Gaetano Golfieri - Nell'anniversario dell'amnistia largita dall'immortale Pio IX

l'iELL' ANNIV1~RSAUIO LARG!T.~ DALL' DU!ORT,\LE PIO IX P. O. M. IL 16 L l"G LIO 1lH!i otsconso DEL CA.V. TBOt.. D. G \ ETANO GO LF l 1-: Hl [IO)(.\ (tll TIPI Ul GIO\ \ \" 1\111,.1\ l\\11>1 HHi

l~'cllitore di questo di scorso dichiara di \'olcr s-odcro il diritto tli J)l'oprictà lcllcraria ;) t ermini della Con,•cnzionc (lUbblicala con No tifiCaL ione tlcll a Scg•·e tcria dì Stato de l 20 Novembre 18f0. MAZ 0700 00028 MAZ 3668

ALL'J~CLITA F: YALOROS.\ .MILIZIA CIV I CA I'ONTIFJCI A L' A U T O Il E l'LA uDENDO E llENEACSPICAl\00 l/ 11 pens iero che rapppresenla il più {ol'/e bisogno del tempo 11011 chiede l'<IIIIOI'il<i cl'u11 11ome cospicuo che lo protegga c l'ono l'i, ma cerca intelletti degni cl' ri>tcnderlo, c cuori degni c capari di cu,toclir/o. E però a voi, o (;ioram·, mi piacque inliloiltre questo picciolo seri/lo del/atomi dalla più pre:iosa ricol'rmza che rallegl'ar' possa un paese •·ibcneclelto dal ciclo. Se 11011 v'è gl'are eli legger/o ~eclretc com'io non ~o/li presumere di aggiugncl' lodi a quell'Angiolo che ebbe ed avrri lode a lui più gradita rwl/a riccrC/Iza c nell' aflèuo dc' {lgli , c singolarmente di l'oi che '" siete il più nobile {lore

4 e la spemrl!a piri certa; c richiamando all'universal maraviglia e riconoscen;a quel che Esso f•te di •o/enne e glot•ioso, avvisai di formularvi in brevi parole quello cl.e abbiamo a far· noi per accompagnarlo a quclf alto segno c/o'egli vagheggia; al quale 11011 puù giugner da solo c 110i imlanw presumeremmo seg11irlo per cdtrc vie clte della tranquilla c magnaru'ma sua fermc::a. Or questo massimo priltcipio tonsacrato dalla volontà c dalfopera di Pl O lX a t Ili meglio cliriggerlo a ciii piti •aviamentc fidarlo che non a coloro, che in tanta ris()- lute::a eli animi nell' erttu•iasmo di tanto liete spercurze , ne diedero esempio all'Europa maraviglioso? A Voi dunque sieno commesse queste 71arole c!te sotto sembiarttc di consigli racciliudono il vostro elogio. l'oi degni di custodirle, che proferendo a P I O lX pcrsotta e vita t>i siete giurati alle sue gloriose clt{ese ; le quali an;iclti dalf impeto d' un valoroso ardore , le aspetta oggi dalla dignità d' wta calma operosa, as•ai piti terribile di un'azione avventala, percltè defrauda ai nemici della nostra gloria la trista gioja del ve<krcc/a per tlostta mano medesima soRòcarc. O Giovcmi ! vi guardano i vostri fmtelli , vi guarda l' Europa intera, vi guarda P IO!

5 .f...c lo.! i de' principi ott imi comccchè sicno giustizia rcto·ibui ta non ad un pl"ima to ma al merito che lo glorifica, se da civile prtulcnza non si governano, cor ron per icolo di venir meno a se stesse, al principe tornando poco onorc••oli, c al popolo prcgiudiziosc. Jmpcrcioccbè di lodi tanto laudabil i levandosi uni••crsalo entusiasmo, taluni C>iand io fra' savi sentendo in <tues to d'adempiere a un sacro debito, in ques to solo d'ogni nlt o·o pao· che s i tengano sdcbitati. Di che 1>uò forse <tuanto la lode s'amplilìca, l' opera attenuarsi altrettanto; non ri - manendo spazio per essa ne'cuori che la propria vita esauri scono nella giocondi tit della gratitudine. Or ••olsc l'anno che ha no•·crato i suoi giorni colle benccl izioni d' un popolo rcdivi• o al grande Consolatore della più eletta l>o rz iunc di c1uclla terra che ci r icorda quel che di più magnanimo c di più tremendo alobian fallo gli uomini c Dio; nò voce mai s'ardirebbe gridare al troppo. Che se alt ra solennità di luogo o di tempo domandò mai che le glorie di questo Principe padre si celebrassero, lo comanderebbe il ricorrere dci cari giorni glorificati ddl più vital benefizio che abbia l'IO conceduto o possa concedere a noi che s iamo l' idea della sua mente, la compiacenza del suo magnanimo cuore; lo comanderebbe <tuella Cillà che al bagliore di mille faci improv- ' isc vedeva un mare di popolo tranquillamente tumultuantc da quella pagina sospirata t re lustri assaporar le primizie Jclla politica redenzione. 1' nond imeno, ubloidendo io alla mar.wiglia c all 'amore cloe in mc r.ogionano, c alla celebriIlodella presente Jrti zia che anche ai piUtardi risuscita anima c yocc, mcn· to·c stranissimo reputerei alle mie parole dare altro Ir ma clo r l' augurato c faustissimo Dcnefi zio, non sia \i sto·auo

lì od indebito ch'io non assnma il p.-oposilo a mc cd a voi si gradito di commendan i l'augu.,lo Uctwfaltorc. Guardimi Iddio che io bcstcmias>i -opcrchic od esorbitanti le laud1 fin IJlll rcndutc mi un J>riucipe che fa parc•·c impossibile l' ad ul n7ionc. Nè il peso pur dr lla lode n•i dà paura, chè gli alti f,,lli non chicggono d'arte soccorso; c so che ai sa' i monarchi, pila assai che ~foggio d' ingl'g'IIO o fc liciHt d'eloquenza torna gradita la purit;\ di uno zelo che esal tasi del prr>ona f:p; io non pc•-chè principe ma pcrchè g•·andc. l'ici 'l""' sentire non è baldanza \antar:;i a niuuo !,CCoudo. E però s<• nel memorabile Allo dell'Amnistia la moMsti,, di l'IO IX si oli buon grado m'assolve da l l'iguardani 'luci che è pu•· tanto a sua lode , conscntami l'ossequio \O!Ifro , che io ''affiguri CJUCI che risguardo il do1cre che a lui ci stringe. Glorificarlo con mille uuo,·i argomenti d'esultazionc è SC' ntinll'nto n noi troppo caro pcrchè dimandi una voce che lo risH•gli nè che l'affrclli, a~ endo invito dalla presenza dc'bcncfi1ii, c spazio dol·e distendersi, l'avvenire. Intanto di devozione operosa s'empia il presente, sdegnoso d'ogni ritardo. E dove l'esse•· grat i a l' IO è necessi ta che non lasciari libc•·o nll'rito, sar:\ ben solida gratitudine degna di noi c dcll'inclito brncfiLio, il porge r mano fedele al Jlcnl' fallorl• sicd•è lo guidi nl suo ultimo srolgimcnto. l\la presumerò io di scdcrmi UW<'> tro qui do1e tanto sapere ci1 ile, c tanto senuo poli tim si raccoglie~' (0 ) Xo, •1uestc parole non furono dcllatc per 1oi, ma chiamale dall'nmici t. i aqui ~i pronunziano per i mocare il l 'OSiro giudi zio che dehiJe tornanui sac•·o come CSJH'essioned i molti pensieri tulli secondo modo lor pmprio riguarde1•oli . (") l~lW ;,, llnmtr la srru. fltl 7 sttttmlwr in una ad!Hiafl;a dd Cusiuo clrgli Ara~a e del Ci1colo llomcmo.

7 ll irò pertanto <1url r he mi detta l:o coscienza tlell' cs- ~cr uo; lro prcsent r c la spc rauza de ll' a v1enire, tanto p r(•t. io~o da non fidarlo a fortuna di umani casi, ma nfia f1·an chczza t( ' Ull vi gile accorg imento 1 che Senra presun zione c senza entusiasmo fa confessa l'C- che ) llitlftM Ùl tta muros peccatur tl t:rtra. Par lcrOlibcro,scn1a p::•ura di farmi odioso~ pronto a sog- ~ i u~nt· r con TuIlio: C go aultm nemintm. nomuw, ffllart ù·asci nuhi ne11w poter il, n;si qui ante e/e se t·olucril cuu{tttri. 1. Quando considero quell'aforismo tlcll ' lnfallihile - che wt imperio di d so sartì t racollo il~ tltsolazionr, 'i t..~ppi ù consolido il c rede re l' E1 ange lio non pur tesoro di r c lig io>a sapienza ma di ci• ile, chi- •eramcnl c ne l solo uno consiste, l i \ c l'(l aiTrancasi ogni di H~r.,o. Q uesto ammirando teat ro de lla nat ura prrchè di•·aria c molt iplica r ecenti semp1·e c immutabili le sue bellezze'? l'crchò il perpe tuo ril'al cggiar chr esse most rano non è che pace, non è che uni ca for za che per tli- ' crsa misura tuHc le ÌJ\\'cstc, i dÌ\'(\rsissimi moti siccome gradi di suoni coordinando nrll 'uni, ersa armonia. Sospendas i il rratellcvolc a ltraimrnto degli atomi , cccori caos! Che è l' unive r so p olitico se n on un compreso di t•orr clalil i principi i che in similitudine di baltagli., r.,ccian concordia? )JIIelle tto c cuore di l'rinc ipe, int elle tto c cuore di s udditi , ecco gli e lementi di tutte quante le atti• ità che cos titui scono la 'ila poli ti - ra; le quali per un arcano cons iglio denno l'una l'altra rcgliars i c in 'is la di segregars i concorrere tutte ad un segno. Quindi O!(Oi dritto custode di un do rc1'(' ; talchè le azioni po lilicl1c quanto 1 iù lontane appa ,·i•cono c più di sf01·mi , tanto più stre tte <' consimi-

8 li c quasi identificate consistano, c l'una l'altra s'ajutino, quas i spogliando la propria indi1•idualitil per I'Cstirscnc una communc; di che la propria anzicbè perdersi, vicppill rflkacc c visibi le si riproduce. E corno i minuti piane ti verso i rn.1ggiori c tutti verso dell'astro s'affisano, o nel diurno lor moto di so fan centro per aver luce, ma insicm ciascuno a piit largo s pazio protcdono con esso lui che nel proprio giro a•·- volgcndoli lo mutuo loro influcnw vi1 ifica delle sue proprie; pc t· non <lissimile guisa nell ' incessabi l politico 11101 imento, suddi to a suddito, cd ogni suddito al principe del par che quest i a ciascuno in rcciprocanza d'intemlirncnti coot·dinandosi, tuili per s ingolo como essenziali clementi della rcpuhlica denno l'uu l'alt ro in unitil d'inte lle tto c in conformità di sentire perfezionarsi. 1\'ol fanno? T radiscono la Pro1 •·idt·uza •·iolandone l'intenzione, •·ornpon la base tl clla social consistenza, spengono il fomi te della politica vita. S!;'anniamoci- dove non •' unit à è tlcbolczza; o divis ione c ruina sono una cosa, so non fallisce l'oracolo- Omne l't!f/1111" divisw" desolabitur. 2. Desolazione mi serabile, allora quando sudd it o c suddito non s'intendono, mi scrabiliss ima allora che non •' intendono sudditi c principe! Allora l'affezione rallenta ta, la confidenza sos1Jcsa, ogni speranza impigrita, ogni virtl1 addormentata .... Sgtmniamoci! che cosa .-, principe sen1a popolo ? nulla ! l~ peggio che nulla è 1 opolo senza principe. Iddio per mut uo sostegno , per mutua gloria li fece entrambi d'un solo oracolo, ent ramb i li consacr ò un ificandonc la mora le persona. E guai! Quod J)elts conj~tnxit homo 11011 separet! Legge pcrt.1nto santissima , cu;lodc dell' ordino pubblico c mantenitrice della [IOiitica prosperità- che princi(IC c

!) popolo dalla ornai troppo vantata c troppo sprczzata d istanza che li di vide, con pace c gloria si scontrino in un sol cuore : sia l'un dell' allro interprete, c per le mutue corrispondenze dci fatti tcngan fra loro continuo ragionamento, saggi del pari ad intendersi c timidi a g iudicars i. 1\Ia quando un principe per molte miralJili opere di alto animo, diede giil splendida c indubitabilc testimonianza d'essere ottimo , preceda allora con viso npcrto nella presenza del popolo beneficato, c dica- Legge temi! E il popolo scntas i il cuore, c facciasi piena coscienza <l'interpretar!o. Chè se la lcl(gc di <JUCS la proV\' ida consonam a di menti c d' .1nimi C sacra nel temperato c uniforme. procedere de lla cosa pubblica, giit tempo, in essere propl'io cost ituita, sarù mcn sacra quando lo spirito di civil movimento conduca o accenni politiche mutaz ioni'! Anzi più sacra c inviolabile, chè dove il moto è più rapido, i vi le for 1.c più strette in una bisognano c più concordi , anìnchè il nuovo non sia cagione a vanamente ridomandare l' anti co. · O t· chi di voi non m' insegna esser Ire modi a' politici mut amenti '? Il correr lento de' tempi do1•c le legg i, le costumanze a poco a JlOCO di susano c ad al tt·c dau luogo di cui i posteri appena s'accorgeranno, com'è dell' umana salma che ad ogni ba tt er di polso perde cd acqui sta c di bambina soavemente passa in adulla. O l'imp etuosa violenza cl•c in un sol giorno più secoli sterminando, edifica sull e macerie c su l'odioso <lcserto pianta il giardino. Ma fra le due s ì diverse corre una terza rag ione di mutamento ri soluta a pt·ocedcrc, che sotto gli auspici di maturate opportunila , senza lacrime c senza sangue, fa del passato misero c stanco un ar·.-cnir prosper evolc di salda vita.

10 Se oggi si corra al nuovo i ciechi lo veggono. No, l'IO non può regnare senza s3Jvarc, nè può salvare scnz'cs- 'cre rinovatore. E se il provvitlenlissimo nostro l'rincipc abbia fin oggi per questa via proceduto, con n oi lo dicono, c se tacess imo, per noi da se lo direbbero i plausi dell'allre genti non sospellabi li d'errore o d'adulazione ; le quali a lui benedicono salvatore c a noi invi<liano di tanto nuova salute i soavi frulli. 3. Ma di questi frulli gloriosi quale fu il seme? Saliva P I O l 'onlefice, c alla cattedra l'eneranda l' acc·ompagnavauo i yoti del mondo, ma la mataviglia del mondo s lava sospesa. Correvano per ogni dove le lodi dell'infaticabile Sacerdote, del Vescovo gcncrosis· s imo Giovanni 1\Iastai ; fu dello , fu da ogni lingua g-iurato buono ..... ma quando fu che g li go·idò tutt' Europa il nome di ~lagn o'? Quando fu che le spermlze di lullc le genti esultando si attuarono, si fecondarono, s i amplificarono? quando fu, dit e, cbc PIO divenne sinonimo di CONSOLATORE'/ Non fu allorquando comparve l'Allo magnanimo che rese indimenticabile il 16 Luglio, c alla riconoscenza de'secol i lo consacrò'/ Da •1uella pag ina augusta raggiò la luce che splcnderil intl encuibile dal triregno; da <1uella pagina dove sta sco·itto l'accorgimento dcll'uom di stato, la provvidenza del principe, l'amor del padre, la sanlitit de l Vicario di Gesù Cristo. In questa pagina è tu!loquanto l'IO IX; in C( uesta pagina è tutto quel che oggi noi siamo; c, se PIO l' nol e.... no! assereriamo piulloslo- se il vorrem noi, qui lut to- 'l' '"nlo s i chiude quel che saremo! E <JIIando, fra i senza numero benefizi cioe anche i più I:H'di a sperare vi ri conohl>ero, sembrasse unico l'avcr·ci lulli colla parola clo c gli esul i ribenc<l isse, raccolti in· torno al suo cuore NEL!..\ TllA:\'QPILLA PAZIEXZ.\

11 DELL'ASPF:TTAHE, non lo direste solo d,t se fecondiss imo benefizio? In l' lO l'act(Uistar tempo, il far •i lt• manl libere come l'anima, placare l'ansia d(''sitiJ,ondi tanto che attinga alle fonti del proprio cuore non parvi quas i u n averli già ri storati? ~.:Ma non è voce sola di PIO-F igli, aspett a te' An1.i solennemente veniva de tto, che cosa aspettars i; impcrciocchè nella b enigna ohblivionc dc' pt-ivati falli era manifes ta rip rovaz ione dc' pubblici c dignilo>a impromcssa di riparar! i. E il come, senza mis tero poli tico, PIO l'esprimeva svolgendo per successive provvidenze la propria per suas ione-essere i sudditi pont ifici capaci della confidenza sovrana- c suggellava un 1wincipio: che la YOcc loro polca pur essa aYer parte fra gli clementi determinativi del volere del principe, giusta quel modo , che tempera anzi immedes ima la prospcrjlf.• dci popoli colla gloria de'dominanti. Stupenda profess ione di civile c politica fede, dove ravvis i un avrcnirc di l egale generos ità nel concedere che non isccma la di - gnità del Sovrano, un 'avvenire di legale fran chezza nel chiedere che non rallenta ne'popoli la sudditanza. Conc iliazione des iderala non meno che decorosa, fccontla di non mentiti progrcdimcnti c di non superba ci villit . Del quale nuoYO, et! inspcralo linguaggio che aperto dissc-Rerwn ecce llOvus modo 11ascitur ordo! qual fu cagione c fomento"! Xon fu la ricrcatricc parola deii'A~I.\1 - STIA? Oh quanti hcni p er essa, anzi qual bene che da essa noi conosciamo? Non parlo già delle lagrime rasciugatc, delle di ssipate paure, dell'i re spente, delle ri - l evate prcssure, non dell ' inutile compassione di 1.5 ann i subitamcntc mutata in gioja di plauso, a cui di plausi r ispose l'intero mondo. Questi non furono che il primo saggio della salute che l'IO ne apparecchia1·a. In fc-

12 <le buona , siamo oggi noi quel che fummo ? Dov'erano di Iii dal volge r d' un anno le provvidenze che ci confortano, dov'erano le is tituzioni che ci !argano il cuore"! .Et·ano sogni furtivi, erano voci cbe sol itarie cor- •·cvano alla 1 cntuo·a contente di tornar vuote senza peri colo. Or donde YCnncro in allo piene c felici? Dalla volontà ri soluta quanto benigna d 'un Principe che fin dall 'alba de lla sua gloria c delle nostre speranze, in allo uni co c solo si compendiò, c che ogni di va svolgendosi c amplifi c:mdo. ·E che altro sono se non scqucl~ di 'lucsto dolce I'HI;>iCIPIO CONCILIATOnE <Juella tran<[uilla ronfidrnza c quasi polit ica dimcsti chczz,, de l principe co' ligliuoli rihcncdclli i La sua presenza piio facile ai suppli canti che lo ringrazino, agli ammiratori che mandino di bocca in bocca le SIJuis itczzc d'un'amabilitil senza pari ·? 11 pigliar voce da' sa vi d'ogni sentire, perfin mutando i proscr illi in leggi slatoo'i'! Francar da meschini Yi ncoli la parola, che SJ1a rga c acquisti tesoro di sapienza politica, c popolo c magistral i regga c consigli? Dall' Amnistia 1'1111\Cil'IO lU~OVATOHE nncquc il proposito di porre tosto la scure s ulla radice d'ogni mi seria la corrutela del popolo, cu rando i germi d' un avvenire mcn to·isto; di porger la mano alla plebe mezzo abbrutita , c sehiudendo asili cd industrie, chimleo·c ergas tol i c ri sparmiare patiholi. !)all' Amni stia l'aC('Og lierc in unica azione le varie mcm~ra della persona politica ... le d icono lullavia non ben compos te, c siano; ma il santo Capo che a se le coordina saprà con più lucido ordine unifi carle, prr farle scco partecipi c propagatrici della >Ua vita. Intanto corre il PIIINCIPIO EMAl'ìCII'ATOHE. l'cr esso si d:\ persona individua alle Pro' incic; pca· esso l'auguratiss imo municipio, on. dc vcdmssi ltoma che a Roma le sue franchigie chiede

13 c concede. E <JUCsta medesima sospira ta pur tanto, e n on mai abbastanza hcn~dctta CI\'ILE ~lli.IZL\ forte c pacifico propugnacolo dcll'orrl inc pubblico, c vincolo nuovo di fratellanza civile, a chi la do•·ctc voi se non a quol primo spiracolo di pubbl ica vita che ci ridonò inverso al Principe il decoro di cittadini, la coscienza di sudditi, la dignità di Crist iani? 5. Or dissi male chiedendo-che cosa fece PIO IX per tanti atti di memorabi le munificenza, che tutto già noi compi esse nell'Atto unico del 'L6 tuglio? Anzi che farà egli nella futura lunghezza delle sue glorie, che Iii come a ccnll·o vivifico non s'appunti? 1\il'cndicata all'Onore la s ua potenza; r ifatto santo un vocabolo abbominato; risuscitati alla politica vita tre millioni di sudditi; segnati i termini fra la licenza che farneticando trasrola l' irnag inabi le c la servilit che lorda il grifo nel fan go, tra la Clemenza che apr.~ lo braccia all' ampl esso, c la Giusti zia che tenga pres ta la spada vindicc dell a uni1·c•·salo salute .•. 11 Demone della dissoluzione confu so c vinto dal .Genio dell' unità .... Non basta? lo chiamo i dc~id erii de'popoli pontifici, c dico- In nome delle vostre memori e, della vostra pace avvenire-parlate! Vole te voi che vicppi it s' amplifichino le vostre ragioni ? ,·olctc voce più libera che vi esprima? vestir compiuta persona in faccia alla potestà che govcma? E non ve ne diede fidanza la mano che ribenedisse coloro che aoàtcmi si rendcrono per questo solo! Jlion giudico che cosa vollero; ma di quel che I'OIlcro per malavisa ti argoment i , gran tratto per ar~;omcnti savissimi , PIO l 'C lo diede, dicendovi che <l'altro nncora vi grazierebbe finchè prudenza, finchè giust i zia, finché l'amor suo medesimo che sì v'esalta gli segnino il punto cstrc01o. E a dire <Jues to pensate \Oi cbt

14 combaUere non doYesse? Se dunque egli tenne f•·onte a tante guise clementi , o per abitudine di servi li tà, o pc•· misct·ia d'inganno, o per iniquilà di cupidigie, nemici :•l bene, se con augusta serenità trionfandone, disse-Vogl io' hcn fè palese che appunto ponea la cagione percbè voleva fino al possibile ultimo degli effetti. Però <iucll' Allo magnanimo fu come l' impulso primitivo del Creatore che spinse gl i astri per l'orbite indeclinabili. Se quindi l'ordine chiedesi da solide lli'Ovvidenzc costituihile, come non doverl o sperare da chi pose quello senza cui ogni più risoluto volere sarebbe tornato indarno.-dico la fede tra suddito c dominante ? Ei liberò la Potenza governatrice da quell' oiTcsa di pubblica vessazione che, come ròcca. in assedio , ben 15 anni la teime in .1tto di malsicura indccorosa difesa, dove tutto sperdevasi quanto di nerbo politico c di civile avrebbe tluvuto ope•·arsi nelle riforme. E come poteva aprirs i a 'crsarc munifìccnzc una mano perpetuamente slrctla al Oagcllo? Or PIO IX g ittando l' importuno argomento, la fece libe•·a all'opere del regno nuovo. E l'allo miracoloso fu l'Amnistia; vitale atto che aperse il civile caos c fecondò se medesimo giungendo in mutuo consenso le speranze dc' sudditi c la potenza del governante. Allom pigliossi a creder probabile <juel che dian· zi tenevasi per impossibile, allora fu sminuita nel colntme pensiero la immisurabil distanza dal male al bene, tlall'angosciose incertezze alla sicurtà della pace. E 'IUes la pace si fe ce come segnacolo in vess illo che combattesse contro la ritrosìa d' un età logora c annighitita SJlrOnandola verso un termine odiato, perché non saputo conosce•·e, c santificando una parola fonnidata c schernita, perché f,·autesa: la dignitosa Lihcrtù custodit ricc dcllç ragioni del principe c delle t•agioni del po-

15 polo, sollo la guardia della Religione un ica madre c nutrice di ci,·iltà. Oh giorno 1G luglio, quando nel nonw del Dio che volentieri perdona , Colui che m• t irno lo veci band iva pur ogli ai popol i la BCONA NOYJ, LLA fra le acclamazioni del mondo riconoscent e! 6. l\Ja questo augusto vessillo lo spiegherà l ' IO solo? l\' o, se noi siamo suoi fi gli , no, che ciascuno con l'IO debbc spicgarlo, con l'IO ciascuno ha da compierne la vittoria, con PIO parteficc r cnder·s i della salvcl7.a. Egli della salvezza nostra con noi ma turava il principio. Sagace conoscitore de'nostri mali, intcr·prctc affettuoso delle nostre sper·anzc, con noi vagheggia va i prcsidii per consolarle; c con pro\'Vidcnza ineffab ile a noi prccorl'cndo piantò colle proprie mani nel campo della <lesolazione il seme del refrigerio, dicendo- Cr·csci c mult iplica cd empi la terra mia , c dc' tuoi fru tt i si nut rano i miei lìgliuoli ch' io benedico c battezzo nel uuo,•o nome. E i frutti della civile salute parte son nati, ma s tassi tuttavia chiusa nel germe la miglior parte. D'uopo è curare la pianta sì che si svolgano. La pianta è tenera ancora, schcrmirla è d'uopo dai nembi che non la schiantino; vergogna nostra, c rammarico del buon Cultore che tanta fede c tant'anima vi prodigò! Ma se da solo Ei la pose, francarla sino all' ultimo frullo non può da solo; cbè la politica rigcncrazionc d' un popolo, anzi lo stesso ripristinarsi doll'orrlinc solo ci vile, siccome effett i dell'armonia d'ogni sociale elemento, domandano la conscicnziosa corrispondenza di molti animi che abbiano per inviolabile non pure la santità del diritto ma del do•·cr·c, che dell 'altrui dovere non sicno prodighi, del proprio avari. Se ciò non sentono i popoli non ' 'arra senno di principe a tentar quello eire, di per· se mala-

1G gevolc, per manco di concordi ajuti si fa impossibile. Ne sia chi mi rÌ[ligli, che io siccome argomt•n lo a ricontlut· l'ordi ne domandi l'ordine stesso costituito...Domando l'ordi ne, sì, ma l'ot·dine dell' individuo , quell' ordine che ha sola radice nella coscienza dell' uomo probo, non avventato, non cieco, non · di md ente del vero già conosciuto. E a voi sarebbe calunnia se noi chiedessi. Domando a PIO <[Uel che è da PIO, a voi quel che é da voi.-La YOlontà del concedere, la volontà del ricevere condegMmente-Dico all'Artefice: espt·imi l'idea gloriosa! dico alla creta: renditi maneggevole a quella mano che ti dà vita! !Ifa s iavi aperto, ch'io non consigl io ne'popoli pazienza bruta ma docile attività. Il Principe nostro benigno pose la mano spontanea alla salute, c lìnchè ve rsa\'a i tesori del pt•oprio cuore, sol chiese a voi.. .. anzi non la chi ese quel modestissimo, ma s'ebbe volnotc•·osa da' vostri animi la grat itudine c dalle vostre bocche la lode. Ma oggi si volge a voi c v i chiama scco per condiYidcrc la letizia c la gloria d'un bene ch' Ei vuoi compiuto, c i cui salutiferi fi'Utl i saranno ,·ostri. Domanda a voi i tesori del vostro senno, del vostt·o amore ; v' addita l'erta c precede; seguiamolo! .Ma per che via? Per quella sola ove mosse i primi suoi passi. Non c'illudiamo! Non traYisiamo lo spirito della politica nostra salute. Fu l'Amni stia che alla rigcnerazione dell'esser nostro diede principio; la sola Amnistia nel fedele suo svolgimento la può compire. A PJO che l'chhc concetta sta di tcnerla inspiralrice perpetua di sue munificenze , a noi che l'abbiamo gustata s ta di scrbarla maestra de' nos tri pensier i, giudice de'nos tri affetti. Salva t·e un popolo, condominarlo in soavita di mansuetmlinr, ceco la finale intenzione dell'Amnistia. Qu iutli due guise nemici di questo Alto riuovalorc, c1nauci-

t7 patorc,conciliatorc-coloro, dico, che la suslanza ne guas tano violando il fine, coloro che ne lravis.111 la fom1a falsando il modo. Ed oh fosse pur cosi fal so com'è incredibile, essere uomini (Dio mcrcè, pochi ) che quas i stranieri alla gioja de'loro fratelli felicitali dall' Angelo dell'Amnistia, se ne conturbino come di propria sciagura, anzi s'uttcnlino contro alle sovrane intenzioni! Malaccorti o ma l ig n i~ noi domandiamo. Ci di cano solo des iderio che li a lletta, principio che li governa. Che cosa speran o·~ E <la chi?.... Dai fratelli? La provvida mano di Dio tenga pur sempre composti gli animi cd imbrigliali gli sdegni , che io non so chi volesse nelle costoro speranze cangiar le proprie! l'orse da PIO ? ma (cosi ci sah i Iddio questo Angiolo!) L'editto 16 luglio nacque egli a caso, senza coscienza di religiosa c politica guarentigia, entus iasmo d i sconsigliato che tratto all 'amo di puerile popolarila oiTcndc se stesso, iuganna c uccide coloro che 'uol salvati ? Dunque puerilmente all ucinati i principi sa' i che l'ammirarono, le onorate nazioni che l'apJllaudirono ; puerilmente abbagl iati quc' tre millioni che della 11ag ina santa hanno fatto segno di cullo, che l"hanno scolpi ta ne' marmi dopo d'aversela prima scolpita in cuore ! Tuili delusi! l'IO IX un malaHcduto! ..... ) l a questo malavvcdulo dircb1Jcro mai dw \Oicsse o che volendo potesse tornare indiet ro"? Assai piio costa il recedere che il proseguire! Quel tuscit to.r miss" ttttrti se mai fu vero debb'esscr oggi verissimo di 1110 IX. E so no i fosse <Jual mai parola di Jlrincipc polrchbe in n oore di suddito to·ovar più fede? Noi arros; iamo pensamlolo, no che nel santo petto d i PIO pc•· ni una guisa poh·cl,bc accoglicrs i un pentimento che rimulcrcbbe in 2

18 angosce la g ioja de' popoli c le ben concellc speranze in desolazioni. No! PIO non recederà! c quella pagina veneranda seguirà sempre a mostrarsi vivo ri tratto del suo magnanimo cuore, compendio delle sue g lorie, radice dell'avvenire. O svellere questa radi ce (c lo piit solo la mano che la piantò) o liberamente !asciarla fru ttificare. Intanto ne frullificarouo pace cd amore, che gli animi a se cd a l'IO riconquistando, la pubblica fede nell'unico umano datore d'ogni bene consolidò. Or quello che tanti giova c rallegra chi potrà creder che ad altri sollo il medes imo ciclo, sotto i mc dcsim i ordinamenti politici nuoccia o diSJ)iaccia? Scmho·ino pur· sulle pi'Ìmc scemare a un to·atto le ut ilità, le autori li•, le aderenze; ma ad uomini dl fede buona lal'(lar non ponno aderenze piu onorevoli c mcn cimcntosc, utilità più s incere, autor itiomeno di sputabili; donde comandi cd uffiri che non di sonol'ino chi li porge c ch i li riceve. No, che dall ' ordine non puù nascer cosa che ad uomo debba spiaccrc! Ma S))iacda pure o nuoccia ad alcuno; dunque al mi sero o·iguardo dc' pochi tradire i molti ? Ed essi il vorrebbe ro ? Andar sospclli di cupidigia, di fa sto, d' ipocrisia, meglio che udirsi dire generosi amic i del bene, zclatori dell'ordine c delle leggi'? lll a se il proposito del guarcntirc le leggi fu dun- <jUC il fomite che li animù a guardar l'ordine che teme ttero sovvcrtito perciò medes imo debbono al nuovo ordine rassegnarsi , c con zelo ugual e difendere quello stendardo che allora difesero, onorando quella volontà a cui l'opporsi giudicarono colpa c vergogna. E di qual e colpa furono dannati coloro a cui il clementi ssimo l'IO stese la mano~ Del fars i contraddittori al soHano rolro·c. Oo· facendo 10i oggi altrettanto pcrchè non sares te I'Oi accusa ti di colpa uguale se non pcg-

19 giore? lliparlino le andate cose: se pochi allora sorgevano a rompere l'ordine, quant'altri taCC'\illlù ('rano tut · ti nemici ? J\fa oggi chi è che nell' impedito \Olcrc di 1110 non ri sentisse violato il proprio'? Oh mutamento! Allora per tener salde le ragion i dcll'rincipc face\'a d'uopo soiTrirc contraddizioni da porre briga allo zelo pill riso luto. Schermirsi da lle minacce, evadere da lle insidie, durare a modo di persegui! i la \'Ìla, cercare a prezzo una \'erilio formida ta , sforzare il linguaggio ai pensieri, di ssimulare, corrompc•·e ... per lino questo cos tava allora lo zelo; cd ora? l~nlrarc a pao·tc della fidu cia di chi aspetta, della munificenza di chi concede, dignitosamente reggere il plauso della uni ••crsale riconoscenza, di1idere le dimcstichc giojc coi ribenedetti da PIO, colla prudenza di fraterni consigli scoprire le non ~ULIGNE II.I.~SIO:'il DELI .A SPERA:-IZA, c della voce c dell'opera assecondando la provvidenza sovrana farsi partclice della comune salute. 7. lo dissi c d ico illusioni ma non ntALIGNE. Ci ha chi temendo asscvèra che il nostro PIO inwlit per ignes suppositos cineri doloso. E chi si dii per politico tanto scahrito che franchi pur se medes imo d'ogni tema? )la C(UCsta tema sagace può esorbi tare in vana apprensione di mali, se pur possibili, lontanissimi, al certo poi cvitahili so an ti veduti. E an ti vedendoli PIO, pronunziò quel giudizio che tu tti hanno ammirato come sanzione della dignitosa libcrtit d' un l 'rinci(lC Padre, che esclude dal suo proposi to quel che concesso gli sminuirebbe la forza di p iù concedere c negato angustierebbe le di latate speranze. ·"a se le enormi tendenze PIO le accennò tramruilliamoci. Si pro\ vida anli\'cggenza è già gran presidio a tcm- }H'ao·c gli ardenti spi riti pieni di Lui che proclamano rino- ' al ore. Cbc se taluni di questa riuoyazionc lart:ano i li·

20 mlli , se nc'mngnunimi iutcnùimcnti di PIO, che tanto amano, s'an isano di ri conoscere i proprii sensi è poi sì gran fa llo? Lasc iamo che in <Jues lo sovrano li h•·o vi leggano anche i Ior sogni! Segno infall ibile che essi lo prcfc•·iscono ari ogni libro, che il vogl iono isloria uni ca del loro avveni re. Seguano pure; l'aulor ili• che li vinse, la riverenza che li ri chi ama ari un aiTello non prima scnlilo Ii farà saldi nel credere PIO capace di nuovi doni ; c apprenderanno lranquillamcnlc a pe rsuaders i che quel che l'IO non concede non può conceders i. Intanto nell'aiTollarsi di <Jucslc nobili brame fosse anche per icolo! i\lcn male cbc si pel'icoli dic l•·o un pr inci(>io che in sè gi il tanto l1a di vero, tanto ha di grande, che pur lrasmodato può trova t· luce onde \'cngas i al dis inganno. 8_ l'eco il p•·csenl e; ecco l'ullicio che o;;gi s'add ice ad ogni suddito pontifi cio c più. a chi pe r qua lunque guisa licn mano all a cosa pubhlica. Se dunque di sì buon grtulo vi sohharcaslc a quel molto aspro cd odioso che , .oJt•va- i allora, \' Ì s<lcgncrctc oggi a quel tanto grazioso c caro che a voi si chiede} O l'a utori lil che oggi governa è meno legittima, oggi la l·o lontà d'un Pontefice è meno sacra, oggi che a consacrarla solennemente concorre l'intero mondo? 1' vorrebbe anz i rlnrarsi oggi a llrellanlo aiTanno ad abhallc rla quanlo dura~•a s i allç>ra pc1· soslenerla , oggi (mille volte il diremmo) che non si potrebbe violarla senza viola re ad tlll tempo la ragion puh- !Jiica, ronqlcrc i vincoli della politica unione, tr·oncarc in fiore si ben concclle speranze! llla 11 0 11 udite IJucllo che d icon di r oi ? Vi dicono ciechi c so,·di a l ve•·o cd al g iusto; maligni scminalori di turhulcnzc ; ell e in· leqwclal c a s inis tro In menle rli l'IO, che vi fa lc inriampo a suoi passi... . t.l icono peggio- Che \'OÌ tra\ olgclc a m;\1 scn ~o gli altrui pensier i per condannarli ,

2l r hc parteggiate cogli emuli , che ri vendete ai nemici, dor ao·tifitiando tumulti 31'1 elenate le. giojc dr'r·onsolati p•·•· scnlcmiarc i vostri fratelli d' imperversati di >tolitli di razio>i!J;cco, ripetono, chi si vanla am ico al papato, ecco i prNcsi mollevadori dell 'ordine! Or come difenderri? come smentire il giudizio che vi condanna? .... Sono calunnie? Coll'opere difendetevi! 1\lost ratc che non tenete coi nemici di PIO, che non avele l'anima schiHa ad un ordine fatt o giit vieto. La legge dell 'opportunità è la prima legge rl ci n·gni è la maestra pco·pclua d' ogni legge. E se vero è che i mutamenti politici non accusino sempre di pessimi gli ordini anlipas:,at i , ques to \ 'incuori, que - sto ati un digniiO'<I ricredervi ' ' apra la 'ia. Se l'ordine <Iella cosa pubblica p<· r nalural corso dc' !empi s' affrr lla o mota non è da codardo il srguirlo mutando segno. l'cnsalelo, riconsiglialcvi! E <fucila ci ,·ilc c religiosa coscienza cloc sagrificat· vi fece al pas~a to i vostl'i riposi, fJUCsla coscienza medesima vi renda oggi inviolabili quegli ordinamenti che uscirono dall' allo inlellcllo del nostro Consolatore. l'dite i popoli che ad una voce esaltando la generosa cagione della salute, da tuili noi c in primo da ,·oi no reclamano compiuti gli cfTcUi; ola voi che avendo giit il piede sulla pubhlica via, non polclo ri - LJ·amelo senza rampogna di pusillanimi o di ribelli . Il sapicnlissimo PIO repulandovi degni custodi del suo volere, ,.i ebbe con ciò dichiarati in facria all ' J>urol'" rrsponsali del presente c dell'avvenire. E se l'opporgli hallaglia ad aperto viso lo giudichereste mis fallo, parrO>' i forse fcdcltit \'irtuosa mentir persona d'amico per <·orHlnnnarlo? Dr ll ' ordine Hl li EVOCA BILME:'ìTE MrTATO ;ia pure d1c in \'OÌ rimnnga alcuna dubbiezza; ma ~c l'inlrro ~onoscimcnto del >ero domanda t<·mpo, il di'lo ilo di porre

22 l'opera al bene universalmente sentito non soiTrc indugio. Il tempo vi fa o·à accorti d'ogni illusione , c ùi voi medes imi nobilmente v'esalterete allorchè i vosto·i fratelli \'i ringrazic•·anrw d\1\'Cl' serbato cou ess i in \' iolabilc il tesoro dell'Amni stia. 9. Che se òcbbc esserci sacro lo spil'ito di <Juesta ,·olontà rigcncratricc, a cui indarno s'allenta d' atlra\'crsarsi ricalcitran<io l' Oscurantismo, ci sao·à men sac..a la fot·- ma? La forma, di co, squi s ita di c1uesto Atto che lo fa ma ggior di se s tesso, quasi edifi zio dove la inestimabil materia vinta è dall'arte. Sguardiamoln questo lavoro immoo·tale che a no i ri,•cla qual Principe ci diede Iddio. l'ccovi un Pmlrc che nella gioja del giorno suo piu solenne mentre s'ass idt• fra gli allei uj a de'consolati non sa dtfendersi (la una segreta amarezza; guardas i intorno.... non ho qui lutt i i miei figli! Su via si chiamino, chè non è piena senz'essi la mia letizia! So che traditi fallirono la prima fede, le patrie case turbarono ... perversi no! sconsigliati ... per balsamo posero losco sull e ferite dci lor fratelli infelici! Afa quindici anni d'angosce tutto espiarono! Non vcggo che i loro aiTanni, le loro brame s i lungamente inasprite c vo' consolarle. Non voglio piu lra' miei figliuoli Caini c Abcli: di inimicizie, d' imidic, el i prepotenze ogni memoria cancello col mi<• perdono... 'Frantcs i io forse gli augusti sensi, fal sai gli schietti vocaboli onde PIO lX Pontefice, colla fiaccola della cao·it il accese a un tratto la luce de lla sua glori a '? ]' ques ta gloria tutta sua, tutta presente, con for za d'umil e spirito fa, per cos i dir, retrocedere al tempo andato, c altrui procaccia di porgcrnc parte del merito .... ABBIAMO VEDUTO CHE Si l'OTEA PERDONARE SENZA l'ElllCOLO l'Ull ll LICO . ... Alte parole che io non ho saputo mai leggere scma un pro-

23 fondo commovimcnto di ammirazione c <l'amorr, prroccloè l'ogliono dire- Qurslo perdono pur altri l' a- ~rcbhc oiTcrto ma lo rallcnnc timore di vostro danno. Oggi però quel timore, vos tra mcrcè, miei fi gliuoli , • i dileguò. Troppo solennemente onoraste nella persona mia Cesare c l'ictro pcrch'io non debba quest'affettuosa fiduc ia rimunerare colla clemenza- i'uo immaginarl>i cuore più largo, più dilicata ri verenza all 'altrui memoria? .... Deporre sulla sua tomba parte del serto di gloria che lo cio·conda! Non parvi Scm che il vecchio padre ri copre del proprio mauto·? Oh gencrosiliomeravigliosa di l'IO! Oh animo libero c regalmente p•terno che spande si ma non prodiga benedizioni; animo degno dt•l Yicario di lui che dice -l'aler •!J•wsce! c grida-<liswlite! 10. Ecco la forma dell'augurato perrl ono, soave forma che il memoraloi lc Atto fece riec1•crr t' hcncdire in nonw di dono da <JUCÌ medesimi clo'cran tentati a prelendcrlo come giustizia. Ed ceco a un tempo la forma augusta dell'animo di l'IO IX, il sagramento deltlallo ri - nol cllalo. i\Ia ceco perciò medes imo la •loria del nostro cii ile ri sorgimento, il pieno irrefragabilc codice de' nostri do1cri. Oh fortunati c della pubblita 1ila benemeriti coloo·o che fcdelmenl<' lo leggono c se ne inspirano! Giovani di mente fervida c sana, persona 1iva del nuovo secolo, che a1 etc PIOnel cuore, difcndclcmi l'Oi dal sospcllo di adulatore - lo tengo schiclla cd ingenua la l'OStra fede, non t'l't ' enlalo il \'O~lro entusiasmo: le 't'OSlrc !pc ranzc non sono cbe l'espressione della munificenza di PIO: voi non esagerale voi stess i, non ingigantite in immagine l'a1 1cnio·c; u lJUantlo pure nell'impelo d'un desiderio csorhilantc di politica 1ila la fantas ia raiTiguri tulto possi bil ~, 'C amor la lllUOI c, >C fedeltà )a >US(Cnta, forse andrio

2-\ vuota, ma cbi la dice maligna è calunniatore. Deh foss~ cosi calunnia l'asseverare che ci hanno tali , comecchè degni d'onore, che mentre con l'IO s'av•isano di procedere se ne dilungano! Cl\'ILl'A' J~ GLORI.\ ceco la meta che accenna il Principe: CAIIITA' E PACE, ceco la parola proclamata dal l'adro. Giovani ardenti! la mela uon la smarriste; ma a quella ' 'OCC rendete ' 'oi eco fedele? o Giovani , io dico YOI c personifico in voi tullif(Uanti si gloriano di seguitar la bandiera dell' Amni stia. La meta è quella , ma d'uopo è pur che si calchino le vie medesime. Or dove leggeste ' 'oi nella pagina rinova trice le intolleranze, i SOSIIellti, le maledi zioni , l' ire fraterne'? PIO beuigno c clemente, noi inesorabili! Ma se l'IO era inesorabile , goircstc voi degli amplessi dc'raC<Juistati , ,.•esaltereste nelle speranze del nuovo secolo? ripeteres te voi nella letizia di questi giorni memorabi· li -Osanna a l'IO ! ·~ So che le arti maligne, la fal sa fc!lc, le opere tenehrose, i prepotenti soprusi tentanlo sdegno dell'anime generose. :ala l'IO sara egli cieco che non li vcgga, o stupido che non lo senta? O forse corre egli pericolo di minor perdita? Perdesse pur solo il santo dilcllo del sollecitarci que' bcnefiz ii onde agogna di consolarci, direste perdita Jie,·c? Ed egli la soiTre. Egli si bee generosamente l'angosce nel nostro nome; s'adira nella cariti1, apparecchia l'armi del forte nella pazienza ... ·E sarit alcuno che d' impazi<lnzc meschine di impeli insani gl'ingombri la via pacifica c risoluta? E dicono d'amar PIOH.o crcdc1·anno, non oso di dubitarne; ma dch! se lo amiamo, specchiamoci nel suo consiglio, stringiamoci a lui d' intorno; del nos tro vigile senno facciamo schermo alle oiTcsc •lq:li im·idiosi, Ycgliando sulla nostra rila politica che ... la sua gloria!

25 H. Ycro •' che la gloria di PIO IX è base a se stessa, che egli da solo con l'alto primo c perpetuo la suscitò; ma dilatarla , ma sYOlgcrnc la salute c la gloria nostra, ques to è da noi, da noi sol i che PIO cos tituisce a se c a noi stessi scudo c presidio. Ci ha chi freme chi insidia; (c non saril mai spento nel mondo il genio del male?!) E fremano c si consumino nella confusione del veder fiorire quel santo ramo che volevano svellere! Giusti zia degna di noi! Vogliamo finirli ? mostriamoci dignitosamente severi c tranquillamente valoros i ! Imper ve rsando di sdegno sopra gl' iniqui noi li onoriamo. 1\la se tanto sono spregevoli pcrchè lordare le nostre ire sopra questi rettili schifosi che stri sciano sotto l'Albero della vita? L'albero è tenero ancora, noi percuotiamo! Ne esulterebbero i pess imi , c noi puniremmo invece noi stessi, noi puniremmo di nostra mano l'IO innocente, noi angustieremmo quell 'Anima che matura il nost ro avvenire. Pensiamo! il senno eli veri italiani ci predica - non date corpo alle larve, non tramutate a speranze ogni des iderio , ogni speranza in ciTetlo ! Fantasti ca palagi regali chi appena ha un rudcro dove ripari "? Vagheggia 1' oro c la porpora chi appena ha un lacero sacco che lo ri copra"! Il necessario, poi l' utile, indi il glorioso! Consol idiamo il presente solto gli aUS]lici dell 'Angelo dell'Amni stia. Abbiamo ge ttalo il seme, non diam di piglio alla falce di mezzo aprile; la messe delle nos tre speranze si farit s trame, c noi con le propri e mani ne pasceremo gl'in- ' ' idi armcnli. Consolidiamo il presente ore abbraccias i ogni futuro. Non crollino per nostra mano le colonne dell'edifizio..... ahi! nelle s tolte ruinc subisseremmo pur noi, c con noi quel Genio benefico che da Filistc ci sal-

26 l a! P ur ghiamo piuttosto il tempio, sanli fo ch iamolo nel nome dell ' Iddio vero c collochiamovi sul trono della Gius ti1ia il nostro forte c pacifico Salvatore incoronato delle sincere c magnanime sue difese, c noi dignitosamente esultiamo eli nostra rinovaz ionc! Ci contraddi cono? Uno sdegnoso silenzio pigl i le veci delle sdegnose par ole! Squa..ciar la bocca alle grida non è co- •·aggio. Gridano i deboli , gridano i pusi llanimi; i prodi tacciono c pensano un av,•enirc. Coraggio è premere l'anima esorbitante, s ignoreggiar le ragioni d'un ira giusta quando si fa pcrigliosa, teners i pronti nella I' AZIEì'ìZA DELL' ASPETTAJIE che tanto è più generosa ((uanto piu costa, c tanto più ragionc,•olc !Juanlo più sal· do è il principio s u cui riposa: Dico la schietta fede c il franco ' 'olcr c di l'IO al cui amore i primi palpiti della politica nostra vita sagri!ichiamo. Vita come di animo adulto in corpo che nasce per dilatarsi a gigante....Dch che gl'incauti noi perdano in ahortivo! Abbiamo vera· rcmente credulo in l'IO? Ahbamloniamoci alla tranqu illa fermezza del suo coraggio. Egli >'affaccia dal Vaticano; udite lo! Egli protes ta Jler noi; c la sua l'Oce sarà nella sua terribile mansuetudine onnipotent e. Su via tuili (I U~nli in uno siamo con Lui, c in lui trionfando a\'rcmo la glor ia d'3l•cr salvato, d 'aver consolidalo un principio Mgno di l'ivcrc c di feli citare la terra a Dio prcdil cu a; polrcm glor iarci d' a, cr condolla a più lunghi anni la pr·cLiosa vila dell' uomo da Dio mandato a rigenerarci. A CJUCSto cent ro s'appuntano i mi ei pens ieri c lutti immedes imati con l'IO precorrono all'avvenire. lo veg· go uno stato di cui sia cru·dinc primo il grande afo· r ismo ·Che non per r U.\'0 tutti so11 fa tti ma l' Ul\'0 ptr tuili; l eggo uno slalo do1c chi Ira possa dare, chi non ha po>sa o llcncrc. Veggo uno stato do1·e nun s ieoo in-

2i stitu ti perché ' 'i furono; dol' e non alla persona l' uffi - cio ma questa a quello s i ordini c si dest ini; do, e nou sicno a mcra ono1·an1a drll'indiYiduo i minislcrii dal puiJIJiico bene i111 ocat i; do1 e colla viltà del mcsticro la dignitil dcll 'uflicio non si confonda. Ycggo uno s tato, dove le facoltà umane secondo l'ordine proprio tutte s i srolgano, s icché lo spirito sulla materi a tr ionfi; dove non frulli più l'ozio che la fat ica; dove le leggi sieno semplici c miti cd in ~sorabili; dove le carceri non sicoo unil' crsita di dclill i, le rwnc fomite tl' abiH·utirnento; ilon• la libertà del bene si amplifichi , restringas i <Juclla de l ma le ; dol'e la religione , incarnandosi con ogni sociale elemento, rendasi mezzo ad ogni opera senza ccsoar d' esser fine di tullequante ; uno stato dove a giusta misura si tempera colla paura del nuovo l'odio all ' antico; dove PllOGHESSO è sinonimo di \'11\Tl'; ciascuno, a<l ogni poss ihilc, veggcntc dc'proprii occhi c delle pr011ric opere rcspousalc; la toll eranza dist inta dall'apalla, lo zelo dal fana tismo; la voce pubblica giud ice c gi udicabile; nulla p~r arti segrete, nulla in mi!>lcro, ma tu tto limpido in luce di pien meriggio. Quindi una pubblica vita più vigorosa; sulle r uinc dell'Arbitrio la Legalità; non altra ari stocrazia che di l'alore, di s.,picnza, di rett it udine; la Jl cligionc nella Civil tà la Civiltà nella Ucligionc; Cesare c l'ietro concordemente procedere innanzi al secolo per ~ducarlo a pac ifica c salda gloria. 12. È sogno di utopia! ~o! se PIO non cessa di essere PIO, se noi non ci pentiamo d'essere noi! La PA HOLA della politica 'ita si pronunziò. l'reronizzata dalla. srepirnza de'filosofi oggi s' informa, s'avvh 01 , si pcnonific a; invidiahile nostra ventura! ... c dimora l"o·a noi, c ci lcti fica col ' ' ital c sorriso dell ' Amni;t ia. Questa è il srgnacolo della nostra risurrezione ; cou •1uesta

l 2H P I O ci riscosse dal mal patito le targo d i rtuindiei anni, con questa ci rinftammò di >ila ci' il e. L'Amnist ia si fu princi(l io della salute, forricra della vi ttoria che PIO pe r· noi conduce. lSon è altro nome, non è altro se· gno a sal ute! 1\Ia l'IO non potrebbe rla solo compier l' impr·esa. Con esso d' uopo è procedere, non c'illudiamo! tcnerccnc !ungi c tradirlo sono una cosa. E ne sta lung i rhi sogna guai, chi fantasti ca di,•isioni ; lo abhandona chi troppo sdegnosamente s'angus tia gridandolo abbandona to. Lo dit e solo in cui JlOrrc vostra fida nza; oh (lOtesse pure, come il volere c l'affetto, cosi la persona propria mulriplicando, diiTondersi per ogni dove! 1[a se di Cris to egli possede lo spirito c immita la carità , non eh· ho egli gi:'t da Cristo l' onnipreseuza. lSccessità vuole che le provvidenze dci principi si ve rs ino di cuore in cuor e, di voce in voce, siccome acf(uC che da suhlime sorgente JlCr lunghe vie s iungono al labbro do' si tibondi. Ma sono, di cono, 'ic tortuose che fanno stagno, che guastano l'elemento ristoratore. l'erò s i piange c s' imp •·cca- Lungi chi adulte ra l'acf( ue dell a salute! ... l\ la (cosi PIO ' i consoli) se pure è senno di crist iana politica non già di perdere gli u omini ma conquistarli, credete voi che maledicendo!i li rinceres te? Li avreste dunque per sì magn\lnimi , capaci d'un eroismo nuo,ro nel mondo? Ilo udito che la violenza fa i mar tiri, ma chi l'ebbe mai veduta crea•· gli apostoli? O l i tenete empi perduti , non crescete dunque di vostra mano gli o· s tacoli a liberarccne. l'ensatc che di g ran principe d egno è del pari che l' impeto di :\farcelio, il senno rli F'ahio. !\la <tuando arestc poi a cos toro da to castigo d i pubblica confusione, li anes tc voi r esi impotenti '! .... al brnc si, c già lo erano: ma la potenza del

29 male, la pe rderanno? o non anzi vcrrit piit tenebrosa c piit subdola ad insidiarvi '? Quando li arrctc lra1 ohi ne lla vergogna, quando li anclc g ittati a dispe razione de lla pubblica fede, che avre te fatto?.\ vrctc ingomhra la politica via d i cadaveri che lurhcranno il sereno di nostra pace, che ammorberanno la ciriltit che germoglia. Yi dico il vero o v' inganno ? M':tppcllo a PIO che coll'opere vi risp onde c l' i domanda che non gl i moltipl ichiate i n emici, che son già troppi; che al troppo gridarlo solo non lo s ft·anchiatc de'coscienz iosi che l'amano ma troppo temono che non tronchi ate d' un colpo istesso col fiore vizzo c cadcvole il velenoso! iò pes til enza della rinasccnte salute l' OscUt·anlismo. Ma io non conosco oscurantismo piit stolido piit abbomincvole del g iudicare senza discernimento, de l condannare gli uomini itulicta causa, confondere con popola re goiTagine ALCUNI C TUTTI. Gli occhi dell'amico del vero non li percuote altezza òi grado, non li abbarbaglia colore di vestimento. Nella bilancia dcll[l comune giusti zia tutti s'agguagliano; a tutti s i pa rli libe ro il vero, a niuno s'insul ti . 13. E Yoi fares te querela se non foste creduti degni d' udire il l'ero, voi che di1 idele con PIO l'opera augusta del nostro ri sorgimento. Lasciate ch'io parli lihero, Voi ci avete dato quest'Angelo, deh franchcggiatclo! Già non potreste ri toglierc i tanto tesoro. Iddio dall' allo ha ratifi ca to quel Fiat ch'ci v'inspirava. P l O I X d i1•cnnc dono del c ic lo per vos tra mano; degno è di voi il perpctuarlo l'amplificarlo, rnulliplicanòolo in •·oi. Dch Sl'c•·- gognatc color·o che yi caluuiano , c il luogo fOstro urgli animi sostenete ! Corona del magno PJO , partecipi della sua glor ia, chi piit tli voi sarù degno dispensa tore c pa rtcfocc delle sue muni(iccnzc ! Oh raggi dd

30 salntifct·o nostro Sole , spandetevi lihcri c schicll i ad illuminare a vivificare la terra delle speranze; le quali docili c mansuete dinanzi a voi si glorieranno di crescere colle vostre, bene auspicate da <Jnclla pagina mcmoranda che tullc in germe le chiude, che si fa luce cd amore dove si specchi dove s' infiammi chim•- quc voglia non indegnamente segnars i della pol itica c relrgiosa figliuolanza di l' IO IX. H. O fi gli rli PIO IX Ecco la storia della nostra salute il palladio della nostra gloria il codice de'nostri do,•eo·i , la pagina rlcl16 Luglio! Consideriamoci! Pensiamo che rinnovellasi oggi quel giorno che uscita dal cuor di PIO ella correva l'Europa a teo·gere tante lagr ime a consolar tante vite a risusci tare faule speranze. l'ens iam che oggi PIO IX pot rebbe ad alcuno in vista di giudice domandao·c- dov'c la vostra Amnistia? Dch chi sostero·ebhe dal lahhro santo di l'IO questa rampogna? Dch per l' amore di quella luce che ci serena di <]nella gloria che ci sublima, deh per l'amore di l'IO, noi meritiamo!! Non diamo ai cupi avvco·sarii del vostro avvenire, non diamo agli st ruggitori di l'IO lo scellerato tripudio di crederlo solo; di credere che congiurati con essi uoi lo tradiamo! Accusano di strane orgic tumul· luosc le nostre giojc ..... calunniatori! JH'ofanano il nO· stro spio·ilo, snaturano l' aiTcllo immenso che sempre nuovo p•·orompe da nostri cuori; che è fona nuo l' a di fede c testimonio all'Europa - cbe del santo pallo d'amore c di gratitudine fo·a noi c l'IO è sempre nuovo c immutabile il primo giorno. Accenni l'IO, c sapranno se pochi pelli s' infinmmino di sacro sdegno, se poche destre si muovano ad obbcd irlo. Ma r1uesto CE:"'XO s igno•·e de'nostri animi, siccome è forza poderosissima a suscitarli , cosi è legge in-

31 'iolabilc a contenerli, , ; che formandoci tlcgni de'padri noslri, ci scrbiam degni della rinala ci' illil, d<·gui di generosamente condurre le intenzioni del miglio•·c dci principi alla prosperillì c alla gloria del pi i1 forlunalo de' popoli. Oh popolo privilegiato, oh figli di l'IO ! Seguiamo pure a onorario con salda fede, seguiamo a immedesimarci nel suo volere , seguiamo ad accompagnarlo con augurii operosi ! Proceda por nelle vie di Ger osolima il VICE--CJUSTO. ì\Ja venga f1·a gl i osanna de l giubilo, ma tra le fronde paci fi che del santo uli~o, ma per ascendere sulle torri di Davide a inalberar lo s tendardo della libertà dalla Religione redenta c santificata. E là mostrando la fronte scrilla dci misteriosi carallcri , con <JUCJia voce adorabile che disse: Pace ! là g ridi ai lenti c dubbiosi- Scuotetevi-qui twn est mccum contra mc est! l;ì gridi a quei che col desiderio di vorano l'avvenire- Datevi pace! cu111 accepero tcmp•"• ego ju1tititl$ judicabo! ::! ( ' •

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