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FATTI E COMMENTI

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si cominciò ad avere stanchezza

del passato romantico e sotto certi

aspetti eroico. La realtà minuta del

giorno per giorno, le esigenze delle

classi medie e le prime agitazioni

delle masse operaie fecero acuire

i dissensi dei partiti, crearono lo

scontento delle mete raggiunte, con

la vecchia frase :

si slava meglio

quando si slava peggio.

« Lo stesso si dice oggi da na–

zionalisti impenitenti, da pseudo l i –

berali scoronati dell'antico potere,

da fascisti nostalgici e da monar–

chici che aspettano noi repubbli–

cani al varco del

referendum...

Si

vuole avere in mano lo strumento

per colpire la Costituzione e te isti–

tuzioni politiche della nuova Italia

repubblicana ; non c'è questione più

delicata oggi, quando democristiani

e regionalisti stanno muti ovvero par–

tecipano alla manovra, che è quella

di dare il primo colpo di martello

alla Regione ».

Un appello su i casi d'Italia.

Dopo la prima guerra mondiale

c'è stato il combattentismo. E ha

fatto gran male. Dopo la seconda

e ultima guerra c'è stato un altro

combattentismo, quello dei parti–

giani a sfondo politico, F. ha finito

pur esso col fare gran male. Lo spi–

rito della resistenza venne confuso

coi diritti della resistenza. E allora

gli «aventi diritto» si sono molti–

plicati, mentre le associazioni dei

partigiani così accresciute hanno

servito troppo spesso alle specula–

zioni e alle manovre dei partiti.

l'er reagire a tali manovre, e

contro la pretesa di asservire a fini

di partito o di «fronte» quello che

fu i l movimento di resistenza nella

sua genuina espressione, venne co–

stituita un anno addietro a .Milano

una libera Federazione delle Asso–

ciazioni l'artigiane (F. L A . P.. Corso

Concordia, ra). Ignoriamo quale sia

la reale efficienza di tale organizza–

zione. Probabilmente si tratterà di

una minoranza alquanto esigua.

Sappiamo che ne fanno parte le

formazioni partigiane dei repubbli-

Biblioteca Gino Bianco

cani ed altre di « Giustizia e L i –

bertà ». Il numero degli aderenti

perù non conta. Conta invece che

vi sia la volontà di ridare presenza

attiva e operante nella vita politica

italiana allo spirito che animò la in–

surrezione nazionale contro ogni

degenerazione e speculazione poli–

tica. Ogni azione, ogni tentativo

fatto in tal senso può avere oggi

un valore immenso. Lo avrà anche

se non sarà destinato a dare r i –

sultati positivi immediati.

Ecco perchè l'appello che su

/ COSÌ d'Italia

l'Associazione ha lan–

ciato in occasione del suo primo

anniversario viene qui da noi se–

gnalato. Alcune parti di esso ci sem–

brano — nell'attuale momento —

meritevoli di particolare attenzio–

ne. Perciò su esse ci soffermeremo.

Veri e falsi partigiani.

Intanto, per incominciare, sul–

l'uso e abuso che si è fatto e si

continua a fare della qualifica di

« partigiano ». Discriminazione an–

zitutto! «Ben dannoso nell'ultima

fase della lotta partigiana fu l'in–

grossamento della penultima ora, e

più ancora la valanga degli eroi

della sesta giornata, che hanno for–

nito la massima parte degli avven–

turieri imbroglioni e profittatori che

imperversando nel dopoguerra, han–

no servito così bene di pretesto ai

nostri avversari. Venne poi la po–

litica della organizzazione control–

lata dai comunisti ad allargare le

maglie per moltiplicare le truppe ».

Q u i n d i . . . inflazione. Poi la qualità.

« 11 certificato di riconoscimento

non basta; ce ne sono troppi in

giro di fasulli mentre molti buoni

Combattenti sono senza certificato».

Nessuno più di noi ha in uggia —

dice i l manifesto — i combattenti

e gli antifascisti che presentano il

conto delle benemerenze e dei sa–

crifici : sono sempre quelli che poco

hanno fatto e meno sofferto. Esat–

tamente detto.

I veri partigiani, quelli che hanno

lottato per la liberazioue e il rinno–

vamento democratico d'Italia, han-