Agostino Rossi - Sugli studi di alcune scienze civili ...

SUGLI STUDI ' DI ALCUNE SCIENZE CIVILI IN DELAZIONE Al BISOGNI DELLO STllTO PONTIFICIO OSSERVAZIONI DEJ,L' AVV. AGOSTI NO ROSSI FORLI DALLA TIPOGRAFIA CASA LI i8ft7.

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Quanùo a migliorare l' amministrazione, c le fin anze dello Stato, a riordinare i Comuni , e ad ufficii di simi l maniera, e d i si grave momento , l ' umanissimo Pri ncipe, che ci governa, con a llo splendidissi mo di civile sapienza, chiamò a consiglio in Uoma i cittadini più ch iari pe r dottrina , pet• l' amore e la s tima , che godono nell ' universale, a chi non dolse la povertà degli studi civi li , che ci dobbiam patire, la quale non dava molta facoltà di proporre al Principe uomin i educati nella ragione politica, n ell'amministrazione , e nella ci,•ile economia? Chi non desidet·ò, che fossero fm noi in fi ore queste scienze, onde rispondere de~namenle alla voce del Gran Pio, e mandargli tlalle Provincie Deputati veramen te capaci di adoperarsi con Lui alla ri forma rlello S t ato? Et·a generale lamento anche pr ima d' ora , che non si colth•assero quest e civili discipl ine, di che veniva, che le cariche più elevale dello Stato come gli uffici i amministt·ativi fossero commessi a persone, che per difet to di questi s tudi non bas tassero all' uopo, e ne sofferisse

-4la pubblica amministrazione; ma ora P'~ 1 c~te mai, eh~ con maggiore larghezza ao~be al ceto l~t co ~~ concede eh partecipa1·c della cosa pubbl~ca 1 la necessttà d t queste dott rine è universalmente senltta . Ot· dunque tener parola di ques ti studi, r accomandarli calrlaonente al providentissimo Principe, che voglia instaurar! i siccloè per l'avvenire il nos tro Stato non debba mancare cli 1 e•perti amministt·ato ri, di savi stati sti , di ut ili ma~istra ti , è cosa , a parer mio, opportuna, e che ~i conviene ad un popolo, che voglia couomc ttere la sua civil tà a fondamenta salde, e durature. Prima nell'ordine scientifico, come n ell'ordine sociale è la R agione P olitica interna, o il Diritto P a trio, e Costiluzionalo, che lutto in se acco~ l ic l'ordinamento nostro ci vi l~, di che è mest ieri tener parola. Uffi cio di questa scuola, secondo mi pare, è di esporre in m:noio'ra !ilo,otica, ma con tutta la possibile lucenteua gli orolini diversi , di che s i compone il nost ro Govel'llo , fao· chiara o;;ni pat·te dell'interna cos tituzione, e porre in tutta evidenza , la natura , i confini , la separazione de i pubblici po teri, i loro int imi legami ed att inenze, e il fdice e!Tclto, che ne deriva pel ret to p rocedimr nto rl ella cosa pubblica . l'o i, per e' itare che con (<O"aVC danno dei popoli sieno violate le competenze dell e diverso ma~is tralure, ed a cessare un di sonl inc, di rhe è uni,,crMie lame nto. parmi mesti eri dar norme chiare, onde regolore le attribuzioni dei diversi poteri, di che si compo - ne il civile comoo·zio ; al che s tinoo opportunissimo raccomandare l'opera po·e;;cvolissima del Diritto amminist rativo del Romo~no•i nella parte, che riguarda l' ordinamen to clflle competenze, la !Juale al Gorel'01o Italiano parve sì piena oli civile prudenza, che volle fosse gui o.la a lutto l ' orrli ne ~erarrhico . I pl"incipali argomenti del nos tro diritto politico in- !Prno , sono, se male non avvi~o, la Sovrani t a, e l' indoi<' "'" elettiva. Il Seuato EIPllore. Le alll"ibuzioni clelia S ov o·ani tà , e le sue relnioni diver~e, e svariate d ipendenti dal rl nppio impero , che tiene. La P odestà Ecclesiastica e•ercitata a mezzo dei Dignitari rlella Chiesa ; la Civile a mezzo dei diversi ministeri , in che si parte la cosa pubblica; i naturali limiti delle loro atlt·ibuzioni , l'unità di

-5pensiero e di direzione, che si ottiene colla savissima istituzione di un Consiglio di !Uinislri. Panni poi cura del lo Sponitore della Ragione nostra Politica interna 1 far palese l' ordiname11to de' Con•uni , delle P rovincie, e dello Stato in tulle le loro allribuzioni, allinenze, e relazioni fra loro, ed il Governo , e mostrare come da un sano ordinamento dei poteri civil i deriv i la fdidtà dci popoli. Alle leggi ordi natrici dello Stato , le quali deggiono essere norma alle s ue lezioni , dovo·à l'Es posi tore attingere questi princi palissimi argomenti del Diritto Politico interno. A ques to sarebbe mes tieri , che di queste leggi si facesse una collezione ordinata, dettala nell' idioma nos tro natio, onde ciascuno po tesse farsi chiaro dell' ordinamento nostro politico interno. Sino al pt·esente nelle Scuole del Diritto non si da- -va contezza , che della podestà Ecclesiast ica, degli ordini di che que lla si compone; e della civile, come se non esistesse, non si faceva parola, o se pure, pare' '" quasi, che il laicato fosse ancora governalo dagli ordini civ ili dei Romani , poiché di quelli soltanto si espone l' i11dole e la natut·a, e se ne dà di ogni parte u11a giusta idea e valore . E questo è sl vero, che quando alcuni statisti celebri, qual è il Gioberti, e specialmente il chiari ssimo Avvoca to Galeotti, st retti da pietosa cura di questa bellissi ma parte d ' Italia, si fecero in alcune loro opere preziosissime ad esporre i politici nosld ordinamenti , e la perfezione di che sarebbero capaci, le loro dottrine ci parl•ero qu asi una rivela~ione: si poche sono le no~ioni, che ahbiamo in cosa di tanto momento, e che sì da vicino ci riguarda. È que• ta una grave lacuna nell'ordinamento nostro p_olitico, ed in parte cotanto essenziale degl i stu<li ch·ili. E d ' uopo s i tol{ia, onde ve11ga il Laicato, che anr he per lui vi sono leggi f..ndamentali , che queste pure sono falle argomento agli studi civili , se vuolsi che sorga perfe tta e du re\•ole at·monia fra l'ordine laico, che è tauta parte de llo S tato, ed il Governo. Questo abbiamo ragione d' attenderci dal sapieutbsimo

-6 - Principe che con raro esempio di prudenza civi le, nè mai abbasla n~a lodato dalla sua e lezione al 'Crono, ba mosll·ato di tenere n~l conto che s i dee il laica lo , e volergli a<se"nare nella cosa pubblica la parte che g li conviene . n1a" alla <·ivile sapieuza tl' uno S tato non basta insegnare quali sicno. lc lcg~i ~ue costit uen.ti , e fo•?da.metltali, le att•·ibuzioni dea polcra, 1 lo ro leganu , e le mtome loro att inenze· uon basta insegnare la parte positiva del d iritto po litic~ intemo, ma è pu re di mes t ieri insegnarne la parte lilosoli ca, o meglio la scienza dell' oa·olinamen to civile dei popoli, e del miglioa·e loro reggimento. Se la legge dell ' umanità è legge di perfezionamento, e di civile progresso, se gl i ordini t ull i civili sono sott omessi a ques ta legge s uprema, del che ce ne fa chiara fede la storia degli Stati , e il sapientissi mo nost ro Pl'incipe lo l'iconobhe, quando nel regolamento de l Consiglio dei lllinista·i proclamò alt amente= che i modi ' 'ari ano secondo la qua lità de' tempi, e delle cose, onde s i fa opportuno, e necessario <1uel che potè per addi et ro non essere necessario, nè u t ile=, se però è forza obbedire a <Juesta le;:~:e, parmi si debba far e con saviezza, profillando de lla civile sapienza de' nos li'Ì maggiori, e degli ammaes tramenti dello storia . l detrami della ch•ile fil osofia felicemen te sono stati r accolti da grandi pensa tor i i ta li ani , ed o ra dalle cat tedre possono essere espos ti alla ,;:enerosa gioventù, che certo è desiderosa di apprenderli . J' ques to il maggior beneficio, che siasi f.1 t10 all' umanità, e si deve perenne riconoscenza a que' F ilosofa u manissimi , e ve ramente civil i, che comc nr acbia velli , Vico, S tell ini , e per ult imo il grande Romagnosi raccolsero i de tlati della ci vile sapienza di tanti secoli , c rivelarono al mondo la suprema economia dell' umano per fez~onamento, e le leggi della vita degl i sta ti . Seguendo 1 consigli d i quest i sapient issimi s i evitano ~:li errori nel regime. <~ ci popoli, e le commozioni pol itiche , cJ,e ne sono la terrobol e conseguenza. P ossedendo la civile sapi~nz? , i ~overni savi , e ' 'eramente prudent i variano i moth. d o ~e~ame .se~o~do la q.uali tà de i tempi e delle cose, c gh ordom socaah SI acconcoano alle esigenze delle ci rcostanze,, ed a lla. g l'3n legge <lell' OJli>Oo'lu nità. L a sapienza allora e posta 10 per fe tta armon ia col po tere, e sorge

-7quella concordia, e quell' amore, che fa, che i popoli benedicano la mano , che li governa. ' Ques ta scienza , che "Variamente si appella Dirilto pubblico, Diritto filosofi co, o più propriamente Filosofia ci- "Vile, come giustamente av visò di chiamarla il nos lm Romagnosi , ùesumendone tale appellazione dai lini a cui serve; ques ta scienza, che è di mezzo alla filosofia razionale , ed alla Legislazione, ha per ufiicio di presentare un conce l! o giusto , e ben definil o degli s tati politici , della loro potenza, della Iom perfezione, e della loro forza mol'ale. Ella ci mostra, come alla potenza di uno stato si "Voglia un elevato ~;rado di coltura , nè questa pienamente si ottenga senza una onts la libel'là di pensiero e di parola, che è per l'uomo un dirillo sacro, e impt·escriltibile , molto amor e patrio e nazionale , una popolazione sviluppata in una siusta misut·a, nè si consegua la forza ntorale, c la pet'fezione, che s volgendo le passioni "Virtuose con pl'Udente e civile moderazione, facendo solo regnare il mel' ilo civ ile, e adoperando in lutti gli ordini sociali una pieIla, ed intera pubblicità. P ct· lei si fa aper to l' ordinamento degli umani consorzi. Vediamo alla luce di questa scienza distinguersi le preJ'o:;at ive dell'uomo da quelle di cittadino, i tli rilli na tur ali dagli originati dalla civile colleganza: la pad•·onanza individuale del continuo temperarsi dalla c01nivenza sociale: esser questo palese negli ufiicii personali di ogni maniera , cbe si ricambiano gli uomini s tretti fra loro da sociali legami , e da vera carità cristiana: esserlo nei ser- "Vigi prediali sia fra i possessori di beni stabili, sia fra questi ed il pubblico: apparire nel dover sacro di ogni citt adino, che la r eligione n os tra socialissima ba eleralo a precello, di far fede dei falli di ogni maniera , di che possa uno veni re richiesto : mos trarsi poi maraviglioso il potere del civile consorzio in quella continua, nè mai int el'l'olla catena economica , per la quale si fa n valere i dirilli , e le obbligazioni degli u omini innanzi alle futu re genernioni , si lega i[ pt•esente all' 3V\'enire , e viene COmunicala all ' umano consorzio una "Vita complessh·a , e dirci quasi immortale . Questa scienzà ci palesa tlcl pari , come le virtit sociali , onde s' •olgersi e fiorire, abbiano mestied d' un civile

-8- (Onsonio stabile, e però, come la vi ta agri cola sia r igorosamente necessaria, poichè solo per ques ta hanno vi ta le di veo·se class i de' possidenti , degli agr icolto t·i , dei manifatturieri ed anche dei dotti , senza d i che n iuna società può dirsi v'eramente civile. E dalla vita ind ividuale ne' suoi rappor ti sociali passando a considerare come si spieghi quella de i corpi collettivi, vediamo tosto quan ta parte abbiano ad un ordinamento ci vile dello S tato i lll unicipi i bene o rdinat i e cos tituiti, come sieno la vera base della piramide sociale, di che quando non sono ben salde le fondamenta, nè abbiano u na radice popolare, t utt i gl i ordini ci vili , che da ques te deggiono deri vare, come da prima fonte, vaci llano, e non basiano ad un retto regime de i popoli . Vediamo fars i chiara la possanza che si racch iude ne i 1\Iunicipii, da lla grandezM a che Ital ia potè salire nelle e là d i mezzo per le sole l\l unici pal i is t ituzioni: e farsi aperto, cbe nei Mu nicipi i bene ordinal i lìor iscono le virt ù civ ili, c i l ' 'ero amor patrio, ch'è fonte tli tanti beni , e da cui stesso deriva l'amore nazionale, cbe altro non è, che l'amor patrio applicato ad una più larga sfera. Ai 1\l unicipii come a corpi mal'al i in telligen ti , incorruttibili , la ch•ile sapienza c' insegna doversi commettere l' elezione dei Deputat i del popolo più pres to che afli da re un diritto sì bello e sì prezioso ad ind ividui isolati , fac ili alle corruzioui , ed agli erro ri , del che ci sono vivo esempio la F rancia, e l ' I nghilter ra. A ques ti come ai natura li tu lot·i ddle Città appar tenere la polizia civile, ad essi il d iri t to di proporre i G iudici conci liatori , benefica, ed umanissima ist ituzione, e veo·amente d~gna di un governo civile e crist iano. Ai Municipii spettare la formazi.o':le delle Guardie C it tadine, che sono la migliore guarent ogoa dell' ordi ne intemo, istituzione bell issima a no i finalmente concessa dal providen ti ssimo Sovrano: ad essi il diritlo oli pet izione, onde manifestare i veri bisogni dei l?r? amrnin.is trat.i =.ad essi in fine il maneggio delle cose ctvoche neglo ordon o tutti morale, intellett uale e materiale. ~ ues ti , .e~ alt_ri , di che sarebbe troppo lungo il d ire, la .sa pocn.z~ ~~ vole et ammaestra essere g li uflìcj nobilissimi det JUunocopoo ; ma ad un tempo ci avverte che ad e levarli a ques to altissimo min istel'O, è d i mes tieri t~rli alla tutela perpetua in che sono tenut i, restituirli alla dignità

-9ed autonomia , che ebbero in Italia sino al Secolo XVI., ed in alcune parti di essa sino al fini re del Secolo XVIII. , e che non venne meno, che per la Gallica conquista avl/enula in diversi tempi , la quale recò il mal uso di riguardare i l\Iunicipii come inetti pupilli, e fece abbandonare a ll' I ta lia le sue proprie istituzioni , che eran frutto della civile sapienza de' suoi maggiori. Il riordinamento de' Comuni, fu pure il primo pensiere del gran Principe che oggi ci governa, e questo ci è aq;omento sicurissimo della sua saviezza, e dell' amore ch' E i por ta alla cosa pubblica . F ece Egli invito ai Civici Magistrati , ed ai Consiglie- •·i di Provincia , che gli chiarissero gli abusi , e proponessero il modo, con che dovrebbero ordina•·si. Con patrio zelo , e senno 11eramenle civile siamo d' avlliso, che que' l\I agislrati compiera nno il nobi lissimo uOicio a loro commesso , ed otrri ranno ai Deputati ai quali è data la cura di deliberarne, bastevole contezza de' nostri bisogni , onde possano acconciamen te provvedervi. Voglia il cielo , che il riordinamento de' Comuni si faccia secondo i deu ami della civile sapienza, e i popoli ricordevoli di t anto benefizio faran benedi re fino dai più lardi nepoti il nome del Gran Pio, e dell' illustre Assemblea de' Notabili , Quando uno Stato si parte in Comuni . ed in Provincie , all' ordinamento de' Comuni è pur d' uopo segua quello delle Provincie , di cui le attribuzioni sono segnate dagli interessi morali , intellettuali, e materiali , di che è loro commessa la cura. Il ipeto che sono segnale da quegli interessi , di che è loro commessa la cura, perchè mi pare, che le provincie non abbiano poteri loro nat urali , come li hanno i Comuni ma .:he le loro a ttribuzioni quelle sieno sollanlo, che ad esse 11engono assegnale doIle leggi ordioatrici delle provincie. E q ues to, secondo mi pare, deriva dal non esistere naturalmente Provincie , come esistono Città , e dal non essere le P rovincie, che soli centri morali, a cui fan capo un certo numero di Cillà. Come ordinamento civile l'istituzione delle provincie parmi cosa alquanto moderna , poichè le storie nostre, che parlan t anto dei !\lunicipii, non fanno parola delle Provincie, e

-10neppure 'dai maestri di chi le sapienza è ri.cordato l' ~r(~inamento provinciale, come parte dell' ordlllamento ctvtle di uno Stato. Non ostante però, quando questo ordinamento si faccia co 11 tutta prudenza, st imo esser possa utilissimo ai sociali consorzii: e sebbene sia moderna questa istituzio11e, sono d ' avviso, che prender possa luogo nella scienza dell' ordinamento civile dei popol i . E ,·eramentc la necessità di queste is tituzioni nasco tla ciò, che i !llunicipii non potrebbero per loro stessi bastare a molti sociali bisogni. Come imprendere diffatti grandi lavori di strade, che importano gravissima spesa , e sono utilissime a molle Comuni, giovano alla loro civ iltà, al commercio delle cose e dei pensieri? Come istituire grandi Collegii per l' istruzione civile, e militare dei popoli, erigere umanissimi Ospizi, in che racco!; licre gl' infelici , che ha11no smar rita la ragio11e, fondare istituti di tanto momento cd impo•·tanza coll' opem indivi t111alc dei !\!unicipii? 'fu Ilo ciò non si può conseguit·e colla sola opera loro, ma è ,Ji meslieri per o ttenel'lo associare le fon.e di varie Comuni. E questa parmi essere l' origine delle ist ituzioni pro- "iociali. Le Provincie però non solo possono bastare a questo intem!imento, ma pure ad altri nobilissimi nOicj, E insegnamento di civi le sapienza, cbe l' elezione dci Deputati si abbia a commettere ai lllunici pii, come a corpi morali intelligenti ed incorrullibili , anzichè ad individui isolati facili alla conuzione, ed agli errori. Volendo seguire questo consiglio, di che la storia di alcuni popoli ci fa ben chiara la savie:r.za, si ritrova, che dovendo ciascun municipio scegliere un deputato, soverch io ne sarebbe il numero, e gli interessi municipa li prevalerebbe,·o forse ai genemli. Onde. evitare <tuesto sconcio nulla mi pan·ebbe più oppor tuno d• quello che commettere la scel ta de' Deputat i ai Consigli l1rovinciali, In ~a ie ?laniera s.i tien fermo il grande principio di far sccg!lcre t Dcputat• da corpi morali intellioenti ed incorrutibili , quanto lo sieno i Comuni · si evita il so,·ercbio numero di questi, cbc ~iene solta~to determinato in

-Hragione di popolazione; nè si cade nel municipalisme sempre nocivo agl' interessi generali. ' E neppure si toglie con tale ordinamento che i municipi abbiano alcuna parte alla elezione dei deputati , poichè dovendosi i Consigli Pro,•inciali scegliere dai Comuni s iccome vuole giustizia , per non essere i Consiglieri di provincia che i Rappresentanti delle diverse Comuni riun ite, ne avviene, che essendo loro commessa la scelta dei Provincia li Consigli dai quali venir deve la nomina de' Deputa ti , colla nomina di questi hanno una parte almeno indi re tta nella nomina dei Deputati. Inoltre i Comuni nei Consigli Provinciali cosi· ordtnati trovano il naturale loro potere moderatore . A ques ti , come saviamente avvisa· il chiarissimo Avvocato Galeotti , si· dovrebbero concedere le attribuzioni amnlinistrative, che ora si hanno i Govcmi , o le Congregazioni Governati,•e; ad essi l' appello dalle deliberazioni dei Consigli inter posto da lle mi110ri tà, o dai Gonfalonier i , J.a 1·evisione dei conti delle Aziende Comunali , la decisione delle quistioni ammini st rative fm il comune ed i,ci ttadini , o fra Comune e Comune ; ad essi in fine la nomina dei Consiglieri del Governo, che ten ebbero presso i Governi locali l' ufficio che tengoHo i Deputati presso il Superiore Governo. Sapientissimo parmi questo ordinamento, i-1 quale tiene una via d'i mezzo fra il municipalismo , e la centralità , poichè, mentre non ammorza i poteri naturali dei JUunicipii , come in F rancia, non lascia però loro troppa lnl'- ~hezza, e indi pendenza, come sino ad oggi è stato in I spagna, delle quali due diver se isti tuzioni la storia contemporanea ci fa. fede <Juanto abbia~ a lamentarsi queiiQ,.,nobil issimL Nazioni< Ques to nobil issimo ministero esercitato dai P rovinciali Consigli eletti dai Comuni ispirar deve ai popoli tutta la fiducia. E di vero si forma in questa maniera una maravigliosa catena, che legando i popoli alla sovranità, comunica a tutti gli ordini ci viti una vita politica , ed una operosità , che li fa insieme contribuire al ben essere, ed alla felicità dei popoli , che è l'intento mass imo della sociale giustizia , e il diritto sacro e ineluttabile dell' umanità.

-f2Possa il sapiente Consesso che in breve si adunerà nella Capitale, darci un ordinamento provinciale, che risponda alle viste della civile sapienza, e i nostri popoli non solo, ma Italia tutla glie ne saprà grado, e po·enderit esempio a suoi ordinamenti civili da questo ordinameuto sapiente c de..no dell' ammirazione universale. " Ordinali i Comuni e le Provincie, che sono aggregazioni piu, o meno estese , segue l'ordinamento dello S tato, che e l'aggregazione generale. Come i Comuni e le l'ro,dncie, ba pure lo Stato una personalità tutta propria, e corpo morale, come gli altri ha la propria rappresentanza. Questa, essendo per suo ufficio sopra tutti , appellasi Sovranità, le cui allribuzioni si partono 11ei tre noti poteri, Legislativo, Amministrativo, ed E secutivo. Questa partizione comunemente ricevuta dall' uni,·ersale, a qualche civile folosofo non pare propria e giusta , amando in vece, che i tre poteri, in che si parte la Sonanità si denominassero Legislativo , Ammiuistrativo, e Coattivo, perché le funzioni tutte possibili della cosa pubblica riduconsi alla legislazione, alla gestione pubblica, ed alla coazione. Dicono non mai avvenire, che in alcuno di questi uffici la Sovranità sia esecutrice, nè convenirsi poi questo alla natura della medesima. Però, se bene s i guardi all' uflicio del potere amministrativo , si troverà che egli deve io ogni suo passo seguire una norma ed una legge, e che mentre amministra, eseguisce i voleri del Supremo Imperante. Ciò che anche più c!Jiaro si pare , se dai sommi gradi del potere amministratovo scendiamo ai gradi inferiori. Ciò posto è chiarissimo, che questo potere s i parte in amministrativo ed esecutivo, od almeno che in se raccoglie l' uno e l' alt ro uOicio. Non mi pare poi che la coazione si debba elevare al g.rado di potere, sì perchè, quando fosse universalmente r~spettata . la legge , mai sarebbe mestieri adopeo·arla, dal che so raccogloe non essere questo un ordine assolutamente necessario, ma esserlo solo acci~entalmente , e sì perchè più presto cbe un potere, la coaz1one mi sembra un mezzo di fare osservare il comando desii altri poteri.

-\3Quinoli , sebbene mi sia graTe dissent ire in questa parte spezialmente dall' opinione del• g1·ande Romagnosi, pure mi sembra , che la partizione universa lmente ricevuta, sia logica, e vera , nè debba in modo alcuno mutarsi. Dal sano ordinamento di questi poteri dipende sopratt utto la felicità dei popoli. P erò è uftìcio della civile sapienza trattarne pienamente e con tuUa accuratezza. E cominciando dal potere Legislativo, che è il regolntorc degli alt ri , chiaro ne pare, che le leggi dovendo rispondere agli interessi dell' unive1·sale, sia di mestieri, pe1· farl e bene , avere contezza piena ed intera dei bisogni del pubblico. Il modo d i assumerla sarebbe d ' interpellare tutti gl i interessati, il che accadeva ne' piccioli Stati , quando int er- ' 'eniva di persona il popolo a dar l eggi. Coll ' allargarsi degli S tat i si tenne questo modo impossihile, e si pensò di commettere un ufiicio sì grave ai manda tari del popolo. JUa sia si adoperi un modo, sia l' alt ro , r isal endo all' origine del potere Legislativo, si riconosce essere logicamen te necessario, a far leggi che rispondano all' interesse dell' universale, conoscere la pubblica opinione. Sorge da ques to come chiarissimo assioma ; essere l' esercizio dei diritti politici , di cbe il primo è quello di da1· l e~~ i, splendido retaggio dell' uomo , di cui le fàcolrà più nobili ven ehber meno, se gli fosse tollo di partecipare a ques to altissimo ministero , e ne verrebbe il danno ~ravissimo di aver leggi che non fossero in piena ri spondenza ed armonia coi bisogni, e gl' inter essi dr ll'universale. Di che tutti i mali, che travagliano i popoli cd i ~ove rni. N è basta, che le leggi per esser buone sieno fatte colla pm·tecipazione dei Deputati del popolo, ma è pure mes tieri , ad evitare ogni possibile errore e precipitazione, che la proposta delle le~g i sia maturata da un Consesso d'uomini sapienti , e indi venga accolta, e solennemente discu<sa dai mandatari del popolo. È necessaria allo Stato una mente sociale, come è al ci ttadino u na mente incli viduale, e questa risieder deve in un consesso, ove si raccolga il fiore del senno nazionale ,

ufficio, che in alcuni popoli è commesso al Consiglio di Stato. d l'be . Allorchè le leggi sieno _proposte e e ~ r ate m questa maniera , si può ~t are a ~~c~ra. ~danza d1 averle op~~­ tunissime ai bisogn1, e ne1 lmuli della stretta necess1ta, onde non inceppare senza ragione la libertà dei Cittadini, nè s'?praffare ~a pu~blica am1~inistr~zione d ' i_nu tili c~re. E mestien lasc.are alla v1ta soc1ale un libero sviluppo , e il mo~o di. spieg~re tutta l' attività_, per la qu~l~ fioriscono gh Stah, e s1 levano alla magg1ore prosper1ta possibile, facendoci fede la storia, e la civile sapienza, che gli Stati megl io ordinati sono quelli, in che i Governi banno il men d ' affari possibi le, mentre la società vive una vita piena tulta di cure e di negozi. Nasce allora quella fa cil ità d ' impero , che forma il supremo "VOto de' buoni Governi, e l' intento massimo della giusti zia sociale . Ufficio della sapienza civile . è pure d ' insegnare i rami tuili, in che si parte un sano ordinamento sociale, di avvertire, come debhasi porre ogni cura, che non s ia commesso alle stesse mani l' esercizio del potere legislativo , amministrativo, e g indiziario. Una grande ragione di stato vuole la separazione di ••.esti poteri; poicbè l' esperienza ci ammaestra, che in <1-tci Governi , ove sono uniti nella stessa mano, regna non solo l' arbitdo a danno dei popoli , facendosi servire un potere alle mire dell'altro , ma pure corre grave pericolo la stessa Sovranità , e ne soffre la sua indipendenza . Devesi talvolta portare in pace la violazione de' suoi voleri, e degli ordini i piu provvidi, ed i pi ù uti li allo S tato, mancandogli la podestà d ' infrcnare chi abusa de l potere che gli è stato commesso. Questi brevi cenni , in che sono appena toccati alcnni capi della civile filosofia , se male non aniso, basiano a mostrare quanto sia l' importanza di questa scienza e come sia debito di un civi le Governo promoverne lo' st udio con ogni cura ed amore. Il secondo ramo in cl1e si parte la Sovro"nità si d i<se essere l' Amminis trativo , le cui attribuzioni sono cosi este- ~~ sì "Varj gli ufflcii, di che si compone, che per quanto s1eno perfetti gli ordinamenti civ ili, c per quanto in uno

-15 - Stato esser possa in onore la civile sapienw, pure mi sem- !ll·a esser d' uopo avere scuole, in che s' insegnino le dot - t rine della scienza amministrati,•a, onde educare gli uomini a divenire provvidi amministratori. Nella società facendosi dal Sovrano sino all'ultimo padre di famiglia, dal ministro di Stato sino al capo del più piccolo l\Iunicipio, tutti sono amministratori; ma pure è certo per quelli stessi cbe hanno amministrato non esservi cosa sì rara, quanto un buono amministratore. A che si deve tanta difficoltà, e perché sì pochi ac.,uistano rinomanza nell'arte di amministrare? Bene guardando a quest' arte e scienza ad un tempo si scorge, che la difiicoltà d ipende dalle cure diverse, e svariate , che sono proprie della pubblica amministrazione. Per bene amministrare, al sentire de' Maes tri di <roesta scienza, vuolsi molta civile prudenza , avvedutezza, e rara perspicacia. Poichè, mentre è sempre mestieri di molt a operosi tà, d' uopo è però dispiegarla in modi diversi e vari. Si deve talora agire direttamente, talora limi t arsi ad una semplice veglianza: quando si può stare contenti al progredire della civiltà, e quando in vece è necessario promoverla cou incoraggiamenti di ogni maniera. Un savio amministratore aver deve l' occhio vigi le, cd allento al corso delle umane vicende, una piegbevolczza opportuna, un raro discernimento, onde al mutare delle civili condizioni adoperare provvidenze, c modi direlli in cose, in che dapprima dovevansi adoperare lull i i possihili rispetti , e trallarle con delicatezza, e dirci quasi per obbliquo. Talvolta gli occorre aTer tutto il sapere, e il retto criterio di un civile 1\Iagisll·ato, e ciò quando debbe sedere a decidere le quistioni, che si traltano nel contenzioso amministrativo. In questi casi, oltre il sapere civi le, vuolsi una rara prudenza , onde non violare le competenze del potc•·e giudiziario, e fare immane scempio della povera giustizia, come spesso avviene con grave danno, e lamento degli amministrati. Ora per bastare ad un ufficio così difficile, e ' 'ario, in che occorre un raro sape•·e, e non comune spericnza di civili negozi , è pur forza, che un Amministratore conosca la teoria, e lo spirito delle leggi nostre, abbia contezza di

-1Gtutto l'ordinamento politico interno, e de i grandi princopu della Legislazione dello Stato, delle relazioni sue interne ed esterne onde pronedere in tutti i casi possibili , ed operare se;ondo il fine s tesso della legge. Senza di che, come potrà tendere a~ u~ fin~, che .non conos~e, batter? una via nuova per luo , ne maodapproma tentata. Non avra sempre la legge, che lo soccorra ne' suoi pass i. Talora questa si tace in molti casi , e talora pure n on è desso ben chiara, c si presta a diverse interpretazioni. Come dovrà rcuolarsi in tali circos tanze? Prenderà forse consiglio da sè st;sso, e dal proprio buon senso? Ma col solo buon senso non si cogl ie un' intenzione dd Governo che poggia a vaste , e profonde combinazioni fondate non già sopra princiPi speculativ i, cbe può taluno, che abbia accutezza di ment e iudoviuare, ma sopra circosta nze di fatto derivate dalle condizioni presenti del Govemo, e del popolo. Che av- 'l'eo·oà dunque in ques ti casi? Cbi amministra non farà nulla, cosa dannosiss ima quando è d' uopo di operosità; o farà male. N è la bisogna può andare altrimenti , poicbè un amministra tore senza le nozioni fondamentali della ragione amminist ra t iva, sarà come un cieco , che ad ogni piè sospinto corre pericolo di cadere. Di che ne 'l'erranno gli errori, gl i arhitl'ii , e le nocive pi'Ovvidenze. Avviene alloo·a, che si scompongono gli ordini civili, s i levan le ~:ri da di un popolo, coi tocca scontare gli errc. ri di un lUiuis tro, e scoppiano le civili commozioni ad avverti re quanto sia impro,•ida la mano che lo governa. Possibile, dirò con lHirabeau, che, mentre vuols i una istruziouc prel iminare per le arti meccaniche, che pur son~ di lieve momento per gli uomini , e mentre non "'è scoenza, ed arte pc! cui esercizio non si addimandi una gu:orentigia, per l' amministrazione poi , che è la scienza e l'arte. a~ uu. t.empo la più difiicile, da cui dipende la quiet e deo cotl ~dolll , la pubblica felicità, e la salvezza dello Stato, non so abbiano a 'I'Olere gli s tudii, e le nozioni , cbe sole possono educare a queste gravi discipline e preparare allo St ;~ t o buoni amministratol'i ? ' . Tanta spensi erat~zza della cosa pubblica è appena concepobole dopo le gravo lagnanze menate dai popoli pel mal governo, e per la inetta amministrazione . !Ua se ciò fu un tempo, ora abbiamo bella fiducia ,

-1'1cl1e noi ~arà pii1 per l' nV\'enire. Ce ne sin conforto la sapienza dell' Ollimo P•·i ncipe, il quale>ha allamente proclamato il grande pr incipio di non elevare alle cariche, ed agli impieghi dello S tato, che il vero merito civi le. Ci giovi pensare, che questo non si può possetlere, senza a- -vere la mente informata a si gravi discipline, e che il Principe che vuole il fine, voler ne deve i mezzi più acconci ed opportuni. Abbiamo pure alt ro bellissimo argomento a confidare, che l' ottimo nostro Sovrano nella mente sua provvidentissima stia maturando un novello ordinamento di questi studi . Egli ci ba fatto cenno di volere migliorare gli ordini, con che si governa l' Accademia Ecclesiastica, riguardata sino ad ora il solo Istituto, cbe educasse allo Stato chi dovesse reggerlo , c governarlo. Negli ordini di quell' accademia avrà sen1.a meno tro- 'l'ato manchezza di que' studi , che educano alla civi le sapienza, e fanno i veri statisti, ed i buoni amministratori . E;:! i penserà per certo a grandi riforme su questo gravissimo argomento; e noi dobbiamo caldameute desidtrare, che il più presto possibile vi sia con tutta saviezza provveduto. Ora però, che al civile laicato è concessa maggiore larghezza nelle cose dello Stato, ed i laici seggono nou solo talvolta a Presidi di Provincia , fan parte delle Congregazioni Governative, ma pure sono chiamati a consiglio, onde r iordinare i Comuni , migliorare l'Amministrazione, e le Finanze dello S tato, e a partecipare più largamente della cosa pubblica, è di mestieri, cbe ques ti studi non sieno il pr ivilegio di pochi , o di un celo soltanto , ma che fi oriscano nelle nostre Università, onde chi voglia percorrere la carriera amministrativa abbia facoltà di farlo , educandosi n ques te severe di scipline. E qui mi sia leci to di esporre un mio desiderio, e sarebbe di vedere eseguito pel nostro Stato un ordine sapientissimo proposto al Governo llaliano, il quale disponeva, che cinque anni dopo l' istitut.ione delle Cattedre di alta Legislazione, n iuno potesse essere nominato ~Iinistro, Consigliere di Stato, lUembro della Co•·te di Cassazione, Jnvialo all ' Esleto, Prefc llo, Presidente di una Corte di 2

-18Appelio 1 Regio Procurator _Generale , I spettore Genera~e d~gli Studj Legali ~ Seg retaroo Generale prcss~ od_u? 1\Ianislero se tlopo da avere otlenuta la laurea da Gaun• prudenta ;'n alcune delle Universi tà de l Be!(no, non uvesse frequent~ l e le delle scuole, ed otlenuto alla fine del corso il gr~ do del 1\Jagistero. Sarebbe degno del Gran Pio questo provvedimento: e i poruli vedendosi allora bene amministaati leverebbero anche per questo t itolo le mani a benedire il nome dell ' Irnrnoraafc Pontefice. Nè solo i presenti g lie ne saprebbero t;razie , mo pure gli avvenire, poichè sarebbe questa un' opera, che frutterebbe , nè si facilmente saa·ebbe perilura. E poichè ufficio dell'amministrato re quello si è precipuamente di eseguire la legge, nè mai di farsene autore, di essere soggetto , nè mai indipendente, poicbè la parte esecutiva stretlamente si alliene all' amministrazione come s i disse, nè da quella si può separare, è di mestieri , che le le~;gi no<tre amministrative sieno esposte, e commentale da chi tlorà le nozioni fondamentali del di ri tlo amministrativo , on.Je associare alla parte razionale la ragione positiva, e perchè non debba allontana rsi dalla legge scritla quegli che un giorno dovrà amministrare . Noi abbiamo leggi 1 editti , regolamenti, ed ordinanze amministrative, ma fatte senza unità di sistema 1 e di principi, senza nesso, ed un ' intima corrispondenza , venute in luce solo per occorrere ai bisogni del momento, senza provvedere all' avvenire. Abbiamo Circolari istrullorie ignote a tuili 1 e talora agli Impiegati stessi amnainist rativi, che g iacciono polverose negli archivi, ed alzano solo il capo talvolta per applicare la le!:se a danno degli amministrati. Le leggi nostre Politiche , Fina n~ierc , lUili tari , e Jllarittimc; i ref(olamcnli sull ' A~; ri coltura , sul Commercio, l ' Indu~tria, la Proprietà, le lllinie re, la Navigazione interna , a Soccorsi , i Ja,•ori Pu hblici, quelli s ulla P olizia 1 la pubblica Istru>.ione, le Leg~i Amminislratir e nelle loro relazioni. coli ~ Giudiziarie, ti presentano una mole indigesta , e da~ordan a la , che non è JIOssibile propo l"la per norma, e per guada a~li espositori del diritto amminist ra ti vo. Il provvidentissimo P ri ncipe nell'alla sua sa,•ieua ba visto il di sordine , che regna in tutta l'amministrazione, e

-19però chiama a consiglio dalle Pt'oTincie gli uomini i Jnu savi, onde por mano alla riforma, e farvi acconcio, e durevole provvedimento. C' è bello credere, che da questo allo Consesso verrà un provvedimento opportuno alla gravità dell' nrgomento, ed in piena r ispondenza ai biso~ni dell' uni versale. E, secondo ci pare, nulla si converrebbe meglio ddla compilazione di un Codice amministrativo, cl1e si di stinguesse per chiarezza, per l'unità di pensiero, che racrhiudesse principi i i più proprii ad una retta amminish·azione, e che infrenasse l' arbi trio, che tanto prevaleva nell' ordine nostro amministrativo. L e leggi allora poste in armonia colla scienza potranno essere espos te dalle Cattedre, ed avva lora le dalla teoria. Sino a che però non si compia quest' opera, che sarà lavoro di lunga lena , e fatica , uon mi pare sia ques to bastevole mot ivo di non istituire la Cattedra di Dirillo Ammini slrati,•o. È uffi cio della civile sapienza d i correggere le L Pgislazioni viziose; ed una Scuola, ove sieno insegnate le vere di scipline amministrative, facendosi a considerare le leggi nos tre amminish·ative , può somministrare consigli utilissimi , e ben degn i di essere accolti dal grave Consesso, che stia occupandosi della compilazione di un Codice Amministrativo. Dirò anzi con un grande 1\laestro di civile Sapienza , che se mai vi fu tempo, io che la cognizione delle grandi teorie Legislative, ed Amministrat ive sia necessaria, quello è per certo, in che si pou mano alla riforma degli ord ini civili di uno Stato . Di fatto sa ognuno cbe le riforme non si possono operare ad un lrallo per essere opera dell' u omo, che è sottomessa all 'azione del tempo , e perchè pure è fo rza aver rigua•·do alle ci•·costanze contrarie, e consigliarsi coll' esperienza, onde operol'le con feli ce successo . D el pari , dirò coo Romagnosi, nel dar opera ad una riforma è pu•· mes tieri preparare l'addentellato dell'alt ra, e quindi occorre, che la mente del L egislatore, come di tutti quell i che con lui debbono dar mano alla grand ' o - pem, e farla eseguire, sia governala da unità di pensiero cotanto necessaria all' unità del 6ue .

-20Or , come si può sperare q~esto , se non si conoscon~ i grandi principi i d_~l novell? ••~t~ma ; _come adoperare. t m~ui che sono i p1U acconci ali •ntend1mento, e camm•- nare ~on sicurezza, e senza pentimenti nocivi , ed umilianti , se non s i hanno le nozioni fondamentali della ragione amminis l rath•a? In questo scorcio di tempo la Cattedra compie il nobilissimo uflicio di socconere il Legislatore, e l' ajuta a varcare uno spazio, che è sempre il più difiicile allorchè s' imprende la riforma di uno Stato . N è ~olo la scuola compier~bbe questo altissimo ufficio, elevando la mente dei pubblici funzionari al novello s istema, che si va svolgendo, ma pUI·e , assumendo un ministero, che può esserle comune colla stampa, ne farebbe chiari i cilladini di qualunque ordine, e maniera. E vemmenle questo belissimo fine s i può conseguire colle buone dottrine, ed alla luce invilla della istruzione. Per essa si r ende palese ogni parte de' nuovi ordinamenti civili; si vede, come siano acconci, ed opportuni i meni, che si adoperano , come nobilissi mo il fin~ , che si propongono. Si apprezzano in questa maniera le umani ssime intenzioni del L egislatore, e lo spirito, con che le sue provvidenze sono dettate. Si fanno a perte al popolo le sue politiche cond izioni ; si assegnano all a ragion di Stato le sue fombmen ta ferme, ed immutabili , ed alla ragione ammin istrativa le sue norme esecutrici. Allora si concilia il ri<pet to , ed una obbedienza non comandata al Govemo , e sorge finalmente nell' universale quelln opinion" . r he in piena rispondenza col pensiero del Supremo I mperan te si volge ricouoscente a quel Grande, che la ~otnma delle cose con amore, e civile sapienza regge , e ~o ·· erna. AOine allo scienza amministrativa, e direi quasi parte della medesima, parmi sia l' Economia Civile. Que<la scienza, il cui intendimento , e scopo finale è <li procurare a meno ddl'eguaglianza del diritto il posse- <l imenlo tfelle co~e godevoli iu unn quantità acconcia ai bisu;: n i. ed ai piaeeri della vila, di maniera, che ques te sieno <liffu•e , per quanto è po«ihile, in modo equo e facile s nl massimo numero clegli indivi•lui sociali , può dirsi sova·a tollo flaliana, poichè venne creata, co lta, e usufruUuata

-21in Italia as1lai prima , che Adamo Smitb pensa5se a scrivere sulla ricchezza delle Nazioni . Ella fu un tempo in li ore fra noi, e ognun ricorda ancora il celebre Economista Valeriani, onore <li Romagna, che professò per ultimo Economia Civile nell' Università di Bologna. È di mestieri che torni dessa novellamente a fiorire, e sia dalla gioventù nostra con amore coltivata: tale è l'utile, che può venirn,e al popolo, e cotanto i: necessaria al buon amministratore , ed al vero uomo di Stato. Chiara è la gravità dei problemi da questa scienza agitati, e per indicaroe alcuno di tema vastissimo, e di somma importanza, accennerò la popolazione, le colonie, l' associazione, l' indirizzo unitario e sovrano dell' industria, la libertà del commercio, il Colbertismo, e l'ordine delle pubbliche gravezze. Pare ad alcuni, che poco soddisfacciano la più parte delle soluzioni , cbe sinora si sono date, le quali , o danno nèl chimerico, e non ri spondono nella pratica , come nella speculazione, o sono manchnoli, e non s' adeguano ai bisogni della società e <Iella natura nostra. Questo nasce, secondo mi pare , perchè le dottrine adoperat e non partono da principi i fermi ed inconcussi . Da alcuni E conomisti , particolarmente stranieri , si è dissociato di troppo l' elemento morale dal materiale , si è offeso il diritto inviolabile della libera concorrenza, nè dai governi, che pure han nome di civili, si è concessa nelle relazioni economiche un'equa protezione a tutti gli ordini di che si compone l ' umano consorzio. Si è considerata l' economia , come un'arte a produrre ricchezze soltanto, senza pigliarsi bastevole cura del loro giusto riparto sul massimo numero possibile. Si è detto all' industria <li produrre, e sempra produrre , senza tener conto, che una soverchia produzione pone talvolta a terribili strette un popolo. Si è di tropJ>O promossa l' industria, trascurando l' agricoltura, che è per alcuni popoli la condizione naturale. Si è creato in fine uno stato fa l tizio, e l' operajo da servo della gl~ba, è divenuto servo di oOicina . E quest o si disse essere il frollo dei veri dettami della civile economia ! Ma la natura forzata nell' ordine suo proprio si vendicò con terribili commozioni sociali , ~ i

-~'2lamenti dei poroli f~nno fede della falsilà di questi rrincipii ·La scuola degli Economisti Italiani cominciando dal Serra , e seguendone la bt!lla ~c hie1·a sino a Ro~agnosi, e a Scialojn cerrò con questa sc1~nza non solo d1 rrocurare le ri cche•~e, ma pure il ben essere del maggior numero J>OSsi~~e italia vide fiorire i suoi commert.i nei bellissimi tempi delle Repubbliche Fiorentina, Lig01·e, Veneta , e Pisana , perchè risrcttò questi rrincipii, nè sofferse la rrenlenza delle emulazioni prediali, mercantili, e industriali, come ce ne fa fede la Storia , A. questa felice ispirazione e all' equità della ragione ci \•ile Romnna, e Canonica deve l' Italia il suo temrcramenlo economico, che ha potuto lottare, e non soccombt!re all ' illuYie de' Feudi , dei Fedecommessi , e di tuili que' vincoli , che inceppano il commercio delle proprietà. Quando Italia nostra potrà pienamente farsi libera di queste istituzioni non sue, fatali all'Italia , come tuttocchè '\'iene dallo s tranie•·o , riavrà allora lo stato economico il più perfello, su cui atteggiare il più felice sviluppo morale e civile, e toccherà in ogni ordine quella perlezione, che sembra un privilegio di questa classica terra, che per due volte diO'use la civillà in tullo il ~londo. E sempio de' mali, che reca la violazione della libera concorrenza, e dell ' equità ci•ile, concedendo priviltgi ad alcune classi a danno delle altre , ci sia l'Inghilterra, ove per favorire la classe territoriale (già celo di por.hi per le leggi feudali , primogeniali, e fideicommissarie, che dalla occupazione Normanna si conservarono immutabili) lo stato economico io rel a~ione alle diverse classi della Nazione è dei più deplorevoli di Europa , poichè a Jato a famiglie smisuratamente ricche, e doviziose, vi sono le migliaja sfornite di ogni bene umano. Solo la forza delle cose potè o questi giorni condurre quel governo in oltre parli civile ad oddoltare la liber tà del commercio, cioè a rispellare la libera concorrPnzn, ed a conce<lere una più equa proiezione a tutti gli ordini della civile colleganza. Il Capo della Lega , il celebre Cobden ha rice,•ute lodi da lulla Europa, <IUDill' è civil~ , rcr ~ver fatto tl'ionfare

-23questo grande principio. E belle sono quelle locli , e J,..llo il comn.uoversi di !aule ("!rsone gentili ad onorare l' illustre Inglese. Quel generoso seppe star saldo ai col pi di nemica fortuna, e spiegò nella lotla un animo inviUo, forte , com'era della verità, e dell' utili là del principio, che •ostene\'a. Egli " alcnolosi olei modi larghi, e franchi, che quel governo conced" alla vita civile, da prima preparò la pubblica opinione colla stampa, poi alle forze nemiche, ma sempre ci- "ili, oppose quelle , che aveva raccolte colla libera associazione, e tanto seppe adoperarsi in quella nobilissima impresa , che fatta necessi tà imperiosa trionfò in Parlamento coll ' appoggio del grande Ministro, che dapprima l'aveva con tutte sue forze combatluta . Bellissima ricompensa di lunghe faliche, al cui peso lieto sobbarcassi il Cobden nell' interesse dell' umanità, e fidato nella giustizia della causa. Ot· veggasi, che può un principio per quello, che potè fare il Cobden non solo, ma pure per quello, che ne annunciava il Professar Romagnosi, quel chiarissimo lume d' Italia, meditando, sono già venti anni, le condizioni economirhe, e civi li d' Inghilterra in un articolo, che si l e::ge nella sua Economia Politica , edizione di Prato, Pag. 66. e seg. sulla libertà commerciale, che in alcune parti era in quella Nuione già incominciata.= l'Coi prevediamo, " diceva quel grande , che ogni equo movimento economi- " co \'errà eseguito colle grida del dolore delle classi, che " si crederanno lese, e che assai più dura, che alll'Ove 1 " riuscirà la resistenza ad ogni equa riforma: ma nello " stesso tempo sentiamo , che questa resistenza non può " essct·e in vincibile, perchè nasce dai pregiudizj, e non " dalla reoltà delle cose. È "ero, che una opinione falsa " agita, come una vera; ma è nro del pari, che la fol sa " può essere di ssipata colla cognizione irreft·agabile della " ' 'eri tà, e vinta coll' apprensione di mali inevi tabili. Ad " ogni bene ideata riforma coma nda ta dalla necessità , pon- " derata coi fatti, calcolata nelle sue conseguenze , s i alzino " pure grida di sp;nento, come se venisse minacci,.ta una " ruino ; si accorra pure, si dispnti, si combatta, ciò non " ispa ven ta i saggi , ed essi non disperano della vittoria del " genio del bene, " T ale è la posizione dell' lnghilten a. =

-24E seguendo più in~anzi il chiaris_simo Autore a ~onsiderare le condizioni do quel popolo m quel suo Articolo di che si loderehbe qualunque grande stati sta , ed econu'mista Jn.,lese , tanto è pieno di viste profonde , e di civile sapieo~za , prende lieti ssimo conforto a uo,·elli trionfi della li bert à commerciale dal vedere = essere bensi vero, , che esis te in Iughilterra una gagliarda opposizione al- " l'equità sociale, ma esser vero del pari , che esiste in , lei una possanza vitale a migliorare lo Stato, e piegarsi , alla necessità dei tempi, e che questa possanza agisce , malgrado i difetti dd suo economico temperamento .... , In ultima analisi poi dovendosi correggere l' opinione , per correggere le opere, cosi continua il lodato autote, , noi troviamo avere l' Inghilterra quanto fa d ' uopo per , illuminare questa opinione, onde sentire, e far sentire, , e ,,aiutare la presenza ùi un' urgente necessi tà. Se la , Nozione non fosse conscia della sua int iera posizione, si , iutema, cbe esterna; se non potesse discutere le sue " speranze, e i suoi timori ; se i1on potesse valutare le sue " esigenze , e i s uoi pericoli ; se valeo·e non si potesse dei " principii e degli esempi , vano sarebbe sperare in Inghil- " terra qualunque passo ulteriore verso l' equità. Ma mu- " nita coi sussidii sopra enunziali osnuno intende come oh- " bia potuto , e possa effettuare la sua emancipazione com- " merciale a fronte di tante opposizioni =· Dalle civili condizioui di quel popolo, a cui è concessa t:ont~ largezza di vivere, dalla sanlllà del principio della libertà del commercio, e della libera concorrenza, la mente profonda del grande fil osofo civile presagiva in un tempo pi(• o men breve immancabile la villoria di questo principio. E il tempo ha mostrata giusta la sentenza del Rom:•snosi, e i fatti in piena rispondenza ai principi i della sc1enza. I o non so, se Cobclen conoscesse gli scrilli del Roma f(nosi , cosa non rara in Jngilterra ove un altro chial"issinoo Inglese, il celdwe ìUaclli nlosh ~veva tanta contezza deg li Economisti Italiani, e con rara modestia iu uno s lraniel"O, li lodava a cielo; ma se ne ebbe con tezza ne anit preso al ti ssi~~ confoo to alla bell' opera, che con sapienza veramente covole ha rondolla a lieta Jine. Cbecchè ne sia però; le predizioni del Romagnosi , cd

-25i trionfi del Cobden ci fanno securi, cbe sola una fede "tin nei grandi principii dell' Econop1ia civile può vincere una cieca oppo~izione, e mal consigliata da opposti interessi di una classe p•·ivilegiata, e che solo praticando queste massime di equità e sociale giustizia si può ottenere un ordine regolare di ricchezze, e che la prosperità si diffonda nel modo il piu equo per tutti. Ma , onde conseguire un bene cosi prezioso all' umanità io modo fermo ed immutabile, è di mestieri si riconosca dalla saviezza dei governi, che veramente esiste un ordine innriabile di ragione nella economia civile, come ve ne ha uno per la morale pubblica e privata, di che è parte la stessa Economia. È tempo, cbe i priucipii di questa scienza ottengano quella pienezza, e quella fotu, e si concilino quella rel'erenza, e quel rispello, cbe banno i principii del giusto. Allora cesseranno i luoghi mali di che l ' umanità è Iravagliata per non aver fede ai principii di questa scienza, o megli!J per non averci il debito rispello. E duopo di una sanzione a questi priocipii, e i popoli banno bisogno di un codice economico così sacro e rispet!ato come il civile. E mestieri affrettarsi a por mano a quest' opera addimaudata dai tempi , e dai bisogni dei popoli, che vogliono pace, equità, e sicurezza, e che mai non ollerranno pienamente senza un codice economico, che sia come il suggello dei codici civile, e penale , ai quali per tonte parti si alliene. Già da più da trenta anni era questo il voto dell' immortale Romagnosi, che esprimeva nella di lui opera dei Principi i fondamentali di Diritto Amministrativo, al ~· i6.i. in queste parole = Oso predire, diceva quel Sommo, che meditando la forza dei principii, e sviluppandone i rapporti mediante molliplici, e svariate applicazioni, tempo venà, cbe tulla la ragione (lUbblica economica sarà ridotta a regole fisse, come il diritto civile, e sarà riguardata sacra del pari del civile diritto, o per dir meglio il dirillo cil'ile, ed economico pubblico veranno considerali come due rami della stessa scienza, di modo cbe amendue saranno gat•antiti con quella opinione •·eligiosa che viene inspirata dal sentimento della naturale giustizia =· Io non so, se m'inganni, ma mi pare, che i tempi ...

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