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COME RITORNIAMO IN AFRICA

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mandatario del partito repubblicano; in tale funzioue noi dobbiamo espri–

mere tutte le nostre riserve, e dichiarare esplicitamente che la sua politica,

sopratutto per il metodo e il tono, non ha niente a che fare con la politica

estera del partito repubblicano.

Orbene, tocchiamo il punto essenziale della opposizione del sen. Conti,

che non è apparsa ben chiara nei riferimenti assai succinti dei giornali,

e ricostruiamola sul resoconto ufficiale dei Senato. La sostanza delle sue

dichiarazioni non sì discosta affatto da quella d'altri oratori dello stesso

gruppo, quali il sen. Ricci e il sen. Parri. La diflerenza sta sulle conclusioni,

non sulle motivazioni. Perchè anche il sen. Parri, il quale ha dato voto favo–

revole, ha osservato che «alcune ragioni di dubbio nei riguardi del provvedi–

mento in esame permangono anche dopo le dichiarazioni dei Ministro degli

esteri. L'onorevole Sforza ha taciuto le ragioni dell'urgenza dell'invio delle

truppe in Africa e non ha spiegato perchè non sia stato possibile posporre

una impresa i cui impegni implicano spese molto gravi per il Paese».

Che cosa aveva detto in precedenza il sen. Conti? Perchè questa

fretta? E perchè questo sistema dei fatti compiuti? Siamo forse ancora

al tempo dell'art.

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dello Statuto affienino? E il parlamento

è

o no l'or–

gano sovrano che deve autorizzare gli inpegni fondamentali delia vita

nazionale? Nessuno può negare, infatti, che in un primo momento, al

ritorno in Africa si era dato il carattere di un'impresa militare, con l'al–

lestimento del corpo di spedizione al comando di un generale assai discusso

durante la «conquista dell'impero». I l gen. Nasi è una rispettabilissima

persona, un soldato valoroso, un governatore di colonia, sembra, di provata

abilità ; ma la sua scelta sembrava fatta apposta per mostrare che non c'è

alcuna soluzione di continuità fra la conquista dell'impero e l'attuale

ritorno in funzione fiduciaria. Questo significa che nella politica coloniale

italiana chi mette sempre le mani avanti è l'elemento militare. Io Africa

noi andiamo, siamo andati, per compiere imprese militari, non per tentare

soluzioni di problemi economici. I militari fanno da battistrata, piume e

bandiere al vento, canzoni di guerra, non sempre di stile marziale, discorsi

enfatici e poi, finalmente, dietro i veri eroi dell'impresa i contadini in

cerca di terra da dissodare. Anche questa volta, l'avvio era lo stesso. E

dopo di avere lasciato incautamente discutere la figura del gen. Nasi,

che i comunisti si sono dati voluttuosamente ad addentare come un'aia

di pollo, il governo è corso ai ripari e con la solita grottesca leggerezza

ha dichiarato di non averci mai pensato. Dio benedetto, perchè proprio

repubblicani si devono mettere a fare di queste brutte figure, con i loro

uomini rappresentativi? Ecco gli incerti di un tristo giuoco di prestigio

al quale essi si sono incautamente dedicati nell'assumere impegni di

collaborazione di governo.

Ma veniamo alla sostanza delle dichiarazioni del sen. Conti, che è

condensata nell'ordine del giorno presentato, il cui testo dice:

« Il Senato della Repubblica, passando al voto sul mandato per

l'amministrazione della Somalia, afferma che, fra gli obiettivi principali

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