Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 16 giugno 1926

231 PENSIERO E VOLQN1"A' lavorare per un padrone, trae dall'illegalis1110 i 111ezzi di vivere e d' en1ancipiarsi, [)aga pri111a o poi con la prigione, il pagno ,o ·1a morte ·violenta la parte eh' egli r:appresenta: constatazione da cuti si •deduce la conclusione che, dal pu11to di vista in,dividuale, l'illegalis1110, lungi dal perm-ettere· all'individuo di « vivere la sua vita >>, lo conduce quasi ~em,pre al sacri:ficio di q.uesta. 2. - Qùasi se111pre inoltre l'illegalista, anche se anarchico, scivola a poco a !l)OCOsul facile pendìo che lo, c-onduc-e a imborghesirsi e a tn1sforn1arsi lenta111ente in urn parassita. 3. - il con1pagno che vive -dell'illegalismo è posto in condizione di rin unci0re ad ogni propaganda attiva; si .allontana a lungo andare dal 1avoro produttivo, di cui si disgusta, finchè arriva, non producendo più egli stesso, a dover vivere dello sfruttan1ento del ·1avoro altrui, caratteristica per dir cosi classica del regime capitalistico. A questo 1 punto la dichiarazione fa delle riserve, per spieg~are in quali casi l'illegalismo può essere ammissibile, e cita in proposito fatti e non1i dell'anarchisn10 francese e italiano del 18,92-94 e ,dell'anarchismo russo del ·1905-06, la cui caratteristica princi!l)ale fu il disinter-essè e l}abnegazione. Inoltr•e avverte che le considerazioni suddette non sono fatte in on1aggio alla n1orale -ed alla mentalità borghese, che· gli .anarchici respin- , gono perchè compr-esi d'una morale diversa e <l'uùa -diversa onestà; quella cioè che ispira alla classe ·operaia il sentimento della sua emancipazione, all'individuo il senso della dignità, ,per giungere alla organizzazione libera del lav•oro umano, in u1 na società fraterna, in cui l'illegalismo non avrà più alcuna ragione d'essere. ·J\1olte altre consi,derazioni seguono (che lasciamo da parte per bervità e per forza ,delle circosta,nze) a quelle suesiposte che abbiamo cercato di riassumere nel n1odo .più chiaro e conciso possibile. Lu1Gr BERTr~N1: La ragione di un cambiamento. - _(LeRéeeil. Ginevra, n. 60 del 17 aprile 1926). L' A. spiega perchè il giornale, da lui com1Jilato e redatto da ben 26 anni, invece di chian1arsi « con1~nista - anarchico>> si chian1ò :all'inizio « s-ocialista - anarchico» e a giorni ca1nbierà di nuovo, non1andosi semplice111en te « anarchico >>. . Co111e si sia sciupata la parola « socialista n BibliotecaGino Bianco che una volta in quasi tutti i paesi latini era sinonin10 di anarchico, tutti sanno. Il giornale ·~•<lottò il norne di << comunis_ta », eh.E conservava a111cora nn senso molto pr-eciso, •poichè nessun !Partito parlamentare lo accettava; 11eppure quello di Lenti.n che si chia, 111ava ancora socialdemocratico. Ma venne La rivoluzione russa, e i bolscevichi andati al potere, che avevano costituito fino allora il -partito socialdemo~ratico russo, non solo han voluto ·chia111arsi partito con1unista, ma hanno imposto a tutti gli altri partiti socialisti loro seguaci delle altre nazioni di 1 pr-endere lo stesso nome. Ed oggi per il .grosso del pubblico, comunista si- _ gnifica sopratutto bolscevico, partigiano delforn1a dà governo adottata in Russia, benchè i dittat·ori ·bolscevichi abbiano più volte dichiarato che quello applicato da loro non è co111unisn10 ,e ciò che era stato chiamato così ' non era altro che una specie di « comunismo di guerra >> della specie <li ,quello cui eran ricorsi più o meno tutti gli stati belligeranti. l\1a disgraziatamente la. stampa di tutto il n1onc1o· si ostina a chiamarli comunisti e inoi, continuando a chiamarci con lo stesso non1e ci sian10 più volte visti rim!l)rove~are ciò che fa o che non fa la dittatura russa. Meglio dunque rinunciare al nome di comunisti, pur rimanendo ,partigiani d'un.a vera !Proprietà c0mu-ne e non statale. .I.~ dir vero Prou-dhon e Bakunin ,nelle loro opere han sen1pre combattuto il comunismo, perchè pri1n.a di loro questo s'era affermato solo con1e dottrina autoritaria; e autoritarie erano state le teorie co111µniste del -Campanella, Meslier, Brissot de War,ìVille, Babeuf, ecc. l\1a non è con ciò meno vero che noi rest1a1110 se1nrpre partigiani di una « comunanza dei beni>> applioata non solo ai mezzi di produzione 111a anche agli oggetti <li consu1110. E ciò, contrarjan1ente a tutti i sociaIde111ocratici che sono- in reaTfà dei collettivisti, benchè continuino a professare un vero culto _,per il 1Vla,nifesto con1unista di Marx ed Engels. Nessuno ha cercato di esporre che cosa potrebbe esse_re · il comunismo marxista. Sorel si pose perfino la questione di sapei:e « se Marx fosse realmente comunista »; ,e Arturo Labriola afferma, esan1ina11- (lo il fan10so Manifesto, che Marx dice bene (.~iòche il conlu 1 nismo non - sarà, non ciò che ' esso sara. ·Checchk! avvenga, noi ci tenian10 a ripe· ~er-e che restian10 partigiani ,dl'una co1ùu-

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