Acpol notizie - Anno II - n. 4 - Febbraio 1970

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QUADERNI DELL'ACPOL N.1 . CONTESTAZIONE SOCIALE E MOVIMENTO OPERAIO Gli Atti del Convegno di Studio organizzato del1' ACPOL a Milano dal 26 al 28 Settembre 1969 su tale tema sono stati pubblicati sul 1 ° numero di "Quaderni dell'ACPOL". Chiunque desideri ricevere copia della pubblicazione può far richiesta all'ACPOL, Via di Torre Argentina, 21-00186 ROMA. Il Volume (al prezzo di lire 500) verrà spedito contrassegno. SOMMARIO "Quaderni dell'ACPOL n° 1" 4' Livio Labor: Sig.nificato e prospettive dei conflitti sociali in corso. Gruppi di lavoro su: Strategia c;Jelal contestazione sociale (F. Indovina); Crisi e prospettive della sin istra (E. Ranci Ortigosa); Sindacato e lotte operaie (G. Sciavi). Riccardo Lombardi: Sinistra italiana e tendenze del capitalismo. Interventi di: Sergio Sacchetti, Pietro lchino, Gino Rocchi, Corrado Clini, Lucio Magri, Gino Petrina, Fabrizio Cicchitto, Beppe· Gatti, Roberto Villetti, Vittorio Orilia, Mario Vagnozzi, Luigi Covatta, Ivo Sullam, Antonio Ceravolo, Claudio Signorile, Enzo Bartocci, Pietro Ingrao, Luciano Benadusi, Antonio B b io1t n a Gino Bianco QUADERNI DELL'ACPOL N.2 LE REGIONI DI FRONTE ALLA CRISI DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO E' il tema su cui si è tenuto a Roma dal 25 al 27 novembre 1969 un Convegno Nazionale di Studio organizzato dall'ACPOL. Sono disponibili gli Atti del Convegno.· Chiunque desideri ricevere copia del la pubblicazione, può farne richiesta all' ACPO L, Via di Torre Argentina, 21 - 00186 ROMA. 11 volume (al prezzo di lire 500) verrà spedito contrassegno. SOMMARIO Quaderni dell'ACPOL n° 2 Introduzione di Riccardo Lombardi. Ercole Bonacina: Le Regioni di fronte alla crisi del sistema politico italiane. Franco Bassanini: Rapporti e tensioni tra Regioni e Stato. Antonio Gori: 11 problema politico e tecnico delle finanze regionali. Francesco Indovina: Le forze sociali e l'uso dell'ente regionale. Conclusioni di Livio Labor.·

PER EVITARE EQUIVOCI PRECISIAMO CHE CHI DESIDERA RICEVERE ACPOL NOTIZIE E ADERIRE ALL'ACPOL, DEVE _ INVIARE L. 1.000 USANDO IL MODULO BIANCO DI C/C POSTALE. CHI, PUR DESIDERANDO RICEVERE ACPOL NOTIZIE, NON INTENDE- ADERIRE ALL'ACPOL E'·PREGATO DI PROVVEDERE AL VERSAMENTO DI L. 3.000 USANDO IL MODULO ROSSO. ..... ACPOL:. NOTIZIE - Periodico mensile dell'associazione di Cultura ~ Politica - A.C.POL - Direzione - Redazione - Amministrazione 00186 Roma, Via di Torre Argentina, 21 - Tel. 652.225 - Direttore: Antonio Fontana - Direttore responsabile: Sandro Sabbatini - Autorizzazione del Tribunale di Roma n. t3052 del 29 - 10 - 1969 - Stampatore: I.G.I. 00158 Roma, Via del.la Stellaria, 14 - Spedizione in abbonamento B . P,Ostalegruppo I "70 %- nno 11- Febbraio ,1970 - n° 4 1010eca 1no 1anco· · • • sommario ■ La situazione politica esaminata dal comitato promotore ■ 1° incontro sulle prospettive e la strategia della sinistra in Europa Parigi 26-27 febb~aio 1970 ■ Lo "spazio" delle ACLI ■ Sintesi della relazione al comitato promotore de, 15/1/70 ■ Torino: le lotte operaie incrinano l'egemonia della FIAT ■ Per nuovi poteri nella fabbrica nella scuola, nel quartiere ■ 1Otesi sulle lotte operaie del 68-69 ■ Notizie in breve Direttore Antoniò Fontana Direttore Responsabile Sandro Sabbatini · pag. 2 pag. 4 pag. 7 pag. 9 pag. 10 pag. 13 pag. 16 pag. 22 1

LASITUAZIONE P LITICA ESAMINATA DACLOMITATO PR MOmR \ B1 lioteca Gino Bianco Il Comitato- Promotore Nazionale dell'ACPOL ha esaminato, in un ampio dibattit0, la situazione politica quale si preseflta dopo la firma dei principali contratti collettivi di lavoro. La grande spinta unitaria espressain questi mesi dai lavoratori è senz'altro l'aspetto· più importante della situazione. Essaha costretto il padronato a cedere su mo.lti e significativi punti nella, definizione dei nuovi contratti di lavoro, ed ha espresso in modo maturo e definitivo la ·volontà di cambiamento che guida le masselavoratrici. Lo. scontro ~ociale dell'autunnò ha dunque espresso pienamente le potenzialità del movimento operaio italiano, le quali non si esauriscono evidentemente con la firma dei contratti di lavoro, ma permangono quale elemento fondamentale di progresso e di rinnovamento · politico per· tutto il. paese. Di qui la positività dello sviluppo deJ ruolo politico autonomo del sindacato e dell'azione sindacale in un confronto permanente tra· il movimento di classe e la sinistra politica italiana. La tensione politica implicita nello scontr 0 sociale è ·stata tuttavia accentuata ad arte dalla destra economica e politica con una serie di ·provocazioni, dirette ed indirette. Le serrate della FIAT e della Pirelli, le migliaia di denuncie contro militanti operai e studenteschi, il modo con cui le più alte autorità hanno. ritenuto di intervenire in momenti delicati e dram- . matici, sono tutti elementi che concorrono nel tentativo di ·fare · arretrare il. fronte di lotta del movimento operaio, costringendolo su posizioni difensive. La manovra del la destra, ·volta così a spostare, attraverso la creazione artificiosa di tensioni, il fronte di lotta dei lavoratori su posizioni prevalenten,ehte

difensive ha t~ovato una sua significativa premessa , nella scissione socialdemocratica del luglio scorso, e uno strumento operativo nel ricatto che da allora grava sulla lotta politica nel nostro paese. _Ora,anche sfruttando l'emozione popolare seguita ai tragici attentati di Milano e di Roma, si va cedendo a questo ricatto attraverso la ricostituzione di un · governo qùadripartito che non ha altra ragion d'essere che quella di stabilizzare e legittimare il blocco d'ordine già sostanzialmente- in atto nel Paese.Questo mentre, nella D.C., la rottura della corrente dorotea anzichè creare le condizioni per la formazione della _ nuova maggioranza che avrebbe dovuto - nel le speranze delle sinistre intern~ - spostare r'asse politica del partito, si è risolta in una ennesima operazione trasformistica, che. ne conferma la tradizionale vocazione moderata. RINNOVAMENTO POLITICO In queste condizioni la ripresa della collaborazione quadripartita non può in nessun modo esserepresentata come proseguimento di una politica di centrosinistra, per la quale, dopo la scissione socialdemocratica non esistono più le condizioni, ma assume chiaramente il significato di una svolta a destra, e si salda politicamente con. la volontà di rivincita del padronato. E' evidente, quindi, la decisa opposizione a questa operazione, di chi, come noi, vuole il cambiamento di questa società per rompere l'alleanza storica fra padronato e potere politico, per mettere in crisi il blocco storico moderato che oggi si crea uno strumento col quadripartito. In questa situazione la sinistra (partiti, sindacati, forze sociali e culturali) si presterebbe al gioco se si arroccasse nella pura e semplice difesa di quanto - pure assai significativo -- ha conquistato e rappresenta. E' anzi necessario, in questo momento, consolidare in termini politici, la spinta unitaria e autonoma della base operaia che ha costituito la caratteristica peculiare del movimento di autunno, e che .in esso ha rappresentato la forza decisiva. E' questo un compito che inv...este innanzitutto i sindacati, ai quali · si pone ormai con urgenza il problema di concludere il processo unitario, arricchendolo, in .una fase costituente del nuovo sindacato unitario che deve avere immediatamente i'nizio, di tutte le valenze politiche ., espressedel movimento. Questo ~ oggi· il modo più significativo per prolungare, anche sul piano stretta- .mente sindacale, la capacità· di pressione del movimento operaio oltre la scadenzadei contratti. Lo stesso imperativo di non frustrare la spinta · unitaria del movimento, e di non considerarne esaurite le potenzialità con la firma dei contratti si pone ai partiti tradizionali della sinistra. Da ·questo punto di vista la linea politica sulla quale sembra oggi attestarsi, non senza tensioni e ~ravagli interni, il P.C.I. frena il processo di ristrutturazione della sinistra, e costituisce un obiettivo ostacolo ad ogni ipotesi di strategia che non sia quella difensiva. In tal modo anche il P.C.I. --: insieme a tutta la sinistra italiana - si assume la responsabilità di· non dare risposta politica sufficiente alla svolta moderata in atto. Tuttavia tendenze diverse vanno manifestandosi nell'ambito della sinistra: ne è testimonianza la stessa esperienza'del "Manifesto" e il modo non sterilmente frazionistico in cui va sviluppandosi. Ne è testimonianza - anche se tardiva - l'appello rivolto dal PSIUP al e.e. del P.S.I. perchè questo partito, cedendo al ricatto socialdemocratico del· quadripartito, non distrugga definitivamente quell'area socialista le cui possibilità di espansione sono imponderabili come din:,ostrano le diffuse resistenze manifestate in questa occasione dalla· base del P.S.I. Ne è testimonianza infine la disponibilità all'azione e all'impegno unitario di masse di lavoratori cattolièi, che oggi maturano la liberazione da·condizionamenti metapolitici ed entrano con pieno diritto e con un loro apporto originale nell'area della sinistra politica italiana. In quest'area I'ACPOL intende operare, ponendosi come punto di incontro e di iniziativa aperto a tutti i militanti che vogliono lavorare per una ristrutturazione della sinistra e che oggi, di fronte ai propositi di rivincita del blocco moderato, sentono la responsabilità di non disperdere il profondo significato unitario delle lotte dei lavoratori, ma di impegnarsi perchè sia accelerato il processo di omogeneizzazione delle esperienze e delle forze molteplici della sinistra. 3

1° INCONTSRUOLLPEROSPETTIVE ELASTRATEDGEIALLSAINISTRA INEUROPAar-ig2i,6/27Febbra1i9o70 Presentiamo i due· schemi di discussione proposti da Gi/les Martinet e Lelio Basso. . L'evoluzione delle società industriali e le prospettive aperte dalla rivoluzione scientifica e tecnica sono state al centro di tutti gli sforzi di riflessione e di ricerca perseguiti in seno alla sinistra europea da 1 O anni. Alcuni non hanno voluto all'inizio preoccuparsi che di ciò che accadeva nel mondo capitai ista. Indubbiamente stavano per verificarsi delle trasformazioni: si trattava ,di adattare a questa situazione la strategia del movimento operaio. Gli obiettivi del socialismo erano dati per conosciuti, bisognava scoprire le "vie nuove" che permettessero di raggiungerli. La crisi del sistema di gestione amministrativa e di pianificazione autoritaria che era in vigore nei paesi dell'Est europeo rivelò la debolezza di questo atteggiamento. Le opinioni che ci si faceva fino allora del . socialismo nelle società economicamente sviluppate, si trovarono rimesse in discussione. Diveniva assurdo voler fissàre una strategia senza definirne prelimi- . narmente lo scopo e diventava chiaro che questo scopo non poteva esserequello che si erano prefisso i dirigenti dell'Unione Sovietica nel momento in cui essi trasformavano quella immensa nazione agricola in una grande potenza industriale. Come sottolineano gli autori dell'opera collettiva "La civilisation au ·carrefour" (1), il socialismo di tipo sovietico ''non ha potuto eliminare tutta·una serie di conseguenze profonde e gravi del processo industriale e cambiare le te·ndenze interne dell'industrializzazione come lo sbriciolamento dei cottimi nel lavoro parcellario, le separazioni fra le attività direttive ed esecutive, il mantenimento di considerevoli differenze soci.ali, la limitazione dell'aumento del.consumo delle masse nel quadro dell'aumento naturale della forza di lavoro, una certa devastazione dell'ambiente naturale ecc... Il Queste tenden.ze esistono nell'essenza stessa della Bi · irzéa ù tr; le7 C in questo caso, è capace il socialismo di creare una propria base di civilizzazione che superi le frontiere del sistema industria- . le? Sono queste le domande che obiettivamente si pongono. La prima parte del nostro incontro dovrebbe, essere dedicata a registrare le differenti risposte che, gli uni con gli altri, siamo portati a dare ad esse. 11 qibattito che segl:,Jiràriguardo alla strategia della · sinistra europea o, se si preferisce, delle "vie nuove" verso i I sociaIismo sarà, così, molto più ehiaro. Un simile dibattito deve esserebasato sull'analisi delle lotte sociali che si sono sviluppate nel corso degli ultimi due anni nell'Europa Occidentale. I lavori del convegno organizzato su questo argomentç> tre mesi fa dall' ACPOL potrebbero· servire come base delle nostre riflessioni. ·L'arco delle partecipazioni a quel •convegno è in effetti molto vicino a quello che noi realizzeremo in febbraio a Parigi e avremo interesse a Q_rolungare.il dibattito piuttosto che a ricominciarlo. Sarebbe d'altra parte importante misurare le conseguenze che possono avere sulla strategia politica i _cambiamenti intercorsi dopo 15 anni nel campo della strategia militare. Lenin, come si sa, era stato fortemente influenzato dall'opera di Clauzewitz. Egli aveva perfettamente compreso che la conoscenia del le leggi della guerra era indispensabile alla condotta di una politica che si fissava come scopo il rovesciamento e non la riforma del la .società esistente. Ora dopo l'entrata in scena delle armi atomiche e lo sviluppo delle guerre ariticolon ial iste, i dati della strategia clauzewitziana sono se non abbandonati,' per lo meno largamente sorpas~ati. L'obiettivo principale della strategia-- non è più "la decisione per la battaglia vittoriosa", ma la creazione di una situazione capace di cagionare una disir:,tegrazione morale e politica dell'avversario "sufficiènte per fargli accettare le condizioni che gli si vogliono imporre". Trasferita sul terreno della lotta delle classi, questa formula ci permette di meglio determinare i principi

di una strategia politica che non si lascerebbe. più rinchiudere nel dilemma "via parlamentare o via. insurrezionale". Resterebbe allora un terzo punto da affrontare, _quello dei rapporti fra i partiti, le classi e la società. Non possiamo in realtà agire come se la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e l'instaurazione del "potere della cla~se operaia" costituissero le condizioni necessarie e sufficienti per la creazione del socialismo. Sappiamo oggi che tutte le volte che la collettivizzazione si identifica puramente e semplicemente con la nazionalizzazione, essa provoca la nascita e poi il predominio di una cricca burocratica. Sappiamo anche che tutte le società dj transizione verso il socialismo si sviluppano in mezzo a un certo numero di contraddizioni sociali. E' nega·ndo o mascherando queste contraddizioni dietro le formule della "classe operaia al potere" e del "potere di tutto il popolo"· che la cricca burocratica stabilisce e · rafforza le proprie posizioni. e Ora queste contraddizioni che osserviamo in tutte le società socialiste industriali esistono già in germe nelle società industriali dell_'Occidente capitalista. Nqn possiamo costruire coalizzaiioni durature e che si fondino su principi democratici. senza.·studiare ·le ripercùssioni pratiche di questa situazione. Parecchi temi potrebbero atricchire la nostra discussione. 1) Le conseguenze delle nuove differenziazioni interv~nute in seno alla classe dei lavoratori salariati sul pluralismo della sinistra, _(siache si tratti delr'esiste·nza di più organizzazioni o di più concorrenti in seno alla stessaorganizzazione). 2) L'evoluzione dei rapporti fra ·partiti e sindacati. ~ . 3) Le alleanze con i differenti gruppi non salariati della popola.zione (criterio "antimonopolista" e criterio "modernista'"). · · 4) L'azione educativa e le forme d'organizzazione socio - culturali in vista di nuovi obiettivi di_civilizzazione (come non sacrificare l'uomo ai meccanismi della società..Jndustriale?) . · L'enumerazione di questi 'differenti temi di discussione avrebbe di che spaventarci se lo scopo di questo incontro fosse di_emanare una piattaforma comune. Ma il nostro obiettivo è diverso. Noi vogliamQ confrontare le analisi, .le riflessioni e i tentativi di prospettiva che hanno influenzato la sinistra europea · nel corso 9-i questi ultimi anni. Siamo coscienti di vivere in un periodo .di rinascita e di scoperta e ·sentiamo il bisogno di fare il puntò. Non cerchiamo di. creare degli accostamenti artificiali ma non disperiamo di far ·sorgere numerose convergenze. In questo caso, l'incontro di febbraio non ·sarà evidentemente ·che i"! primo di unà lunga serie. Biblioteca Gino Bianco Gilles Martinet (1) realizzato nel 1965 dal gruppo interdisciplinare dell'Istituto di filosofia dell'Accademia· delle Scienze della Cecoslovacchia (pubblicato in Francia dalle Edizioni Anth~opos). RICERCA DI UNA STRATEGIA COMUNE. PER LA SINISTRA IN EUROPA . 1) Perchè una discussione di due giorni fra molte persone possa_avere una qualche utilità, è necessario che essa parta da una base di idee comuni, o perlomeno non· troppo divergenti. Altrimenti la discussione rischia di perdersi nel. vago e nel generico. Un primo punto di questa base comune dovrebbe essere la concezione della sinistra, visto che liincontro verte sulle "prospettive e la strategia della sinistra europea". Mi_sembra necessario·precisare che con la parola "sinistra" non s'intendè qui la sinistra tradizion~le con le sue prospettive tradizionali, una sinistra rispettosa dell'ordine costituito, ma una· sinistra che .voglia realizzare il socialismo, in quanto solo una profonda trasformazione dei rapporti sociali in senso social_ista puo oggi rappresentare un reale spostamento a sinistra della situazione europea. Questo naturalmente non esclude eventuali alleanze per obiettivi limitati anche con forze non socialiste, ma dev'esser chiaro che si..può considerare di sinistra solo chi lotta seriamente e concretamente per l'abolizione dello sfruttamento capitai istico. ·2) Va detto subito che una simile impostaz'ione esclude dal novero delle forze di sinistra la socialdemocrazia, _laquale, pur nella diversità. di atteggiamenti, è orientata oggi non verso il supetamento del capitalismo ma, al contrario, yerso l'integrazione della classe lavoratrice nel sistema capitalistico. 3). Va pure aggiunto che quando si parla di "socialìsmo" come.obiettivo de!la sinistra europea, non si_fa riferimento al modello di società esistente nel cosiddett~ "campo socialista". Senza voler entrare qui nella discussione in quale misura possanoconsiderarsi socialisti i paesi ct,e si autodefiniscono tali, dev'esser chiaro che r il· socialismo che noi. ricerchiamo per l'Europa occidentale è profondamente diverso, anche perchè ~iversa è la basedi partenza (società industrialmente sviluppata) rispetto a quella che fu la base di _partenza nella maggior parte di questi paesi (società prevalentemente agricole). 4) 11 fatto che l'Europa occidentale parta da una situazione di - alto svìluppo industriale implita una serie di conseguenze: a) esistono già le premesse~oggettive del socialismo ' . (alto sviluppo tecnico, grande..produttiyità; carattere sociale della produzione;· ecc.) e non è quindi più · necessario sottop<;>rreil paesea un_:processodi forzata 5

e accelerata industrializzazione, cioè porre le premessedel socialismo dopo la rivoluzione; b) del pari esiste . già una classe lavoratrice che, attraverso la sua lunga esperienza di lotta, s'è venuta formando un patrimonio intellettuale e morale (capacità tecnica,, iniziativa, responsabilità, coscienza democratica), che solo può rendere possibile la gestione democratica della cosa pubblica, a cominciare dal processo produttivo, quell'autogoverno, cioè, senza il quale è vano parlare di società socialista; e) questa classe lavoratrice capace di costruire il socialismo non è più la tradizionale classeoperaia, in rivolta contro la miseria e la fame, ma è una classe operaia moderna, cresciuta e sviluppata insieme alla società industriale, ricca di elementi tecnici, che costituisce il nucleo essenziale delle "forze produt"'. tive", secondo l'interpretazione larga che Marx dava a questa espressione, e 'che si ribella quindi, più che contro la sua condizione materiaJe di vitél, contro la condizione di dipendenza, qi sogge~ione, cui ·viene condannata dai rapporti capitalistici di produzione, rivendicando la partecipazione responsabile e cosciente alla direzione del processo produttivo; d) è solo su questa base, cioè partendo da questa rivendicazione di responsabilità, che il ~ocialismo può sperare di edificare una società che unisca l'alto sviluppo tecnico a una condizione _dinon alienazione. 5) Discende da quanto sopra che una strategia di "lotta per il socialismo nei paesi industrialmente sviluppati non può ripetere modelli di altre strategie rivoluzionarie che si sono rivelate valide per paesi sottosviluppati, cioè per gli "anelli più deboli" del capitalismo. In particolare _l'obiettivo principale di una( sinistra socialista non può essere quello della conquista violenta del potere, come può accadere tuttora nelle società sottosviluppate, sia perchè difficilmente se ne presenterebbe la possibilità (a meno di crisi profonde della vita politico-~ociale oggi difficilm~nte ipotizzabili), sia perchè il potere è oggi talmente immedesimato nelle strutture sociali che diventa difficile considerarlo come un momento politico isolato dal complesso dei rapporti sociali. 6) Poichè d'altra parte non si può neppure prevedere che una trasformazione profonda dei rapporti sociali avvenga sulla base di una semplice maggioranza parlamentare, mi pare si debba concluder~ eh~· una strategia socialista nei paesi industrialmente sviluppati debba puntare soprattutto sulle strutture sociali, sia per trasformarne la natura in conformità:alle esigenze della crescente socializzazione del processo produttivo, sia per fondare, nel vivo del tessuto sociale e non semplicemente a livello parlamentare, una rete B bla i o a~ i 1 ~ er· i~ g,o istici (o contropoteri). -e . ·Sarà grazie alla conquista progressiva di poteri antagonistici, o grazie all'uso coerente e programmato di essi, che la sinistra socialista potrà gettare fin d'ora le fondamenta della futura sòcietà socialista e preparare . lo scontro finale per la transizione al socialismo. 7} E' chiaro che protagonista di questa lotta dev'essere la classe operaia, nel senso che abbiamo indicato al punto 4) sub e), di cui fanno parte tutti coloro che partecipano, in forma direttamente o indirettamente subordinata; al processo produttivo, e il cui lavoro è sfruttato· dall'impresa capitalistica~ In senso lato si possono . ritenere compresi in questa definizione anche coloro che sono destinati ad assumere in futuro questo ruolo subordinato, e quindi larga parte degli studenti che non hanno altra prospettiva che quella di essere integrati,. come ingranaggi, . nel · meccanismo della società capitalistica. Questa classe operaia può e deve sviluppare una politica di alleanze · anche con altre forze, purchè si tratti di forze omogenee agli obiettivi ch'essa si propone, e cioè all'obiettivo socialista, che è il suo obiettivo fondamentale, o ad obiettivi parziali. Tuttavia questi obiettivi parziali non dovranno mai essere in contraddizione con l'obiettivo strategico fondamentale: non si potranno quindi fare alleanze per obiettivi arretrati che, pur ·potendo arrecare qualche apparente vantaggio immediato, allontanano però il successo finale. 8) La prospettiva ideale per una simile lotta è quella di un grande .partito unico della sinistra che abbracci tutte le forze disposte ad impegnare una lotta per il socialismo. Tuttavia questa unità non può essere ricercata sulla base di accordi organizzativi di vertice, ma dev'essere una conquista progressiva. dei lavoratori realizzata attraverso· comuni esperienze, cioè attraverso lotte comuni condotte per comuni obiettivi. Un simile partito dovrebbe rispondere ad alcuni requisiti che lo differenziano dai partiti tradizionali: a) non limitare ·la propria attività, o perlomeno la principale attività, al momento politico, ma condurre una lotta articolata in tutti . i tessuti della vita socio-culturale della collettività, portando avanti un programma coerente di trasfor- · mazione sociale; b) liberars"'i da ogni burocratismo, da ogni pretesa all'unanimismo, da ogni dogmatismo che faccia discendere la verità dall'alto, ma farsi espressio11e e guida della maturazione cosciente delle masse, cioè di una coscienza socialista e rivoluzionaria che sale dal basso;

c) essere internazionalista e quindi considerarsi partecipe del movimento operaio internazionale, senza tuttavia· accettare la subordinazione ad altri partiti e rivendicando il pieno diritto di critica nei confronti di qualunque altro partito o movimento rivoluzionario; in pari tempo essereattivamente solidale con tutti i movimenti socialisti e antimperialisti del mondo, riconoscendo la profonda diversità del le situazioni in cui ciascuno opera e quindi la varietà delle strategie che devono essereapplicate a seconda dei casi. 9) La lotta contro l'imperialismo è una lotta unitaria che abbraccia non solo tutti i settori della vita sociale politica, economica, culturale, ecc., ma anche tutti i paesi. Le forze rivoluzionarie che operano in Europa devono perciò trovare delle forme di collaborazione differenzjata èon le forze rivoluzionarie che operano in altre aree, sapendo che queste ultime porteranno nella lotta comune assai minori possibilità di trasformazione socialista dei loro paesi,-.maun'assai più forte carica di rottura contro l'ordine esistente, sicchè una rivoluzione socialista ha tanto maggiori possibilità di successo quanto più riesce ad unificare gli sforzi di · movimenti operanti in settori .diversi, e cioè quello industrialmente avanzato e quello sottosviluppato. La ricerca delle forme possibili di collaborazione e di intesa dev'essere pertanto compito primario della sinistra europea, tanto più di ·fronte al fatto che l'imperialismo, pur con le sue contraddizioni e rivalità, persegueuna strategia a livello ·planetario. Lelio Basso \ LO«SPAZIDOE-LLAECLI 11 convegno di studio organizzato dalle Acli a Viareggio sul tema: "Movimento operaio e autonomie locali" ha fornito un solido punto di riferimento per misurare il cammino percorso dall'organizzazione dopo la svolta del congressodi Torino. La fine del collateralismo con la dc, decisa da un movimento che conta circa seimila amministratori di enti locali eletti in liste democristiane, era stata la scelta più vistosa dell'undicesimo congressodelle Acli. 11 convegno di -Viareggio, come del resto le deliberazion•i del Comitato esecutivo nazionale e dei Comitati , regionali, ha riconfermato sia questa scelta~ sia e soprattutto la. linea di fondo che lega tutte le innovazion · del congresso di Torino e che potremmo chiamare la "via dal basso" a una società nuova. La richiesta crescente dei cittadini, di partecipare attivamente e in m·odo autonom0--"'allasoluzione dei problemi più sentiti dalla società, e il lungo passo . compiuto nella stessa direzione dal movimento sinBib1féll n 6 i le altre organizzazioni e i partiti. Ma, mentre i partiti generalmente hanno ·reagito alla nuova domanda politica disponendosi ad accogliere dall'alto la richiesta di partecipazione, le Acli hanno risposto in maniera diversa, più consona ·al carattere dell'organizzazione e più radicale: alla spinta dal ba·sso,hànno cioè reagito dislocandosi esse·stessein basso. - Questa dislocazione, e di conseguenza il trasferimento 'dell'impegno dal terreno rappresentativo a quello sociale, è in qualc~e misura una "ricollocazione delle Acli nello spazio loro proprio" come ha ricordato a Viareggio il pr~sidente Gabaglio; e sotto questo aspetto ha fra l'altro il vantaggio di essere difficilmente attaccabile sul piàno' dottrinale; cosa che consente alle Acli di guardare con sufficiente tranquillità al pericolo di un interver,to dél la gerarchia, sollecitato ripetutamente all'esterno delle varie destre, e. all'interno dagli "orfani della dc" che conducono anche, in nome della dottrina la loro battaglia di retroguardia . Non _sitratta, tuttavia, di un puro ·e sempHce ritorno r "'1

alle ong1n1: la dislocazione sul terreno sociale, la scelta·della via dal basso,sono infatti accompagnate e orientate dal frutto delle esperienze e· dell'elaborazione teorica di questi ultimi anni, e cioè dal rifiuto dell'interclassismo, e da una decisa scelta di classe, che colloca chiaramente la Acli all'interno del movimento oper~io. Da questa ·scelta di fondo, che costituisce l'autentica novità del congresso di Torino, la fine del collateralismo con la dc o con altri, la libertà di voto e di candidatura, il netto rifiuto di presentare liste proprie . -alle elezioni (equivalente al netto rifiuto di accettare la prospettiva delle Acli come nucleo di un secondo partito cattolico), discendono come conseguenze logiche e inevi~abili. Per chiara che fosse la nuova strategia, le Acli erano · uscite dal· congresso di Torino -con una minoranza numericamente debole, ma molto decisa a limitare la portata della svolta, e aJlimite ad annullarla. 11 cavallo di battaglia di questa destra era la presunta necessità di orientare in modo unitario il movimento; e perciò di accettare, sì, la libertà di voto, ma non quella di candidatura; con l'argomento che libertà di candidatura avrebbe significato la rinuncia delle Acli a dare un proprio orientamento agli iscritti. In pratica: voto libero (come, in fondo, era sempre stato) e candidati· con l'etichetta dc. 11 pericolo non era tanto quello di assistere a un successo della minoranza, quanto quello di veder rallentata o rinviata ai tempi lunghi !'-attuazione della nuova linea. Dopo il convegno di Viareggio, questo pericolo sembra superato. la libertà di candidatura è stata riaffermata; e la coerenza di questa conferma con la scelta di fondo, insieme con la spinta dei delegati di base, ha reso la posizione della destra così difficilmente sostenibile che il suo esponente più rappresentativo al convegno di Viareggio, Auteri, ha rinunciato ad affrontare l'argomento delle candidature, limftandosi a cercare di- interpretare a destra le relazioni e gli interventi. All'esigenza di un orientamento generale· aveva del resto già risposto il Consiglio nazionale delle-Acli nel document'o approvato nel dicembre scorso, indicando a tutto il movimento "alcuni criteri necessari per un impegno non spontaneistico e frammentario; in grado di affrontare i problemi dell'azione- politica e delle scelte conseguenti a livello locale". Criteri riassunti in questi tre punti: primo, "Elaborare organiche linee di 1 politica amministrativa locale, in relazione alla condizione dei lavoratori e alle indicazioni che scaturiscono d~lle lotte, ponendo il massimo impegno nel caratterizzare tali proposte politiche su aspetti qualificanti (quali la politica della casa e dell'uso del territorio, BÒ e· ,..,."",,jl""~lit· ·i se ~- o iali, della scuola e del 8 tempo libero) che siano sostenuti da esperienze di partecipazione attiva e di controllo. democratico dei cittadini." Secondo, "Esprimere giudizi politici sulla realtà locale, sulle forze politiche che in essaoperano e sul ruolo da esse svolto.". Terzo, "Contribuiré, attraverso l'animazione di base e con l'assunzione di autonome iniziative, all'incontro ·tra forze sociali e partitiche realmente impegnate nel cambiamento, per lo sviluppo di nuove e originali risposte politiche locali, coerenti alla domanda di partecipazione e alla -soluzione dei problemi.reali della comunità". La linea precisata a Viareggio per quanto riguarda le autonomie locali si inserisce nella linea _generale, espressadal Comitato esecutivo\ delle Acli nel documento sulla situazione· economica, sociale e politica, approvàto il 17 gennaio, e interpretata dai vari Comitati regionali. Anche qui, l'impostazione è- strettamente collegata alla scelia della "via dal -basso". Parte infatti dall'analisi dell'autunno sindacale (la durezza dello scontro sulla parte normativa, l'unità della base e il-costante controllo dal basso, lo stimolo dei grupp•i spontanei), -mettendo in rilievo l'allineamento "sullo stesso livello -sia della posizione post-congressuale delle Acli, sia della posizione post-contrattuale delle forze sindacali·" per giungere all'affermazione della necessità del movimento operaio di "elaborare una sua strategia ·_alternativa", rivalutando i movimenti_ organizzativi autonomi, riproponendosi "come soggetto attivo di politica economica", assumendosi la piena responsabilità di "soggetto autonomo di elaborazione e gestione politica". Anche qui, discendono necessariamente dalla linea generale tutti le valutazioni politiche: da quella relativa al nuovo governo a quattro in gestazione, che non può forn_ire una risposta valida a.Ila nuova domanda politica soprattutto perchè "le forze politiche che lo propongono sono divise anche sul giudizio di fondo da attribuire agli avvenimenti sociali degli ultimi mesi", alla denuncia della repressione, alla richiesta di una politica economica che tuteli e non vanifichi le conquiste dell'autunno, all'esigenza, espressa dal Comitato regionale lombardo, di una "ristrutturazione della sinistra italiana, nella prospettiva di un'ampia unità, anche politica, dei lavoratori". Sia a Uvello nazionale, sia con la significativa scelta a livello locale, confermata alla vigilia delle elezioni amministrative con il convegno di Viareggio, le Acli si mostrano dunque pronte a -lottare in una strategia di. cambiamento. Spetta ai partiti della sinistra disporsi con scelte precise ad utilizzare pienamente questa importànte occasione di incontro. Sandro Sabbatini

SINTEDSEI LLRAELAZIONE ALCOMITAPTRO MOTORE DEL 15·1· 70 11quadro delle iniziative e della situazione organizzativa su scala nazionale cui è stato dato ampio spazio nella. relazione, non indica un orientamento che esalta la risposta organizzativa da parte dell' ACPOL rispetto alle esigenze politiche , che sono alla sua origine. Tuttavia non si deve neanche commettere l'errore di autoaffidarci un esasperante, lavoro di analisi che è viziato dalla prospettiva di formare quadri politici metodicamente frustrati rispetto ad istanze operative che, se deluse, non sono indefinitamente riproponibili. Quindi ·Ogni mo.mento di approfondimento nell'analisi del quadro generale deve esserefunzionale a scelte operative che rispettino i seguenti criteri: congruità del momento tattico, o comunque di breve periodo, alle prospettive di medio e lungo termine; necessità in quest'ottica di non attestarci su posizioni· meramente attendistiche che da un lato rischiano di pagare il pedaggio a fenomeni di riflusso, dall'altro non sono congeniali a una proposta. come quella dell' ACPOL intrinsecamente legata ad una strategia di attacco. Noi- infatti non godiamo di quelle rendite di posizione che consentono di avere un ruolo in una situazione statica. In coerenza con queste premesse ritengo fondamentale, dopo aver esaurito con il convegno di Parigi a fine febbraio una serie di iniziative volte a definire il quadro politico generale nelle sue articolazioni sociali, sindacali, partitiche, fare il massimo sforzo predisponendo già per marzo le opportune iniziative di strumenti operativi idonei a tradurre in positivo le nostre scelte politiche, sottraendoci al pericolo 1:ti atteggiamenti predicatori o comunque di commentatori politici. Sembra opportuno a questo proposito prevedere un allargamento dèl CPN, GJ,e,nel quadro di una più attiva partecipazione al dibattito ed alle decisioni dei responsabili locali della promozione dell'ACPOL, segni anche un più rispodente .al largamento del ventaglio politico 'rappresentato nel CPN. Un altro impegno che dobbiamo assumerci è rivolto a favorire al livello regio- · nale un migliore processo.di coordinamentò organizB b ativo, non olo nel senso dì tendere alla copertura i 10eca no 1anco più ampia sul piano. territoriale, ma nel senso di promuovere contestualmente processi di reale, accentuata omogeneizzazione politica, che hanno eviden- · temente bisogno di verifiche operative e di sperimèntazion i per non restare sul pianerottolo dei dialoghi e per entrare nella logica del la lotta poi itica. Sotto questo profilo dobbiamo sfuggire all'impasse di un falso problema di collocazione: a sinistra o a destra del PCI. lo credo che questo problema P.ernoi non debba esistere. Esso è nato dalla sostanziale indisponibilità del PCI ad accettare l'ipotesi di una ristrutturazione della sinsitra che non privilegi• alcun interlocutore, ristrutturazione che può awenire solo nel superamento di logiche egemoniche, difensive, statiche; nella ripresa del movimento al di sopra dell'organizzazione. Ma questa indisponibilità del PCI non può cambiare le nostre scelte: io non credo, infatti, che i processi di aggregazione, ristrutturazione, ricomposizione, analogamente a ciò che è accaduto e accade sul piano sindacale, debbano sul piano politico essere necessariamente globali cioè investire tutte le componenti a tutti i livelli. Una simile logica creerebbe solo mediazioni al minor grado di tensione politica possibile, e quindi renderebbe inconseguibile qualsiasi risultato strategico. Ciò non vuol dire che si debba fare opera di frazionismo; ma che non si debba ostacolare il movimento quando questo riesce ad esprimersi, se non altro per impedire che esso si svolga ugualmente, ma privato di finalizzazione e strategia cioè ricadendo nello spontaneismo. Quindi nè a sinistra, nè a destra del PCI, ma calati nel movimento: e non è un caso che a promuovere I" ACPOL in sede locale siano così numerosi i compagni dello PSIUP che hanno fatto questa stessa scelta. E' soprattutto a loro che faccio riferimento quando propongo di allargare il CPN dell' ACPOL, che solo così anche formalmente si evidenzierà nella· sua attuale linea politica, maturata, rispetto a quella iniziale che aveva ancora i limiti di una scelta ~utta negativa: il giudizio di condanna sul centrq-sinistra. Antonio Fontana · 9

B MRINLOEL: OTOTEPERAIE INCRINANO L' EGEMONIA DELFLIA T E' innegabile èhe, in· questi ultimi . mesi, l'analisi formulata nel documento costitutivo dell' ACPOL sia stata .in gran parte verificata, e che una d~lle sedi principali di questa verifica sia stata proprio l'area torinese in cui ci muoviamo. A Torino, una grande forza economica come la Fiat ha sfruttato e tuttora sfrutta la debolezza, non casuale, del potere politico per impadronirsi della città, ed eser'citarvi un ruolo egemone, se non di assoluto dominio. La grande impresa gestisce, direttamente o per delega, la totalità del potere economico nell'area torinese; ogni decisione politica, o anche semplicemente amministrativa, è subordinata al suo consenso; un'opera attenta e capillare di manipolazione dell'opinione pubblica e di controllo delle iniziative culturali accompagna e sostiene la gestione del potere sostanziale. UN COLOSSO INTERNAZIONALE Unico antagonista reale al potere della Fiat sono state, in questi ultimi mesi, le lotte operaie. Esse hanno assunto indubbiamente, per il contesto in cui si _inserivano, un significato nazionale; ma hanno avuto . ed hanno anche una rilevanza cittadina, che ci interessa in modo particolare. Da tempo, ormai, la. Fiat non è più un'impresa di dimensioni cittadine, e nemmeno nazionali: sempre più la sua espansione va assumendo caratteri internazionali e finanziari, piuttosto che nazionali ed industriali. Ma la Fiat ha ancora (e sempre più) bisogno della più assoluta sicurezza in quella éhe è la sede principale della sua attività industriale, ancora predominante, nel settore automobilistico e nei settori dipendentL Per espandersi, deve avere le spalle coperte. Per anni, essa ha potuto contare sulla debolezza dei sindacati nazionali, e sul collaborazionismo dei sindacati "gialli". Nel 1969, non per la prima volta, ma certo in misura particolarmente notevole, gli operai della Fiat sono scesi in lotta contro l'organizzazione del lavoro in

fabbrica e contro la loro stessacondizione di subordinazione nella società. Non è· il caso qui di spendere parole sull'importanza di queste lotte, dei loro risultati, delle nuove forme di organizzazione che ne sono nate, del ruolo nuovo e di contenuti nuovi che i sindacati hanno assunto, in parte costretti, in parte per scelta autonoma, e seguendo una tendenza già in atto. Piuttosto dobbiamo ricordare che l'esperienza ci insegna che-nessuna lotta riesce a conseguire risultati stabili nella quantità e nella qualità se non muta l'assetto del potere, di per sé funzionale al vecchio status quo. Deve esserequesta una premessaindispensabile alla definizione del nostro compito. UN'ALTERNATIVA t' Una grande impresa egemone che instaura con la forza - lavoro rapporti non certo così avanzati e scaltriti come da alcune parti~ si ·ritiene; un potere politico debole ed inefficiente; un governo, già moderato, che sembra ora capace di involuzioni reazionarie, particolarmente nefaste perchè rischiano di coinvolgere anche il Partito Socialista Italiano, in cui sono ancora presenti, e non in piccolo numero, forze restie alla funzione di "cani da guardia del sistema" che gli si vorr~bbe far assumere; un Partito Comunista che, radiando gli esponenti del "Manifesto", non ha certo dato prova di voler fare molti passi avanti sulla via dell'innovazione, su cui molti lo collocavano e tutti lo· auspicavano; un contesto internazionale bipolare, repressivo nei confronti dei paesi che appartengono ai blocchi e prédatorio ·nei riguardi del Terzo Mondo (è recente la disfatta definitiva del Biafra, tipico delitto ,Jmputabile al cosiddetto "sistema d'equilibri internazionale"): questi sono gli elementi principali del panorama politico, articolato a livello cittadino, nazionale ed internazionale. Non è un panorama confortante. Né è facile il compito di chi si proponga di mutare l'assetto di potere vigente, ponendo i presupposti del la formazione di una forza politica di tipo nuovo, alternativa allo schieramento egemone. D'altra parte .le tensioni sempre più forti, e lo sforzo repressivo sempre più evidente a cui è costretto il potere, creano un disagio ed '"una sensibilità di tipo nuovo in. tutta una serie di strati sociali finora coinvolti nella politica solo marginalmente, o a livello di singoli individui: tecnici e lavoratori dipendenti di ogni settore, studenti e intellettuali provenienti dalle esperienze più diverse, hanno ac~isito una forte coscienza soggettiva dell'esigenza di partecipare in prima person~ alla lotta · politica, anche se non si trovano a loro agio nei canali tradizionali di "partecipazione"; d'altra parte, uomini provenienti da esperienze di quartiere o dalle varie forme di lotte di basesentono l'esigenzadi tradurre in decisione politica una pressione sociale i cui esiti sono B b sfeJi 15~ te 58d~ ~ce f · ed anche alcuni professionisti della politica, e non pochi sindacalisti, a_vanzano la richiesta di un'azione politica meno burocratica ed invischiata nel le pastoie della gestione del . potere o dell'opposizione, e più immediatamente connessaalle istanze di base. PROPOSTE CONCRETE A tutte queste forze proponiamo, con la costituzione dell' ACPOL, non l'adesione ad un nuovo partito, e nemmeno ad un partito di tipo nuovo; neppure un programma ambizioso di ristrutturazione globale della società in senso anticapitalista (anche se questo, deve esser chiaro~ è in ultima analisi il nostro obbiettivo); ma il coordinamento degli sforzi e dell'impegno politico, per evitare la dispersione di forze già deboli, su una serie di temi che cercheremo di precisare insieme. Per intanto ne indichiamo alcuni: 1. In primo luogo_,I'ACPOL deve essereuna sede di incontro e di scambio tra persone e gruppi che di fatto condividono certe diagnosi sulla -situazione politica e certe direttive d'azione, ma operano in contesti differenti, ·e sono spesso divise da vecchie ostilità e diffidenze: una camera di compensazione tra sedi differenti di azione politica. Gli strumenti per raggiungere questo scopo sono assemblee, convegni, discussioni, ma anche e soprattutto la partecipazione ad iniziative politiche comuni; 2. Tra queste, individuiamo innanzitutto l'azione politica nella cintura torinese, dove certe contraddizioni tipiche si evidenziano in modo particolare: il potere economico è particolarmente forte, e la sua violenza si fa manifesta; il potere politico è particolarmente debole, e si rivelano la sua inettitudine e/o il suo asservimento; le classi subordinate sono particolarmente messe in disparte, e il loro sfruttamento è del tutto palese). Tale azione dovrebbe portare a coordinare le iniziative già esistenti, e a stimolarne di nuove; a definire determinati contenuti programmatici generali, anche in vista del le prossime elezioni amministrative, e a formare un cartello di forze che si impegnino a sostenerli. Tale impegno dovrà essere effettivamente verificato nei fatti; · 3. Un'altra iniziativa che si propone è la messa in opera di tutta una serie di mezzi di informazione dell'opinione pubblica alternativi a quelli a disposizione del potere (primo fra tutti, il quotidiano della Fiat "La Stampa"). "La Stampa" è oggi forse l'unico quotidiano padronale che non si limiti ad esprimere una reazione di.-classeai fatti pol.itici, commentandoli quando sono gia awenuti, m~ svÒlgainvece un'azione costante di intervento nella vita politica cittadina e nazionale, dosando opportunamente informazioni e giudizi in modo da non avallare e rafforzare semplicemente le valutazioni che una certa opinione 11

pubblica moderata ha·già dato per conto proprio, ma invece da formarla secondo linee di tendenza intelligentemente individuate. "La Stampa" non si limita a commentare la politica, ma fa politica. Perciò la sua azione è particolarmente insidiosa e pericolosa, e lo si è visto ·chiaramente in occasione delle lotte operaie della primavera e dell'autunno. ·A quest'azione bisogna rispondere con ogni mezzo a nostra disposizione: riviste, ciclostilati, comizi, interventi in tutte le sedi possibili, secondo il criterio della massimadiffusione. CAGLIARI CONTRO LA REPRESSIONE 11collettivo di lavoro dell' ACPO L ha preso l'ini'ziativa di indire un incontro tra quanti hanno a -cuore i problemi della libertà per un esame comune del la situazione di involuzione reazionaria e repressiva che si va sviluppando nel Paese. E' un invito alla lotta consapevole e articolata contro le forze, che occorre individuare e chiaramente denunciare, le quali deter- . minano e muovono i fenomeni involutivi. Sono infatti troppo numerosi e diffusi nel paese gli episodi di rigurgito reazionario, perchè non si abbia il convincimento del loro confluire in una linea di consapevole tentativo per una svolta autoritaria. Da tempo assistiamo alla attività di indiscriminata repressione e alle gravi lesioni delle libertà personali. nei confronti dei pastori e degli abitanti delle zone interne a cui si oppone, a livello politico e cittadino, una sordità assoluta. A questi fenomeni a cui per lunga abitudine non si prestava più attenzione si aggiungono oggi le perquisizioni nelle sedi di organizzazioni culturali e nelle abitazioni dei loro dirigenti e degli esponenti dei movimenti studentesco ed operaio, nel sequestro di documenti del tipo "Orgosolo novembre 1968" e "Sardegna rivolta contro la coloB" 2 10 eca Gino Bianco nizzazione", e addirittura di copioni teatrali dell'B00. Colmano la misura le assurde motivazioni delle denuncie per propaganda sovversiva, vilipendio o per reati di opinione in genere a quella per cosiddetti reati contro il mantenimento dell'attuale equilibrio classista, esse sono in realtà dei ·vecchi rottami di arnesi repressivi del codice penale fascista, ancora in vigore, usati specie nei confronti dei partecipanti al le lotte sindacali e nelle minacce alla libertà di associazione nei circoli poHtico - culturali perpetrate con le immotivate richieste dei nomi degli aderenti con uchiaro e 111anifestotentativo di intimidazione. Alla analisi dei fatti nulla toglie o aggiunge che ci si trovi davanti ad una riviviscenza reazioflaria poliziesca o a codinismo di una parte della "magistratura perchè questi fenomeni non potrebbero sussistere senza la consapevole corresponsabilità di ·certe forze politiche ed economiche e senza l'indifferenza dei partiti --.. .. ·, ' . ~~ .... · ._ r "i- • .~ . ' . -.. o J - -, politici, forse preoccupati del loro scavalcamento da parte dei sindacati e dalla concorrenzialità dei gruppi che non hanno rappresentanza parlamentare e che risultano essere i più colpiti dall'ondata· reazioharia. La situazione delineata costituisce il limite estremo di sopportazione oltre il quale, non prestabilendo una linea di resistenza attiva, si assume la corresponsabilità dell'ulteriore precipitare reazionario che ne deriverebbe. La linea di resistenza da opporre si attesta sul fronte della classe operaia che nell'autunno caldo ha raggiunto posizioni avanzate de.;. nuncianti chiaramente la sua forza e che hanno reso avvertito il padronato più attento di non poter vincere nel confronto diretto. Da qu ì la ricerca di un terreno surrettizio di scontro e la disponibilità alla manovra degli scissionisti del PSU, chiaramente utilizzati come strumento parlamentare reazionario, al posto delle ormai screditate destre, ed al caparbio tentatìvo di continuare nell'immobilismo del quadripartito.

PERI NUOVPIOTERI NELLFA BBRICA, ·NELLSACUOLA, NEQLUARTIERE - Bi lioteca Gino Bianco Nei giorni 23-25 gennaio si è svolto a Parma a cura del Centro Documentazione Ricerche Politiche un Convegno sul tema "Per nuovi poteri nella Fabbrica, nella Scuola, nel Quartiere". Al convegno hanno preso parte diversi compagni del movimento studentesco, alcuni della F.G.C. e altri impegnati nel lavoro politico di quartiere o di fabbrica in varie città d'Italia. BREVE ANALISI SUL CAPITALISMO I.TALIANO 11convegno si è aperto con la relazione introduttiva presentata dal CDRP. Tale relazione preser:1tauna sintetica analisi del la situazione attuale del movimento operaio di fronte alla lotta ariticapitalista. In essaviene messain evidenza la caratteristica peculiare di. quello che è oggi lo sviluppo capitalistico all'interno del nostro Paese e più in generale in tutto il. contesto degli Stati capitalistici e cioè il processo di ristrutturazione in atto che tende a dare sempre più peso al grande monopolio qualificandolo a livello internazionale attrç1verso la costltuzione di grosse concentrazioni, che agiscono a livello di tutto il mercato comunitario e anche extracomunitario. Questa internazionalizzazione dell'economia provoca di conseguenza una ristrutturazione dei rappporti all'interno del tessuto sociale e all'interno della fabbrica. "All'interno della società il capitale sostiene una esigenza di razionalizzazione che va dalla riforma della scuola, alla riforma dell'assistenza sanitaria, alla . riforma della stessa organizzazione dello Stato (le Regioni sono oggi sollecitate dal capitale: per dividere e parcellizzare problemi che hanno dimensioni ben più estese dei confini regionali; per sostenere sulle spalle della struttura politica, economica e burocratica delle R.egioni il peso della riorganizzazione industriale del paese)". "All'interno della fabbrica, attraverso una riorganizzazione dei ruoli e delle mansioni totalmente impostata secondo i criteri di una rigida divisione del lavoro, viene a determina·rsi una completa esclusione delle forze produttive, tecnici e impiegati compresi, 13

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