Pensiero e Volontà - anno III - n. 10 - 16 giugno 1926

• PENSIE.RO E VOLONTA' ------------------------------------,------- ---· e solo sacra, n1a anche un tantino profana, nè la fa solo lo Spirito di'Vino, ma ci collabora anche> e talvòlta più del necessario, il Diavolo. Se no, sì va a cascare nella serv1l~ adorazione del fatto compiuto, qual ch'esso sia oggi prevalent~. Il 1narxis1110 è !Perciò anche, e forse so· pratutto, appello all'azione, alla volontà, alla fede, all'uomo, Ed è su questo che oggi bisogna pitì che mai insistere, metter l'accento. A ra~omandare concretezza ci [)ensa abbastanza, anche troppo, quella rancida scolatura di hegelismo che è l'Attualismo gentiliano. Noi abbiamo bisog,no di pensare che la storia può essere anche diabolica perchè tanto più energico sia il nostro sforzo di crearla ,buona e sacra. Le .circostanze, le condizioni _storiche, economiche, ecc., ecc., tutte belle cose, che hanoo avuto ed hanno, di certo, il loro ,peso. :Th 1 Ia se il socialisn10 _italiano è stato battuto la col,pa è anche e sopratutto sua che si è lasciato battere. Il sociali-sn10 italiano si era addormentato nella certezza che il corso delle cose lavorasse ,per 1 ui, e senza scosse lo avrebbe condotto un giorno alla beata riya dell'Utopia. « •Giorni fa (narra il 'l'ilgh.er) o .uon n1i capitò di discorrere con un socialista che si ostinava a non dare trOtPpo pes•o al fascis1110 «perchè contrario alla legge del1' Evoluzione?». Al 1 brav'uomo non veniva in n1ente di don1andarsi co1ne n1ai, se il mondo è retto da questa legge, qualcosa possa prodursi in eccezione di essa ! Il · socialismo italiano pri~a e dopo la guerra ha. peccato con tra" lo spirito : •da ·una parte, si era addor1nentato in un fatalismo svigoritore di og,ni energia; dall'altro, si era impantanato in un basso cooperativismo, unicamente preoccnpato di salari e di ore di lavoro. E:sso 11011 era più un ideale che IJ)er pochissimi. L' A. prosegue, a questo punto, col ricordare co111e nel 1919-20 anche nelle piccole cose i ,proletari scimmiottavano o seguivan le pedate dei Borghesi, invece <li farsi usi e costu111i· propri.• Si trattava di piccole cose, ccrta1nentc, a vederle a una a una; ma niente è piccolo (conclu<le il Tilgher) per chi sa ~ederle dall'alto. La coscienza, qua~do c'è, impregna di sè ogni respiro dellà •vita, ogni particella dell'operare. E una fede che non abbia l'orgoglio di mostrarsi e di differenziarsi, anche esteriormente, è una ,fiamma. . ., pro~s1111a a spegnersi alla prima ventata u,n po' forte. Biblioteca Gino Bianco PIERO GoBE'rTI: Commiato ed altri scritti. . - ( It Buretti, di Torino .. - n. a del 16 marzo 1926. La rivista letteraria « 11 Baretti. » dedicava il suo numero di marzo., tutto alla memoria di Piero Gobetti da poco allora morto nelle oondiz,ioni che tuttì sa,nno a Parigi. In un nostro numero precedente, in questa rubrica, abbia1no ·publicato qualche cosa interno alla sua persona, così interesante e viva ancora nel pensiero di tutti; o~ ripubblichiamo da quel num.ero speciale (un po' in ritardo ma non inutilmente, crediamo) alcuni brevi scritti di lui assai caratteristici, che possono dare una idea d~lla sua mentalità e d.elJa sua spiritualità. Sono così brevi, che possiaJno ripubblicarli integraln1ente, senza farne un riassunto che sembrerebbe volerli diminuire. Il pri1no, una b0reve pagina che s'intitola «Com.. ruiato» non fu scritta per essere pubblicata. .lfu trovata (avvertono gli editori) in un taccuino che Gobetti portò con sè a Parigi, ove si era rifugiar - to pochi giorni prirr..a dì ammalarsi e morire; è, si vede, una confessione, affidata a rapidi appunti, delle i1npressioni provate iasciando l'Italia. E' pE:rciò una delle ultime cose scritte da lui: & rivela quell'intimità dell'ani1no suo, che gli amici conoscevano o indovinavano, 1na che egli amava celare sotto il serrato gioco della dialettica o sotto la polemipa implacabi1e. Lnscin1no l,a 1 parola al Gobetti: « L'ultiina visione di -Torino: attravro-so 1a bot- . . te cli vetro traballante che va neJla neve: domi-, nante l'enor1ne nutntello del vetturino (che è 1'ulti1na sua poesia). Saluto nordico al mio cuore di nordi<:o, « Ma sono io nordiico? e queste parol~ hanno un 8enso? Valgono per la polemica queste antitesi dottrinali, e anche di gusti, di costumi, di ideali. l\1i sentirò più vicino a., un francese intelligente che a un italiano zotico - 1nn quando n1q proporrò delle esperienze intellettuali, quando li guarderò pe1: la mia cultur!\ Ho sentito in Sa1fron Hill come io sia ancora- atta_pcato alle cose umili, alla vita della razza. Io sento che i n1ie1 avi hanno ,avuto questo destino di sofferenza, df umiltà; sono stati incatenati a questa terra eht\ maledirono a •che pure fu la loro ultima tenerezza_ e debolezza. Non si può essere spaesati. « tl,. dice che è meglio un paese civile. Ossia pensa che potrà fare meglio i suoi arti(oli. Egli hal rinunciato a ogni altra risonanza. Io sento che la mia azione altrove non avrà. il sapore che . ebbe qui : che le sfun1ature non saranno intese: che non ritroverò gli stessi a1niçi che mi capivano.

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