L A S T O R I A N O N D E V E
R I P E T E R S I
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O g n i superficiale giudizio nella valutazione degli
avvenimenti
e dei mutamenti
politici v a bandito per n o n perdere il contatto
con la realtà. I partiti polìtici c h e n o n si nutrono di realtà per–
dono il diritto di esistere.
P r e n d i a m o a d esempio, che è veramente tipicamente
istruttivo
nelle cronache politiche di questi ultimi tre anni, il qualunquismo.
Questo movimento che n o n fu promosso da una dottrina politica,
e nemmeno d a u n a fede, fu soltanto il prodotto d i uno stato d'a–
nimo. L a dittatura dei partiti, che allora e r a l'esarchia, aveva
provocato u n a sorda ribellione c h e poteva anche qualificarsi pro–
testa morale contro ogni forma di imposizione di u n a tessera,
sopratutto perchè il tesseramento e r a imposto n o n come la m e –
ditata espressione di u n a coscienza politica, m a si manifestava
c o m e la corsa affannosa a d accaparrarsi u n titolo qualsiasi all'eser–
cizio dei diritti civili, sulla falsariga del tesseramento fascista. V e r o
è c h e il qualunquismo raccolse anche moltissimi fascisti paurosi d i
rappresaglie e bramosi di sfogare rancori, m a nessuno può negare
che molti furono anche gli insofferenti di dittature di parte i quali
cercavano, o credettero di trovare, nel qualunquismo una garanzia
a d essere protetti contro ogni forma di sopraffazione di parte.
Senonchè l'antipartito divenne a s u a volta u n partito, m a con
i soli difetti dei partiti che n o n sono tenuti d a u n a ben definita
dottrina politica e da u n a solida disciplina morale. E il qualun–
q u i s m o non h a quindi resistito alla p r o v a che lo attendeva. D i –
chiarò Mazzini in u n manifesto del T r i u m v i r a t o della R e p u b b l i c a
R o m a n a : « N o i n o n possiamo essere repubblicani senza essere e
dimostrarci migliori dei poteri rovesciati per sempre». E questa
u n a
conditìo
sine
qua
non
perchè il nuovo si giustifichi
storica–
mente e moralmente di fronte all'antico.
Perciò dobbiamo stare bene attenti ai primi passi di questa
repubblica democratica, ed alla condotta dei partiti c h e la presi–
diano. E i giudici più severi e immediati degli errori e delle colpe
dei nostri uomini rappresentativi, che rappresentano la democrazia,
dobbiamo essere noi stessi. I responsabili degli errori e delle colpe
non sono
soltanto
coloro che li commettono, m a anche
coloro
che conoscendoli non li denunziano. Corresponsabilità in solido,
p e r tutti.
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