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IN A T T E S A D E LCONGRESSO

SOCIALISTA

205

)

chiarezza, dovrà dare la stessa risposta, con una concretezza che

permetta di capire se trovi conforme alle idee di libertà? e dì

democrazia l'esperimento cecoslovacco con le elezioni plebiscitarie

e con i fuorusciti, che agli italiani ricordano i momenti più do–

lorosi del periodo fascista. Se anche la corrente Romita, per quieto

vivere e per fugare i l sospetto di saragattismo, non ponesse la do–

manda, questa sarà sulle labbra di quanti parteciperanno material–

mente o spiritualmente al Congresso con l'ansiosa attesa di avere

un Partito socialista, consapevole delle sue finalità e deciso ad

attuare una tattica che quella finalità permetta di raggiungere

rapidamente, vincendo contro la Democrazia Cristiana cui le classi

conservatrici hanno i l

18

aprile delegato la loro rappresentanza

e Sa loro

(

difesa dopo la caduta del fascismo.

Se i socialisti non diano una risposta chiara al quesito, i l

processso di sfaldamento del loro partito è destinato ad accen–

tuarsi sempre di più ; i l movimento socialista, che non può confluire

nelle file dei saragattiani compromessi per l'atteggiamento colla–

borazionista assunto, cercherà faticosamente un punto di ranno-

damento altrove, e quanto più tardi lo troverà, tanto più difficile

gli sarà esplicare una influenza efficace nella vita italiana, malgrado

tutte le aspettative ansiose di veder agire in Italia un partito, che

interpreti le esigenze realizzatrici della parte migliore della classe

operaia, decisa a non separarsi dal grosso della classe e a non

smarrirsi in un collaborazionismo parlamentare.

Checché possano dire e pensare Nenni e Romita, alla base

del moto socialista è lo sviluppo delle forze produttive, giusta la

intuizione di Marx. La fabbrica moderna forma i l proletariato : g l i

dà i l senso della socialità, imperniato sul comune lavoro e sulla

collaborazione produttiva: gli dà l'aspirazione a divenire i l padrone

della fabbrica per conseguirne i guadagni e per farne uno stru–

mento sempre più efficiente di produzione. L'operaio che quando

era artigiano si sentiva un libero gentiluomo e provava i l gusto

della produzione, nella fabbrica cominciò col sentirsi

servo,

si

convinse di essere uno

sfruttato,

provò un senso di sottomissione

o di odio verso i l capitalista, di cui non apprezzava neppure le

virtù di iniziativa suscitatrici di nuove energie. Da qui la lotta

negatrice. Ma a poco a poco la fabbrica compi la sua missione:

amalgamò gli operai in essa rinchiusi, ne portò molti alla quali-

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