LA CINTURA ROSA
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di soggezione morale e di inferiorità dalla classe padronale; le
due insofferenze diverse si sommano quando addirittura non si
moltiplicano venendo a contatto fra loro, e si prepara così uno
slato di equilibrio instabile che è una premessa a una rivoluzione.
La campagna, che la sua maggiore manifestazione politica dopo
la Rivoluzione francese l'ebbe nella Vandea e nel simile moto
italiano del « V i v a Maria» e che fu per tanti decenni strumento
passivo dei clerico-moderati, è oggi
rossa,
e i possidenti, che non
hanno certo la pretesa di essere « borghesia » fanno quanto pos–
sono e sanno perchè lo divenga ancor più. Se c'è una categoria
sociale cieca e sorda nella sua grande maggioranza questa è in–
dubbiamente quella dei « possidenti » che rimangono fermi in una
mentalità di mezzi feudatarii e che non curano uè il progresso
agricolo nò la difesa degli interessi rurali. Si considerano essi Ì
padroni oltre che della loro terra anche dei contadini, e si rifiu–
tano di adempiere a quei doveri di protezione paternalistica, che
pur si connetterebbero a quel nomignolo con cui vengono abitual–
mente indicati. Non credono alle forme associative: non fanno che
ben poco per le strade vicinali e intcrpoderali: non aiutano i
Comuni a provvedere ai locali per le Scuole elementari e ai Ci–
miteri rurali : non cedono a richieste dei contadini se non costretti
da moti violenti: non ammettono di trattare da pari a pari con
i contadini: non rinnovano le case coloniche, che per due terzi
sono catapecchie pressoché inabitabili. Quando la « Celere » di
Sceiba usa con i contadini le sue buone maniere usuali non na–
scondono la loro soddisfazione, e quando la Magistratura in ma–
teria civile o in materia penale assume una posizione anticonta–
dina plaudono senza riserve, senza neppur pensare che tutto
questo scava più profondo i l solco fra loro e i contadini ed è
lievito o per rivoluzione vera o per
jacqueries
torbide.
Adeguandosi a questo clima di rancori e di avversioni, gli
estremisti svolgono la loro propaganda accesa, che i ben pensanti
dicono ispirata a mala fede, senza rendersi conto che dal punto
di vista sociale non ha importanza alcuna il sapere se il propa–
gandista sia in buona fede o in mala lede, mentre l'ha decisiva
il vedere se quella propaganda interpreti uno stato di animo delle
masse. Non conta l'agitatore: il problema vero è quello del suo
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