà una società più umana, più giusta, pii1 aperta ai progressi futuri; o ci pen, seranno « i dirigenti » ed avremo un nuovo governo, ·che farà quello che han :fatto sempre i governi cioè farà pagare alla massa gli scarsi ' e cattivi servizi che rende, togliendole la libertà e lasc1 andola sfruttare da parasRiti e priviJegiati di tutte le specie. .ERRICO MALATESTA. Còsndi etaozni i sulal'rte l\{i affretto ad avvertire che, parlando di arte, non ho cert~ la pretesa di dire cose: nuove. n1aL grado ne sia così va.sto il campo, innumerevoli Je n1anifestazioni e 111ultiple le coucez1on1. \' 01Tò se11Jplioemente precisare alcune idee che ho fatte 1ui~, e non altro. A.nzitutto, io credo con Riccardo Wagner, che fu uno dei più gradi genii artistici, che bisogna ,, approfondire il significato deil' Arte come ri. su.ltato della vita comune, riconoscere nell'Arte un prodotto sociale ». Per W agner, potente individuali ta co1ne .poche ve ne sono :state al mondo~ l'Arte non può essere che la manifesta_ 7.Ìone di un 1anima colletti va: « ·l'espressione lih€- ra di una comunità libera, - egli dice, -. perchè la vera Arte è la pitt alta libertà e no11( può proc;lan1are che, la libertà più alta, non può lasr-iar nascere alcuna autorità, alcun potere, in una parola niuna forza antiartistica ». Que<:-ta concezione non è altra cosa che la fu_ . ione armonica delle dne grandi icl€e di solida- . riotà e di libertà: C'he· precisamente l'Anarchia cercv. di realizzar,e 1 111 t,11tti i campi della vita umana. * * * La. più alta manifestazione dell'Arte che il n.ondo abbia conosciuto fu il teatro greco, che associava poeti, artjsti, mi1ni, tragici, cantori, danzatori ed una folla enorme1 di trenta mila spettatori in uno s~sso culto della bellezza delle forme, del1a grandezzti dei sentimenti e della più nobile gioia. Quelli che sognano un'arte aris~ratica, ac-

224: PENSIERO E VOLONTA' oessibile solo a pochi eletti, s'ingannano s1ngo.. larmente•. « L'Arte è la gjoia di essere .se stesso, di vivere, d'appartenere ttd una comunità », af_ ferma il 1neraviglioso poet.1, delia Tet1.~a1ogia. Ed aggiunge, per spie,gare i periodi di decadenza: « Poteva forse esistere un'arte reale e .sincera l~l'ddove iessa scaturiva, · non dalla vita come eapressione d'una comunità libéra e cosciente di se tessa, ma da una vita posta. a servizio di potenze ostili al libero sviluppo deUa comunità, e eh.e per conseguenza, doveva essere trapiantata arbitrariamente da contrade straniere? cc Certan1ente n~. Eppure noi andiamo vedendÒ che l'Arte, invece di ]iberarsi dai padroni quasi convenienti com'erano la. chiesa spirituale e i principi istruiti, si vende corpo ed anin1a ad una padrona molto peggiore: l' IndU$tria ». L'idea. dell' ,,.i\.rte così a ppa.re identica a quella rlella .morale.: &Ssere anzitutto se stesso, vale a dire sviluppare e perfezionare la sua' personalità fisica ed intellettuale, ma per poter poi 1neglio viYere e appartenere alla comunità. Qu€sta idea, €sposta da noi che cerchiamo · di far penetrare nelle masse, s.enza ILai sepaxarle, le due nozioni <li libertà e di solidarietà 'potrebbe sembrare aprioristica; ma è evidente che ciò non si può dire per W agner, il quale non si proponeva alcuna propaganda: €gli afferro.ava sempllcen1ente le condizioni che sentiva più proprie al- . l'esplicè1zione del suo genio. * * * Ho tro,?ato 1' op i u ione <li ,v agner. del carattt~re ~ssenzialrr1ente popolare dell'arte, confermata in un articolo polemjco di Pela,dan, il celebre autore di numeros,e opere di estetica. 11 I(ae1nplfeu, uno svizzero direttore dei Musei Nazionali a Parigi, aveva proposto di mettere una tassa d'ingress•J al Louvre; e• ne dava rtU€sta 1agi on e: « Checchè si faccia, ]a tacolt.à di sentire perfettairLE>nte le ben~ opere, il dono di gustarle, il buon gusto, non saranno mai che il privilegio di un piccolo, d'un piccolissin10 nuJn(•ro. L' 1mportante è di arricchire il Louvre ». Pe·lada11 rispose vivacen1ente che arricchire il Lcuvre s1gnificava in realtà arricchire i mercan_ tj cl~lla via, Laffitte ed il trust ·preparato dalla <:nsa Durand-Ruel. Ma, aggiungeva, « è forse in1eressante el.e·vare ]a discussione e mostrare stA>ric·arr,ente che, al contrario del1'01piniòne dei funzionari. l'arte è destinata a tutti: Ruskin 1·esterà ;m1nortale pe-r aver osato dire che il ..B. ello appartiene al dominio sensibile. L'opera d'artP è fatta per gli ignari, gli ill<'ttera1,i, i s~1nplici e i poveri, per qllelli che non hanno Biblioeca Gino Bianco libri. Il tnedio-evo chia1nava le spulturc dei suoi .portici e le pitture de' suoi V€tri, la Bibbia del popolo. Senza erudizione, anche senza istruzio_ ne, si :ruò sentire la bellezza. Il gusto medesimo non è che un'abitudine di seJJ.sibilità che si rialt i1na dinanzi al sub]in1e, e, che soffre, s'accascia e fugge clinanzi alla hruttezza. La lingua delle forme costituisce la comunione .delle anime. La rnoltitudine dei ]avoratori che, fatalmente morrà senza aver letto Esiodo e Pindaro nè aver ' cn1npreso Dante o Goethe, può almenò sentire Fidia_ ,e Prassitele, e arr.. mirare l'inferno e il pa_ radiso dei veRtiboli e degli affreschi ,, . Eh sì, v'è un istinto non meno importante. dE•lla scienza, per l'Arte. E' per ciò che spesso ci vien fatto· di ammirare delle opere ingenue che non testimoniano :tlcuna cognizione, ma unica111ente una ·squisita sensibj}ità, ed alle quali l'ingc,nuità Joru mede~d1ì1a dona un singolare in_ · canto. * *·* [n Italia, una signora ~he aveva avuto l'idea di ricercar~ fin nelle più umili capanne i ricanll eh;; le contadine dei villaggi facevano da se stes ... se. vi scoprì dei veri tesori che .si riferivano ai f'o~tumi più conu1~ovent.1. Non solo si oostatò che quei ricami raffigura .. vn.no fiori e animali e altri ornamenti tanto S(•mp1ici qua.nto· espressivi, ma tutto uno strano ~i1nbolisn10 artistico è stato in tal modo rintrac_ e-in.tu. Di generazione in generazione le donne ave-vano conservato il cootume di mettere sulla <·ulla de] neonato, su] letto della oom.unicante, del1a fidanzata, della giovane sposa, della partoriente e infine dei lliorti, delle coperte che eSse si prestavano l'un l' altra. 1 raa te secondo le circostanze più salienti della vita. diversam~nte rica_ €: gli avvenimenti Senza dubbio v'era quivi tutta un'arte assai poco sapiente, ma quanto rornmovente! * * * Gabriel Séail1es ci ha data questa notevole spiegazione di ciò che dovrebb'essere l'arte p~ po]are.: « Se è vero che l'uomo si compiace a JJ€fl'dersi, a obliare se stesso, eh 'egli ha bisogno d'ur; u ebh1 ezza 7 e che, dal latte fe,rmentato delle giu1nen_ te scite fino al r1ostro ttlcool indust1;al€, se1npre ha cercato un oblio in veleni mièidiali, bisogna --he da besti al.e l'ebbrezza diventi umana e .spirituale <'he, invece di degradare e di abbrutire, Jascia ]ur;idi gli spiriti, valorosi i cuori e gagliardi i corpi. I gre<~i ua rravtt.nQ che al canto· I •

PENSIERO E VOLON1A' 225 di Orfeo: agli accenti della sua lira, le belve uscivano dai boschi attente e aitmaliate, e che anche le pietre si comn1ovevano: ricordo e sim_ bolo della funzione che compirono, fin dalle prime età, la musica e la poesia nella edu~azione dei popoli. La bellezza ammansa la bestia umana, la piega senza che se ne accorga al giogo della rag1u ... ne, mette nell'anin1a un'armonia ed una giustezza che i1a1preparano alla volontà ·deJla giustizia e della pace tra gli uomini ». Ecc>oci informati, così, ~ulla ragione, Ja funzione e lo s~opo dell'arte, sempre considerata secondo il concetto di ,v agner come « risultato della vita comune e prodotto sociale ». Noi non sapremmo altrin1enti con iderare l'arte ' per quanto ciò possa spiacere a coloro che nou vogliono rassegnarsi a non appartenere al numero degli eletti: Eh via t Ricorderò qui i bei versi del poeta ginevrino Duchosal : J' ai di t à mon coeur désolé : Quittons cotte tour de démenoe, melone-nous à la vie immense soyons, dans l'é_re qui commenoe, parm1 les moissonneurs du blé. 11 est, d'autres deuils que les nòtres; et le D'lOt du mystere humain, trop grand pour une seule ma.in, est caohé dans le coeur das autres ( 1 1. Ogni torre· d'avorio è una torre di demenza, e la tJarola del prohlen1a dell'arte, come quella di tutti i problemi umani, è troppo grande 'per una sola mano. Di tutto ciò ebbi l'impressione netta un giorno a Basilea, anun1rando l'esposizione delle opere di Rodin. ·vi ho trovato l'abbozzo di concezioni che rivelavano un gen10 profondo; ma l'esecuzion~ ne er.a troppo grande per una sola ma~o, per quanto possente essa fosse. Alcuni pezzi destinati alle Por. tes de l'Enfer, opera incompiuta, mi hanno sopratutto còlpito. Le porte dell'Inferno, la rappresen_ tazione di tutta la sofferenza di tutto il dolore ' degli uo1nìni, sotto tutti i suoi ·aspetti ed in tutte ]e forn1e; le porte dell'Tnferno, che sarebbero state come quelle della to1nba di un'epoca d'un mondo ' ' d'una storia giunta a,l,la sua decadenza ... Io le concepivo ~ome ·un grandioso 1nonu1nento funebre ad una tragica umanità ormai spenta, P. questa umanità che ha tanto pia1:1to e sanguinato dai secoli maledetti della barbarie fino alla, orribile guerra mondiale, di cui siamo stati i tristi testimonì. (1) " Ho detto al mio cuore desolato : Lasoiamo questa torra di demenzR. 1 mescoliamooi alla vita universale, e siamo nell'eta ohe incomincia, in mezzo a coloro che mietano il grano. Vi sono altri lutti oltre i nostri e il segreto del mistero umano, troppo grande per uno sol&, è racohiuso nei cuori degli altri. ibli teca G·inoBianco Il genio d'un Rodin, dopo aver edificato, cui concorso di tutta una comunità cl' artisti, questi ricorc.h di pietra vi va sfidanti i secoli, non avrebbe soltanto fatta una testimonianza di pietà filiale ma jn . ' alcune figure sovrumane avrebbe additata l'umanità nuova, alftne liberata da tutte le ingiustizie rigenerata dal,1'amore, dalla bellezza e dall'arte. ' * * * 11 periodo istoriço dei 00111uni resterà co~ uno dei IYÌÙ belli dell'Arte. Dopo la tetra notte dell'al1, 0 1nedio-evo, quandQ la civiltà sembrava distrutia per sem,pre, ecco che il lavoro di oscuri opera i realizza in m•eno di due secoli un'opera d'incon1parabile grandezza, d'una beltà 1nagnifica. E ciò non si deve a 9-ualche spirito superiore, a pochi genii, a dei salvatori, ma è J,'opera della folla anonima ' del papolo 1nedes1n10. L'industria l'arte la scienza ' , , tutto progredisce insieme gràzie al con.corso 01 tutti. Il Poeta italiano ha evocato in versi n1agnific 1 i brevi dì che l'Italia. fu tutta un maggio, ohe tutto il popolo era cavaliere. Il trionfo d'Amor già tra le case merlate jn su le piazze lieto di candidi marmi, di fiori, di sole; e e O nuvola. ohe in ombra d'amore trapassi, - l'Alighieri c.antava, - sorridi!•· Gino Capponi, lo storico di Ifirenze, ci narra che gli artisti sembravano scaturire spontaneamente dal suolo; i_lnumero degli eccellenti -era oon_ siderevole e semhrava quasi che non fosse loro possibile far .cose brutte. Essi non conoscevano neppure il \nOme di Arte, come si impiega oggi in modo astratto; l'arte non era çhe l'esercizio di un cestiere di cui 1 maestri insegnavano la pratica; ci ascnno traeva il resto da se ste so . . Più tardi, col Rinasci1nento., qu~ta tra.ordinaria fioritura d' artigiani-art.1st1 f111ì c:ol produrre que' tre genii, - Leonardo: MicheiJ.angelo, Raffaelo, -- che furono un vero miracolo o trionfo della Bellezza. E tutto ciò non si dovette punto alla munificenza dei grandi signori del tempo. L'arte è usçita dalle viscere del •popolo: la pittura è nata nelJe umili botteghe, i grandi scultori erano al principio dei semplici taghiapietre è scalpellini. Del resto i potenti d1 allora rasso1niglia vano spesso a quelJi dei tempi nostri ; ed accone una prova. Leonardo da Vin<;i, in una lettera al duca rlì Milano Lodovico il Moro per chiedergli un impie- · go, non gli parlava di arte, 1na di pezzi d'artiglieria, di fort1ficazioni, di canali, di lavori d'ogui speçie per la guerra; ~ soltanto nel finire gli diceva ,che, ne}i caso e s~ ne avesse avuto piacere. egli avrebbe potuto di'Pingere e scolpire come tuttI gh altri artisti del suo te1npo. Non eran queste uk,

22tt PENSIERO E VOLONT A' time le facoltà su cui egli contava di più, n1ia insomma •egli sapeva bene quel che valeva. Leonardo! *** Riferendo ciò che, a 1nio pa1:ere, è stato detto d1 meglio su questo grande argomento, io non potevo, come si può capire che sfiorarlo appena. l\ila ora , 1 . vediamo di riassu111ere per venire alla collie us1one. L'arte è la produzione del bello; n1a, ben inteso, tutto ciò che è vero, u1nanan1e11te vero, porta in sè un segno di bellezza. Cosi è possibile dar.e dell'arte anche :raffigurando con verità le peggiori brutture della vita, per ispirar11e l'orrOTe. Il ipopolo, il gran produttore, ha già avut~ ed avrà sempre la più grande parte nella produzione dell'arte; ma un rinnova.n1ento artistico non è possibiiLe senza un rinnovamento d1 tutta la vita di u1~ popolo. senza ciò che nel linguaggio 1.unanu s1 chiama una rivoluzione. o1• sono vent'anni circa noi abbiamo sentito, t, vero, parlare d1 un' cc arte nuova »; n1a. non f~ che la ,effimera durata d'una moda qualsiasi. Oggi nessuno ne parla p1u. L'arte è la più alta espressione della vita; e ~e aoohe è dato a qualche raro genio d1 affer1narsi ne1 più tetri periodi 'della storia, ciò non è possibile che jn forza di una grande aspirazione, di un potente anelito di liberazione e di redenzione. E' c!>SÌ che, riportandoci ai ten11 pi in cni il MuriNo ideò la sua Assunzion:e, noi non possiamo più vedervi che la stessa coscienza umaua, la quale s1 e!È:L va al di sopra di tante inf a1n1e, in mezzo ad una corona di fanciulli giocondi che sim,bolizzano una vita nuova. L'arte non saprebbe avere un dominio suo esiclu.. sivo, poichè bisogna s·e111pre associarla a tutte le manifestazioni d-ell'attività u1nana. Non possia1noperciò concepirla; noi. c-he come espressione d1 libertà e ~olidarietà nel medesnno tempo. Primà ,1a libertà, per ,essere se stesso, nella pienezza delle forze intellettuali e fisiche, po1chè « solo gli uomini forti conoscono l' an1ore, solo l'amore comprende la: bellezza, solo la bellezza for1na l 'Arte ». La solidarietà, poi, gia~hè « la bellezza e la forz.a, con1e fondamento della vita sociale non possono creare ui1 durevole benessere che se apj_)artengono a tutti gli uo1nini ». E quale appello potrei io fare, più eloquente di qnP-llo dell'immortale musicista tedesco? - O fra_ telli 1niei sofferenti di tutte le .classi della .società urr,ana, che sentite covare in voi stessi una sorda coJlera, quando aspirate e liberarvi dalla schiavitù del dana1·0. per diventare uomini liberi, comprendete bPne il no~tro çompito e aiutateci ad elevare 1'Arte alla sua dignità, affinchè ·noi possiamo a nost.ri volta mostrarvi come elevare il n1estiere BibliotecaGino Bianco all'adtezzn. dell'Arte, il servo dell'industria al grado clell'uo1no bello,, cosciente <li se stesso, che, col sorriso dell'iniziato sulle labbra, può dire alla natura. al sole e alle stelle a,lla morte ed all'eter- ' ' nità. Anche voi siete 1n1:ei, ed zo ·sono vostro pa. drone ». In ogni ten1po l'uon10 si è i111n1ortalato sopratntto grazie all'arte. La scienza ocherna puo sorridere del1a scienza infantile di un ten1~0; le cognizion 1 uma,ue au1nentano, si perfezionano, si c;o1ll'pletuno ogni giorno più. Solo certe crea1J1oni dell'Arte non 1nv09ehiano n1ai, trionfano del1a 1norte e conservano l'impronta. dell'eternità. · * * * Il nostro sogno di co1nun1tà Jibe1,e, forti e p1.v1fiche è dunque anche un sogno d'a1nore, di belle~za e d1 art.e. Quale rispo...~ta potremmo noi opporre a coloro che equivocar1do sulla portata dell'azine r1voluzio_ , . naria ten1c>Yano che essa rendesse l'Arte inipossibi- ' le per sempre, 1nigliore di quella che Wagner faceva già ne} suo libro L'Arte e lo, R11:oluzione scritto a Zurigo nel 1849? cc In verità - diceva egli - tale è il ti111ore di più di un ideale amico dell'arte; ed an<:be di più d'un since1·,> an1ico d0gli no1nini, che non ha reaL mente altrn preoccupazione che di conservare la più nobile essenza ·della nostra civiltà. Ma essi n1iisconoscono la vera nntura del grande 1novi•• 1nento soci:lle; lo scopo li devia, a causa deUe teorie dei nostri soçia hsti dottrinari, che si prOlpongono patti in1possibili c·on la società attuale qua1' esc:;a è; ciò che li ing~nna è l'espressione i1nn1e diata della collera ct.ellH parte più sofferente della nostra società, c·ollera che in -rero scatur1sctà da un istinto n?,tur~ le più profondo e pitt no . bile, l'1stin to ùi godere degnamente la vita, di cui l'uomo :1011 vuol pi ti pagare penosan1ente iJ 1nanteni1nento materiale <'On l'esaurirYi tntte le ~ue forze vive, ma d1 ('Ui vuol gustare In gioia da uomo ; ~ dunqu€,, 1n sostanza, l'istinto di svin- · <'Olarsi daUa. situazione di proletariato per ,elevarsj fino aill'unulnità artisti.ca, alla libera dignità unHl na. ~Ia è nrecisa111entè questo 11 con1p_ito deli 'Arte, di far ricou0~cere a qnesto istinto sociale il suo nobile ~igni ficato, di mostrargli la sua vera direzione. Dn1 ~uo stato di barbarie civjle- l'Arte vera nc,n pu0 eleYnr~i alla sua dignità che per 1nezw del grande n1ovimento sociale: essa 1~ :t di co1nune con lui lrj seopo finale, e l'una e ìlalt.-o noi, po~s-ono raggi ungere tal.e s.copo se non sonf1 <l'accordo nel riconosr•erlo. Questo scopo è l'uon10 bello è +orte: c-he 1n R.ivoluzione gli doni la Forza. l'Arte. la Belle7.za n. Sì. tutti gli scopi di emanci 1 pa.zione e di elevazione sono sol1idali, non s1 realizzeranno chE'

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==