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OBI,

GOVERNO FEDERALE

vale, sia dove non possono venire eliminale anche se non sono deside–

rabili, ed al tempo stesso d'introdurre un cerio grado di unità in modo

da prevenire conflitti e di facilitare la cooperazione. Il federalismo è uno

dei metodi pei conciliare tali due fini». Non è l'unico sistema. «Ma il

federalismo sarà destinato a realizzare lo stesso ideale generale di ren–

dere sicura e funzionante la conciliazione della diversità e della unità,

dell'indipendenza e dell'interdipendenza».'

L'avvenire del mondo è certo nel federalismo. 11 Whearc, senza fare

del federalismo teorico, limitandosi a guardare l'esperienza imperfetta

che se ne è fatta sotto l'aspetto politico, ci consente di arrivare a questa

conclusione. Almeno dal lato politico. Ma il problema non è solamente

politico, è anche sociale. E sotto tale aspetto l'esperienza è tutta da fare,

ma è anche la sola in cui il problema sociale può trovare soluzioni di

libertà.

LUCIO SPERANZA

Anche l'Istituìo

Cambi.

Se fon. Sansone si preoccupa dei settemila impiegati della UNSE A

e per non licenziarli sarebbe disposto a battersi contro tutti i «filistei» e

a conservare il tesseramento del pane e gli ammassi, fon. Grisolia senatore

socialista gli fa concorrenza, dichiarandosi contrario alta

«liberalizzazione

degli scambi» per non mettere sul lastrico le ottocento famiglie dell'Istituto

Cambi che vedrebbero il tqro capo privo di lavoro se quest'altra bardatura

dovesse scomparire.

Per dare lo stipendio ai settemila della UN SE A si deve mantenere

il tesseramento del pane a danno di quarantacinque milioni di italiani: per

dare lo stipendio agli ottocento impiegati dell'Istituto Cambi si deve con–

tinuare su tutta una macchinosa struttura dì cambi ufficiali e di cambi li–

beri a prezzi differenziati con la serie di favoritismi cui si presta, con ia

spogliazione di chi è obbligato a cedere divisa estera sotto costo, con gli

ostacoli ai traffici internazionali.

Che si dicano queste cose sembrerebbe persino impossibile a chi ricorda

te generose tolte dei primi socia/isti, che insieme ai repubblicani (come non

ricordare E. Chiesa?) combattevano i dazi dogana/i sul grano a protezione

degli «agrari» e lutto il sistema protezionista a favore degli zuccherieri e

dei siderurgici. Questa nobile tradizione, legala saldamente alla convinzione

che compito dei socialisti fosse quello di combattere ogni privilegio, viene

rinnegata per il piatto di lenticchie dello spipendio mensile agli impiegati

dette bardature e per la spcranziclla di qualche voto e di qualche tessera.

La degenerazione non potrebbe essere più patente: ci si rende stru–

mento di interessi di piccoli gruppi parassitari contro quello generate, senza

neppure accorgersene: è un autentico caso d'insensibilità, che va preso con

le molte e va additato perchè se ne avverta l'assurdità e la incongruenza.

Biblioteca Gino Bianco