Mario Boneschi - Il Partito d'Azione e la democrazia

Q U A D E R N I D E L L' I T A L I A . L I B E R A , 32 PORFIRIO ILPARTIDT'OAZIONE E LADEMUCRAZ. . PA,RTITO D'AZIONE Biblioteca Gino Bianco

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QUADERNI DELL'ITALIA LIBERA 32 ... PORFIRIO IL PARTITDO'AZIONE E LA DEMOCRAZIA / PARTITO D'AZIONE Biblioteca Gino Bianco

Biblioteca Gino B1arco Il presente opuscolo, già apprestato nella fase clandestina, è opera di Mario Boneschi.

, I LE TRADIZIONI DEL P. d'A. LE ORIGINI Ogni rinnovamento destinato a rappresentare una parte importante nella vita di un popolo non ha solamente origini prossime, ma· discende necessariamente anche da origini remote. Le origini lontane del P. d'A. sono in quel Partito d'azione storico dal quale uscirono nel Risorgimento le schiere dei cospiratori e dei martiri dalla perseverante tenacia e dalla chiara visione dell'unità, quando ancora gli altri partiti si attardavano nelle timide utopie di federazione, di compromesso, di estromissione dell'Austria dall'Italia mediante compensi. il carattere radicalmente democratico, il merito di esIl nuovo Partito d'Azione ha in comune con l'antico . sere all'avanguardia della resurrezione d'Italia, la fede nella liberià, la volontà di risolvere integralmente, mediante una vasta opera di popolo, il problema di dare al paese un efficiente stato moderno. L'opportunismo monarchico ha fatto troncare a metà nel Risorgimento la maturazione del popolo italiano 3 Biblioteca Gino Bianco

, che il Partito d'azione aveva iniziato. Il fallimento della monarchia permette ora di. riprendere il movimento ed il Partito d'azione risorge. È. risorto nella lotta contro il fascismo lo spirito dei tempi migliori del Risorgimento. Oggi, come allora, la via del sacrificio è stata segnrJ,tadai ~artiri del Partito d'azione. Oggi, come allora, la più chiara e coraggiosa visione del problema è opera degli uomini del Partito d'azione. Come un tempo nei lunghi decenni di pre"parazione e ne~le imprese garibaldine, oggi nel ventennio di lotta antifascista e nell'anno di guerra contro i nazifascisti, energia di iniziativa, ,ucidità di programma sono opera del Partito d'azione. Non si deve dimentic;ue che il movimento operaio in Italia fu iniziato dal Partito. d'a1Zione, e che il socialismo sopravvenne a dare il potente impulso della concezione marxista alle associazioni proletarie già esistenti. Le origini prossime del P. d'A. sono in quei movimenti democratici del dopoguerra che avevano chiarezza di idee, onestà di propositi e forza sufficiente per « rifare l'Italia» secondo la formula che allora lasciò Filippo Turati (1919). II L'IDEOLOGIA DEL PARTITO D'AZIONE Le origini intellettuali. Anche ·1e origini intellettuali del P. d'A. sono lontane e vicine. Se da un lato la democrazia repubblicana ha dietro di sè l'imponente tradizione di pensiero de] 4 Biblioteca Gino B1arco

Risorgimento, essa attinge oggi un nuovo contenuto politico e sociale, e cioè una nuova forza, da fonti particolari italiane ed esclusivamente moderne. Al liberalsocialismo (tale è la definizione ideologica del P. d'A.) si è giunti per vie opposte, come ad un punto di incontro di grandi movimenÙ storici, vale a dire dal liberalismo e dal socialismo. Gobetti Dal liberalismo era partito Piero Gobetti, giovane scrittore piemontese (n. 1901), fondatore della rivista « La Rivoluzio:qe Liberale » che è stato il foglio nel quale la generazione che la marcia su Roma e il delitto Matteotti - carnevale e strage di San Bartqlomeo del fascismo - trovarono giovanissima, chiarì le proprie idee e si formò una coscienza. Gobetti si er"a reso conto che il liberalismo meramente formale e giuridico delle libertà civili e politiche, quel liberalismo che aveva trovato nella monarchia costituzionale la propria organizzazione tipica, non era più sufficiente alla vera e completa libertà. Si trattava ormai di una posizione statica; nella quale vivevano le· forme ma non l'anima della libertà. Il sistema precludeva a troppi uomini, relegati alla dura lotta per il pane, l'esercizio effettivo dei diritti politici. Il vecchio liberalismo aveva raggiunto il suo period,.o di splendore nell'ottocento quando le nuove classi che lo avevano preparato erano giunte a partecipare al governo: ma queste classi essendo da tempo al potere, il liberalismo poteva acquistare una nuova forza soltanto con la partecipazione attiva ed anche preponderante alla 5 Biblioteca Gino Branco

cosa pubblica della nuova classe ascendente: il proletariato. La rude volontà di elevazione, la radicata speranza di un domani migliore, l'insopprimibile impulso verso una riforma della società, fanno delle classi umili le depositarie di quel nobile spirito di lotta politica che fece nell'ottocento la fortu~a delle classi intellettuali. La lotta di classe del marxismo appare così a Gobetti come un elemento insopprimibile di bene, come una necessità intima della società contemporanea. La partecipazione degli operai alla vita politica poteva dare ad essa una impronta di serietà e di dignità morale. Spogliate dalle troppo ottimistiche e categoriche affermazioni del marxismo dogmatico, essa acquistava un significato concreto e nello stesso perdeva il carattere odioso di un vendicativo sfogo di risentimenti anelanti al sangue. Il proletariato, quale lo vedeva G-obetti, è una classe che sotto la bandie"ra delle .rivendicazioni economiche, manifesta un nobile spirito di contesa politica, un desiderio di autonomia spirituale e materiale, una vplontà di affermazione, un complesso cioè di impulsi, una somma di energie tali da fare di esso il vero realizzatore dello spirito liberale. Gobetti fu il primo, con grande scandalo di tutti, non esclusi i socialisti, freschi allora del dissidio scoppiato con i comunisti al congresso di Livor~o (1921), ad intuire la funzione essenziale del comunismo nella vita politica europea e ad identificare il comunismo, non con· il suo capo di allora, il truculento e grottesco Bombacci, ma con l'eroico e riflessivo Gramsci. Il comunismo· allora non eta ·conscio dei suoi destini, legato alla formula meramente insurrezionale, mentre Gobetti ne intuì quella -6B blioteca Gino B1arco

funzione democratica che oggi il comunismo rivendica a se stesso come uno dei suoi compiti fondamentali. Carlo Rosselli. Carlo Rosselli (n. 1889) uscito dalla scuola dottrinaria del marxismo, professore di economia politica, fondatore di una rivista « Il Quarto Stato ~ che condusse sino all'ultimo sul terreno intellettuale la lotta contro il fascismo, fu· portato alla critica delle posizioni id~ologiche del socialismo nel quale militava, dalla constatazione degli enormi errori e dei fatali insuccessi che avevano abbassato ed annientato il socialismo dopo la guerra 1914-18. Esaminate le cause delle parabole fata1i che avevano portato dovunque nelle nazioni europee alla caduta dei movimenti socialisti, e al fallimento dei suoi esperimenti di governo, il Rosselli si convinse della necessità di dare una nuova base ideologica che non fosse la semplice dogmatica marxista, una nuova meta sociale che non fossero certi interessi immediati di alcuni ceti proletari (ai quali in sostanza si erano rivolte le attenzioni del socialismo), una nuova forza politica che non fosse l'opposizione preconcetta allo stato esistente. Rosselli arrivò a superare il ristretto conte}!uto ideologico precedente, il che significa abbandonare qùanto vi era di verboso nel programma e nei metodi, per tendere ad un raggruppamento di tutte le forze veramente capaci di un'opera rivoluzionaria. Questo significa condannare quel rivoluzionarismo che di rivoluzionario aveva solamente la apparenza o il frastuono. La lotta contro il fascismo insegnava il valore della libertà. Senza la libertà non è possibile conquista politica demo7 Biblioteca Gino Bianco

cratica, non è possibile realizzare nulla di positivo, perchè la libertà è il sale della storia. Al socialismo erano mancati l'anelito e la fedeltà alla libertà, anelito e fedeltà che avevano fatto la forza e la fortuna delle democrazie borghesi dell'ottocento. Di qui l'inserimento della concezione socialista in quella liberale, l'alleànza dei due sistemi, che signifìpµ congiungere due tradizioni, due forze, due m)Ondi e due bellezze,· operare una di quelle sintesi che appaiono aùdaci ai semplici, rinuncwtarie agli estremisti, impossibili ~ pavuli, ma che sono il segreto e /,a ragione delle grandi realizzazioni storiche. III IDEE NATE NEL FUOCO DELLA LOTTA Queste due concezioni non sono rimaste nelle pagine delle riviste e dei libri, non sono nate come fredda e inarticolata speculazione. Sono nate sotto lo stimolo dell'azione, si sono modellate nel fuoco della lotta, sono state partorite nel dolore. Gobetti, perseguitato e fatto segno all'odio personale di Mussolini, che aveva ordinato espressamente di rendergli impossibife la vita, è morto nel 1926, mentre si apprestava, nella terra di esilio, a riprendere l'attività e la lotta. Rosselli, dopo aver fondato il movimento << Giustizia e libertà», dopo avere partecipato alla guerra di Spagna~ è stato assassinato in Francia, da una ~rganizzazione che faceva capo ai consolati italiani. 8 Biblioteca Gino Bianco

IL PARTITO D'AZIONE SALVA LA TRADIZIONE SOCIALISTA Non è senza significato che, accanto a queste due giovani vite, fulgide di intelligenza e di sacrificio, il Partito d'Azione possa richiamare la figura di un vegliardo, che rappresenta in tutta la sua eloquenza, disinteresse e nobiltà, la~causa stessa della socialdemocrazia: Filippo Turati. Non è senza significato che uno dei primi nuclei da cui doveva uscire il Partito d'Azione, abbia sottratto Turati alla persecuzione fascista è lo abbia portato, con un'imvresa audace e intelligente, in salvo in Co'rsica, come à significare che, oltrè all'uomo, si sarebbero salvate l'idea e la tradizione. LA LOTTA ANTIFASCISTA IL MOVIMENTO GIUSTIZIA E LIBERTA' Nel 1930 il movimento « Giustizia e Libertà» fa la sua apparizione èome forza organizzata ed efficiente. Nel periodo di massima potenza del fascismo gli uomini di «· Giustizia e Libertà » osano affrotitarlo e riescono a combatterlo. Una mirabile rete di propaganda ,si distende per il paese, il furore personale di Mussolini si aggiunge all'impotente sgomento dei suoi sgherri. È a causa di Giustizia e Libertà e per combattere Giustizia e Libertà che il Regime crea l'Ovra e si decide a _profondere somme favolose per quell'unica difesa, in cui esso raggiunge qualche efficienza (anch'essa però, in defoùtiva senza frutto), cioè il crudele rigore poliziesco e l'ignobile incoraggiamento alle spie, onde ormai gli italiani vanno tristemente famosi fra le genti. Fu a causa dell'importanza del movimento Gi_ustizia e Li9 Biblioteca Gino B1arco

bertà. che iÌ Reg1me si decise a dare pubblica e cliffusa notizia di arresti e di_ processi. Fino a quel tempo i comunicati ufficiali fascisti, di cui gli italiani ben conostono il tono ipocrita, si erano limitati a interrompere la cronac·a della quieta felicità del paese con la notizia della condanna di qualche « comunista » operaio. Il borghese poteva soddisfatto concludere « sempre la solita sparuta ed irrequieta canaglia che turba l'operoso e concorde lavoro dell'Italia in cammino sotto la guida del Duce ! ». GIUSTIZIA E LIBERTA' ANNUNCIA IL DECLINO DEL FASC[SMO Nell'ottobre 1930 quando, con il facile e degradante mezzo degli agenti provocatori, il regime riuscì a colpire l'organizzazione G. e L, qualcosa di nuovo ed inquietante era apparso all'orizzonte della piatta ed opaca seren"ità italiana, come quelle lontane, appena percettibili nuvolette nere che in una plumbea, immobile, afosa atmosfera tropicale danno al navigatore esperto l'annuncio del tifone. Per la prima volta, i comunicati ufficiali riconobbero che nella genia ribelle si trovavano uomini di tutti i ceti sociali, che è quanto dire tutte le forze vive d'Italia. Come nei manipoli mazziniani, nelle schiere garibaldine, ogni qualvolta l'Italia sta per ritrovare sè stessa, intellettuali e lavoratori si trovano al fianco nell'ideale, nella lotta, nel sacrificio. GIUSTIZIA E LIBERTA' E LA LOTTA ANTIFASCISTA Giustizia e Libertà condivide con il Partito ComuBiblioteca Gino B1arco

·uista il merito e l'onore di aver condotto ininterrottamente la guerra al fascismo. Oggi milioni di uomini sono in armi per schiacciare la bestia fascista. Tutto il mondo è teso nello sforzo necessario per liberare l'umanità e per sempre, dalla minaccia fascista. La crociata conta già vittime innumerevoli, dolori e rovine non mai viste: ma è gloria italiana che in mezzo ad un mondo tollerante od indifjerente per il fascismo, quando non apertamente simpatizzante, pochi uomini devoti alla religione del vero e del giusto, osassero a,ffrontare la mostruosa degenerazione. • Altri popoli avrebbero avuta sufficiente maturità per impedire al fascismo di nascere. Forse nessuno avrebbe avuto così gran numero di coraggiosi lottanti con serena fermezza (a differenza della corrente del.la vita europea che andava a destra, e .cioè andava verso la rovina), contro la tirannia fascista. Il mondo deve pensare a questi uomini come a dei veggenti che, ascoltati, avrebbero risparmiato stragi, lutti, miserie. I superstiti di questa schiera, quelli che sono sopravissuti agli agguati tesi all'angolo della strada, alla macerazione degli esilii, alla consunzione delle galere, al logorio delle cospirazioni, ai rischi delle battaglie, sono oggi i capi del P. d'A. l Più impetuoso, più garibaldino del movimento comunista, il movimento Giustizia e Libertà fu più specificamente italiano, più colorito di romanticismo, più nutrito di tradizione. Quello fu più regolare e popolare, capace com'era di suggestionare le masse, di rifarsi sempre, dopo ogni colpo, con le risorse delle sue basi lontane, alimentato com'era da _una grande scuola, da una poderosa organizzazione. Q,uesto rappresenta, nella 11 Biblioteca Gino Bianco

concezione,. nei mezzi e nei risultati, qualcosa di tipicamente e brillantemente nostro. - Nel mondo liberato dal fascism"o e prcoccuputo di disperderne ogni vestigia ed ogni causa, un"/ talia guidata e rappresentata dal P. d'A. sarà non solo un'Italia redenta dalle sue responsabilità e dalle sue colpe, ma sarà un'Italia capace di ricordare al mondo la responsabilità e la colpa di· tutti i governi e di tutte le opinioni pubbliche nella benevola tolleranza e nel colpevole agnosticismo verso la lebbra nazi-fascista. SORGE IL PARTITO D'AZIONE Da queste premesse, da questi uonum, da queste idee, e da questi fatti, è nato, approssimandosi l'ora decisiva, nel 1942, il Partito d'Azione, che fu immediatamente il punto di incontro di tutti i democratici dalla mente aperta e dal cuore generoso. Anche se poi molti di essi, rinascendo la suggestione di antichi gruppi e di antiche divisioni, hanno ripreso il loro posto ~ei partiti socialista, democristiano o repubblicano, o in altri gruppi minori, il Partito d'Azione apparirà sempre come il centro intellettuale e pratico di propulsione per la redenzione e il rinnovamento dell'Italia, e resterà, nei momenti ·capitali, il centro di raccolta delle energie migliori. IV LE FORZE DEL PARTITO D'AZIONE UN PARTITO DEVE ESSERE GIUDICATO SECONDO LE FORZE CHE RAGGRUPPA I n,:cgraJn'lli di un partito sono come pr'li:")Siti .-li 12 Biblioteca Gino Biarco

una persona: per sedùcenti e giusti che essi appaiano, occorre anzitutto esaminare se il partito ha la forza di realizzarli. La formula del P. d'A. è appunto studiata per realizzare un'unione di forze adeguate al compito immane del nostro secondo risorgimento. Un vero e profondo movimento di rinnovamento politico e sociale non è possibile 'senza il concorso degli elementi energici e attivi delle classi proletarie e degli elementi disinteressati e pronti al sacrificio delle classi intellettuali. - Senza questo connubio non si è mai realizzata alcuna rivoluzi.one, nè violenta ed insurrezionale, nè progressiva e trasformatrice. La rivoluzione comunista fu possibile in Russia, dove lo stato zarista feudale e burocratico respingeva gli elementi delle classi medie, non lasciando ad essi altre vie che la mortificante carriera burocratica o il pro .. fessionismo rivoluzionario, e confinava nella dura e grigia vita del proletario gli elementi capaci ed attivi del proletariato che in tutte le altre società europee del tempo avevano cainpo di salire ed affermarsi. Se si aggiunge la persecuzione razziale contro una numerosa classe di intelettuali, si comprende come in Russia fosse raggiunto il i·aggruppamento di forze necessarie per una rivoluzione. Ma attualmente in Italia tale raggruppa• mento non esiste, e non si realizzerebbe secondo la formula comunista, troppo poco rassicurante nei confronti della libertà a cui i ceti medii italiani sono attaccati. Il problema non è di distruggere, bensì di create. Non occorre scatenare forze all'assalto quanto raggrupparle ed amalgamarle per il difficile lavoro in profondità nel rinnovamento sociale. La « tabula rasa», Biblioteca Gino Biarco 13

che è la parte appariscente della rivoluzione, esiste gia dopo uno spaventoso ciclo di guerre internazionali, di guerre civili, di crisi e di devastazioni. Il carattere collettivistico e pubblicistico delle grandi imprese si è già affermato, ma in forma disorganica e oppressiva. Si tratta. ora di renderlo onesto e popolare. Le classi lavoratrici nel cui interesse la ricostruzione deve avvenire costituis-cono l'enorme maggioranza della nazione e possono realizzare le riforme alle quali anelano, rispettando pienamente la libertà politica delle altre classi. Il problema è dunque soltanto di scuotere l'ignavia popolare, di sottrarre molti strati del proletariato, specie rurale e meridionale che ancora sonnecchiano, all'influenza dei ceti reaziona'ri di dare ai partiti omogeneità e discipli,na. NON RIPETERE L'ERRORE 1919-1920. Si tratta di non ripetere !'errore del primo dopoguerra, quando una fatale incomprensione contrappose i ceti medi agli operai, e gli operai ai contadini. Gli operai occuparono le fabbriche; una contemporanea agitazione contadina avrnbbe dovuto sorreggere il movimento, così come un'offensiva di un'armata deve farsi solo quando anche l'armata vicina può agganciare il nemico. Con l'aiuto dei tecnici e degli impiegati gli operai avrebbero potuto gestire le officine ed ottenere serie e durature conquiste. Ma gli operai mo~sero da soli all'occupazione si trovarono così padroni e custodi di officine deserte e inerti. Da questa avventura uscirono sconfitti e screditati, mentre si era formata, se non una alleanza, un allineamento capitalista con i tecnici che fece il vuoto attorno agli operai. 14 Biblioteca Gino B1ar.co

E' un errore credere ancora oggi che la forza e la compattezza degli operai di fabbrica permetta loro di fare da soli una rivoluzione, di mantenere il potere e di trasformare la società. Senza l'appoggio di altre classi, questo non sarà mai possibile, specie in Italia dove esistono innumeri gradazioni di ceti sociali, e figure economiche miste dove il ricambio e il movimento da una classe all'altra sono facili e frequenti. UN NUOVO E VERO PATRIOTTISMO. Una profonda frattura nelle èlassi lavoratrici era stata provocata dal problema della patria. L'acre gusto dell'imprecazione còntro di essa in nome dell'internazionalismo, feriva profondamente il culto religioso della patria che, i ceti medi conservano insieme con la tradizion~ del Risorgimento. Oggi la contesa può parere futile perchè la patria è _per tutti una realtà di sangue e di sofferenze comuni e la sua liberazione la meta di una guerra di popolo. Nep- • pure al più acceso internazionalista accade oggi di pensare che non esistano problemi e disgrazie italiane che solo gli italiani debbono sopportare e possono risolvere. La solidarietà insopprimibile nella fame, nella miseria, nel discredito, nella responsabilità, nell'epurazione e nella ripresa, tutto questo passato, questo presente e questo futuro si chiamano patria. La Russia sovietica ha restaurato il nome e le tradi. zioni della patria, e ciò significa che dalla patria, come dalla famiglia, non si può uscire. Bisogna soltanto plasmarla secondo principi di bene ed inserirla nei complessi più vasti, secondo norme di pacifica convivenza. 15 Biblioteca Gino Branco

Eppure un tempo il dissidio fra proletari e ceti medi aveva la sua ragione di essere, perchè gli uni combattevano giustamente un sentimento nel cui nome si comme'ttavano tanti delitti e che era inteso e praticato in -modo da portare alla degenerazione imperialista, mentre gli altri erano attaccati ad una realtà e al conseguente concetto, che avevano il fascino di un nobile passato e che sentivano suscettibili di fecondo avvenire. La lotta contro il fascismo ha superato questo antico problema ed ha affermato, nella realtà del sacrificio, il concetto della patria, contro la mostruosa internazionale dei nazionalismi, e le vergognose abdicazioni del superpatriottismo fascista. I tempi e le vicende hanno messo in luce la necessità di una solidarietà europea nella sicurezza, nell'economia e nella cultura che renderà concreto l'ideale delle federazioni internazionali. Il concetto di patria, staccato dalla degenerazione nazionalistica (il nazionalismo è dovunque sboccato nel tradimento) appare, secondo il vaticinio mazziniano, che certi marxisti troppo brutalmente e superficialmente deridevano, la base per l'unione dei popoli. Tale unione non è più una ingenua, seppur nobile aspirazione sentimentale, ma un concreto e · irresistibile moto della storia. Il patriottismo appare così come il modo· di essere pratico e realizzatore ·dell'internazionalismo. LA LOTTA CONTRO IL FASCISMO HA UNITO I LAVORATORI. Gli uomini dei vari ceti che hanno marciato insieme nella Jotta contro il fascismo, debbono marciare insie16 Biblioteca Gino Bianco ....

mc nella lotta contro i residui fascisti, tenacemente abbarbicati alla vita italiana. Oggi si combatte la lotta armata contro la parte fa. natica, assassina, rapinatrice, sempliciotta del fascismo che si chiama neofascismo o fascismo repubblicano. Questa è la più pericolosa per le nostre persone, per le nostre cose, per la-nostra vita. Ma per l'Italia, assai più di questi sconclusionati agonizzanti, è pericoloso il fascismo dei furbi e dei calcolatori, il fascismo degli industriali e degli speculatori, l'ala monarchica o badogliana del fascismo, quella che la ricchezza, la scaltrezza, la solidarietà d'interesse, la protezione inglese rendono temibile. Questo fascismo ha tutte le responsabilità dell'altro, con il quale ha condiviso per 21 anni bottino e delitti e in più aggiunge la immoralità ipocrita di una pertinace sete. di dominio, la volontà faziosa di stornare con la ricerca delle responsabilità, il rinnovamento e la purificazione dell'Italia, il calcolo traditore di tenere l'Italia in qucJlo stato di soggezione ai vjpcitori, da cui questo fascismo trae il suo potere come l'altro lo detiene in forza dell'appoggio tedesco. IL PARTITO D'AZIONE RISPONDE ALLE ESIGENZE DELLA SITUAZIONE. La grandiosa <::sperienza storica di questi decenni, la lotta comune, gli ideali. antifascisti comuni, le sofferenze sopportate insieme hanno travolto diffidenze e inéomprensioni~ E' necessario che i lavoratori manuali e lavoratori intellettuali, oper ai e studenti, contadini e impiegati, piccoli proprietari e artigiani, marcino insieme non solo nella fotta clandestina, mci anche negli 17 Biblioteca Gino Bianco

anni duri della ripresa. Il P. <I A. nasce da, questa esigenza e per questa esigenza. Certo marxismo che chiama intransigenza l'incomprensione della realtà, respinge con orrore l'unione di tutti i lavoratori e, applicando a rovescio il concetto di casta, considera degni di comandare solo gli operai delle grandi fabbriche, perchè Marx non aveva prevista l'alleanza, perchè prevedeva la scomparsa dei ceti medi, e credeva che la marcia fatale verso .il gigantismo del capitale avrebbe proletarizzato tutti i non capitalisti. E la piccola proprietà? scrive ad un certo punto Marx, ammettendo che contro la piccola proprietà non può valere l'anatema che co]. pisce la grande, la piccola proprietà, egli dice, sarà Len presto scomparsa. Invece dopo cent'anni, la piccola proprietà esiste ancora ed è l'ossatura sociàle ed economica d'Italia. Un movimento che voglia fare l'Italia democratica, cioè rifare l'Italia, dev.; agire secondo questa realtà sociale ed economica. CLASSI MEDIE: VIRTU' E DIFETTI. E' vero che le qualità servili sono qualità spiccatamente piccole borghesi, meschinità, grettezza, avarizia, prosopopea, ma è anche vero che la stessa classe, come tale, esprime l'essenza della civiltà moderna, cultura, idealismo, spirito di sacrificio, disinteresse, senso critico. La classe media è depositaria di quelle virtù del Risorgimento a cui l'Italia deve attingere per rinascere e che già furono profuse nella lotta contro il fascismo. Occorre dare alle classi medie divise, incerte, imbevute di pregiudizi, invidiose di ogni progresso proletario, privo di senso politico, eccitabili, megalomani, il 18 Biblioteca Gtno B1arco

senso della solidarietà di tutti i lavoratori. Un po' meno di lotta di classe fra gli operai e un' più fra gli impiegati e gli artigiani. Questi aiutino que(li ad affrancarsi dalla schiavitù economica, quelli aiutino questi a liberar;i dal servilismo politico che li inceppa sotto le parole di patria. ordine, gerarchia. Quando i lavoratori man'uali _non si lasceranno più lirascinare dai de11ULgoghi, che promettendo la realizzazione immediata di ogni aspirazione li trascinano a rovina, quam!o i lavoratori intellettuali non si lasceranno più tras.cinare dai demagoghi di destra che chiamano ordine la servitù e l'avvi• limento, il problema italiano sarà risolto. FORZE COMUNI, METE COMUNI Tali sono le forze cui si rivolge e su cui poggia il P. d'A. Il P. d'A. persegue l'unione di queste forze e la definizione di mete comuni, con intenso lavorio intellettuale, con nobile spirito di sacrificio, con incessante energia. Del P. d' A. si può dire quello che Lenin diceva, soddisfatto del partito bolscevico: <<noiabbiamo tutto». Nella lotta contro il nazifascismo il P. d'A. ha sempre avuti gli uomini per ogni compito: militari, tecnici, scrittori, amministratori, teorici e pratici. E' il partito che può fornire quello di cui l'Italia ha sommo bisogno: amministratori competenti ed onesti, devoti alla causa del popolo. E' il partito che dispone di diplomati alla scuola più rude e feconda: uomini di studio induriti nell'azione clandestina che trasforma anche lo studioso più mite in uno scaltro, realistico, pratico, tempestivo, opportunista uomo d'azione, e nello stesso tempo lo agguerrisce di una solidissima coscienza morale. 19 Biblioteca Gino Bianco

Queste so,w le origini ed il tirocinw che ha compiuto il partito nuovo sorto dalla catastrofe di tutti i purtiti vecchi. I vecchi partiti sono ora risorti, ma il P. d'A. con la sua critica ~ei·ena e amichevole, dimostra la necessità di superarE: vecchie mentalità legate a vecchie situazioni. V I PARTITI ITALIANI I LIBERALI. Giovano al partito liberale il fascino e il prestigio del nome: libertà. Ma una dottrina ed un'azione che limitano la libertà al suo schema giuridico e formale secondo la formula tradizionale del liberalismo conservatore, rappresentano qualcosa di statico e di superato. E ad .organi~mi superati infatti i liberali si appoggiano, come a quella monarchia costituzionale che taluno potrà _rimpiangere ma che nessuno potrà risuscitare. La monarchia costituzionale doveva svolgere il proprio compito come garante della libertà e della costituzione. Invece ha agito per togliere al popolo ·quelle libertà che aveva concesso quando esse servivano ai Savoia per conquistare l'Italia. LA MONARCHIA. Il 28 ottobre 1922 non è che la realizzazione del colpo fallito ai monarchici nel 1898. Si legga il diario di Domenico Farini, gran consigliere di Re Umberto, per 20 Biblioteca Gino B1arco

conoscere qu_;mto intimamente e, si può dire, ingenuamente reazionaria, sia sempre.rstata la corte italiana. Quando si potrà un poco riflettere sugli avvenimenti turbinosi di questi ultimi anni, si capirà che i tentativi della monarchia che hanno nome 25 luglio, 8 settembre, ministero Boùomi, ne segnano il fallimento. La monarchia si dimostra sempre inferi ore ai. compiti. La scarsa partecipazione dell'Italia all~ guerra delle nazioni unite, la mancata epurazione nell'Italia liberata, sono prove irrefutabili che la monarchia è paralitica. La Monarchia liberale è ormai un organismo al di sotto dei suoi doveri, una logora ~acchina che il 25 luglio è stata tratta dalla rimessa dove era stata relegata vent'anni prima e che ora, sgangherata ed inceppata, vie.ne rimessa in moto ,:on risultati assol"\].tamente meschini. Solo le spintarelle del meccanico inglese la fanno marciare, ma per brevi tratti, con ritmo asmatico. Non c'è italiano che non capisca comd al tavolo della pace un'Iialia monarchica sarà l'Italia vinta, un'Italia repubblicana sarà l'Italia vincitrice. Non pei· nulla quando Churchill ed Eden hanno altezzosamente ribatlito al collo degli italiani il giogo monarchico (nel mo1nento del veto a _Sforza) hanno unito i loro favori per i Savoia alìa qualifica di vinti per gli italiani✓ IL LIBERALISMO ECONOMICO. Sul terteno economico una concezione assolutamente liberista come quella del partito liberale, servirebbe a coprire gli interessi di quei ceti che si avvantaggiano dal ·fascismo e sarebb~ conservazione rigida. In Italia il liberismo economico gode di molte sim21 Biblioteca Gino Bianco

patie, per i cattivi ricordi lasciati da ogni esperimento di statizzazione con i suoi appesantimenti burocratici, e incompetenze, le ruberie. Ma i motivi fondamentali del liberismo sono salvi in un regime che assegni alla libera attività economica privata un solido e sicuro campo di attività e che d'altra parte nazionalizzi con forme e spirito di autonomia nella gestione, i grandi complessi economici e le posizioni chiave della economia. La società è in continua trasformazione e continuo movimento. Sono deleteri quegli interventi statali che comprimono forze vive e spontanee, ma non sono certo oggi vive e spontanee le· grandi imprese capitalistiche che nacquero con il protezionismp e prosperarono con il corporativismo impoverendo il paese, sempre attaccate alla mammella del pubblico denaro. Si tratta' di nazionalizzare da un lato quello che l'evoluzione delle cose porta al collettivismo e di distruggere dall'altro una rete di divieti, prescrizioni, licenze, che, nata dall'inorganico intervento dello stato, inceppa e avvilisce l'attività economica libera. Quello che è nazionale sia socialista, quello che è privato sia libe1'0. Uno scrittore francese del secolo scorso diceva giustamente che non è illiberale ogni nuovo intervento dello stato a cui corrisponde un aumento di intensità di vita. A differenza del partito liberale, il P. d'A. persegue. una energica opera di risanamento economico che è, nello stesso tempo, risanamento politico e cioè la distruzione di quel moderno feudalismo che è il capitalismo industriale. DEMO.CRAZIA E DEMOCRISTIANI Gli stessi motivi d.i lotta antimonarchica separano 22 Biblioteca Gino Branco

·il P. d'A. dalla democrazia cristiana. Questa ultima non predica apertamente la conservazione della monarchia, ma ne è in fatto il sostegno più attivo, organizzato ed efficiente. Appunto perchè ufficialmente agnostico, il partito democristiano può seguire con successo la causa della monarchia, che è troppo screditata per essere difesa apertamente. Del resto la stessa posizione di agnosticismo su di un problema capitale, è grave insufficienza per un partito. I partiti, che sono « gli occhi del . suffragio universale », come li definiva Ferrero, hanno anzitutto il dovere di chiarire ·al popolo i problemi e di prospettarne le soluzioni. La questione delle istituzioni non è che uii. aspetto della incerta -posizipne del partito cattolico nella vita moderna. Ufficialmente questo partito è aconfessionale, ma tutti sanno che esso si basa sulla rete delle organizzazioni cattoliche, che la su~ macchina elettorale è costituita dalle parrocchie, che i suoi centri di cultura sono quelli religiosi, e che solo cattolici osservanti, militanti e intransigenti possono trovare posto nel partito, il quale, avulso da questo complesso di interessi e di tradizioni, non avrebbe sul terreno politico alcuna ragione di essere. Un partito dunque che ha una qualifica aconfessionale~ la quale non risponde alla sostanza, un partito che raggruppa i suoi aderenti non secondo criteri politici, ma per forza di suggestione e di propaganda della organizzazione religiosa, non è un elemento di semplificazione e di chiarezza nella vita politica di un paese. Infatti la Francia, paese cattolico, ma dove lo· spirito _di logica e di chiarezza sono assai vivi, non conosce il partito cattolico. Tale partito è necessariamente eterogeneo perchè le moltitudini unite 23 Biblioteca Gino Bianco

secondo una comune fede e pratica religiosa, uua comune milizia nelle organizzazioni cattoliche a cui partecipa nel loro spirito tutta la societ.à, portano natu. ralmente disparate mentalità, divergenti interessi, contradditorie aspirazioni delle varie classi, gruppi, ideo• logie politiche da cui provengono, tutte cose che la religione non unifica. Ne deriva che il partito assume un carattere reazionario o democratico a seconda che all'infuori del partito l'andazzo è conservatme e democratico. Tipico il caso dei cristiano sociali austriaci•, partito che aveva benemerenze sociali e carattere democratico e che si alleò al fascismo instaurando anche in Austria il re. gime fascista con il ben noto risultato di spianare la via al nazismo e di essere abbandonato dal fascismo, come seppero lo sciagurato Dolfuss e l'infelice Schuss• nigg. Sarebbe vano attendere dal partito del centro la difesa di libertà minacciate e la rivendicazione di -libertà conclucate. Il partito cattolico può essere demo. cratico solo in un ambiente di sicure e solide libertà democratiche. Senza disconoscere l'opera meritoria che esso può fare, di portare verso la democrazia masse che sareb. bero inerti e agnostiche, non bisogna dimenticare che nei periodi di rertzione esso tiene soggette masse e gruppi che per loro tendenza sarebbero ostili al dispotismo. Il partito cattolico contiene i due gruppi· opposti: proletari e capitalisti, progressisti e reazionari, e registra nel suo seno le oscillazioni della poli• tica generale. Il partito popolare era democratico e Don Sturzo gli aveva infuso un programma moderno e liberale. Ma nel pieno della lotta per la libertà e 24 Biblioteca Gino Bianco

appunto perchè si era in lotta, gli elementi filofascisti prevalsero nel partito e Don Sturzo fu allontanato. Questo allontanamento e la conseguente resa del partito popolare furono contributi decisivi alla vittoria· del fascismo. Venne poi "l'apporto al fascismo degli inviti ai fedeli di votare per il duce nei plebisciti. Ora in Italia occorre che le libertà abbiano difensori convinti e decisi, occorre cioè che siano forti altri partiti democratici oltre il cattolico, oggi anch'esso democratico. Manca oggi al partito la spalla del gran prete siciliano che sapeva far marciare in parlamento a votare contro il latifondo i maggioraschi delle pingui famiglie clericali. Non è dunque nel pcirtito democristiano, pèr quanto pregevoli siano gli sforzi dei vari democratici che in -esso militano, che l'Italia può trovare il presidio di quella libertà che è per essa ragione e necessità di vivere. CATTOLICI E P~OGRESSO La stessa incertezza e debolezza impaccerà l'opera della demacrazia cristiana sul teHe110 sociale. Spinto fino alla de_magogia sul terreno sindacale, esso sarà necessariamente cauto su quello generale, perchè la dipendenza dalla Chiesa impone al partito lo stesso riserbo della Chiesa di fronte al nuovo e al moderno. Gli esperimenti audaci e generosi da cÙi nasce il progresso, sono registrati e approvati dal cattolicesimo solo dopo il loro successo e la loro stabilizzazione. Oggi si parla di democrazia cristiana, ma al tempo eroico 25 Biblioteca -Gino Bianco

della democrazia nelle lotte del Risorgimento, questa era osteggiata dalla Chiesa non meno di quanto la Chiesa oggi osteggi il comunismo. È questo un a·tteggiamento che ha 'la sua utilità e la sua importanza, il quale preclude però ad un partito cattolico quella funzi,!one ri~novatrice e risanatrice che gli italiani attendono. L'attiva e brillante partecipazione dei cattolici alla battaglia antifascista è posteriore all'8 settembre: essa presuppose cioè un popolo italiano già orientato e deciso alla lotta. I democristiani potranno quindi dare un apporto alla causa della democrazia, ma non incarneranno mai la causa stessa della democrazia. Saranno elementi di stabilizzazione fra i vari partiti, in quanto appunto siano forti ed efficienti anche gli altri partiti. L'esistenza di un movimento della sinistra cristiana prova che gli elementi più attivi e radicali della democrazia cristiana non condividono l'inevitabile e già percepibile allineamento del partito democristiano con le forze statiche e provano che in realtà dovrebbero aversi tanti partiti cristiani quante sono le correnti politiche fondamentali, cioè nessun partito èristiano, ma la distribuzione dei. cattolici fra i vari partiti nazionali non anticlericali. I SOCIALISTI Piena· ed intera dovrebbe essere la concordanza tra il Partito d'Azione ed i socialisti, se non ci fosse di mezzo certo rivoluzionarismo truculento che provocò già il disastro del 1922. Questo atteggiamento certo procura popolarità (tanto che vi eccelse ii. Mussolini 26 B"blioteca Gino B1arco

quando militava nelle file socialiste) ma è in definitiva più che sterile, nefasto. In particolare esso appare pericoloso nella situazione attuale. Si vuole fare la rivoluzione sociale attraverso l'insurrezione? E allora la si prepara in segreto, senza proclamarla a parole. Ma quale socialista si può illudere oggi di fare una rivo. luzione socialista e non. comunista? La leva per un eventuale sconvolgimento è nelle mani dei comunisti, dati i mezzi di cui questi dispongono. I limiti, i con- _fini, le possibilità di una rivoluzione oggi sono segnati dalla esperienza russa. Si vuol fare l'autentica rivolu-- .zione prendendo per le vie democratiche il potere e mantenendolo con i mezzi democratici, la solà rivoluzìone legittima perchè significa che si è maturi ed organizzati per riformare l'Italia? E allora si lascino da parte gli atteggiamenti barricardieri e la rivoluzio- · ne delle parole. Dopo la prima guerra mondiale ai socialisti si aprivano possibilità immense. Essi avrebbero potuto prendere il potere e rifare l'Italia con la democrazia come incitava Filippo Turati. Invece il partito stette fermo. Non marciò, ma si agitò, scatenò illusioni inutili, speranze fallaci, passioni agitate, fomentò odi, rancori, disgustò gli alleati, avvilì i .simpatizzanti, sperperò le energie in una serie di scioperi, di piccole insurrezioni, si screditò con violenze sporadiche e senza costrutto. Applicò l'ironico consiglio di O'Connel agli immaturi irlandesi del secolo scorso « agitatevi, agitatevi, ma non muovetevi>>. Queste furono le insufficienze tipicamente italiane del socialismo. Ma esso fallì in tutta Europa, anche dove masse e partito avevano ben altra maturazione. In nessun paese i governi socialisti ebbero 27 Biblioteca Gino Bianco

successo, non fecero del social~smo, ma della cattiva democrazia. Si deve dunque studiare il modo di liberare il socialismo da queste insufficienze organiche. Violenze verbali e spicciole, persecuzioni contro i borghesi, preparano risentimenti e sentimenti reazionari. Un partito ha sempre bisogno nel complesso del popolo di uno stato d'animo di benevolenza a suo favore. Un partito si pÙò credere forte perchè ha i suoi iscritti ed i suoi quadri compatti, ma senza un'atmosfera di simpatia e di tolleranza non può illudersi di compiere nulla di concreto. 11 socialismo al potere ha sempre potuto illudersi di rafforzarsi perchè vede accrescere l'entusiasmo dei suoi adepti: in realtà ha sempre fatto getto di quella forza implicita che è il favore generale ed ha attivato le forze contrarie. II ciclo è stato ·identico in Germania, in Francia, in Spagna, e in parte nel 1931 in Inghilterra. PERCHÈ FALLIRONO DOVUNQUE GLI EPERI-. MENTI SOCIALISTI DI GOVERNO La diagnosi dei mali che paralizzano l'opera di un partito socialista al potere dà dovunque gli stessi risultati. Si m:i,naccia la colletti!vizzazione integrale e non si agitano in fatto che questioni di salario. Da un lato si suscitano timori e panico che scuotono la fiducia che è alla base della vita economica, dall'altra si sconvolge l'industria con gli improvvisi oneri di sa1arii, con i complicati problemi di mano d'opera che derivano dalle riduzioni <li ore di lavoro ecc. Tem28 Biblioteca Gino Bianco

peste di scioperi e sterili agitazioni accompagnano il nuovo potere: i capitali fuggono e le attività ristagnano, la vita rincara, l'inflazione si avanza, le finanze statali vedono diminuire i loro introiti. Lungi dall'attaccare il capitalismo, le questioni di salario, sollevate per compiacere le masse con vantaggio tanto immediato quanto illusorio, lo rafforz:mo come _tutto ciò che punge senza ferire. La reaz.ione lascia fare e prepara la sua facile riscosi:a. I FRONTI POPOLARl I fronti popolari e;,primeYano l'csig,mza di un .movimento più vasto del socialismo, che potesse prendere e saldamente mantenere con suc<·esso il poterf'. Ma anche i fronti popolari fallirono perchè basati su di una intesa limitata al campo elettorale e cio~ occasionale e precaria. Il potere è una fatica difficile e logorante: comuma forze, capacità, propositi, progetti, programmi. Al potere bisogna giungere preparati, nei quadri, nelle masse e nelle idee. Le alleanze messe imièmc alla vigilia delle elezioni, si sfasciano sqtlo l'usura dell'esercizio del governo, tanto .più quando si vu..ol fare una politica audacemente riformatrice. Occorre che le alleanze siano preparate da lunga data, che i programmi di governo siano frut- .to di una dottrina ben maturata, che l'addestramento tecnico sia completo e soprattutto che le masse siano preparate a non lasciarsi rapire dalla vertigine del sentirsi forti e sappiano sorreggere con pazienza e perseveranza l'opera dei loro capi. Governare è assai più 29 Biblioteca Gmo 81arco

difficile per i partiti di sinistra che per quelli di destra, come rifare è più difficile che conservare. Le coalizioni di sinistra debbono essere quindi più forti di quelle di destra. Per raggiungere questo grado di prepiarazione debbono svolgere tutto un lavorio di maturazione di idee, di sviluppo, di programmi, di educazione di masse, di preparazione d'uomini, lavoro che esse sino ad ora non hanno mai fatto. I COMUNISTI Il partito comunista si proclama democratico in quanto non auspica più la dittatura ma si adatta a libere forme di vita politica. Da questo suo nuovo atteggiamento si rileva come dall'Europa ed in particolare dall'Italia fumante di rovine e di stragi, stanca di dolori e di sacrifici, sarebbe oggi assurdo voler trarre il potenziale per il terremoto di una rivoluzione di classe, con la soppresione fisica delle classi avverse, come· è avve~uto in Russia nel 1917 e negli stati Baltici nel 1939. Se su questo sono tutti d'accordo, resta a chiedere qual'è il partito più qualificato 'per un'opera di riassetto sociale con metodo liberale. Una libertà praticata con spirito totalitario, con intolleranza dogmatica non è certo neppure l'ombra di una libertà. La costituzione russa non cade nell'errore del totalitarismo, cioè del partito unico inquadrante tutti i cittadini attivi, ed ammette i « senza-partito >> cioè in sostanza un _secondo partito, ma puramente embrionale, amorfo, come un immane corpaccio vegetativo. Si tratta 30 Biblioteca Gino Bianco

dunque di un princ1p10, che ammette la formula di libertà ma ne:i fa' una applicazione appena abbozzata. Se questo germe è destinato a svilupparsi nella repubblica sovietica, non vi è ragione di risalire fino ad esso nel rimanente di Europa. L'Italia non ha bisogno di una libertà informe, ma le è necessario wia libertà completa, viva, potente, che scuota una massa inerte e scettica. Malgrado l'esperienza negativa della dittatura molti pensano che in Italia la dittatura fu nefasta perchè cattiva dittatura e sognano ancora la tirannia intelligente, buona, operosa, onesta, illuminata, riformatrice o rivoluzionaria, sognano sempre l'uomo in cui confidare che opererà il miracolo. Ma l'esperienza ha disperso queste illusioni. In Italia ogni dvttatura è cattiva. Se vi era una dittatura che, nei limiti di una rigida conservazione sociale, godeva di tutte le condizioni per dare un governo sa!;- gio e regolare, questa era la dittatura mussoliniana. Essa non diede alcun risultato positivo. OGNI DITTATURA È FUNESTA Tutte le premesse per un esito felice si presentavano all'uomo che Re Vittorio Emanuele chiamò al Governo nel 1922. Screditati e dispersi gli avversari, supini i dissidenti, grande la fiducia. Tutta Italia era a disposizione. La monarchia aveva sposato il nuovo regime, l'esército aveva contribuito al trionfo del fascismo, le classi proletarie sconfitte e deluse erano pronte ad accettare i favori che il gran demagogo avrebbe elargito al po31 Biblioteca Gino Bianco

polo. La grassa borghesia si sentiva finalmente sicura, e la borghesia magra si trovava a suo ag-io nella grande orgia di retorica che si annunciava. Nessuno lesinava i servigi al regime; tutti i tecmc1 erano pronti a collaboràre; il clero esaltava il capo CO· me l'uomo inviato da Dio; tutte le organizzazioni, dai sindacati alle accademie, si erano tramutati in strumenti pieghevoli del regime. Per un governo che non aveva ambizioni riformatrici, ma che voleva dare solo prestigio, commercio e ordine, non si poteva desiderare di più. Accadde invece un fatto che solo pochi teorid o pochi amici della libertà avevano previsto: nulla riuscì a quel regime. Nel breve corso di· vent'anni, che sono il periodo minimo di logoramento per un governo, il regime fascista distrusse sè stesso e rovinò la nazione. Nulla ebbe buon esito nel governo fascista. Qualcosa di incomprensibile per gli ammfratori ne minava l'opera e tutto isteriliva, avviliva, rovinava. La gran macchina dello stato si inceppò, rallentò, si sfasciò. Corruzione, disordine, indisciplina, apatia guadagnarono la nazione come una cancrena. Una vera• paralisi progressiva minò la vita italiana. Il bacillo di questo morbo è presto identificato: dittatura. A meno di non aderire alle stupide tesi neofasciste del sabotaggio, bisogna riconoscere che il male era intimo, insanabile, organico e e.li.e gli uomini erano di bassa estrazione, appunto in quanto il regime non ne poteva dare altri, che il capo era un finto grande uomo, appunto perchè solo un personaggio da poco poteva pensare di far qualcosa di buono con la dittatura. · In Italia la dittatura, ogni dittatura, non ·ha passato 32 Biblioteca Gino Bianco

e ,wn avrà avvenire. Potrà essere lo sbocco di un processo di illusione o di .delusione, ma è una strada senza uscita, o meglio con l'abisso come uscita. Su questo sono oggi d'accordo, persino - ih teoria - i neofascisti, che proprio mentre si accingevano a rendere la dittatura più ladra, oppressiva, tirannica, vile, anarchica e criminale, proprio quando ne portavano al parossimo i v1z1 e le conseguenze nefaste, finsero di ripudiarla con il grottesco programma di Verona. I COMUNISTI E LA LIBERTA' Non diverse sarebbero le conseguenze di una dittatura formata coi;i elementi tratti dalle schiere sociali più. avanzate e dalle classi · pro1etarie. In Italia lo slancio rivoluzionario e sovvertitore è ancora troppo basato sul principio « levati di lì che mi ci metto io » e non su di un sincero anelito ver!."o un onesto rifacimento. Anche questa forza, pur non perfetta dal punto di vista morale, può essere utilizzata per il bene, ma solo la libertà può arrivare a dirozzarla ed a trasformarla in una energia di rinnovamento. Gli elementi più in· vista del fascismo e quelli che si distinsero per cupidità di denaro, provenivano dalle schiere dei sovversivi più estremi, da Mussolini a Bombacci, passando attraverso Roswni e Michele Bianchi. I nostri amici comunisti negano di aspirate alla dittatura, e noi lo crediamo, per quanto qualche professore di storia ci dica che anche Cesare respinse la corona. L'ESPERIENZA EGUALITARIA L'esperienza annonaria di questa guerra è ricca di . 33 Biblioteca Gino B1arco

insegnamenti. Si trattava di un esperimento di egualitarismo sociale, di quel sistema delle « carte » che dovrebbe pe1·mettere ai cittadini di ottenere il minimo di vita e di garantire a tutti lo stesso tenore di sussistenza . .Le carte annonarie, con le organizzazioni di ammassi, conferimenti, requisizioni, che ne stanno alla base, sono infatti inerenti al sistema comunista, mentre per gli altri sistemi rappresentano un espediente di guerra. Come questa organizzazione si sia risolta nel dar vita ad una classe di speculatori, immediatamente formatasi con apporti di tutte le classi sociali, non escluse le proletarie, la quale classe si arricchisce sulla fame delle masse, mentre !avoratori urbani ed impiegati si proletarizzano a beneficio degli speculatori e dei contadini, è doloros_a esperienza comune. Tutti aspirano alla sparizione della borsa nera, alla recisione delle fonti di guadagno degli speculatori e tutti sanno che senza un ritorno al sistema di scambi preesistenti, nessuna forza al mondo potrà reprimere questo fenomeno eh~ ha tanta vitalità, quanto potenti sono i bisogni elementari che esso soddisfa. Solo che riflettano un poco, tutti si renderanno conto che un· eccessivo egualitarismo 'resterebbe scritto nelle leggi, mentre la borsa nera diventerebbe istituzione permanente della vita nazionale. Qualcuno obietterà che ìl risultato dipende dall'assere stato l'esperimento compiuto dal fascismo, cioè con metodi, mentalità improntati a improvvisazione, corruzione, debolezza, superfi. cialità e ignoranza. · Ma il fallimento in questo stesso compito, anche delle autorità st:caniere celebrate per la capacità al riguardo di.mostrata nei loro paesi, prova che il sistema 34 Biblioteca Gino Brarco

in Italia << non va>>. Uno degli errori principali del fa. scismo consiste nell'aver organizzata la vita italiana secondo un complesso di carte, licenze, autorizzazioni, visti, permessi, controlli, che esso chiamò sistema corporativo e attorno a cui la inclinazione degli italiani al i:;otterfugio, l'abitudine ad· agire secondo l'interesse particolare, si sono rafforzati ed esercitati. Non è dunque con nuovi vincoli, sopratutto se minuziosi ed ingombranti, che l'Italia potrà essere salvata. Il materialismo storico, cioè la filosofia del socialismo, ci inf!egna che la morale non piove dal cielo e non si realizza con le prediche o con le punizioni, ma deriva dalle condizioni ambientali. Il senso della solidarietà economica può derivare solo da un sistema che lasci libero l'italiano di realizzare qualcosa per sè e da sè, e che inserisca nei grandi organismi economici un nuovo metodo, un nuovo spirito di disciplina e di solidarietà collettiva, senza vinco·- lare la vita nazionale nell'inutile rete dei divieti minu- ,dosi e mortificanti~ di un collettivismo integrale. Una legge agraria come quella russa, che permette al contadino di tenere in prÒprietà individuale solo un numero determinato di capi di bestiame porterebbe da noi a quella guerriglia tra la scaltrezza individuale e la legge, da cui la legge esce ann~entata, ed il potere esce sminuito e da cui nascono e si diffondono per tutta la società sotterfugio, illegalità, corruzione. Se il comunismo dovesse fondarsi, come in Russia, sul numero di galline che segnano il limite della proprietà individuale dell'agricoltore, le galline trionferebbero su Carlo Marx. Ci divide quindi dai comunisti il concetto che la collettivizzazione integrale sopprimerebbe le iniziative e 35 Biblioteca Gino Bianco

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