Marco Minghetti - Discorso alla Camera dei deputati il dì 12 dicembre 1863 ...

DISCORS DETTO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI IL DÌ 12 DICEMBRE 1863 DA l\IARCO l\[INGHETTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E Ml~ISTRO DELLE FJNJNlE NELLA DJSCUSSIO.XE SUL BILANCIO D'EL REG~O PER L'ANl\0 1864 .. l . TORINO 1863 IP.'.IED. G:JLI JEIC.lEJOli JD:OT"lll."'../6. Tipor,rafi della Cumcra Ele-ttiva .

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Signori, L'onorevole deputato Saracco ha incominciato il suo discorso invocando gli esempiparlamentari inglesi. Egli però non li ha seguìti interamente)mperocchè, se non erro, sogliano quegli oratori i quali fanno la critica al piano finanziario del Ministero contrapporre idee ad idee, piano a piano, bilancio a bilancio : egli invece si è limitato alla parte critica. Non però me ne lagno, perchè il suo discorso fu improntato di molta ,cortesia, e perchè egli ebbe in mira di chiamare l'attenzione della Camera sovra un argomento che certamente non è secondo in importanza ad alcun altro in Italia, vale a dire la situazione delle nostre finanze. Anzi mi compiaccio grandemente di quel discorso, e vorrei che la Camera sovente ne udisse, parendomi che la trattazione di cotesti affari dovrebbe occupare largo campo nelle nostre discussioni. L'onorevole deputato Saracco affermò che noi non

4 avevamo idea abbastanza chiara nè degli esercizi passati, nè del corrente esercizio. Questa sua sentenza non s'appone al vero. Per lo contrario è questo un punto nel quale noi abbiamo realmente fatto progresso notevole, perchè noi adesso possiamo misurare l'entità delle nostre finanze, conoscere le nostre forze ed \ nostri bisogni, calcolare abbastanza esattamente sull'avvenire. Era naturale che nei primi anni dell'unione delle varie provincie d'Italia la diversità dei sistemi finanziarii, la molt.iplicità dei bilanci desse luogo a previsioni ed a calcoli troppo facilmente e largamente diversificati dai risultati. Oggi, la Dio mercè, questo più non succede. Ebbi l'onore, nel mio discorso del 14 febbraio, di discorrere della situazione finanziaria del 1861, 1862 e del1863. Io mantengo fermo il risultato dell'esercizio 1861 in quindici milioni circa di avanzo; che anzi questa cifra dovrebbe subire variazioni in più, avvegnachè sia stato annullato o debba annullarsi un credito di 14 milioni stanziati in quel bilancio per le ferrovie calabro-sicule, la quale somma non fu spesa. Egli è vero che noi diamo alla Compagnia delle calabro-sicule un sussidio che consiste non solo nelle opere le quali sono state già compiute, ma di qualche milione di più; egli è vero che abbiamo alcune vertenze ancora da liquidare col Banco di Napoli ; che possono sorgere domande di crediti arretrati: per queste ragioni appunto io ho creduto e credo, seguendo l'esempio lodato dall'onorevole deputato Saracco nel mio

5 predecessore, di non mutare in alcun modo la situazione dell861, quale fu enunciata nel mio discorso. La situazione del 1862, secondo le mie previsioni fatte in febbraio, avrebbe presentato un disavanzo di circa lire 389,000,000, ma le entrate ordinarie e straordinarie hanno dato circa due milioni di più. Le spese ordinarie si possono ritenere minori della presunzione di circa 10 milioni, e di 10 milioni similmente minori le spese straordinarie. Adunque penso poter oggi calcolare che il disavanzo pel1862 sia chiarito di 367 in ve~e di 389 milioni. Vengo alla situazione del 1863. Su questa il giudizio è meno certo che non quello che riguarda il 1862, imperocchè neppure siamo al fine dell'esercizio. Nondimeno pare a me potersi la situazione del 1863 fondatamente determinare come segue. Io aveva detto nel mio discorso che trovava circa 375 milioni di llefìcit sul passato, e che mi si presentava un deficit di 400 milioni per l'anno 1863. La Camera nell'esame del bilancio ridusse questa cifra a uu disavanzo di 3C8 milioni. Quali sono i risultati presumibili? Sono che per le spese ordinarie non sarà oltrepassata la somma presunta, anzi forse avanzerà unmilione; per le spese straordinarie sarà oltrepassatala somma, malo sarà rispetto ai lavori della ferrovia ligur~, per la quale è stanziato un fondo corrispondente nell'attivo, che anzi io calcolo le maggiori spese straordinarie a 12 milioni, le maggiori rendite straordinarie a 14 milioni. Il punto nel quale la previsione non è realizzata concerne le rendite ordinarie, imperocchè io presumo ·~~--~----~·~ ·-------------

6 che le rendite ordinarie staranno al disotto di quelle stanziate dalla Camera nel bilancio del 1863 di circa 15 milioni. Prendendo tutte le cifre, le quali io ho finora indicate, la differenza totale sarà di 12milioni in passivo. Per conseguenza, sommando i disavanzi 1862 e 1863, detraendone l'avanzo 1861, il deficit totale, a quanto io credo di poter presumere con molto fondamento, si riduce a 732 milioni. Come vede l'onorevole Saracco, , questa somma è alquanto inferiore a quella ch'egli presumeva. Non parlo in questo calcolo della vendita dei bili demaniali, che non fu ancora eseguita se non in minima parte, e le cui somme corrispondenti figurano nei residui attivi; questo è un argomento sul quale tornerò fra breve. Come ho potuto io sopperire alle necessità dell'esercizio 1862 ed a quelle dell'esercizio 1863? Io ho potuto sopperirvi, o signori, coi 500 milioni del pre.: stito, coi buoni del tesoro, colla differenza fra i residui passivi e gli attivi. Che anzi dei 500 milioni del prestito io aveva ancora al primo d'ottobre, epoca in cui ho fatta la situazione del tesoro, che ho trasmesso alla Commissione del bilancio, io aveva anc0ra a riscuoterne 55: oggi non sono più tanti ; nondimeno al primo dicembre io aveva ancora 34 milioni circa da riscuotere sopra i 500 che furono emessi. Inoltre la situazione del primo dicembre mi dà che non erano in ,circolazione oltre l 08 milioni di buoni del tesoro : per conseguenza io ho ancora disponibili 42 milioni di buoni del tesoro. Restano poi tuttavia da

7 emettere i 200 milioni del residuo del prestito che dalla Camera mi fu concesso. Coi mezzi che ho indicati ho fatto fronte alle emergenze dei due esercizi passati: quello chemi rimane basterà all'esercizio 1864?Ecco ciò di che vado a trattare. Mi permetta la Camera che io parta dalle previsioni del bilancio che le ho presentato. Le variazioni che saranno introdotte nelle entrate e nelle spese io spero che scemeranno anzichè accrescere il disavanzo. Accennando più particolarmente alle spese, io ammetto che gli sforzi del Ministeronon abbiano raggiunto ogni possibil termine nelle economie ; laonde nutro speranza che la Commissione del bilancio con quella solerzia che le è propria troverà modo d'introdurre ulteriori risparmii, che ridurranno ancora la differenza fra l'attivo e il passivo. Ad ogni modo , non essendo ancora discussa nè la parte attiva, nè la passiva del bilancio, mi è forza attenermi alle cifre da me proposte. Esse danno le seguenti previsioni per il 1864: Passivo ordinario 756,000,000 di lire; attivo ordinario 522,000,000; differenza 234 milioni di lire. A questi aggiungendo altri 15,000,000 di lire circa per gl'interessi del residuo prestito da emettere, si avrà un disavanzo nel bilancio ordinario di circa 249,000,000 di lire. Il passivo straordinario sarebbe coperto dalla vendita di beni demaniali. Esaminerò più tardi questa possibilità, poichè è una delle più gravi questioni che vennero sollevate. Prego .la Camera di avvertire che in questa previ-

8 sione non sono calcolate punto le nuove tasse , delle ·quali parlerò in appresso. Io penso che con esse e coi 200,000,000 di lire del residuo prestito si potrà fare fronte alle spese ordinarie dell864, supponendo cha le altre risorse alle quali accennai servano a compier l'esercizio 1863 non ancora finito. L'onor.evole Sara:cco, se bene intesi, non voleva far alcun assegfiamento, o ne faceva uno minimo sopra i residui passivi, tanto più in quanto che egli diceva che di fronte stanno i residui attivi,• fra i quali una gran parte dei beni demaniali , il cui prezzo era stato pOr· tato in bilancio: havvi ancora il prezzo del rame da ritirare dalla circolaziòne, dirimpetto al quale sta il bronzo che in parte non è ancora distribuito, ma giace nelle casse. Ma io gli faccio riflettere che se guardassi alla situazione del tesoro al primo ottobre, io dovrei calcolare sopra una differenza molto maggiore di quella che ieri egli accennava fra i residui passivi ed attivi, imperocchè si tratta sempre di giudicare non dell'entità dei residui passivi, ma della differenza fra i passivi e gli attivi. Ma io credo che non si debba realmente fare assegnamento sopra così grande differenza la quàle in condizione di cose normali deve scemare : nondimeno io credo che in una condizione anche normale il supporre da 100 a 150 milioni di differenza fra i residui attivi e passivi non sia punto una esagerazione; e credo che la emissione di buoni del tesoro fino alla somma di 150 milioni già autòrizzata. dal Parlamento sia anch'essa una misura assai temperata.

9 Insomma io stimo, considerando la situazione di altri Stati d'Europa, e i loro debiti pubblici raffrontati col nostro, che _il nostro debito fluttuante non sia tale da allarmare pel presente, nè da far temere per l'avvenire. Supponendo dunque che si possano ven~re i beni demaniali per la somma che ho accennato nella parte straordinaria del bilancio, anzi, supponendo pur solo che da quella vendita non si abbiano per ora più di 80 a l 00 milioni, io credo che il servizio della tesoreria pel1864 sia compiutamente assicurato. Tale è la mia opinione, che non esito ad esporre dinanzi alla Camera; e io credo che in questa parte gli scrupoli dell'onorevole Saracco potranno essere chetati. Ma non basta aver parlato dell'andamento del servizio della tesoreria. Vi ha grande differenza tra il parlare della situazione del tesoro e della situazione :finanziaria, ed io vengo a questa. È mio obbligo discorrerne, e discorrerne largamente. Risponderò così anche su questo capo alle osservazioni le quali mi son state fatte da vari banchi della Camera. Signori, il piano finanziario che io ebbi l'onore di svolgere nella seduta del 14 febbraio 1863 si fondava prima di tutto sopra una distinzione ben recisa fra . le spese ordinarie e le spese straordinarie. Io non posso non ripetere che l'Italia per molto tempo avrà mestieri di spese straordinarie alle quali dovrà far fronte con risorse straordinarie. Ciò che importa sommamente, ciò a che bisogna che gli sforzi del Governo, della Camera e del paese cospirino con tutta l'energia, si è al pareggio delle spese ordinarie colle rendite ordinarie.

10 Computando in 275 milioni lo stato del disavanzo annuo quale in esso io ritrovai, presumeva di coprirlo progressivamente in quattro anni con l 00 milioni di economie, con 115 milioni di nuove imposte, con 60 milioni di naturale progressione delle entrate. Vediamo in che cosa quelle previsioni possono credersi fondate·. sull'esperienza, in che cosa l'esperienza le abbia smentite. Comincierò dalle economie alla possibilità delle quali, quando io le posi innanzi, fu tanto contraddetto, e contro le quali ieri ancora l'onorevole Saracco lanciava acuti frizzi reputandole piuttosto apparenti che reali. Eppure, o signori, la cosa non è. così. Io non dico che economie anche maggiori non debbano farsi; buona òccasione ne offre alla Camerala discussione del bilancio passivo; ma sarebbe ingiusto dire che nulla iìi è fatto. Bisogna, nel giudicare queste q11estioni di calcolo, condursi colle regole di schietta analisi, e guardarsi anzitutto dagli aggruppamenti artificiali di cifre. Se non erro, qualcheduno ha detto : voi prendete per norma, per base il disegno del vostro predecessore in 772 milioni di spese ordinarie presunte pel 1863; la Camera ne votò per lo stesso anno 780; bell'economia! Vi sono otto milioni di più. Ma la Camera non può dimenticare che nella prima somma non vi erano gl'interessi del prestito; sarebbe quindi molto ingiusto il fare il calcolo senza tener conto di quel nuovo elemento. Così noi abbiamo acquistato la stradaferrata Vittorio Emanuele; quando io presentai all'onorevole presidente della Camera il progetto di bilancio attivo e il

Il progetto delle variazioni al b'ilancio passivo ordinario, la legge che approvò l 'acquisto della ferrovia suddetta non era ancora sanzionata da Sua Maestà, e per conseguenza non potei introdurre questo dato che si introdurrà ora durante la discussione. È certo che nel bilancio passivo dovrà entrare la spesa dell'esercizio di questa ferrovia, più gl'interessi della somma che noi dobbiamo a coloro dai quali l'abbia~o comperata; ma dall'altra parte entreranno nell'attivo gl'introiti che risulteranno dall'esercizio medesimo. Da questi esempi non voglio concluder altro se non che per esaminare un bilancio : per analizzarlo non bisogna star solo alle cifre apparenti, nè aggrupparle in modo artificioso; ·bisogna procedere con un' analisi accurata. Ora, quest,analisi io l'ho fatta pel desiderio di vedere se veramente si ottenevano reali risparmi, e mi pare che il confronto debba farsi nel modo se- • guente. Aggiungo gl'interessi dei 500 milioni, parte del prestito già emessa, ai 772 milioni che erano stanziati dall'onorevole mio predecessore, e così porto il suo preventivo a 808 milioni. La Camera votando il bilancio delle spese ordinarie pel1863 ridusse questa somma da 808 a 780 milioni, ed approvando lo stesso bilancio pel _1864 ordinò una nuova economia di circa 5 milioni sui capitali da essa designati; a questo suo precetto fu obbedito col regio decreto del 30 agosto. I 780 milioni riducevansi così a 775; ma siccome il Ministero in forza dell'articolo 5 della legge del bilancio dovea presentare .uno specchio di altre variazioni nella parte ordinaria delle spese,

12 nell'adempiere a questo obbligo studiò quante economie gli fu possibile d'introdurre. Ne propose quindi nello specchio che è sottoposto alle vostre deliberazioni per altri 19 milioni , onde la cifra del bilancio passivo ordinario è ridotta a 756 milioni, nei quali però non sono compresi ancora i 15 milioni, importare approssimative degli interessi della seconda parte dell'imprestito. Termini di paragone sono adunque da un lato 808, dall'altro 756 milioni; ond'è che le economie risultano in complesso di circa 52 milioni. Io ho voluto fare l'analisi di tali economie : ho dedotto prima di tutto le economie d'ordine, che sono circa sette milioni: come sarebbe, per esempio, quella degl'interessi sui buoni del tesoro. È naturale che facendo un prestito e diminuendo corrispettivamente i buoni del tesoro, questa non è una vera economia, ma il risultato di un' operazione finanziaria. •Così quando si è diminuito il provento del lotto bisognava togliere le vincite corrispondenti, e così dimi· nuire gli aggi proporzionali alle riscossioni , quando la previsione di queste era diminuita. Sommate queste economie d'ordine ci dann9 circa 7 milioni e mezzo. Inoltre vi sono alcune partite , le quali sono state passate semplicemente dalla parte ordinaria alla stra· ordinaria del bilancio ; tali partite insieme salgono a circa quattro milioni e mezzo o poco più, e sommate colle altre che dissi d'ordine, ne abbiamo una cifra di circa 12 milioni da togliere ai 52 milioni d'economia apparenti dal confronto dei due estremi, che sono il progetto del bilancio 1863 e il progetto di bio

13 ' lancio 1864. Restano però sempre 40 milioni di veri e reali risparmi. Degno d'osservazione poi è il modo onde questi 40 milioni d'economia vanno ripartiti. Per circa 14 milioni queste economie possono raggrupparsi in sei categorie, nelle quali hanno parte tutti i Ministeri. Così vi ha oltre un milione di risparmio nella amministrazione centrale; vi sono trecento mila lire circa .sui casual~; un milione e più sulle spese diverse; tre milioni e mezzo sui tramutamenti , le rappresentanze ed altre indennità; tre milioni e mezzo sulle spese d'ufficio, affitti, manutenzione dei locali e di mobili; vi sono da cinque a sei milioni per riduzione di personale e d'aggi'. Oltre queste economie che si classificano per categorie , ciascun Ministero ne ha sui titoli di spese speciali al proprio bilancio; queste ammontano a circa 26 milioni, dei quali la parte principale spetta alla guerra, alla marina, ai lavori pubblici. Io mi sono fermato forse un poco troppo lungamente sopra questo punto ; ma siccome esso fu quello nel quale le mie idee finanziarie incontrarono maggiore diffidenza, così mi è sembrato opportuno dimostrare che io non era molto lungi dal vero nel mio discorso del 14 febbraio, allorchè diceva così: <<Vi sono delle spese superflue che si tralasciano, ve ne sono altre che appartengono alle straordinarie ed eventuali (e qui poneva anche quelle che si passavano alle straordinarie, che ora poi con più rigoroso criterio ho levate); vi sono degli stabilimenti costosi al Governo che possono cedersi all'industria privata; vi sono in

14 ogni ramo della pubblica amministrazione degli abusi da togliere, delle prodigalità da infrenare; io credo di non andare errato, se faccio salire que5ta prima categoria di risparmi, la quale, come dic~va, non implica mutazioni d'ordinamenti legislativi, a 40 o 50 milioni. Questa prima categoria comprende anche le economie possibili nei Ministeri per la guerra e per la marina senza scemarne le forze. >> Parmi che le mie previsioni sopra questa parte non si possano dire smentite dall'esperienza. Ora ciò che vi ha di urgente si è che si votino le leggi organiche che noi abbiamo presentate, cominciando da quelle sull'amministrazione comunale e provinciale), e sul contenzioso amministrativo, perchè da esse verranno altre economie. Senza queste due leggi ed altre che vi sono proposte, sarebbe vano lo sperare di poter giungere nè ora, nè appresso, a quella somma di economie le quali io non esito a ripetere che sarà possibile, se noi porteremo veramente colle 'huove leggi · orga... niche la semplificazione ed il discentramento in tutte le parti dell'amministrazione. Passando alle nuove tasse, non è stata sollevata alcuna obbiezione per quanto riguarda l'entità loro, nè immediata nè successiva, ma si è sollevata un'abbiezione la quale è molto grave, p~l timore che esse non possano andare in esecuzione col 1864. Io confesso la verità, non ho perduta questa speranza almeno per due di esse, e per la terza non ho perduto la speranza che possa andare in attività dopo alcuni mesi dell'anno, e ne dirò le ragioni; ma prima debbo affidarmi nel Parlamento, chè per quanto è da noi, la parte nastra è fatta.

15 ' Dirò di più: io non sono stato colle mani alla cintola aspettando la votazione di queste leggi nelle due Camere, ma ne ho apparecchiato l'attuazione ; e posso assicurare gli onorevoli oratori i quali mi hanno preceduto che già i regolamenti e gli altri apparecchi necessari a tal uopo sono disposti, qualora le leggi siano conservate sostanzialmente nei termini in cui furono votate. In quanto alla perequazione dell'imposta prediale ed alla imposta sulla ricchezza mobile, quand'anche non siano votate completamente nello scorcio di questo anno, non vedo che sia impossibile applicarle all'anno intero 1864. Imperocchè, se per una parte è certo che dovranno passare parecchi mesi prima che i ruoli e l'applicazione dei contributi siano fatti, per l'altra parte non è necessario che la tassa si paghi scalarmente per mesi o per bimestri. Le tasse potranno essere riscosse ancora verso il fine dell'anno, tanto più che quella la quale è nuova, è pure, a consenso di tutti, assai leggera, ed è ripartita per contingente. In quanto alla perequazione dell'imposta prediale, la relazione dell'onorevole deputato Allievi è già presentata alla Camera, e spero che sarà d~mtr'oggi distribuita; per conseguenza non esito a pregare la Camera a non permettere che passi la settimana ventura senza metterla all'ordine del giorno, perchè è legge di sommo rilievo non solo per sè stessa, ma anche perchè quella della ricchezza mobile vi è stretta:nente collegata. La perequazione dell'imposta prediale per mio avviso darà adito ad una discussione assai grave nei :erincipii generali, ma forse non potrà offrire tanta ma-

16 teria a discussione nei particolari quanta ne offerse quella della ricchezza mobile. Sé questa perequazione potrà essere votata dalla Camera in quest'anno e dal Senato nei primi mesi dell'anno venturo, io non veggo ragione perohè la perequazione stessa e la sovrimposta che vi aggiungo non possano essere attuate per l'anno 1864. Resta il dazio consumo pel quale il Senato ha fatto ben lievi modi:ficazioni al progetto che era stato da voi votato. Io ho avuto l'onore di ripresentarvelo, e spero che la vostra Commissione riferirà tra breve intorno ad esso. A questo proposito dirò che l'abbuonamento dei comuni presenta molte pratiche difficoltà, trattandosi di cons~ltare e di discutere con tutti i comuni ; ora molti di essi allegano una eccezione dilatoria, ricusano di procedere a trattative' (io non dirò irragionevolmente) perchè si fondano sulla circostanza che il Parlamento non abbia ancora sancita la legge per la quale si vuole convemre. Nondimeno io posso assicurare la Camera che il regolamento è pronto, che più di tre mila comuni si sono già mostrati disposti alla trattativa d'abbonamento. Vi saranno difficoltà, ma non tali che dopo parecchi mesi dell'anno non si possa anche la tassa del dazio-consumo applicare :;l, parte del 1864. Io però debbo rinnovare il mio voto alla Camera, ed è che, posposte le altre Ihaterie, voglia con tutta assiduità occuparsi delle leggi finanziarie che le sono poste dinanz-i agli occhi. Resta il terzo mezzo da me divisato per raggiun-

17 gere il pareggio, cioè il naturale incremento delle tasse, secondo lo svolgersi della ricchezza pubblica. E qui, o signori, se noi guardiamo le previsioni, le speranze, non dirò solo degli onorevoli miei predecessori, ma dirò francamente, le mie, e per:fin quelle della Commissione del bilancio, non si può negare che tutti abbiamo avuto dall'esperienza un disinganno. Ma se lasciamo a parte le previsioni, e guardiamo solo àlla realtà, se noi prendiamo le entrate ordinarie del 1862, e le confrontiamo colle entrate ordinarie che abbiamo nel 1863, noi vedremo che l'aumento di esse è stato di 30 milioni in un anno. Io ho qui lo sp~cchio dei varii rami sui quali quest'aumento ha avuto luogo, ed avrò occasione di parlarne altra volta. Mi limito ad accennare che i due punti principali sono : la tassa registro e bollo che ha dato 11 milioni di più, e le privative che hanno dato quasi l Omilioni di più. Quanto alle dogane noi abbiamo avuto questo anno un aumento di oltre 2 milioni, quantunque il prodotto del dazio d'esportazione sugli olii, che diede nel 1862 una rendita di 4 a 5 milioni, sia stato minimo; e ciò è avvenuto per l'aspettativa del trattato di commercio colla Francia che diminuiva quel dazio, e perchè inoltre vi era la fiducia che il Ministero, anticipando le disposizioni di quel trattato, avrebbe esso stesso tolto quell'ingiusto balzello, per il quale dovevasi da alcune provincie pagare,un dazio di esportazione per spedire una merce in altre provincie dello Stato. Infatti per quanto sia il mio desiderio di conservare allo Stato tutti i proventi, l'ingiustizia e l'assurdità economica e politica di 2 o

18 quel dazio speciale d'esportazione dalle provincie meridionali era tale che io ho creduto di doverlo togliere mediante un decreto reale che unifica eziandio altri dazi d'uscita, il quale sottopongo ora alla vostra approvaziOne. Ma tornando in materia ·dico che in complesso noi abbiamo nell863 30 milioni di entrate ordinarie più del 1862. Laonde anche per questa parte io credo che noi possiamo sperare che le mie previsioni non vadano errate. Si dirà: sta bene, poniamo pure che tutto ciò si verifichi, ma resta una lacuna. Voi avete fondato le vostre previsioni sopra dati che l'esperienza non ha confermati: dunque la differenza, il disavanzo che troverete risultare al fine dei quattro anni sarà maggiore di quello che credevate; quand'anche riesciste entro quel termine correndo d'ora innanzi più rapidamente a raggiungere il fine prefisso, pure il disavanzo sarà maggiore di quello che avete calcolato perchè avete preso per base nel primo anno un' entrata ordinaria di 546,000,000, quale era prevista dall'onorevole Sella, mentre in realtà quest'anno non vi saranno che 503 o 504 milioni di entrata effettiva, cioè a dire una differenza di 42,000,000 in meno. Non dirò a mia giustificazione che entrato di fresco al Ministero delle :finanze dovetti prendere la base stabilita nell'appendice dell'onorevole Sella; accetto la responsabilità, per mia parte, dell'errore. Questa differenza di 42,000,000 consiste principalmente nel bollo e registro, nel lotto, e in alcuni altri capitoli dell'amministrazione del demanio e delle, tasse, capitoli •

19 sui quali si verificarono minori introiti non compensati abbastanza da ~maggiori introiti ottenuti sopra altri capitoli. Ma la differenza, come io diceva, risulta principalmente dalle tasse di bollo, e da quelle sul trapasso di proprietà e sugli affari; queste tasse hanno reso circa 35 milioni di meno di quello che l'onorevole Sella ed io prevedevamo, e 15 o 16 milioni di meno. di quello che la Commissione stessa dopo tante detrazioni avea previsto. E qui non ritornerò sulle cause che si sono addotte di tale mancanza, sulla novità della legge, e sulla deficienza di personale idoneo ad applicarla, benchè i;n questa parte io possa assicurare la Camera di essere stato severi~simo e d'avere cercato sempre di migliorare il personale, di rimovere gl'inetti e gl'inonesti, di fornire a tutti le più ampie e chiare istruzioni. Si potrebbe anche addurre h mancanza di registri catastali nei quali sia necessario notare i trapassi di proprietà, il che rende più difficile l'esazione della tassa; si potrebbe notare il privilegio sulle fedi lasciato al Banco di Napoli, intorno a che io spero che con soddisfazione e del Governo e della nuova istituzione del Banco di Napoli si potranno far cessare col CQrrente anno le irregolarità su tale materia. Si potranno insomma dare moltissime ragioni di questo scarso prodotto di tali tasse; ma è indubitabile che vi è qualche cosa da fare, che vi è qualche modificazione da proporre, ed io su questo punto prendo impegno di presentare alla Camera nel più breve termine un progetto di riforma della legge del bollo e registro, progetto che, secondo me, deve avere due

20 scopi: l'uno di semplificare molto questa tassa; l'altro (li farla rendere di più. Vede la Camera che io non dissimulo i nostri guai. Nondimeno non dobbiamo dimenticare che vi è stata una notevole progressione anche in questo ramo, e che gli oppositori della legge vigente hanno esagerato ed esagerano grandemente quando dicono che colla legge sul registro e bollo la Camera ha fatto un danno alle finanze, perchè il tesoro ha perduto più di quello che non abbia guadagnato con questa legge. Egli è vero che perde in alcune provincie, come, per esempio, nelle antiche provincie del regno di Sardegna, perchè l'unificazione richiese che alcune tasse fossero temperate, e, per esempio, la tassa di successione fra ascendenti e discendenti fosse ridotta dall'uno al mezzo per cento, e dall'asse ereditario si detraesse il passivo, prima di commisurare la tassa; ma nel complesso dei proventi io non esito ad asserire che vi è un progresso costante, e che nel 1863 vi è un aumento sul 1862 di oltre lO milioni sopra le tasse di trapasso di proprietà e sugli affari ; il che mi pare che sia la confutazione la più eloquente di alcuni argomenti che si sono addotti in questa materia da qualche onorevole preopinante, e faccia specialmente vedere, cçmtro ciò che asseriva l'onorevole Romano, come per le nuove leggi s'avvantaggi il tesoro pubblico nelle provincie meridionali. Finalmente se non ostante le riforme e i miglioramenti pratici, questa legge non potesse nell'avvenire renderei tutta quella somma che noi ci ripromettevamo, noi dovremmo, a mio avviso, cercare altre fonti da supplirvi, senza però mutare il concetto del

.. 21 pareggio delle spese ordinarie colle entrate ordinarie nel più breve tempo possibile. Io non entrerò nella questione dei vari cespiti di rendita statimi oggi indicati dall'onorevole Polsinelli, dico solo che qualora le previsioni che noi ci siamo fatte dell'importanza di questa tassa, paragonandola a ciò che rende nelle altre parti di Europa, dovessero venir frustrate anche dopo una riforma della legge converrebbe trovare altrove cespiti nuovi di rendita anzie~ rinunciare al concetto di arrivare al più presto possibile al pareggio delle spese colle entrate. Io tengo fermo adunque il mio disegno e il mio proposito : io credo che la possibilità di esso sia ancora viva, se il paese, se il Governo, se la Camera sono risoluti di arrivarvi. Dico se f$0110 risoluti a cooperare fermamente, e a fare ogni sforzo, ogni sacri:fìzio necessario per giungere a un fine così necessario. Ma debbo rispondere all'abbietto che mi era pur dianzi fatto, ed era che la somma dei disavanzi nei quattro anni sarà maggiore di quella che io supponeva nel mio discorso del 15 febbraio. Questo disavanzo sarà maggiore non solo nelle spese ordinarie, sarà maggiore eziandio nelle spese straordinarie. Dicesi in fatto: e come mai potete voi supporre di mantenere in 400 milioni per quattro anni le spese straordinarie, quando avete già in due anni oltrepassato di molto la metà di questa somma, e quando le garanzie delle strade ferrate sono ognora crescenti, e minacciano di divenire gravissime al pubblico erario? È vero ; anche su questo punto bisogna convenire che la somma dei disavanzi nelle parte straordinaria

22 del bilancio nel termine di quattro anni sarà probabilmente maggiore dell'accennata; ma io credo che ciò non alteri il piano che io esposi dinanzi alla Camera. Però mi occorre di esporre i mezzi per sopperirvi; e qui entro nella grave questione della vendita dei beni demaniali : ma se mi permette la Cameya prendo un breve riposo. (L'orato're si riposa per alcuni minuti.) L'onorevole mio predecessore, come ben ricorda la Camera, faceva grande assegnamento sulla vendit~ei beni demaniali in un tempo assai breve ; inoltre nel suo discorso del 7 giugno 1862 vi accennava che la rendita loro ascendeva a circa 14 milioni, presentandovi ad una volta due progetti di legge, uno de' quali aveva per iscopo d'autorizzare l'alienazione dei beni medesimi, l'altro di autorizzare il trapasso al demanio dei bèni della Cassa ecclesiastica, la cui rendita si faceva asce:ndere a. 12 milioni. Egli non poteva~ dire di più, giacchè veramente le stime non erano fatte; questi beni nelle diverse parti d'Italia erano e sono diversamente amministrati; non si avevano che poche e spesso non esatte perizie ; nè senza grande fatica e tempo era dato procacciarsele complete e precise. Io dunque quando parlai del valore dei beni demaniali dovetti accennare alla somma capitale calcolatp sul reddito, perchè stime precise, complete non vi erano. Dissi che io li valutava a 218 milioni. Fra questi non comprendeva i beni della Cassa ecclesiastica, il cui passaggio al demanio era bensì stato decretato, ma non eseguito. Però vi comprendeva il Tavoliere di Puglia, i canali, i canoni, i livelli ed altra

23 annualità. TI Tavoliere di Puglia è per sè stesso un vasto sistema di livelli. Dunque, detraendo dai 218 milioni di beni demaniali, cif~a prestabilita, il Tavoliere di Puglia, i canali, i canoni, i livelli, ecc., il cui valore in capitale ascende a circa 110 milioni, restano di altri beni consistenti in proprietà stabili e immediatamente)endibili 108 milioni, o a un di presso. Dico a un di presso, perchè le stime non sono àncora finite. E confesserò anche di più che queste stime presentano un fatto singolare, cioè una diminuzione dal calcolo che si faceva sulla rendita. Si diceva, per esempio, capitalizzando dei beni demaniali al 5 per cento, si dovrebbe essere certi che la stima sarà maggiore, perchè non sogliano mai essere bene amministrati. Invece le stime che furono fatte, per verità un poco a furia, porterebbero fra il 5 e il 6 per cento l'entità del frutto corrispondente al capitale. Vero è che quando poi questi fondi si mettono ·all'incanto sulla base della stima, suol rialzarne il valore. Dico questo per la esperienza (non grande, essendosi finora venduti ben pochi beni nazionali) che se n'è fatto, la quale ci dimostra potersi far calcolo su di un aumento medio del dodici per cento. Ad ogni modo, siccome su questo aumento non si può far calcolo positivo e costante, io reputo dovermi tenere alquanto al disotto, cioè sulla base della stima. E vorrei poter dare alla Camera il rapporto di che l'onorevole Saracco mi richiedeva; ma le stime non sono ultimate ancora, bensì si vanno compiendo. Per quanto si sia sollecitata l'operazione, per quanto si siano spediti periti abili laddove occorreva, non si giunse alfine della intrapresa per causa

24 delle difficoltà incontrate. Dovevasi poi fare non soltanto la stima, ma contemporaneamente ben altre operazioni, che 1:1 Camera, memore della legge da essa votata, che ha la data del21 agosto, non ignora quant siano complicate e lunghe. L Accennerò le principali: 1 o Bisogna dividere i beni in piccoli lotti; 2° Ci vuole il concorso di una Commissione mposta del prefetto , di due delegati del Mini tero delle finanze, e di due altri eletti dal Consiglio p ovinciale per la compilazione degli elenchi e delle stime, per la divisione dei beni in lotti, per giudica'e della opportunità del tempo della vendita, ecc. ecc. / Ora, quando queste Commissioni, come è loro debito, e come del resto è utile che facciano, porgono delle osservazioni in riscontro a quelle dei periti, ne nasce una discussione che non può non pregiudicare, non dico al buon risultato, che anzi riuscirà più perfetto, ma certamente al tempo in cui le operazioni si debbono compiere. Ad ogni modo , quando queste operazioni sui beni demaniali possano essere compiute, io sarò lieto di presentare alla Camera, e spero che potrò farlo tra breve, una generale relazione da cui risultino le pre.. cise differenze fra i calcoli desunti dalle rendite ed i prezzi stabiliti , secondo le diverse stime ; l~ divisioni in lotti che sono state fatte, le modi:fi.cazioni ottenute negl'incanti sui prezzi d'asta, e quanto altro può servire di luce e di ammaestramento intorno a quest'importantissima operazione della vendita dei beni demaniali.

25 Una speciale difficoltà, oltre quelle accennate rispetto ai beni demaniali, incontrasi nelle operazioni relative ai beni della Cassa e~clesiastica. Il trapasso di questi beni al demanio è contrastato· o ritardato da ragioni d'inerzia, di abitudine e di passioni politiche eziandio; ond'è che è stato necessario che io mandassi nelle provincie meridionali un ispettore molto abile, il quale desse un impulso vigoroso al compimento di tali opèrazwm. Anche dei beni della Cassa ecclesiastica non potrei dire il preciso valore ; la loro rendita netta è calcolata a 12,000,000, e su questa rendita basai l'apprezzamento approssimativo di 222,000,000 di lire che feci nel discorso del febbraio. Ma mettiamo che essa sia minore; di:ffalchiamo pure quanto si vuole dall'una e 'dall'altra categoria dei beni di cui discorriamo, togliamo via i livelli, le decime che pur tuttavia sono materie alienabili; or bene, fatte tutte quante le detrazioni, resta il valore dei beni sempre di gran lunga maggiore di quello che basterebbe a sopperire i ricavi stanziati dalla Camera negli anni 1862-63, resta largo margine per quelli che io avrei proposto nel 1864, e ne rimarrebbero tuttavia per gli . . anm avvemre. Ma ciò non scioglierebbe le obbiezioni sopra discorse rispetto ai maggiori disavanzi. Se non che havvi un'al-. tra cosa da non dimenticare, ed. è che la legge sulla Cassa ecclesiastica debb' essere estesa anche alle altre provincie del regno. n mio collega ministro guardasigilli vi presenterà tra breve un elaboratissimo progetto, che estendendo tale istituzione, v'introdurrà diverse

26 opportunissime e sostanziali modificazioni. Nella Sicilia, nella Toscana, nell'Emilia, nella Lombardia, come quelle a cui non fu applicata la legge di che si tratta, non ha ancora avuto luogo il trapasso d'alcuna sorta di beni ecclesiastici al demanio. Per conseguenza posta anche una variazione nella base del calcolo che io feci l'anno scorso, supponendo un aumento di disavanzo nel corso di quattro anni, io non dubito di affermare che allorquando si potrà estendere la legge 21 agosto 1862, relativa ai beni della Cassa ecclesiastica, anche alle altre provincie dello Stato, si troveranno abbondanti risorse per far fronte alle predette eventualità. Ma qui viene la questione pratica. Sia pur concesso tutto questo, dirà l'onorevole Saracco, come fate a vendere i beni? Come ritrarrete in sì breve tempo tante somme se voi dovete venderli in guisa da aspettare cinque anni (pei piccoli lotti sarebbero dieci, ma di questi non ci occupiamo) a ricevere il pagamento; se d'altra parte voi non potete vendere molti di questi beni senza che la massa loro ne faccia scapitare il prezzo quando li portate sul mercato ? Voi vi trovate in presenza di difficoltà pratiche le quali rovescieranno le vostre previsioni. Qui cadono in acconcio le osservazioni che faceva ieri l'onorevole deputato Alfieri. • Io non dissimulai punto alla Camera, quando feci l'esposizione del mio. piano, che se la legge votata dalla Camera rispetto alla vendita dei beni demaniali, sotto il rapporto economico poteva avere dei vantaggi sopra quella proposta dall'onorevole Sella, sotto il rapporto finanziario v'è al contrario di gran lunga in-

·- . • " ' 27 feriore. Io non mi ho · mai dissimulato che senza il soccorso di qualche istituto di credito o di qualche compagnia potente l'operazione non fosse sommamente difficile a farsi. È egli possibile il trovare un istituto di credito o una compagnia che si proponga il duplice scopo di scontare i residui dovuti dai compratori e di acquista~e quei beni che all'incanto non fossero stati venduti? Io credo che ciò sia possibile, anzi neppur grandemente difficile. Il credito fondiario era realmente una macchina anche a quest'uopo; io lo dissi e lo ripeto, oltre i vantaggi che il credito fondiario potrebbe avere come mezzo di venire in soccorso della proprietà fondiaria, questo istituto poteva ancora, e lo aveva promesso, venire in efficace soccorso' al Governo nella vendita dei beni demaniali. Benchè io non abbia mai fatto di questo istituto la base del mio piano finanziario, ne ho sempre raccomandata anche per questa considerazione l'istituzione; e credo che anche in oggi io possa mantenere lo stesso concetto dinanzi alla Camera. Alla sua saviezza sarà di decidere. Ma, supposto che il credito fondiario non fosse ammesso quale noi l'abbiamo presentato alla Camera, non perciò io crederei impossibile di trovare un'altra combinazione, un'altra compagnia, la quale nella stessa o in altra forma potesse o acquistare i beni demaniali o, come diceva l'onorevole Alfieri, anticipare delle somme sopra di essi. Il problema può sciogliersi specialmente se questa vendita o queste operazioni finanziarie si scaleranno sopra varii anni; e se intanto pel1864, come io credo, basti l'aver ven- •

28 duto fra gli 80 ed i 100 milioni, od aver avuto altrettanta anticipazione corrispettiva sopra la vendita. Questo è ciò che io credeva di dover rispondere con intera schiettezza e verità alle questioni postemi dall'onorevole Saracco, che furono, a mio avviso, la parte più grave delle sue critiche, quella che rendeva più ardua la mia risposta. Io non ho parlato-punto, o signori, delle strade ferrate dello Stato, perchè la Camera sa che per mio avviso l'opportunità della loro alienazione all'industria privata dipende anche dal riordinamento e dall'aggruppamento generale delle ferrovie del regno. Ad ogni modo la nazione non può dimenticare che ha un valore notevole, il quàle in momenti difficili può sopperire ai suoi bisogni, e sul qual valore il mio onorevole predecessore fin dal 1862 faceva grandissimo assegnamento. Finalmente, signori, io non ho dimenticato ciò che ebbi l'onore di dire sul concetto, a mio avviso, salutare e fecondo della conversione dei beni di manomorta. Io pregai l'onorevole senatore Marliani a voler fare degli studi su questa materia per l'esperienza che ne avea vista in !spagna, ed egli corrispose alla mia preghiera pubblicando un opuscolo molto importante che è noto alla Camera. Su quella base io ho fatto degli studi assai acc-o.rati per l'applicazione della legge all'Italia, mentre d'altra parte cercava di poter conoscere approssimativamente quale potesse essere l'entità.dei beni stabili posseduti dalle manimorte. Io credo e nell'una e nell'altra parte di essere bene proceduto. La legge d'imposta sulla manomorta è quella che

29 mi ha potuto fornire documenti per la seconda ricerca.~ Quella tassa essendo basata sulle denuncie degli interessati, non si può temere che le rendite vengano esagerate i invece è più congetturabile che le denuncie siano inferiori al vero. . Ora dalle ricerche fatte risulta che le rendite dei corpi morali ai quali è applicata la tassa di manomorta furono denunziate in 162 milioni annui. Di queste però non tutte vengono da beni stabili, vi sono delle rendite di altro genere; ma togliendo anche queste rendite di vario genere, si desume che pei beni rurali, fabbricati ed opifizi, la loro rendita netta sale circa a 94 milioni. Da questa rendita sono detratte le tasse, le spese di manutenzione, le quali sono state determinate per gli opifici al 30 per cento della rendita locativa, pei fabbricati al 15 per cento, pei beni rustici con fabbricati colonici al 4 per cento. Ognuno vede dunque che là vi è una massa ingente di beni, i quali possono essere ridonati alla circolazione con una conversione che porgerebbe alle :finanze il tempo ed il modo di giungere alloro ristabilimento comp~eto, quando sia fatta con molta cautela e con rispetto alla giustizia. Sì, o signori, io credo che lo Stato anche il più liberale possa, consacrando la proprietà, e non violandola mai, determinare per i corpi morali, per glr enti a cui esso dà la personalità giuridica che la proprietà loro non sia immobile. Solo nella conversione egli deve avere in mira due cose, l'una la giustizia, cioè a dire ~he in questa conversione non si operi una spogliazione, in tuttò od in parte, della proprietà che ha dichiarata sacra i l'altra, la cautela del tempo, perchè non si deve un'ope-

30 razione di simile genere fare se non gradatamente, e lasciando uno spazio abbastanza lungo perchè si compia senza troppi sconvolgimenti; ed a questi due fini io spero di pervenire con una legge, la quale, prima del finire di questa Sessione, avrò l'onore di prese11tare alla Camera, e che sarà, a mio avviso, come il complemento dei provvedimenti finanziarii che io mi propongo di presentare. Tale, o signori, è la situazione del tesoro, tale è la situazione delle finanze quale io ho creduto di dovervi esporre con quella chiarezza che per me si poteva maggiore: voi vedete da questo che la posizione è grave sempre, e merita tutta l'attenzione del Governo, e tutte le cure della Camera. L'onorevole Saracco ieri faceva me quasi responsabile della situazione attuale delle finanze; io non rifiuto questa responsabilità per la parte che mi spetta, ma nè egli, nè altri potrà negare che sia un'eredità che mi fu l egata, una conseguenza degli avvenimenti passati, delle spese votate e dell'atteggiamento che dovemmo mantenere in mezzo all'Europa. Noi tutti abbiamo il dovere di ripararvi al più presto. Io innanzi a tutti ho questo dovere come ministro delle finanze; ma il Parlamento deve alla sua volta dare sollecitamente il voto alle le~gi che ebbi l'onore di presentargli; il paese dee concorrere prontamente ed alacremente ai sacrifizi che gli sono chiesti: da noi dipende il restaurare le finanze del regno, e non riuscendo, la colpa e la responsabilità sarà tutta nostra; e come io diceva chiudendo il mio discorso del 14 febbraio, man- •

31 cando a questo dovere noi saremmo colpevoli di tradimento verso la patria. Signori, dopo avervi parlato dello stato delle finanze, vorrei ancora dire alcune parole di ciò che si è fatto per l'andamento dell'amministrazione delle finanze medesime e di quello che resta a fare, e prego la Camera a perdonarmi se il mio discorso per tal modo di alquanto si protrae. (Voci. Parli! parli!) L'ordinamento dell'amministrazione finanziaria si attiene, come ognun vede, a tutto il sistema amministr:ltivo, e sarebbe impossibile che un ministro di finanze potesse portare riforme secondo il suo concetto nell'andamento speciale delle finanze qualora non avesse una base nel sistema generale amministrativo. Egli è perciò che una parte di quelle riforme che io ho nell'animo, e che ho soventi volte adombrato ora in una ora in un'altra occasione, aspetta che la Camera· abbia sentenziato sopra due punti capitali, che sono il contenzioso amministrativo e l'organamento comunale e provinciale. Quando la Camera avrà votato quelle due leggi, io allora potrò camminare speditamente nella via che mi sono tracciata, ma fino ad ora ho dovuto sempre tenermiindietro pernon cominciare cosa che poi dovesse essere disfatta dopo le decisioni della Camera. Io credo che si possa procedere ad un sistema di semplificazione e di discentramento molto maggiore di quello che adesso è in vigore. TI mio onorevole predecessore riconobbe che sarebbe stato superfluo stabilire in ogni provincia tanti uffici

32 finanziarii; creò invece delle direzioni compartimentali nei centri più importanti. Nè eguale fu il numero di queste direzioni per ognuno dei servizi finanziari, ma fu regolato l'ordinamento con diverso criterio, secondo i vari rami del servizio. Così pel demanio e le tasse si ebbero cinquanta direzioni, ventisette per le gabelle e diciassette pel tesoro. Io credo che si possa fare un passo piu oltre ancora, e questo passo è che non tutte le grandi direzioni dell'amministrazione centrale abbiano corrispondenti e separati uffici nei vari compartimenti, ma invece che questi uffici possano almeno in parte concentrarsi, e debbano inoltre armonizzarsi colle prefetture. Per me sta sempre che l'ideale di una buona amministrazione dovrebbe essere che tutti gli uffici siano bene armonizzati fra loro e colle prefetture, cosicchè, operando con una certa libertà singolarmente, nondimeno si appuntassero tutte ed avessero dal prefetto, per quanto è possibile, la superiore direzione. Se a questo si aggiunge il restringere la pianta degli impiegati, ma di pagarli bene, di fare i traslocamenti meno che sia possibile e. senza arbitrio, di ordinare frequenti ispezioni, di dare una pubblicità massima a tutto ciò che riguarda le finanze, questa riforma potrà dare grandi risultati non solo di economia, ma, come dissi, eli semplificazione e di discentramento. Nonostante queste avvertenze, io oso dire che mi sono studiato d'introdurre molti miglioramenti compatibili coll'ordine presente di cose. E venendo a parlare più particolarmente dei vari rami qi finanze, io co-

t' • 33 mincierò dal tesoro, che è il più importante, e ncorderò che ho un debito verso la Camera. Quando io pronunciai il mio discorso, che ho più volte dovuto citare, notai fin ·da principio due punti di contabilità che mi pareano doversi riformare: l'uno riguardava la divisione del bilancio in ordinario e straor-· dinario , l'altro riguardava le nuove e maggiori sp~se che si fanno per decreto reale durante l'intervallo delle Sessioni parlamentari. Io diceva che avrei proposto su queste parti una riforma; che nella divisione dei bilanci mi pareva buono il sistema francese, e, rispetto alle maggiori e nuove spese, mi parea preferibile il sistema inglese, quello cioè di stabilire nel bilancio un fondo generale che sarebbe destinato alle spese imprevedute e non calco]ate nel bilancio, e per le quali non si possono presentare in tempo opportuno al Parlamento progetti di legge per istanziamen.to di fondi suppletivi e di nuove spese. Ho dunque l'onore di adempiere a questa promessa e di deporre sul banco della Presidenza un disegno di legge sull'amministrazione del pubblico denaro e sulla contabilità generale dello Stato. Esso è in gran parte il medesimo che era stato a voi presentato dall'onorevole Bastagi; ma Yi si aggiungono pure alcune variazioni suggerite dagli studi che furono fatti nella Camera sopra quel progetto, e dagli studi che pur fece una distintissima Commissione di contabilità ch'ebbi a nominare nel corso dell'anno presente. Accettando il sistema inglese, quello cioè del fondo generale, è evidente che si farà un progresso molto grande nella regolarità e nell'esattezza fra le spese e 3

34 le previsioni. Solo credo che questo fondo generale dovrà in principio essere alquanto largo, e venire poi diminuendo di mano in mano che maggiormente saranno stabiliti i vari servizi pubblici. Col tempo ancora scompariranno i cosi detti casuali, i quali per una parte dovranno rientrare nelle spese determinate, e per l'altra parte, cioè per le spese imprevedute, dovranno gittarsi sopra il fondo generale. In pendenza di questa riforma della contabilità ho affrettato per quanto si poteva la compilazione dei resoconti, dei quali l'onorevole Polsinelli testè con molta ragionevolezza chiedeva la presentazione; ma è da considerare che negli anni 1859-60-61 le difficoltà furono somme, non solo perchè eravamo distratti da altre cure, ma anche perchè vi era una difficoltà grandissima a riassumere contabilità diverse di ordini e di sistema; nondimen<;> ho l'onore di presentare alla Camera il resoconto dell'esercizio del1859; e spero nella prima metà del venturo anno, e sicuramente poi entro l'anno stesso, di poter presentare quello del 1860 e 1861. Dopo ciò noi potremo dire di essere quasi in pari ; perchè, siccome l'esercizio non si chiude se non dopo nove mesi che l'anno è finito e siccome vi sono molte operazioni a fare sopra di esso, così il resoconto deve per necessità '\tenire un certo tempo dopo al compimento dell'esercizio medesimo. lo ho creduto opportuno di ordinare il bilancio attivo sotto un'altra forma; ed i~ questa parte debbo molte grazie alla Commissione sia dello scorso anno che di questo: la prima per avermene forniti la indicazione e il suggerimento ; la seconda per aver appro-

\ ' . ' 35 vato il mio lavoro, il quale spero avrà il merito della semplicità e della chiarezza. ritraendo a pochi capi e spiccati quella farraggine di capitoli che si seguivano senza ordine logico, onde erà quasi impossibile a chi non vi ponesse accurato studio di ben comprendere il bilancio. Nel corso delle vacanze parlamentari mi occorse.di dover fare spese maggiori e nuove, e non essendo ancora votato il fondo generale, siccome ora propongo, fui costretto a prendere un provvedimento che l'onorevole Saracco non biasimò e non lodò, e di ciò mi contento, perchè il non trovare esso intorno a ciò nella sua critica niun biasimo e·niuna lode equivale per me ad un certo appagamento. Il fatto si è che egli deve considerare come nel 1860 224 milioni di nuove spese erano state stanziate nell'intervallo delle riunioni della Camera; 50 quasi nel 1861 e 16 nell862, dei quali però bisogna dedurne tre di risparmi su altri capitoli. Tuttochè il mio onorevole predecessore facesse ogni sforzo per evitare le maggiori sp~se, a me non potè riuscire di non farne alcuna; ma cercai almeno un provvedimento, il quale, se non era assolutamente normale, bastava però al fine che io mi proponeva; nè trattavasi già di fare uno storno che dalla legge è vietato, ma trattavasi di annullare alcune spese e di crearne delle nuove, e la Corte dei conti, rigida osservatrice delle nostre l eggi, non mancò di convalidare il decreto 27 settembre colla sua registrazione. Questa rigorosa compensazione delle nuove e maggiori spese coi risparmi fu rimedio temporaneo che non si giustifica in un sistema normale, ma che pur servì al fine che iomi proponevarispetto al credito, mostrando

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