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LA CRITICA POLITICA

in questa rivista, sorla per chiarire le idee e non per annebbiarle, perchè la

verità non ci ha mai fatto paura, e appunto perchè altri giornali repubbli–

cani non lo hanno fallo e i repubblicani hanno il dovere e il diritto di tulio

sapere su una questione che, appunto perchè difficile e scabrosa, deve essere

affrontata e superata con coraggio, diamo posto qui sotto alte dichiara–

zioni che Io stesso Giovanni Conti ha fatto alla stampa sui motivi che lo

hanno spinto ad uscire dai partito.

A tali motivi non crediamo di dovere aggiungere chiose o commenti

per nostro conto. Uno tra essi ve n'è, secondo noi. fondamentale : ed è se

il partilo abbia effettivamente assolto la sua specìfica funzione netta vita

politica italiana in un momento in cui tulle te condizioni esistevano, perchè

fosse una funzione di primo pùfno, qualunque fosse stata la sua consistenza

numerica. Le altre questioni, anche quelle sulle quali Conti ha maggiormente

forzato il suo dissenso e la sua protesta, sono derivate e secondarie. Come

il parlamentarismo è un mate derivato dalla disfunzione del sistema par–

lamentare, cosi il «.politicantismo» deriva dall'assenza di «una politica».

Ed è « una politica » — la

sua

politica —che è appunto mancala at partilo

repubblicano, la sola possibile e la sola che gli era destinata. Caratteristica

c differenziata, fuori del govprno e entro il govermo, se essere al governo

doveva servire e significare qualche cosa. E che gli avrebbe dato il vigore,

l'efficacia, e anche quella rispondenza che non è riuscito a trovare nel sen–

timento del paese. Ecco la vera questione. Vogliono porsela, vogliono affron–

tarla una buona volta i repubblicani? Senza «personalismi»

ma rifiutan–

dosi una buona volta di continuare a

personalizzare

il partito? E rendersi

conto che c'è per esso una questione d'indirizzo, di metodo, di salvazione

delle proprie caratteristiche, che va affrontata e die non può essere posposta

alle esigenze (e quali poi ? per ottenere che cosa ?) di una formate concordia.'

fi nostro particolare pensiero è ben noto.

Come noi intendessimo e come intendiamo la /unzione del partilo re–

pubblicano in Italia lo abbiamo detto pia di una volta su questa rivista

nella quale

—• ^ u r

sapendo di essere stati lag/iati fuori da ogni possibilità

d'influire netta polìtica che sì faceva —abbiamo cercato tuttavia d'indicare,

crediamo con sufficiente chiarezza, la tinca di orientamento e di azione che

avremmo voluto veder seguita. Tulio ciò che abbiamo cercato di fare celie

tentiamo tuttavia difare — purtroppo con scarsa rispondenza, ed è un 'altro

indice che la crisi die attraversiamo — vuole servire appunto a rendere

praticamente funzionanti le idee, i principi del partito.

Siamo del resto convinti — nonostante gli errori e te deviazioni die

ci addolorano — die a mantenere la continuità slorica di una tradizione

e la validità di una dottrina come quelle repubblicane in Italia può bastare

anche l'opera dì una minoranza, specie in un periodo di profonda crisi

politica e morale come è quello die attraversiamo.

Alere fiammati] !

Noi

lavoriamo intanto per questo. Conti stesso non pensa affjoto dì abbandonare

la sua battaglia e. la sua fedeltà al partito, quello col P maiuscolo, come

dice lui. Appunto qualche tempo addietro scriveva: « se il miraggio si ope-

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