56
L A CRITICA POLITICA
risii spesso illusorie, ma più per la conquista di mezzi e strumenti di
lavoro, con la diffusione della piccola proprietà contadina, con la coope–
razione nel campo industriale; con un programma di redenzione di ter–
ritori abbandonati, di sviluppo intenso dell'artigianato ; un partito deciso
alla lotta per la scuola, per l'educazione civica e sopratutto per l'educa–
zione politica, da promuovere con esempi, con affermazioni sincere di
rettitudine, di disinteresse, di serenità, di fermezza, di tranquilla rinunzia
e anche di rifiuto di distinzioni, di cariche, insomma, col rifiuto del co–
stume politico travolgente per il quale tutta la vita pubblica è gara di
ambizioni, di aspirazioni, e peggio di vanità personali maschili, femminili
di uomini politici e delle loro famiglie.
Ho sempre sostenuto la necessità di partecipare al governo, ma coi.
propositi di fermezza e con l'intento di promuovere il rinnovamento
istituzionale, specialmente nell'amministrazione statale, e ho ritenuto che
ciò fosse possibile svolgendo azione serena di persuasione, essendo io
convinto che quanto è da considerare nell'interesse di tutti, sia prima o
poi, accolto da tutti coloro che sono in buona fede.
Dopo il
2
giugno, il Partito fu sopraffatto da chi lo volle or su una
via or sull'altra: ora a corpo morto con i comunisti e socialisti, ora a
corpo morto con i democristiani; ora per esagerazioni anche persecutorie
contro coloro i quali vivono ancora dei loro errori, dei loro pregiudizi, dei
loro sentimentalismi; ora, per fini propri, succube di coloro che si volevano
slesi a terra. Superai più volte i l disgusto per amore verso il Partito.
Da qualche tempo la sopraffazione è raddoppiata.
Uomini dì prepa–
razione insufficiente a capire le idee del Partito Repubblicano, di menta–
lità contrastante, di vocazione diversa da quella del Partito, hanno portato
nelle file un disordine intellettuale e tanto grave e profonda alterazione
di modi di sentire e di fare, che erano forza e orgoglio del Partito, da
rendere impossibile l'opera,
che per la sua funzione storica,
il Partito
doveva svolgere.
Negli ultimi mesi un'ondata di politicantismo ha determinato situa–
zioni non più tollerabili : ha prodotto contrasti politici,
i quali sì risolvono
in incompatibilità ideologiche che io dovevo ritenere ostative detta mìa azione
repubblicana.
Se poi si sappia, che il Partito Repubblicano è stato trasformato,
da Partito senza regole, che non fossero quelle dei più alto' costume
politico, in un «reggimento», con pretese di governo militare, con pre–
tese di ordini del giorno e di squilli di trombettieri da caserma, si in–
tenderà facilmente, che chi vive per idee, non per altro, che per idee
liberamente accolte e liberamente, benché fedelmente, servite non poteva
più«ammettere nò tollerare, che chi ha deformato il Partito e chi lo ha
persino, in altro tempo, combattuto, facesse gesti di richiamo a me, che
sono abituato a richiamarmi solo per comando della mia coscienza re–
pubblicana.
(Da
Il Giornale
d'Italia.
16
febbraio
1950).
Biblioteca Gino Bianco