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LA CRITICA POLITICA
Il segretario generale Zoppi considera i l nostro futuro pano–
rama emigratorio dalle alte vette della collaborazione triangolare
e scrive che in questa forma l'emigrazione italiana si presenterà
« con una funzione sociale, economica e politica precisamente con–
figurata. Non si tratta, infatti, per ì lavoratori di sfuggire alla mi–
seria o di andare per il mondo in avventura alla ricerca di un
tozzo di pane, ma di contribuire al potenziamento delle aree de–
presse, e cioè ad un'opera di civiltà ». Ecco dunque creato l'emi–
grante filantropo !
Dopo l'accenno al continente sud-americano i l segretario Zoppi
passa ad altro continente e resici attenti che molti paesi, soprat–
tutto i paesi «coloniali » che controllano l'Africa, « s i dimostrano
diffidenti e gelosi e preferiscono mantenere le aree che controllano
in condizioni arretrate e depresse» scrive: « E necessario che la
collaborazione internazionale su base triangolare intervenga a su–
perare queste diffidenze, perchè non vada perduta questa unica
possibilità che ancora è offerta all'Europa e all'occidente di pro–
seguire l'opera di civiltà e di espansione iniziate da secoli in Africa
dalle nazioni europee e che esse non sono oggi più in grado di
singolarmente proseguire. A l processo di unificazione continentale
europea deve corrispondere la messa in comune di tutte le risorse
europee in uomini, terre, capitali, per assicurare alla civiltà euro–
pea, bianca, cristiana, i l controllo dell'Africa, come già è avvenuto
per le due Americhe ». Che cosa si propone i l segretario gene–
rale? Assoggettare con una nuova forma di imperialismo econo–
mico europeo arabi e negri alle cristiane razze bianche? E come
si conciliano queste idee, che sembrano ripetere con nuovi stru–
menti vecchie musiche fasciste, con l'indipendenza degli arabi della
Libia é dei negri dell'Eritrea di cui noi ci siamo fatti paladini?
Il discorso ci sembra sommamente imprudente per quello che dice
e per quello che sottintende, e non certo adatto a propiziarci le
simpatie delle popolazioni indigene e nemmeno quelle degli Stati
coloniali europei. Forse a ben comprendere i l linguaggio dello
Zoppi bisogna inserirlo nel quadro metafìsico del discorso pro–
nunciato alla Camera nel settembre del
1848
dal ministro Sforza
sulle possibilità offerte dall'Africa per « gigantesche masse di la–
voro » che dovranno però rappresentare « anche un coefficiente
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