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LA C R I T I C A

POLITICA

pregevole commento a « I Promessi Sposi», interpetra stato d'animo e

pensiero dello scrittore milanese su questa particolare vicenda. Ma ora

bisogna procedere più cautamente e non lasciarci prendere dalla logica

di un'idea e spingerci alle estreme conseguenze. L'illuminismo rappresenta,

•ella storia dei valori sprirituati dell'umanità, un momento di lieta fiducia

nella forza della ragione e nel progresso; uomini rappresentativi di questa

corrente (come i l Condorcet) e ignorati militi di tal fede (come Onofrio

Fiani, un oscuro sacerdote), nonostante le stragi della rivoluzione francese

e le dolorose personali esperienze del carcere e dell'esilio, continuano a

credere nel «secolo dei lumi», nel sopr aggiungimento dell'era felice. È

un atto di fede, insomma, nell'uomo e nella sua capacità di civile svi–

luppo. Condivide i l Manzoni questa fiducia? Evidentemente, no. Se non

vi fosse in lui quel fondamentale pessimismo giansenistico, che si andrà

attenuando solo in ciò che concerne i rapporti tra l'uomo e Dio dai

primi inni Sacri, alle tragedie, alla Pentecoste, a « I Promessi Sposi»,

— come d'altronde i l Russo stesso dimostra —, basterebbe ricordare

il passo del terzo capitolo della parte prima delle « Osservazioni sulla

morale cattolica », in cui egli confuta l'elogio della filosofia morale degli

antichi, che per rinnovato influsso delle idee umanistiche suona anche

esaltazione della ragione, fatto dal Sismondi; « E cos'ha fondato, da sè,

egli dice, (quella filosofila morale), su queste, basi? Ha prodotto un con–

vincimento unanime e perpetuo? La sua ricerca dei principi è riuscita a

un solo e inconcusso ritrovato?... Ci sono due cose principali nella morale,

il principio e la regola delle azioni, che ne sono l'applicazione : la storia

della morale, sia come dottrina popolare, sia come scienza, presenta, e

nell'une e nell'altra, la più mostruosa varietà ». Dal momento che l'atteg–

giamento delio scrittore milanese rispetto alla morale umana e, quindi,

alla ragione, è tutt'altro che impregnato dell'eudemonismo degli illumi–

nisti, non possiamo, conoscendo qual sottile logico egli fosse, parlare in

modo esclusivo di persistenza di forme illuministiche nella sua cultura e

nella sua concezione della vita. Per Io stesso motivo, non rileviamo, come

il Russo, nella critca del «prezzo giusto», 1'«acre ironia» di un «buon

illuminista », ironia che sarebbe riservata, in definitiva, alla « teoria to–

mistica»; e ci sembra un errore vedere un particolare atteggiamento

tendensioso nell'osservazione di un fatto verificabile anche ai tempi del

Manzoni e che si ripete anche oggi, secondo l'attestazione, citata, di un

economista quale il Cannan, allorché la moltitudine non economicamente

educata nell'indagine dei prezzi si ferma soprattutto a considerare se essi

siano «giusti». E un errore inoltre, che non tiene conto della sensibilità

storica del nostro autore, atta a percepire i problemi nel loro concreto

affacciarsi allo spirito umano e a trasferire in sè il passato e a riviverne

i momenti emotivi e a considerare gli avvenimenti secondo i dettami di

una più alta coscienza umana. Ferve in realtà nel Manzoni un mondo

nuovo, che segna il superamento dell'illuminismo, ma, come ogni supe–

ramento, comprende in sè rinnovati e vivificati tanti motivi del passato,

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