LA STORIA N O N D E V E
R I P E T E R S I
211
in qualsivoglia autorità di uomini e di cose; di aver generato^
per prepotenza logica, i l genio dissolvente, mefistofelico, dì Prou-
dhon, che rinnega essi tutti, Dio, Società, Governo, e colloca
V
Ironia a regnare sul vuoto » ? Alla domanda ha già risposto
la storia.
Non è qui i l caso di illustrare la concezione sociale mazzi–
niana antimaterialistica, perchè i l tema del nostro discorso non è
questo. Non perdiamo di vista i l segreto delle dittature politiche
che bisogna cercare scrutando nelle viscere della storia, spesso
occultate dall'accavallarsi degli avvenimenti.
Noi usciamo da una diretta esperienza di ciò che ci è co–
stato i l crollo di ogni sistema difensivo della libertà e della de–
mocrazia, i l giorno in cui popolo e partiti non si intesero più.
Quando la politica cessa di essere studio accurato di problemi,
i quali maturano giorno per giorno, così come si susseguono sullo
scadenzario di un uomo di affari gli impegni contrattuali, problemi
che incidono sulla esistenza attuale dì tutte le classi sociali e in–
teressano i l loro avvenire, per diventare una scienza occulta nella
quale sanno leggere soltanto pochi iniziati, quel giorno incomincia
il distacco, ossia la incomprensione fra popolo e partiti.
Un dato di cronaca elettorale ci offre lo spunto a conside–
razioni di ordine generale, perchè è dai fatti che bisogna risalire
ai principi, secondo i l buon metodo induttivo della filosofia della
storia originale italiana. Ascoltavamo coi più vivo interesse un
discorso di Ernesto Rossi, nel teatro Eliseo di Roma, per l'Unità
socialista, e vedevamo che i l deputato laburista inglese Thomas,
presente sul palcoscenico, sorrideva cordialmente compiaciuto.
L
' o –
ratoria alquanto disadorna, ma scintillante di arguzia e nutrita di
solide argomentazioni critiche, del candidato socialista, i l quale
affacciava anche riserve abbastanza convincenti sul troppo teoriz–
zare in astratto di pianificazioni, evidentemente piaceva al depu–
tato laburista come piaceva a noi. E mentalmente avvicinavamo
quel discorso (ahimè, cosi poco elettorale) ad altri oratori di altri
tempi, scarsamente preoccupati di sedurre uditori in cerca di en–
tusiasmi trascinanti, ma severamente pensosi di inchiodare l'atten–
zione di tutti sulla scarnificata anatomia dei problemi.
Biblioteca Gino Bianco