Mario Boneschi - Il Partito d'Azione e la democrazia

polo. La grassa borghesia si sentiva finalmente sicura, e la borghesia magra si trovava a suo ag-io nella grande orgia di retorica che si annunciava. Nessuno lesinava i servigi al regime; tutti i tecmc1 erano pronti a collaboràre; il clero esaltava il capo CO· me l'uomo inviato da Dio; tutte le organizzazioni, dai sindacati alle accademie, si erano tramutati in strumenti pieghevoli del regime. Per un governo che non aveva ambizioni riformatrici, ma che voleva dare solo prestigio, commercio e ordine, non si poteva desiderare di più. Accadde invece un fatto che solo pochi teorid o pochi amici della libertà avevano previsto: nulla riuscì a quel regime. Nel breve corso di· vent'anni, che sono il periodo minimo di logoramento per un governo, il regime fascista distrusse sè stesso e rovinò la nazione. Nulla ebbe buon esito nel governo fascista. Qualcosa di incomprensibile per gli ammfratori ne minava l'opera e tutto isteriliva, avviliva, rovinava. La gran macchina dello stato si inceppò, rallentò, si sfasciò. Corruzione, disordine, indisciplina, apatia guadagnarono la nazione come una cancrena. Una vera• paralisi progressiva minò la vita italiana. Il bacillo di questo morbo è presto identificato: dittatura. A meno di non aderire alle stupide tesi neofasciste del sabotaggio, bisogna riconoscere che il male era intimo, insanabile, organico e e.li.e gli uomini erano di bassa estrazione, appunto in quanto il regime non ne poteva dare altri, che il capo era un finto grande uomo, appunto perchè solo un personaggio da poco poteva pensare di far qualcosa di buono con la dittatura. · In Italia la dittatura, ogni dittatura, non ·ha passato 32 Biblioteca Gino Bianco

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