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La « conquista » della Sila

N

on credo che della Sila si abbia un giusto concetto. Dico cosi,

ricordando ciò che ne pensavo io prima di averla conosciuta, vi–

sitandola, col proposito di vedere, di accertare per trarre la con–

ferma di giudizi altrui, anche se molto autorevoli, e per poterne

formulare per conto mio.

Io immaginavo che la Sila fosse una grande distesa tutta

pianeggiante coperta da uno splendido bosco di pini e di abeti,

attraversata da ruscelli, dalle solite fresche acque, percorsa da

strade e straduzze fatte per penetrare nel mistero della foresta

allietata dal canto degli usignoli e animala dalla vita delle molte

specie zoologiche.

Tale era la Sila, in mente mia, per le esclamazioni accompa–

gnate da calorosi inviti a una giornata lieta, di amici cacciatori,

di amici artisti o letterati, di turisti entusiasti, per l'osservazione

di fotografie e di cartoline illustrate veri quadretti incantatori di

superbi pini e specchi di acqua trasvolati da branchi di uccelli.

L a Sila quale è

Tale, credo, sia la Sila nell'immaginazione di molti. N o : la

Sila per la scampagnata da Cosenza o da Catanzaro può bene

essere anche quella descritta da un turista o da un cacciatore.

La Sila,

regione

da organizzare nella

Regione

Calabrese, deve

essere fatta conoscere nella sua complessità geografica, agrono–

mica, idrologica, forestale, con le idee, le proposte, i programmi

di valorizzazione derivati da studi, finalmente compiuti, per l'inizio

di un'opera organica, vasta, molteplice intesa a renderla una delle

più feconde, delle più prospere, delle più belle zone delia penisola.

Se la trasformazione, che si vuole in questo

1950,

iniziare,

sarà in un decennio, e forse prima, un fatto compiuto non si do–

vranno dimenticare la desolazione e lo sfacelo anche fisico, della

Sila d'oggi.

Vediamo, dunque, quale essa è.

Biblioteca Gino Bianco