Alessandro Tassoni - I dimenticati

• l DI ]\IlEN~t iCAT .I l l >

,.. \ ' . . M MAZ 0700 00017 MAZ :jflS7 p

GIU15EPPE CAVALLOTTI ... Nè le spose vi furo o i figli accanto Quando su l'aspro Jito Senza baci moriste e senza pianto• • .. • LEOPARDI « Sul principiare dell870, scoppian, l'una dietro l'altra, le notizie dell'anno terribile; l'antico duello tra Francia e Gerrnanta ripreso; il primo esercito francese distrutto a W orth e a Gravelotte; il secondo annientato coll'imperatore stesso prigioniero a Séda.n: l'impero caduto e la repubblica gridata: gli eserciti di Germania alle mura ' di Parigi : la Fr&ncia boccheggiante sotto il piede del vincitore , troppo orgogliosa , vort·emmo dire troppo grattde, pér darsi Yinta ancora. Ora in niéZZO a, questo cataéiis"rria che sp.ostava da un istante aii'aitr() ii fuièr6 <ìé.i11équiHbrio molicii~te, . <tu~lè l --~------------------~'----------------

·. l 52 Biblioteca Pat1·iottù;a sia statv il contegno dell'Europa, il contegno dell'Italia nostra non è mestieri ridir]o. L'Europa gridò : « Beati i neutri; » L'Italia esclamò:- Quest'è l'ora di riprender Roma ; più d'uno forse pensò se non era il caso di riavere aliche Nizza ; e continuando a lasciar che la Francia si li.berasse come poteva dalle strette del colosso che le stava sul petto; ciascuno badò soltanto a trat•te quel qualunque profitto che potessé dalla vittoria deH;uno, dalla sconfitta dell'altro, dallo spostamento d'entr"'mbL Cit1., scuno, eccettuatone uno solo; colui che fu, sott o ogni aspetto l'eccezione vivente del nostro secolo, G1useppe Garibaldi. Intanto che gli Italiani si preparavano tripud ando alla facile conquista dell'eterna città, intanto che taluno dei suoi concittadini nizzarai lo sollecitava ad entrare nel moto revision1sta che doveva restituire la sua terta nativa a1l'ltalia, egli solo pensava alla F1·anc ia; egli solo forse sentiva H pericQlo di ,veder spa~ire dal consorzio delle nazioni latine la Francia madrP presunta, ma agitatrice cer·ta di tutt e le grand t idee moderne; ed eg li solo le offerse con semplice e commovente parola, « quanto restava~ di lui ». Irnitarono Pesempìo del loro Duce mo~. ti Garibaldini - e in quella guerra. titanica molti non ritor· narono più.... Fra questi merita particolare menzione il prode Giuseppe 8avallotti. Nato a Milano nel luglio 1841, Giuseppe Cavallotti - ebbe dalla natura altrettanto Rffettuosa quanto ar · . . dita e gaghar da la tempr·a dell'animo. Fu singolare contrasto: Jndole mite, dolcissima, e tenacità di propositi ferrea: ·natura energica .di eroe sotto timido sembiante. Nessun~ amò più . teneramente la famiglia, i suoi · cari : nénza millanterl~ servf la patrìa suL campo; per Ia .fbde l .

l Dimenticati 53 repubblicana cospirò, sofferse il carcere a lungo, diede la vita. Diciottenne, nel 1859, ·s'arrolò volontario nell'esercito; l'anno dopo, fattosi riformare, lasciò le bandiere per poter correre in Sicilia, e a Santa Maria di Capua ed ·a Capua valorosissimamente combattè. La guerra del 1866 lo rivide nell'esercito regolare, dove a Custoza fu promosso sergente : e la campagna di Men- · tana lo trovò ancora costretto suo mal grado alle inoperose bandiere, indarno fremente e indarno aneJante d accorrere là dove i fl~atelli d'arme nel nome d'Italia combattevano e moJ•ivano. Lasciate finalmente le file, portò al servizio di quella fede che recava profonda nell'animo l'ardita, in~tancabile operosità; ai 17 aprile del 1869, arrestato in Milano, per cospirazione repubblicana, con Natban, Castiglioni ed altri molti, fu tradotto nelle carceri del Crjminale, ove rimase quasi tutto il resto dell'anno, sotto una Jarva derjsoria di processo, finchè sul finir di novembre lo tolse di carcera l'amnistia. L'anno succes · sivo udì l'appello di Garibaldi, chiamante la gioventù italiana a suggellare, sui campi di Borgogna, la fratellanza repubblicana di dne popoli: e solo, notte tempo, varcò a piedi H Cenisio e venne a Montmeillan. Ma l'inoper<'sità di Frapolli e del suo Corpo della stella non era fatta per lui: andò ad Autun a lamentarsene a Garibaldi: n'ebbe accoglienze affettuose e iucarico di con- · durre al campo i compagni. «Giunge ]n questa (scriveva Stefano Canzio da Autun 30 dic~~mbre 1870, a Felice Cavallottì) da Chambéry al campo garibaldino un feciales, il quale non è altri che tuo fr·atello. Tuo fratello ripartirà subito con scarpe e cappotti per vestire i poveri italiani del ~ ' Etoile che attualmente

54 Biblioteca Patriottica J trovansi a Montmeillan, e appena vestiti portarli qui ove si leveranno la voglia di vedere i Prussiani. » E gli italiani di Montmeillan, formanti un superbo battaglione di Cacci atori di Marsala, comandato dal m~.ggior Perla, giungevano infatti a Dijon l'antivigilia della furiosa battaglia del 21 gennaio, mentre erano cominciate le prime avvisaglie ~~i corpi prussiani. E la ma.tLin.a ,s-tessa del 21, pocqe ore prima di cadere, Ginseppe Ca vallotti soriveva da Dijon al fratello. Ecco alcune linee di quella sua ultima lettera: <~ Dijon, 21 genna1·o 1870 . (( Mio Felice, « Mentre sta'Vo ieri col fucile spianato, inginocchiato l dietro un basso murello, mi sentii chiamare dal sergente porta-lettere che mi rimise la carissima tu~h Fu un momento imb -A razzatissimo per me, che volevo leggere e non potevo, per l"avvicinarsi délla cavalleria. Finalmente dopo un'ora di esitanza mi risolsi a svolgere la lettera, dandovi àlla meglio una scorsa. Quella lettera mi raddoppiò di coraggio e mi sentii come alleggerito da grav.e peso.... Eravamo accampati a 12 chilometri da qui, a Chayigny...le Sec... Essendo il nostro battaglione il solo ar- ' mato di carabine Winchester a 18. ear-iche, avemrao l'onore di esser1.1 posti in prima 11 ne a a fare la pro:va di queste piccole mitrailleuse.~. La prima compagnia, alla quale appartengo come sottotenente, venne distesa per la prima in aperta campagna, avànti tutte le altre, che

l Dirnenticati 55 a gruppi con fucili spianati chìudevano il villaggio di Chavig~y. Quale costernazione in quel paesuccio! Le case pressochè tutte chiuse e le donne piangevano dirotta- , mente... Oggi alle 11 nntimeridiane partiremo di nuovo... Si attende un combatt imento serl o; ti scriverò immediatamente... Mi scordavo dirti che ier l'altJ·o scambiammo coi prussiani poche fucilate e non essendosi i medesimi avanzati, verso sera tornammo a Djjon. Le nostre carabine tirano a 1500 metr~. Sono invidiate dag1i altri corpi e noi tutti ne andiamo superbi. Ne voglio portar una a casa, se 'scamperò dal macello che si attende prossimo,. termino perchè parto: le undici sono scoccate. Addio. Qualche ora dopo era cadavere. «Dopo essersi- scrisse di lui il sottotenente Pintori del suo battaglione - dopo esserrsi insieme cogli altri. due con1pianti amici Luigi Perla e Carlo Rossi -~ mostrato. ono degli eroi della giornata per valore e sangue freddo, venne ferito la sera del 21 verso le sei, quando la battaglia era quas i al suo termine, sulla strada che da Djjon pot'ltZo al piano fra Tallant e Fontaine. La palla lo co~pì 1 detro al fi anco sinistro e traversando il corpo uscì dal ventre; - dopo aver sofferto immensi spasimi ed aver pregato il medico Vidal del nostro battagl ione, che lo assisteva di ucciderlo perchè sojfriva troppo, la notte ver so le cinq ne a,ntimerldiane spirava compianto da tutti noi. Ottenne quelle cure che si ponno ottenere dai chirurghi militari dopo un combatw timento... :> '

56 Biblioteca Patriottica Fu trasportato ferito in ~na casupola, ove erasi stabilita rambulanza; ivi moribondo, incaricò -un suo amiao, Defelldi, dello stesso battaglione, che giacevagli a fianco ferito non gravemente, degli ultimi saluti per il featello e la famiglia~- e qttivi fu trovato già cadavere dall'eroi"a miss White-Mario. « Indicatotni per Cavallotti, lo feci immediatamente, essa scrive, trasportare in una camera appartata con altri cinque, allo scopo di farli seppellire in luogo distinto coi loro· nomi per rendere possibile alle famiglie l'averli. Ma mentre l'i~domani io era intesa al trasporto dei feriti, durante uno di codesti viaggi il sindaco di Dijon (mandò a raccogliere tutti i cada-veri i quali vennero sotterrati insieme. Fui veramente addolorata di questo trasporto a cui non potei riparare, perchQ la notte e il dì seguente vennero consumati dietro ai feriti. .. » Nel battaglione, Giuseppe Cavallotti si 6lra 2tret~o in parti0olare amicizia al maggiore Luigi Perla, eroico avanzo dei Mille, e al sottotenente Carlo Rossi - entrambi 'di ~odi - parlftva di loro costantemente nelle lettere, e tutti tre vivevano in convivenza fraterna.. . furono i tre ufficiali morti del battaglione. , Di Giuseppe Cavallotti scrisse il generale Garibaldi in due lettere sue : « Capr•n·a, 1.9 novembre 1.872. « Mio caro Villani, « Io ricordo il Cavallotti morto a Dij o n con affetto commovente. .. '

I Dimenticati 57 « Egli si presentò a me pochi giorni prima, lamentandosi di rimanere nell'ozio a Lione. · « Io diedi a lui qualche cosa per il suo viaggio e quellt dei compagni. « Ho sempre preaente la simpatica figura di quel valoroso italiano. « Un caro saluto alla famiglia dal « Vostro « G. GARIBALDI. » Caprera, 2 luglio 1.872 « Mio carisiimo Cavttllotti, « Non so s'io vidi per la prima volta in Francia vostro fratello Giuseppe - ciò che vi posso assicurare si è: che vedendolo, io mi se-ptiva attratto verso di lui con1e verso un vecchio amico - dirò di più: come verso un tiglio « I o, mio car~issimo, ho avuto molte fortune nel mondo - e come i n9stri antichi - potrei inginocchiarmi fervente di gratttucljne nel tempio :Iella gran Dea rotant - ma nello stesso tempo, sono stato da essa ferito qualche volta, quasi mortalmente, nei miei affetti. « Molti di coloro su cui posi il celeste prezioso dono dell'amicizia - mi furon rapiti quasi p~r dispetto - ~ mi sono sognato qualche volta ch'io portaYo iattura ai miei più diletti. ~ Tal di Giuseppe: tanta fu la cara attrazione di quell'angelica figura - che io vidi psr un momento - 4} che

\ 58 Biblioteca Patriottica mi dissero morto - quando di lui io chiesi pochi giorni dopo. « Vi scrivo com.mosso! E rn i consola. il dispetto dei nemici d'Italia - bianchi e lleri - dispetto che costituisce il merito della nostra spedizione in Fra nci a.. - A voi poeta del cuore - e vate della libertà vera - non d.iS'piace:t"à ii coneetto. « Sono per la vita, ' ' « Vostro « G. GARIBALDI. » -...-~-- Felicè Ca.vallotti, il bardo della iJemoerazia itahana, cantò sulla spoglia del fratello perduto, che è spoglia di eroe; ~ cantò degnamente. :E noi non sappiamo chiudere meglio quefj to breve scritto eh~ col r.!.ferirne uno de' mi .. gliori brani : ,.., Fioco raggio di giorno morente Me-sto schiara la fune bre ~tanza : ) E il crin biondo e la smorta sembianza l Veggo, e jnr~ento lo sgu~rdo vagar, Quasi cerchi fra l'omb.ra cadente Un sembiante notissjmu e caro. Ed un tetto oltre f Alpe ed il Varo ' Ond.e u.di asi nel pianto chiamar. Oh allo·r, certo, dell'a)ni~fÀJ forte Fn pìà forte ln spa;nn1o orrendo E la stilla c.he lenta sce.ndendo La tua pallida gota rigò, l l

l Dimenticati Fu pensier che dall'ombra di morte Volò ai cari ed al tetto perdu+,o : ·Fu dolor de lo spirito muto, Che la terra materna cercò. Ripensando che lagrima o fiore Consolato l'avei no& t'avrìa; Nè sospiro dell'aura natìa I tuoi sonni verrebbe a lenir: E che indarno al· burgundo pastore, Un dì in cerca veneRdo dell'ossa, Tuo frate! chiesto avria della fossa Dove, solo, ti è duro il dormir ! Oh, la notte che all'Alpi sco.seese, Solo, jn vetta, so3tando fra i ~eli, Lunge il guardo oltre i limpidi cieli, Sospingevi la Francia a cercar, Di che lauri mai fosse cortese Questo suol che a difender vo~avi E qual messe superba jgnoravi Tanto saogue do-ve-s~e inaffiar • l !59

, \

CARLO ZIMA ... ... il p :tsso ava nza E si atteggia a carolar, Improvviso Carlo Zirna Lancia in lui le ardenti brace 1 ~, E nel colpo in cui lo aiJaccia, Grida: - Or n1cco p uoi ballar. . . . . . . . . . . . Ora vi parleeò d'uno dei martiri gloriosi dei gloriosi dieci giorni dell'invitta Bt'escia intendo dire di Carlo Ziliani, conosciuto sotto il soprannome dl Zima, e che io chiamerei meglio « il Sottocornola bresciano. » Nacque egli in Brescia ill3 novembre 1816, ed ivi morì il 1 o aprile 1849. Giovane dal cuore generoso, non appena la città naiiva, stanca ma non doma, nel 1849 io.sorse contro lo s i~ raniero, lo Zima, tuttochè sciancato nell'arto infariore destro, si condu~se in compagnia di molti altri bresciani, a difendere la città sugli spal~i di Sant'Alessandro. Era bello vedere quell'no~ defor1ue, che, iSpirato a sentimenti

62 Biblioteca Patriottica nobilissimi, erede del valore avito, geloso dell'onore e del nome italiano, desideroio di riaiza.re il vessillo della libertà; e dell'indipendenza, coobatteva da prode, calorosamente, strenuamente. Dopo par~cchie ore di lotta lo Zima., ataneo ed assetato, si ~ondnsse con un suo amico, Zambelli Pietro, nell' o.steFia d~tta del Carr..4tino, vicinissima al luogo dove si combatteva. Erano le l O antimeridiand del l o aprile. Il piombo nemico aveva fatto gran strage fra i bresciani, cosicché gli austriaci poterono pene~rare per po~o nella città, e giunti agli spalti di San~' Alessandro", dove appunto trovavasi rosteria del Oa:rrettino, volsero contro questa tutta la loro ira vendicatrice. Lo Zima ed il Zambelli stavano appunto ristorandosi con un po' di vino, quand.o furono avvertiti in fretta. e furia dell'illiminente pericolo. Allora nei due popolani si ridestò quella fieea virtù dell'amor di patria che crea bene spesso gli eroi. Chiu~e le imposte, fortificata alla meglio la taverna, si disposero a difendere quell'ostello, [bersaglio delle vendette nemiche. Ròtti i primi ripa,ri; nonost~nte l'eroismo delio Zima e dei pùchi ~ha 'Vi erano rinchiusiJ l1oSt.eri~ fu apertaJ a viva· forza, ed in"'asrt dai némi ci ·eh~ as--pers-e-ro il proprietario, s.ignor Ari~<Jr;tio .M·ost~~c~i1 di ~éqtm ragia., e tra le fiamme lo lasci~ttono tl;tiserà:bHmente morir~~ ··· t 'atterr~~~ e pi~ngente S~lia rnog:fie, col napelli disciolti, tene{Aùo at collo due ~an.ciu]J.ettì,, cerc~va un riparo nègli òsc~ri rèc~s~ ~ ~e cantiAe. Ma. colà ra,gghinta dagli eterni nej~Jci d'Itàl1a; uhbriaèhi di vèndétta~ sarèbbe sta,ta thàs- '

l Di11~enticati 63 sacmta vigliaocament e, se anche allora lo %ima non fosse accorso spontaneo, sprezzatore della morte, é\ difenderla. Bello e divino è morire per la patria, ma, quando nei supremi istanti d'una lotta .inegli~le e Graenta., di cui gii. si pr$Yede la fine, la .mente si ~onserTA serena1 éome la coscien~a di... chi ~combatte le sante battaglie della giustizia, il braecjo fermo, l'occhio vigile, iJ petto pro:ato a ricevere il piombo sti·aniero, allora non è più grandez~a d'a..'limo, è Groismo. E lo Zima, nella dìfesa della povera vedova e degli oc.. fani fanciuHi si mostrò a l pa1·i valoroso di quando difendeva la patria in pericolo in sugli spalti della città. Frattanto il meschino giovane non s'accorge (che troppo tardi), di css,ere stato aspet•so di acqua resinosa: gli austriaci gli danno il fuooo, poi, tutto in fiamme, f.ra gli ) spasimi dell'agonia, lo spingono fuori di quella casa. Allora lo Zima, furente della viltà compiuta su di ltli, s'avventa ad un nemico e gli si avvìticchìa addosso, per modo che ar.3ero e morirono insieme. Già son due confusi in uno E una fiatnma sol si mira, Che òné v<Jlte e tte si aggira B poi ctoscia in sul t-et-ren. Sp~nto il foco, in sùl croato Veggon Zhna !n atto sttan~ : Sotto è il barbaro, e la n1an6 ·. Zima al cranio ancot gli tlen, ~{ERCAN'riNl, Canti a 'fltò Sp/3ro Simili esé1npi d.i ·fortezza d.'anifiiò cllnglùntl ~ll~éròismo

64 Biblioteca Pat1'·iottica del difensore della patria, m.eritano di essere appresi con riverenza da chiunque si onori di essere italiano. Chi vi'sita. Bres·cia non dimentichi di passare vicino a quelfa c·as&·; -che e post·a Sùll'angolo sini.stro del Corso· 'oavoù:t pro~è"dendo "daJfa bar:rie'ra di s. À lessaiid.ro verso·· ii c-èntro delia città; port.àùte ii n. io6è ,~~~.rso ii vic·otò occÙieritale e l 093 verso ù bas"Ùoriè. doià stà scrittò per deèì'eto dei c<>riluiie, la seguent.e epigrafe: l .\11RlLf!: 184~1 Q m: CA 1tLO ·ZIMA FA B'Bn.o NELL'ECC!UlO DELLA PA'IRJA COM"ll~'l'TlmDO PRESO DA'fO .Al;LE FIAMJ.\fE AVVINGHIÒ E TENNE FERMO IL FEROCE NEMICO FlNCHl~ SPARTANU IFNTE MORENDO I/ tHCISR ·., .

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==