Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 16 giugno 1926

PENSIERO E VOLON1A' 225 di Orfeo: agli accenti della sua lira, le belve uscivano dai boschi attente e aitmaliate, e che anche le pietre si comn1ovevano: ricordo e sim_ bolo della funzione che compirono, fin dalle prime età, la musica e la poesia nella edu~azione dei popoli. La bellezza ammansa la bestia umana, la piega senza che se ne accorga al giogo della rag1u ... ne, mette nell'anin1a un'armonia ed una giustezza che i1a1preparano alla volontà ·deJla giustizia e della pace tra gli uomini ». Ecc>oci informati, così, ~ulla ragione, Ja funzione e lo s~opo dell'arte, sempre considerata secondo il concetto di ,v agner come « risultato della vita comune e prodotto sociale ». Noi non sapremmo altrin1enti con iderare l'arte ' per quanto ciò possa spiacere a coloro che nou vogliono rassegnarsi a non appartenere al numero degli eletti: Eh via t Ricorderò qui i bei versi del poeta ginevrino Duchosal : J' ai di t à mon coeur désolé : Quittons cotte tour de démenoe, melone-nous à la vie immense soyons, dans l'é_re qui commenoe, parm1 les moissonneurs du blé. 11 est, d'autres deuils que les nòtres; et le D'lOt du mystere humain, trop grand pour une seule ma.in, est caohé dans le coeur das autres ( 1 1. Ogni torre· d'avorio è una torre di demenza, e la tJarola del prohlen1a dell'arte, come quella di tutti i problemi umani, è troppo grande 'per una sola mano. Di tutto ciò ebbi l'impressione netta un giorno a Basilea, anun1rando l'esposizione delle opere di Rodin. ·vi ho trovato l'abbozzo di concezioni che rivelavano un gen10 profondo; ma l'esecuzion~ ne er.a troppo grande per una sola ma~o, per quanto possente essa fosse. Alcuni pezzi destinati alle Por. tes de l'Enfer, opera incompiuta, mi hanno sopratutto còlpito. Le porte dell'Inferno, la rappresen_ tazione di tutta la sofferenza di tutto il dolore ' degli uo1nìni, sotto tutti i suoi ·aspetti ed in tutte ]e forn1e; le porte dell'Tnferno, che sarebbero state come quelle della to1nba di un'epoca d'un mondo ' ' d'una storia giunta a,l,la sua decadenza ... Io le concepivo ~ome ·un grandioso 1nonu1nento funebre ad una tragica umanità ormai spenta, P. questa umanità che ha tanto pia1:1to e sanguinato dai secoli maledetti della barbarie fino alla, orribile guerra mondiale, di cui siamo stati i tristi testimonì. (1) " Ho detto al mio cuore desolato : Lasoiamo questa torra di demenzR. 1 mescoliamooi alla vita universale, e siamo nell'eta ohe incomincia, in mezzo a coloro che mietano il grano. Vi sono altri lutti oltre i nostri e il segreto del mistero umano, troppo grande per uno sol&, è racohiuso nei cuori degli altri. ibli teca G·inoBianco Il genio d'un Rodin, dopo aver edificato, cui concorso di tutta una comunità cl' artisti, questi ricorc.h di pietra vi va sfidanti i secoli, non avrebbe soltanto fatta una testimonianza di pietà filiale ma jn . ' alcune figure sovrumane avrebbe additata l'umanità nuova, alftne liberata da tutte le ingiustizie rigenerata dal,1'amore, dalla bellezza e dall'arte. ' * * * 11 periodo istoriço dei 00111uni resterà co~ uno dei IYÌÙ belli dell'Arte. Dopo la tetra notte dell'al1, 0 1nedio-evo, quandQ la civiltà sembrava distrutia per sem,pre, ecco che il lavoro di oscuri opera i realizza in m•eno di due secoli un'opera d'incon1parabile grandezza, d'una beltà 1nagnifica. E ciò non si deve a 9-ualche spirito superiore, a pochi genii, a dei salvatori, ma è J,'opera della folla anonima ' del papolo 1nedes1n10. L'industria l'arte la scienza ' , , tutto progredisce insieme gràzie al con.corso 01 tutti. Il Poeta italiano ha evocato in versi n1agnific 1 i brevi dì che l'Italia. fu tutta un maggio, ohe tutto il popolo era cavaliere. Il trionfo d'Amor già tra le case merlate jn su le piazze lieto di candidi marmi, di fiori, di sole; e e O nuvola. ohe in ombra d'amore trapassi, - l'Alighieri c.antava, - sorridi!•· Gino Capponi, lo storico di Ifirenze, ci narra che gli artisti sembravano scaturire spontaneamente dal suolo; i_lnumero degli eccellenti -era oon_ siderevole e semhrava quasi che non fosse loro possibile far .cose brutte. Essi non conoscevano neppure il \nOme di Arte, come si impiega oggi in modo astratto; l'arte non era çhe l'esercizio di un cestiere di cui 1 maestri insegnavano la pratica; ci ascnno traeva il resto da se ste so . . Più tardi, col Rinasci1nento., qu~ta tra.ordinaria fioritura d' artigiani-art.1st1 f111ì c:ol produrre que' tre genii, - Leonardo: MicheiJ.angelo, Raffaelo, -- che furono un vero miracolo o trionfo della Bellezza. E tutto ciò non si dovette punto alla munificenza dei grandi signori del tempo. L'arte è usçita dalle viscere del •popolo: la pittura è nata nelJe umili botteghe, i grandi scultori erano al principio dei semplici taghiapietre è scalpellini. Del resto i potenti d1 allora rasso1niglia vano spesso a quelJi dei tempi nostri ; ed accone una prova. Leonardo da Vin<;i, in una lettera al duca rlì Milano Lodovico il Moro per chiedergli un impie- · go, non gli parlava di arte, 1na di pezzi d'artiglieria, di fort1ficazioni, di canali, di lavori d'ogui speçie per la guerra; ~ soltanto nel finire gli diceva ,che, ne}i caso e s~ ne avesse avuto piacere. egli avrebbe potuto di'Pingere e scolpire come tuttI gh altri artisti del suo te1npo. Non eran queste uk,

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