Una città - anno V - n. 42 - giugno 1995

• giugno LA GRANDE FORBICE è quella che, secondo Andrea Vannucci, dell'Eurisko, si va allargando fra chi sta Facendo tanti soldi e i disoccupati sempre più cronici, fra un nord che produce novità e un sud riprecipitato nel baratro ed è anche quella fra una politica di nuovo ferma e una società che sta vivendo cambiamenti drammatici. In seconda e terza. E' GUERRA ALLEDONNE. Giuliana Sgrena ci parla delle violenze inaudite che subiscono le donne algerine e dell'impossibilità per loro di essere equidistanti Fragoverno e islamisti. L'EROICA NORMALITA' è quella delle donne che ad Algeri, rischiando la vita, continuano a insegnare, a portare i figli a scuola, a fare le dottoresse. Una signora algerina costretta all'esilio ci spiega perché non è guerra civile e perché l'intervento dell'esercito non fu colpo di stato. In quarta e quinta. In STATO SOCIALE E RANCORE Aldo Bonomi, Filippo Bucare/li e Cesare Moreno discutono di una burocrazia che comincia a muoversi, della sfiducia cronica dei cittadini e dei danni che procura la rivalsa giudiziaria. In sesta e settima. L'APPARTAMENTO è il racconto di Lejla Music sul giorno in cui Grbavitza fu separata dal resto della città. LA BATTAGLIA DECISIVA è quella che tutti aspettano per liberare Sarajevo: ne parla Ozren Kebo. LEIMMAGINI TI SCELGONO COME I CECCHINI sono brani di un diario, sempre di Kebo, tenuto su Dani, mensile culturale di Sarajevo. In ottava e nona. IL SOGNO DEL SINDACATO fu quello di superare, attraverso l'azione diretta e lo sciopero generale, le divisioni ideologiche dei partiti. Il sindacalismo rivoluzionario che si infranse contro la grande guerra. A parlarcene è Maurizio Antonio/i. In decima e undicesima. UN'IMPRESA POLITICA è quella di Berlusconi che, fin dai suoi inizi, dal sogno utopistico di una città modello alla grande polisportiva, seguì una vocazione politica. Il problema mondiale di una tv che tiene insieme proletariato e grandi capitalisti. Intervista a Paolo Martini. In dodicesima e tredicesima. Insieme al diario europeo di Alex Langer. IL MALE DELL'INNOCENZA, della spoliticizzazione e burocratizzazione delle masse è per la Arendt quello che apre la porta ai totalitarismi. Intervista a Augusto Illuminati. In quattordicesima e quindicesima. Con "stazioni" di Antonella Anedda. HANNO UCCISO IL LIBRAIO, in ultima, è il racconto di Magda Taroni degli anni in cui, giovane, si innamorò di Algeri e tutto splendeva. E in copertina: Sarajevo. Bianco

un ,nese di un anno Buone notizie? Forse gli assassini si sono stancati, forse hanno il morale basso. L'amico Ozren ci racconta che quelli catturati avevano fame, una divisa malconcia ed erano senza stivali. Speriamo bene. Forse l'ora della battaglia per liberare Sarajevo si avvicina. Mentre scriviamo si racconta di colonne di soldati dell'armata bosniaca che si avvicinano alla città. Il loro morale lo dicono alto, finalmente possono combattere per difendere i loro cari, le loro case, per vendicare i morti, per costruire un paese. Finora non l'avevano potuto fare perché disarmati. Speriamo che le armi siano arrivate e non solo grazie a chi le fornisce anche ai fascisti islamisti algerini. A prezzo della vita quei giovani bosniaci, insieme alle donne algerine, stanno difendendo, con il loro, un futuro per l'Europa. Gli uni e le altre sono soli a farlo in questo momento. Un vero peccato che alla battaglia per Sarajevo, se ci sarà, non partecipino anche reparti di idealisti europei. Ma da noi ancora si parla di equidistanza, si predica di stare sopra le parti. Non si misurerà mai abbastanza il male che ha fatto l'abuso dell'espressione "guerra civile". In Bosnia come in Algeria più il crimine è diventato efferato, più la prepotenza è rimasta impunita e più si è affermata l'idea che ci trovassim() di fronte a crudelissime guerre civili. Sgozzare liceali in jeans è guerra civile? La rivolta del ghetto di Varsavia, Auschwitz perfino, per certa gente sarebbe stata guerra civile, europea s 'intende! Mai concetto fu più comodo per starsene alla larga dal luogo dove l'inerme agonizza per mano del prepotente. D'altra parte suona troppo bene "calamità naturale", tant'è che si mandano pacchi ai poveretti. Lejla Music ci racconta come nel suo condominio non ci fu alcun segnale di guerra civile, i banditi venivano da fuori, entrarono da fuori. Eavevano idee chiare, progetti politici precisi e puntavano dritti ai fatti compiuti. E avevano dalla loro il fattore sorpresa. Chi avrebbe potuto immaginare tanto? Ma può essere guerra civile la caccia di una j di un nome? Se è Le/a passi, se Lejla sei deportata? Non ci ricorda nulla l'accanimento sul cognome in Europa? Non capiremo mai quale calcolo politico ha fatto ritenere a chi di dovere che, all'intervento dei propri soldati, fosse preferibile l'accettazione che in Europa, sullo sterminio e sull'esodo di intere popolazioni, nascessero stati etnici e razzisti. Di certo, così facendo, abbiamo detto al mondo, e soprattutto agli altri mussulmani, che i diritti umani sono un fatto etnico, valgono solo per noi, sono una specie di lusso, di nostra comodità. Ma già, Hannah Arendt aveva messo in guardia dal blaterare troppo di universali e occuparsi poco di passaporti! A parte quelli accecati dall'antiamericanismo, chi non s'è commosso per il salvataggio dell'americano? Quella caparbietà nel cercarlo, quell'accettazione di un rischio altissimo per tanti pur di salvare un solo uomo in pericolo, poi la modestia del giovane, l'onore reso ai compagni anonimi che hanno rischiato per lui ... Però che schiaffo alla miseria bosniaca! I ragazzi di Tuzia, che i g~nitori croati, serbi emussulmani hanno voluto insieme al cimitero, sono stati dimenticati nel volgere di quattro immagini veloci di Tv. Allora una cosa forse poteva risparmiarsela il giovane aviatore: di dire quel "grazie a Dio". SeDio avesse anche solo mosso un dito, se solo avesse avuto tempo per accorgersi dei pericoli che correva l'americano, allora sì, avrebbe dato prova di essere quel mostro fatto a immagine e somiglianza dell'uomo che tanti sospettano. Ma di che ci si lamenta? Dall'Algeria alla ex-Jugoslavia il nome di Dio è nominato ben altrimenti che invano. Buone notizie. Nella casa di Ade/a, occupata da una famiglia serba, le sue cose sono ordinatamente riposte in una stanza. Fosse vero che le donne in questi tre anni si fossero prese cura delle cose degli abitanti di prima salvatesi dai saccheggi della soldataglia. Che non avessero mai accettato di buttarle via edi ambientarsi in casa d'altri. Sarebbe una premessa per un futuro da ricostruire. Sarebbe la prova che non c'è stata alcuna guerra civile. La grande stabilità dell'elettorato italiano malgrado tutto il nuovismo degli ultimi anni. Non ci si sposterà dal S 1-49%. Il fallimento di tutti gli obbiettivi della riforma elettorale. I cambiamenti epocali nel tessuto socioeconomico del paese. La fortissima divaricazione fra redditi, fra nord e sud, fra Italia e Europa. Intervista a Andrea Vannucci. Andrea Va11nucci è ricercatore all'Eurisko. Insieme a Gabriele Calvi ha scritto L'elettore sconosciuto - Analisi socioculturale e segmentazione degli orientamenti politici nel 1994, uscito per le edizioni de Il Mulino. Dalla vostra ricerca sembra uscire un quadro di grande stabilità nei comportamenti elettorali degli italiani? E' così? li problema consiste nel capire se le determinanti del consenso e dell'opinione, che sono di per sé dei fenomeni solitamente molto stabili e dure voi i, siano effettivamente cambiate e in che misura, oppure se ciò che appare così drasticamente innovativo sia in realtà una manifestazione esteriore ed episodica del1' opinione. Ovverosia: abbiamo cambiato tutti i partiti, tutto sembra nuovo, ma le persone, le loro esigenze, le loro opinioni, il loro retroterra culturale bene o male non è che siano stati presi e rivoltati come un calzino; i milioni di italiani che votano oggi al 90% sono gli stessi elettori che votavano due, tre, cinque anni fa. Sono cambiate solo le forme esteriori dell'affiliazione politica, oppure è cambiato qualcosa anche alla radice? Per esempio, il famoso elettorato centrista da cui tutti vorrebbero prendere qualche percentuale, è pur sempre iIgrande elettorato cattolico, anche se si fa a gara nel dargli altre denominazioni per appagare il senso di "nuovismo". Esso è banalmente rappresentato dalla forza dei pensionati, delle persone di una certa età, delle persone che frequentano la chiesa. Che poi la forza ideologica e l'evidenza culturale di questo gruppo non siano più così forti, al punto che non si riconosce manifestamente una sua identità, non vuol dire che le persone non si ritrovino vicine quando si va a fare un'analisi socio-culturale intorno ai loro valori, alle loro idee sulle persone, sulla famiglia, sul senso della partecipazione e del- (' individuo, sull'etica. Credo che qualcosa alla radice sia cambiato, ma molto meno di quanto la propaganda e la comunicazione vogliano far credere. Lo scenario che emerge è più riconoscibile come risultato del vecchio scenario di consenso politico ed affiliazione partitica che non di uno nuovo. Gli elettori, come fossero orfani di una affiliazione, sembravano alla ricerca di una nuova collocazione, che rispecchiasse, però, quel la vecchia. La gente sente di aver cambiato, vuole sentire di cambiare e quindi le si offre una merce, che costituisce l'interpretazione del cambiamento, ma in una profusione di gran lunga sovrabbondante rispetto al cambiamento reale. Non ci vuole un poi itologo per vedere che, consumato questo grande circo del cambiamento, in realtà nelle ultime elezioni amministrative tutti i partiti e tutti gli schieramenti hanno fatto a gara nel recuperare i personaggi più credibili, tranquilli e continuisti delle formazioni politiche passate. Abbiamo avuto candidati di destra e di sinistra che erano un democristiano e un democristiano; e questo non in un collegio, non in due, né in cinque, ma in tutti, da Milano a Roma. Evidentemente questa esigenza di rientrare un po' nei ranghi rispetto alla grande kermesse del cambiamento è stata ben recepita dalle forze politiche. un elettorato mai stato avventurista Ora nessuno si azzarda a proporre personaggi estemporanei o realmente innovativi. Perché? Perché la gente fa festa, ma poi torna a lavorare. Certamente, il problema di alcuni partiti che hanno cavalcato l'onda del rinnovamento è di giustificare adesso la loro collocazione e il loro consenso, una volta diventati qualcosa di storicizzato: è iIproblema del la Lega e presto sarà il problema di Forza Italia. Trasformare il tifo da stadio in un sostegno a lungo termine è un problema di fidelizzazione definitiva, di servizio e di risposta. C'è spazio ancora per exploit di tipo innovativo? Secpndo me poco, perché comunque l'elettorato italiano non è assolutamente avventurista, non lo è mai stato e dubito che lo sarà mai. Per un certo periodo è stato solo intrigato da questo modo dr comportarsi. Un altro risultato interessante ricavato dalla nostra ricerca è stata l'assoluta multi-dimensionalità delle logiche di posizionamento del consenso: tutto sommato l'asse destra-sinistra, e l'esasperazione maggioritaria bipolare che cercava di dare allo scenario politico, non sembra affatto rendere giustizia della varietà di opinioni e di collocazioni socio-culturali dell'elettorato italiano. Rispetto alla grande novità di Forza Italia, la vostra ricerca cosa ha evidenziato? Un dato interessante che emergeva dalla ricerca concernente Forza Italia era l'importanza della macchina propagandistica e pubblicitaria super-efficiente messa in campo da Berlusconi: l'elettorato di Forza Italia risulta essere, per configurazione e. prima ancora, per composizione, un grandissimo successo di comunicazione di mercato. Basterebbe ricordare che la concentrazione di ascoltatori di Canale 5 e Rete 4 nel l'elettorato di Berlusconi era del 130% superiore rispetto alla media nazionale e, a meno di non credere all'idea abbastanza idilliaca che nell'ascolto televisivo la "proposta culturale" autoselezioni delle opinioni sulla vita, sulla politica e sulla socialità, c'è da concludere che effettivamente la propaganda degli spot ha funzionato. Ma ci sono altri tratti estremamente curiosi: quello di Forza Italia è un elettorato che deve molto, in quota percentuale, al recupero al voto di persone che non esprimevano orientamento politico, che manifestavano totale disinteresse, addirittura rifiuto, verso la dimensione del dibattito, del l'informazione. L'elettorato di Forza Italia è l'unico elettorato in cui si ravvisa un 'incidenza sotto la media nazionale di persone che leggono i giornali. Quando si fanno le indagini politologiche inevitabilmente chi esprime un consenso per questo o per quello è mediamente una persona informata, di alto posizionamento culturale rispetto alla media, tant'è vero che nella ricerca bisogna di solito operare dei correttivi per cercare di capire come si posizionano gli altri. Ebbene, con Forza Italia abbi amo rotto questa decennale tradizione e abbiamo finalmente trovato un elettorato in cui ci sono meno lettori di quotidiani e meno persone che discutono di politica, che si confrontano, scambiano opinioni o seguono l'informazione politica in televisione e in radio, che nella media nazionale. Direi, quindi, che le dimensioni del grande successo propangandistico di Forza Italia sono dovute a tre fattori: una grandissima incidenza della propaganda televisiva, la capacità di recuperare al voto dei target che solitamente rimangono ai margini rispetto alla politica e, infine, un'affiliazione basata sull'entusiasmo. Mettendo in moto meccanismi di carattere imitativo e di entusiasmo nel sostegno al vincente, Berlusconi, con Forza Italia, è riuscito a trascinare con sé una serie di elettori che solitamente sarebbe rimasta più pavida. Non è un caso se Berlusconi ha inaugurato un sistema, che come professionista mi offende e mi inorridisce, di utilizzo dei dati di sondaggio non tanto per pianificare o per progettare -il che sarebbe quanto meno corretto, nessuno vieta a chi vende merendine di studiarsi i propri consumatori, figurarsi se si vieta a una persona che fa una proposta politica di cercare di calibrarsi su una domanda-, quanto per mettere in moto un banalissimo meccanismo di esaltazione dello spirito imitativo: a tutti fa piacere partecipare a un successo. Questa cosa è profondamente antidemocratica, perché trasforma l'entrata nel seggio elettorale, da una manifestazione di opinione, a un esercizio di pronostico. Invece quando io manifesto un voto non dovrei neanche sapere se vinco o se non vinco o comunque saperlo dovrebbe essere ininnuente. Non è un caso se in tutte le costituzioni degli stati civili c'è scritto che il voto è unico e segreto. Mi sembra di capire che anche la persistente pluralità di posizionamenti contraddica I' aspirazione a un maggiore bipolarismo e quindi a una maggiore governabilità, in nome delle quali la riforma elettorale era stata fatta ... In realtà, si poteva cambiare la situazione mutando la logica di affiliazione: dall'etichetta di partito alla leadership personale. Che era, se vogliamo dare credito a ciò che racconta, l'idea primigenia del buon Mari otto Segni e che, per colpa sua o per colpa di altri, è naufragata. In realtà tutti gli obbiettivi della rivoluzione della legge elettorale (garantire governabilità, semplificare il quadro istituzionale e diminuire il numero di partiti, aumentando il contatto fra rappresentante e rappresentato) sono stati clamorosamente mancati. Perché? Se si voleva governabilità, la si otteneva banalmente facendo le elezioni separate per l'esecutivo e per l'assemblea legislativa come avviene in tanti paesi, senza violentare la rappresentanza legislativa. un parlamento tagliato con l'accetta? Si è cercato, invece, di fare un parlamento tagliato con l'accetta, sperando che sapesse poi sostenere la legittimità di un governo più saldamente insediato. Ciò non è avvenuto perché il Parlamento in questo momento non riesce ad esprimere, -grazie a Dio aggiungerei-, delle maggioranze talmente abissali da sostenere nel bene o nel male un governo, qualsiasi cosa succeda. Oltretutto, molti meccanismi costituzionali che dovevano supportare la nuova filosofia della rappresentanza elettorale non erano stati affinati. Della semplificazione del quadro istituzionale e della riduzione del numero dei partiti non ne parliamo. I partiti deprivati del meccanismo del voto di lista hanno trovato il modo per giustificare una loro presenza estremamente numerosa, perché è bello avere una diversificazione nella gamma prodotti, anche se poi materialmente le case produttrici sono due. Questo lo insegna il marketing: alle persone fa piacere scegliere in uno scaffale Abbonamento ordinario a 1Onumeri di UNA CITTA ': 40000 lire. Abbonamento sostenitore: 100.000 lire. C.c. postale n.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l., via Ariosto27, Forlì Una copia: 5000 lire. A richiesta: copie saggio. UNA CITTA' è nelle librerie Feltrinelli. Redazione: p.za Dante 21, 47100 Forlì -Tel. 0543/21422 Fax 0543/30421. UNA ClffA'

. . • ❖• : . . ·•. :' . : . : ; : : . : ...,.'.");;,,-~~i ;_,.; numeroso e quindi la strategia del- ]' offerta fa sì che, a fronte di un progetto politico e di una proposta di governo assolutamente monolitica e unitaria, vi sia convenienza nel rastrellare consenso sotto cinque o sei insegne diverse. E' elementare e tristemente evidente che questo avviene. Infine, neppure il rapporto fra mandatario emandato è cambiato, anzi. Il nuovo meccanismo elettorale ha favorito ancor più la leadership e quindi il voto al leader che basta a rappresentare lo schieramento, anche se il candidato del collegio è perfettamente sconosciuto. D'altra parte, era ingenuo pensare che la gente votasse un candidato di collegio per tutelare gli interessi di un territorio: nessuno che viva in un paesino. per quanto sperduto, manda in Parlamento un candidato per le fontanelle o per i fiumi o per la raccolta delle immondizie. Addirittura ormai si ragiona su canali di comunicazione e su ideologie che sono mondiali ... Nel frattempo questo circo ha privato i I paesedi una rappresentanza, nell'assemblea legislativa, effettivamente proporzionale e variegata, come la diversità delle opinioni chesi riscontra nel paesetutto sommato meritava. La vostra ricerca risale a un anno fa. Vede dei cambiamenti significativi intercorsi nel frattempo? E' passato del tempo rispetto ai nostri dati, però non mi sembra che sianoavvenuti fenomeni dirompenti. Gli elettorati restano stabili e non credo che siano maturate le condizioni per cui si possanoattendere grandi movimenti di popolo dall'uno all'altro versante. E non tanto perché degli spostamenti significativi non sarebbero teoricamente possibili, -ci sarebbero tuttora percentuali che possono spostarsi da una parte e datr altra-, ma è la proposta che, per la paura e le difficoltà delle forze politiche, in questo momento sta diventando sempre più standardizzata. In realtà nessuno tenta più alcun tipo di sortita, neppure Berlusconi, che è nato con una sortita; nessunocerca di ottenere grandi exploit. E non è che siano successecose inaspettate. né ci sono state rivelazioni inB rcf1lofeuca2r aG del 51 % contro il 49% mi sembra una situazione di stallo destinata a perdurare. Guarda caso, sono subito ripartite, di fronte a questa evidenza, tutte le logiche di tattica di medio periodo per cui, adesempio, le elezioni vengono spostatedi settimana in settimana. Nessuno ritiene, a torto o a ragione, di poter fare il colpo grosso dal punto di vista elettorale. La tristezza di questo quadro è ancora maggiore perché nel frattempo. dal punto di vista demografico, socio-culturale ed economico, la situazione sta precipitando verso mutamenti epocali. Forse la grande rivoluzione elettorale e politica, anchesetroppo enfatizzata, poteva arrivare aseguirne la gravità. Invece abbiamo di nuovo una politica completamente bloccata, ingessata, mentre il paesestacontinuando una corsa estremamente sconclusionata e pericolosa. Sevogliamo responsabilmente partecipare al gioco alla calma che tutti stanno facendo, facciamo pure finta di niente, continuiamo aminimizzare, però sono dieci anni che minimizziamo e i problemi non sono stati minimamente risolti e i fattori di preoccupazione, non tanto congiunturali, quanto di lunghissimo periodo, strutturali, si aggravano. L'Italia è un paesecon unacarenza strutturale di investimenti e di ricerca, con una sperequazione nei redditi e nello sviluppo che negli ultimi cinque anni è tornata a galoppare. Da due anni c'è una ripresa produttiva di cui nessuno ha ancora visto gli effetti nésui redditi né sull'occupazione. Non c'è stato sviluppo nel tenore di vita, non c'è stata redistribuzione di ricchezza. né vi è stata redistribuzione delle spese. Potrei arrivare all'eccesso destri stadi dire che non mi interessa nulla se i poveri stanno meglio, ma resta comunque il fatto che, nella carenza infrastrutturale ciel paese. il momento magico dovuto al boom delle esportazioni e al recupero cli produttività non è stato utilizzato per capitalizzare e rilanciare un'economia su basi solide. La situazione della disoccupazione ègravissima, non solo per i numeri, ma per le caratteristiche: c'è un 10% di di o upati, ma quel che è no anca peggio è che una gran parte è ormai difficilmente riassorbibile e si sta cronicizzando. Tutti i paesi moderni, e l'Italia più di tutti, si sono accorti che trattare la disoccupazione come un fenomeno unitario è impossibile: la forza lavoro disoccupata non è più una risorsa spendi bi le indifferentemente in settori diversi. Negli ultimi dieci anni il progressoeconomico di alcune aree di sviluppo, altamente specializzate, nell'industria e nei servizi, ha fatto sì che la domanda di lavoro non potesseesserecoperta malgrado un'offerta teoricamente sovrabbondante. In Triveneto sui giornali si legge "offerta. offerta offerta", ma i posti di lavoro rimangono scoperti perché il tipo di lavoratore richiesto purtroppo non corrisponde al profilo dei disoccupati che abbiamo. disoccupati ormai • • cron1c1 e inutilizzabili Ancora: l'Italia è colpevolmente carente in termini di formazione scolastica di base e di aggiornamento per la formazione professionale. E' dieci anni che si parla del1' elevamento del!' obbligo scolastico, abbiamo unapercentuale di laureati che fa ridere rispetto al ruolo che dovremmo avere nello scenario economico mondiale e non è un mistero che per le aziende che fanno selezione del personale la ricerca di personale qualificato è un problema. Spiace dirlo dei propri concittadini, ma non è che ci sia una grande proliferazione di cervelli e di tecnici sul mercato. C'è una grande disoccupazione giovanile. però bisogna anche chiedersi per quale lavoro, alle soglie del 2000, non sia essenziale una conoscenza informatica. di diritto, cli lingue, di marketing, di organizzazione aziendale, non dico a livello specialistico. ma quanto meno a livello elementare. Non ho titolo per parlare, solo una qualche sensibilità per argomenti collaterali al mio lavoro, ma si dice che in Italia il credito non svolga appieno la sua funzione di trasformare il risparmio in capitale cli rischio. Siamo il paese con la più elevata propensione al risparmio, ma non traduciamo questa propensione in volume di investimenti. Allora, o la teoria keynesiana era sbagliata, e in parte forse lo era, oppure c'è qualcosa che non va nel nostro sistema bancario e creditizio. Il mercato azionario è asfittico, la grande industria inesistente, salvo pochi luminosi esempi. Ci si consola dicendo che l'Italia è il paesedella piccola emedia industria e dell'impresa familiare, ma va anche detto che le areedi punta in cui il famoso made in ltaly trotta sono in realtà aree soggette a grande fluttuazione e non sono certo aree di alta tecnologia o di ricerca avanzata. I telefonini non li abbiamo inventati noi, i fax neanche e dei treni ad alta velocità è già tanto se ne abbiamo uno che sorpassa i 200 chilometri orari, mentre di là delle Alpi stanno già progettando quelli su sospensionemagnetica. Sono casi; è vero che ogni episodio in realtà non ha valenza sistemica, però si tratta di segnali oltremodo preoccupanti. Aggiungerei il fatto che siamo quasi fuori dall'Europa: nessuno si prende più la briga di andare a vedere se siamo al quarto o quinto posto nella classifica dei paesi più ricchi, perché scoprirebbe che siamo ben più indietro. Sarebbeancoramezzogaudio sefossemal comune, ma la triste verità è che di questo quinquennio di grande trasformazione altri paesi hanno approfittato per preparare le condizioni di un balzo tremendo. La Germania è riuscita a recuperare l'Est a un tenore di vita elevato e industrializzato in un ballerd' occhio, con costi rilevanti, certo, ma ridicoli se pensiamo a quello che è stato in Italia il tentativo di industrializzazione del Mezzogiorno. La Germania Est era in condizioni molto peggiori, moltopiùgravi. Loerasolocinquc anni fa, ora non lo è più. Saranno considerazioni ciniche, gravi, pessimistiche quanto si vuole, però effettivamente i I paeseè un paese che sta rivoluzionandosi in maniera drammatica e la politica ha fatto la mossa, ma ha fatto solo quel la, per interpretare questa evoluzione. Nell'entusiasmo iniziale forse si era creduto che potesse recepire, dare forma, cultura eschema organizzativo al rinnovamento del paese, invece, il rinnovamento politico è naufragato nella maniera più clamorosa. Non credo che la situazione politica del '95 sia migliore di quella del '90. Per cui io la vedo cupa, ma proprio cupa. Sono sicuro che queste cose prima o poi si pagheranno. Sul piano culturale, del costume, dei valori, si sta discutendo se gli anni '80 sono finiti ... Certamente le trasformazioni ci sono, magari non siamo in grado di dare delle tendenze precise sui modelli a cui ci si sta avvicinando, però alcuni fenomeni collaterali a queste trasformazioni sono molto chiari. Uno di questi è la lacerazione in atto negli stili di vita, nelle culture, nei profili etici e cc>r!1portamentali dei cittadini. Tutti i dati Istat sulla distribuzione quantitativa del reddito indicano che la piramide sociale dei redditi non si staassolutamente abbassando, anzi. Il che vuol dire big money per tante persone che operano e tutto sommato una società elitaria, gerarchizzata, può essere una società buona come un'altra, a me non piace, però anche la società di massa del collettivismo ha i suoi difetti ... Certo è che in questo momento la tendenza è nell'altra direzione. Aumentando notevolmente la sperequazione nel tenore di vita e nell'accesso alle risorse cultura! i, alle opportunità di svago e soprattutto aumentando enormemente la divaricazione fra un sud riprecipitato nel disastro economico e un nord che ha invece trovato l' occasione per sviluppare novità, questo paesesi va eterogeneizzando sempre di più. Equestoè il più evidente segnaledi inversione di tendenza rispetto aun periodo in cui la parola d'ordine era sembrata " benessere di massa''. La stessa comunicazione di massa, così all'avanguardia negli anni '80, non forni cc più grandi opportunità dal punto di vista economico, di inserimento e di profitto. Le tendenze più interessanti e innovative nella comunicazione sono oraquelle della comunicazione di dettaglio, d'élite, di nicchia. La stessacosasuccedenella·produzione di beni e servizi. E' molto difficile capire quali siano i valori delle generazioni emergenti, ma certamente non sono banalmente emulativi e consumistici come potevano essere negli anni '80. L'avvento delle marche private e dei discount è indice di una cultura dei consumi più consapevole, cheasuavolta segnalaun'evoluzione nei modelli culturali. C'era sul Wall Street Joumal di qualche giorno fa un bellissimo articolo secondo cui le agenzie di pubblicità, in Italia come nel resto del mondo, stanno mettendo in dubbio la validità del modello di pubblicità banalmente emulativa e imitativa, perché in un paese nel quale le grandi massesociali hanno fatto un esercizio di restrizione dei bilanci abbastanzadrastico le donnine che girano in Rolls Royce cominciano a infastidire. la fine della pubblicità imitativa Sono modelli che tanto più diventano lontani, tanto più diventano ridicoli e tanto più l'effetto retroattivo del fastidio va ad incidere sul- !' effetto positivo del desiderio di appartenenza. Questo è sotto gli occhi di tutti, basta accendere la televisione e guardare gli spot che sono diventati molto più furbescamente cauti. Sono sempre più numerosi gli spot estremamente connotati dal punto di vista territoriale, culturale, sociale, di classe, con personaggi che parlano con evidente inflessione del nord o di altre regioni. Segno che i pubblicitari parlano sempre meno a unagenerica popolazione e sempre di più strizzano l'occhio a nicchie di mercato. E quelli stanno molto attenti a queste cose. - Insieme a quanti l'hanno conosciuta, ricordiamo la nostra cara amica e collaboratrice Fortunata Barbaro (Tina) deceduta tragicamente. UNA CITTA' 3

dell'Algeria La violenza orripilante scatenata dagli islamisti contro le donne per escluderle dal lavoro e rinchiuderle in casa a fare figli. Il precedente dell'infame Codice della famiglia. L'impossibilità per le donne algerine di restare equidistanti fra governo e islamisti. Gli incredibili brogli elettorali in seggi presidiati dai barbuti e la resistenza delle donne che ha sventato l'avvento di una teocrazia. Ledonne del Fis. Intervista a Giuliana Sgrena. Giuliana Sgrena è redattrice de Il Manifesto. Ha curato l'edizione de La schiavitù del velo, composto da testi di donne algerine (giornaliste, politiche, insegnanti, ricercatrici) sul tema dell'integralismo, che uscirà per la Manifesto Libri nel corso dell'estate. Tu ti rechi regolarmente in Algeria. Puoi dirci le impressioni che hai ricavato dal tuo ultimo soggiorno ad Algeri? E' stato per 1'8 marzo. Ero interessata ad assistere al Tribunale contro gli integralisti istituito con un atto di grandissimo coraggio dalle donne laiche d'Algeria. Nonostante tutti i diktat dei gruppi armati e il clima di forte tensione, avevano deciso di organizzare una manifestazione pubblica in un teatro, una delle più grandi sale di Algeri, per dare appuntamento alle donne. Il processo simbolico contro l'integralismo era organizzato sotto forma teatrale, con persone che recitavano la parte degli imputati, dei giurati e una pubblica accusa impersonata da una giudice vera, Leila Aslaoui, alla quale hanno ucciso il marito. Sulla scena, poi, le testimonianze erano fatte da chi veramente ha subito attacchi degli integralisti: c'era la vedova del grande commediografo Allula assassinato; il padre di Katia, una ragazza di 16 anni, che forse è stata la prima ad essere uccisa perché non portava il velo; la madre di tre ragazze stuprate contemporaneamente nella stessa notte e altri casi del genere. Quindi realtà e rappresentazione si mescolavano, provocando in chi assisteva un'emozione molto forte. chi è giornalista non torna a casa per mesi Sul banco degli imputati sedevano quelli che sono considerati i mandanti del terrorismo, cioè i vari Madani, Rabah Kèbir che sta in Germania, Anouar Haddam che sta negli Usa, poi l'ex-presidente Chadli Bendjedid accusato di aver fatto il primo compromesso con gli integralisti e anche la Comunità di Sant'Egidio per aver dato in qualche modo una copertura a questi personaggi. E' stata una manifestazione molto importante, animata proprio dalla volontà di partecipare ad un atto pubblico per dimostrare che le donne non si arrendevano, nonostante il rischio di uscire di casa e di farsi vedere a una manifestazione del genere. La sera prima il Gia - Gruppo Islamico Armato- aveva appeso in giro per i quartieri di Algeri manifesti dove si diceva che per 1'8 marzo avrebbero ucciso 60 donne. Una delle caratteristiche del terrorismo islamista è la violenza rivolta contro le donne. Quando è cominciata questa campagna di terrore e, soprattutto, quali sono le sue conseguenze sulla vita quotidiana delle donne che conosci? Le donne algerine ci tengono a dire che la violenza degli integralisti contro le donne è cominciata molto prima del ·91 _ cioè dell'annulla- BTel) ae()lee°t;gislatiL infatti dell'89 il primo atto di violenza integralista: a Ouargla, nel sud, gli islamisti avevano chiesto al sindaco di allontanare una donna divorziata che viveva sola con i tre figli perché per loro era immorale che-una donna vivesse sola con tre figli, .veniva considerata di facili costumi. Quando il sindaco si rifiutò diedero fuoco alla casa della donna, e mentre lei usciva per chiedere aiuto il bambino più piccolo di tre anni rimase carbonizzato. Quindi, questo odio era qualcosa che montava e le donne sono state le prime a lanciare l'allarme perché sentivano crescere l'intimidazione all'interno della scuola, dei luoghi di lavoro, per le strade, nel modo di vivere. Molte di queste donne sono state poi condannate a morte dagli integralisti, i loro nomi sono appesi nelle moschee, ricevono continuamente minacce a casa per telefono, alzano il ricevitore e si sentono i versetti del Corano, vengono a sapere che gli integralisti sono andati dai vicini di casa per conoscere le loro abitudini e dopo anni di questa vita quotidiana molte non ce l'hanno fatta più e sono andate ali' estero, soprattutto in Francia. Quelle che sono rimaste hanno in qualche modo subito una trasformazione perché tutte le loro abitudini sono dovute cambiare. Hanno dovuto mettersi veramente una corazza, rinunciando agli affetti: per esempio, chi fa la giornalista non torna a casa per mesi, perché è costretta a vivere in una specie di albergo sulla costa, tutto bunkerizzato, dove viene prelevata la mattina, portata al giornale e dal giornale non esce finché non finisce il lavoro per essere riportata direttamente lì. Non possono più permettersi di andare a comprarsi un vestito o di andare dal parrucchiere, sono banalità, ma sono cose della vita quotidiana, senza le quali alla lunga ci si indurisce. L'ultima volta ho notato che anche alcune mie amiche, con le quali in passato si usciva insieme per andare a mangiare fuori, sfidando molti divieti, e che quindi sono sempre state in prima fila con molto coraggio, non possono più concedersi un momento di rilassamento e questo incide molto sul loro modo di essere. Credo che gli effetti psicologici di questa violenza dureranno per anni, e sono effetti devastanti anche sui figli. Conosco figli di amici sempre attaccati al televisore per vedere se c'è qualche notizia che riguarda i propri genitori: ogni volta che la madre esce le chiedono se va ad una riunione. Un giorno un'amica doveva venire con me in Italia e i figli erano felicissimi perché almeno per una settimana potevano essere tranquilli. senza dover stare attaccati al telefono o alla tv per vedere se le fosse successo qualcosa: lei. infatti. era un'insegnante universitaria ed era quindi nel mirino degli integralisti che avevano imposto di non riaprire icorsi. Quel giorno, però, questa mia amica non riuscì a partire. perché non c'era più posto sull'aereo. e quando telefonai a casa. la bambina mi trattò malissimo, quasi sfogando su di me i I fallo che la madre non era potuta partire. I bambini non hanno drf tjer n, c ~cl rcoiUNA ClffA' guriamoci, poi, quando ragazzi di 14-15 anni vedono sgozzare una loro compagna di scuola davanti ai loro occhi, com'è successo di recente. Sono atti di una barbarie incomprensibile. Il tribunale contro gli integralisti come si è concluso? Il tribunale si è concluso con una simbolica condanna a morte per i mandanti del terrorismo, mentre per Chadli Bendjedid e Sant'Egidio si è rinviato il giudizio ad un'altra corte. E questa è stata una decisione molto dura perché queste donne non avrebbero mai sostenuto in altre occasioni la pena di morte, neppure la giudice, che ho incontrato e a cui ho chiesto: "lei ritiene che si possa risolvere qualcosa con la pena di morte?", e lei mi ha detto di non aver mai creduto che la pena di morte potesse avere un effetto qualsiasi per ridurre la delinquenza, "però in questo caso", ha detto, "si tratta di un genocidio contro l'umanità, non si può definirlo altrimenti". D'altra parte molti villaggi ormai si stanno armando; dapprima in Cabilia, e ora in molte altre regioni di montagna, si sono costituiti comitati di difesa armati contro gli integralisti che regolarmente arrivano per saccheggiare e portar via le donne, per poi violentarle, muti- !arie e ucciderle. Spesso le ragazze più giovani e belle vengono prese da casa e portate in dono ali' emiro, naturalmente vergini, o date in mano ai combattenti della montagna; vengono prese anche donne adulte, casalinghe, per fare tutti gli altri lavori. Ma quale futuro gli islamisti vorrebbero riservare alle donne? L'esclusione da qualsiasi vita pubblica: la donna va relegata alla sola funzione riproduttiva. Una donna come si deve, deve solo produrre buoni mussulmani, al massimo viene concessa loro l'educazione dei figli, ma in casa, non all'esterno. Queste cose gli integralisti non le hanno mai nascoste, le dicono nelle loro prediche. E invocano l'esclusione delle donne dal lavoro agitando il problema della disoccupazione, facendo credere a giovani maschi in gran parte disoccupati che potrebbero trovare lavoro, quando, fra l'altro, le donne che lavorano in Algeria sono solo una minima parte della popolazione, e tutte a livelli abbastanza alti perché hanno studiato. Insieme all'esclusione dal mondo del lavoro, l'altro grande obiettivo degli islamisti è l'imposizione del velo, che le donne algerine avevano smesso da tanto tempo. Ai loro occhi il corpo della donna viene considerato qualcosa da nascondere e ciò porta a una serie di repressioni anche nell'uomo. E l'imposizione del velo si accompagna ad altre imposizioni: la separazione fra maschi e femmine nelle scuole, il divieto alle donne di fare ginnastica e tutte quelle attività che implicano un rapporto col proprio corpo. E' a tutto questo che le donne si sono ribellate e ribellandosi hanno impedito una facile conquista del potere da parte degli integralisti. Ancora oggi, dopo le terribili minacce e violenze subite, sono loro le più decise a scendere in piazza in prima persona contro gli integralisti. Alcune mi dicevano che i loro uomini cercavano di dissuaderle: "ma è solo una questione di velo, cosa ve ne frega, mettetevelo e poi si risolverà questa cosa", invece per loro non è affatto così, perché la considerano proprio una questione di principio dirimente, non è possibile cedere su questa cosa. C'è da dire che purtroppo nell'84, con l'introduzione del nuovo Codice di famiglia, la legge coranica

aveva fatto il primo grande passo in avanti in un paese dalle forti tradizioni laiche. Grazie a quel codice la donna ha uno status di serie B: per esempio non si può più sposare senza avere iIpermesso del proprio tutore, che può essere iI padre, iI fratello, purché sia un uomo di famiglia. Così per divorziare, il tutore che ha dato il permesso per il matrimonio deve in qualche modo avallare anche la richiesta della donna di divorziare, mentre se la richiesta è dell'uomo non c'è bisogno di nulla. La custodia dei figli in caso di divorzio spetta normalmente alla donna, però la tutela è del padre; quindi la donna deve mantenerli senza avere diritto per sé ad alcun mantenimento, e questo ha creato il fenomeno di donne che girano per strada chiedendo l'elemosina, perché sono rimaste senza casa con i figli e se la loro famiglia non le riaccetta la scelta è fra la prostituzione e l'elemosina. E' un codice vergognoso fatto passare quasi di nascosto, all'improvviso ed è il primo grande esempio di compromesso tra gli integralisti e il potere dell'Fln: ad un certo punto è stata utilizzata la presenza integralista per eliminare tutta la componente laica e di sinistra e ovviamente la parte integralista ha chiesto poi un prezzo al regime di Chadli Bendjedid. Tu hai seguito da vicino le elezioni politiche del dicembre '91, bloccate poi dall'intervento dell 'esercito. Quelle elezioni avevano segnato il trionfo degli integralisti, ma si parlò in seguito di brogli clamorosi... Innanzitutto, c'era una parte che sosteneva il boicottaggio come protesta e infatti il 42% si è astenuto. C'era. poi. l'Fln che un po· andava a votare, un po' no, e non sono riuscita a capire in quell'occasione se era un retaggio del partito unico, abituato a vincere, oppure se era l'effetto di un compromesso fra Chadli Bendjedid e gli integralisti, volto a favorire questi ultimi. lo propendo per la seconda ipotesi. perché Chadli, dal Codice di famiglia in poi, era molto legato ai settori integralisti dell 'Fin. Questo per quanto riguarda le alte sfere. Poi i brogli. C'erano pile di schede davanti al seggio e uno del Fis entrava, portava fuori la sua scheda, la consegnava e gli altri la votavano, poi la si passava al secondo, per cui nessuno votava mai la sua scheda, la prima andava a vuoto e gli altri avevano con sé già lascheda votataquandoentravano nel seggio. Poi gli uomini potevano votare per le donne, per cui c'erano seggi separati tra uomini e donne. per tante donne sono andati a votare gli uomini lo entravo nei seggi per le donne e c'erano solo uomini che votavano perché col libretto di famiglia potevano votare per la moglie, la madre, la figlia. Una cosa sconvolgente. Poi c'erano questi barbuti che esercitavano un controllo psicologico pesantissimo ai seggi: si mettevano sopra l'urna e dicevano: "devi votare Allah". C'è stata, inoltre, molta gente che diceva: "questa volta bisogna votare contro l'Fln, per l'opposizione più intransigente e quindi Fis", e all'obiezione: "ma se poi non vi fanno più votare la prossima volta?", rispondevano: '·poi si voterà ancora. adesso che abbiamo cominciato a votare, voteremo sempre". lo questo l'ho chiesto direttamente a Madani quando l'ho intervistato alla vigilia delle elezioni politiche, visto che avevano una buona possibilità di vincerle. Alla mia domanda: "alcuni sostengono che se vincerete voi non farete più fare elezioni", lui rispose: "questo non dipende da noi, dipende da Dio". Quindi, le elezioni sono andate come sono andate, i risultati sono stati quelli, grazie anche a una legge elettorale assolutamente folle per un paese che teneva le prime elezioni libere: è noto a tutti che nel passaggio dal partito unico al piuripartitismo si mantiene un minimo di proporzionalità; invece lì si è passato a un maggioritario esacerbato, per cui il Fis con 3 milioni di voti aveva eletto più di 180deputati già al primo turno, l'Fln con I milione e mezzo di voti una decina e l'Ffs con 500 mila voti ne aveva ottenuti 18. Altri partiti che avevano preso 500 mila voti complessivamente non hanno preso niente o forse due seggi. Dopo questo risultato molta gente è scesa in piazza, perché non l'accettava. Ora, è vero che dopo è intervenuto l'esercito, ma bisogna anche dire che I milione di persone è sceso in piazza per chiedere l'interruzione del processo elettorale e queste cose non si dicono in Italia, si nascondono. Dopo ci hanno pensato i militari. Rispetto, poi, all'equidistanza che spesso vienè richiesta alle donne, penso che loro in questo momento non sottovalutino i pericoli del regime, perché tutte le associazioni delle donne sono nate contro il nuovo Codice della famiglia dell'84 e si sono costituite come associazioni dopo 1'89 perché prima non era possibile. Tuttavia considerano in questo momento come pericolo principale l'integralismo, perché se questo prende il potere andrà a finire come l'Iran e per loro sarà finita. Quando vado lì ho molta più paura degli integralisti, perché come donna, giornalista e straniera sai di essere nel loro mirino. Quindi, posso anche capire che le donne algerine non siano equidistanti e li vedano come il peggior nemico. L'equidistanza è facile per noi, ma in una situazione come la loro si impongono anche delle scelte. Nel mirino degli integralisti c'è tutta l'élite intellettuale algerina che potrebbe rappresentare il futuro di questo paese. Ti è capitato di conoscere donne simpatizzanti del Fis? I miei rapporti per motivi di lavoro sono soprattutto con donne che lavorano, che hanno un certo tipo di esperienza. Però, conoscendole, sono poi entrata in contatto con le famiglie, le madri, le sorelle. Poi per strada mi è capitato a volte di parlare con giovani. E' una cosa molto mista l'adesione al Fis, e credo che in essa si realizzi la sublimazione di alcune frustrazioni. Ho·conosciuto per esempio un figlio di commerciante che economicamente aveva certo molto di più di chi vive nei quartieri popolari, la moto, i jeans, ma proprio per questo forse, vedendo sempre le tv occidentali, le lv francesi con la para boIica, e non potendo accedere a quel consumismo lo sublima. Così pure si sublima in quel tipo di adesione rei igiosa una repressione sessuale che è molto forte. Oppure ci si mette il vestito islamico perché costa meno dei vestiti occidentali e così si nasconde la propria differenza rispetto agli altri. A volte c'è anche una rivolta generazionale dei giovani verso anziani molto istruiti e laici: ho trovato delle madri disperate perché loro, nate, cresciute e istruite sull'onda della guerra di liberazione, su quei valori laici e progressisti, si sono poi trovate le figlie, che, un po' come forma di protesta e di contestazione verso i genitori, un po' perché inserite in un mondo scolastico dominato dagli islamisti, mettevano il velo. Anche i conflitti generazionali a volte spiegano l'adesione dei giovani al Fis. dietro il velo c'è pur sempre una donna Anche il fatto di accettare il velo o di diventare una militante del movimento islamico, è in qualche modo controverso. Seppure asservite agli uomini -ricordo che a una manifestazione all'Università appena ho avvicinato le donne che manifestavano, tutte intruppate, con striscioni, sono intervenuti i fratelli che erano a lato del corteo e hanno parlato al loro posto-, è anche vero che queste donne sono molto attive perché mantengono tutta una rete di solidarietà, di aiuto familiare su indicazione dei fratelli uomini. Per esempio se una donna vuole separarsi dal marito, le donne vengono mandate per dire che questo non è bene. Oppure, altro esempio, nei matrimoni possono sostituire il ruolo della madre, delle donne anziane, quali custodi della verginità della giovane sposa nel rito di consegna della figlia allo sposo. Frequentano la moschea e quindi possono uscire, sempre separate dagli uomini, nell'ora in cui si va alla moschea. Il fatto di andare alla moschea e di acquisire una conoscenza del Corano abbastanza elevata, alla fine permette a queste donne di conquistare autorità all'interno della famiglia, che magari è meno istruita in fatto di religione. La figlia può arrivare a rappresentare un'autorità maggiore del padre: in qualche modo si tratta di una forma di emancipazione dall'autorità paterna, perché a quel punto questa donna, "saggia", che ha acquisito una certa conoscenza, dovendo rispondere solo a Dio può far valere questa autorità sia nelle cose della vita quotidiana che nelle riunioni di famiglia. Questi sono tutti meccanismi che incidono in una società in cui vi è una forte repressione, un forte patriarcato, una forte tradizione presente anche nelle famiglie più moderne e credo che siano alla radice del fascino islamico cui certe donne sono sensibili. E va anche detto che da parte delle donne femministe, laiche, in lotta contro I' islamismo, non c'è assolutamente una chiusura rispetto a queste donne, anzi c'è soprattutto un tentativo di · capire, di spiegare e anche di avere un rapporto. Anche se questo non è facile per chiusure familiari o di gruppo, non è che ci sia un'ostilità. Ricordo ciò che diceva una femminiSla che tempo fa ha subito un attentato: "dietro ogni velo c'è sempre una donna". - LI EROICA NORMALITA I Non è una guerra civile perché non c'è guerra fra due fazioni della popolazione e non c'è stato colpo di stato perché il Fisè un partito anticostituzionale, che aveva imbrogliato le elezioni, e che, se avesse vinto, avrebbe eliminato la democrazia. Questi uccidono gli inermi, vogliono la guerra e la guerra non è mai bella. Gli europei si ricordino che Hitler andò al potere democraticamente. La resistenza quotidiana di tante donne algerine che continuano a fare la loro vita ignorando le minacce di morte. Intervista a una signora algerina. Lei per definire la situazione algerina rifiuta l'espressione"guerra civile"? Non penso che ci sia una guerra civile perché non c'è una parte della popolazione ci vile contro l'altra, ci sono dei gruppi islamisti, armati, che vogliono prendere il potere approfittando di una difficile situazione economica e sociale. Sulle cause che hanno portato a tale situazione si discute e non so darvi una risposta chiara, so solo che non sono d'accordo con chi vuole farle risalire al tempo dell'indipendenza. Fatto sta che si tratta di gruppi, non di una parte della popolazione contro l'altra. Ci sono anche fratture nelle famiglie ma come immagino ci siano state durante l'occupazione tedesca in Francia e in Italia, fra fascisti e antifascisti. Questo però non autorizza a parlare di guerra civile, nel senso, per esempio, di quella spagnola. La stragrande maggioranza della popolazione non vuole la guerra e non vuole l'odio ma non ha alcun mezzo, per manifestare la propria opposizione ai gruppi armati, se non quello di scendere in strada. l'islam non è la mitraglietta alla mano gioso sulla vita corrente, era un Islam de bonheur, una specie di religione di accoglienza, di condivisione, di solidarietà, ma niente affatto di mitragliette alla mano. Era una religione "per l'altro", della tolleranza, non "contro l'altro" come vogliono gli islamisti. In Italia si è avuta l'impressione che il Fis, vincitore delle elezioni, fosse ormai largamente maggioritario nel paese e che l'intervento dell'esercito fosse un vero e proprio colpo di stato. I media spesso hanno dato un grande risalto al montare di una contestazione religiosa senza mettere in risalto che già alle legislative questa stava calando e il Fis aveva perso la maggioranza assoluta. Bisogna sapere come sono andate le elezioni. Adesso non posso essere assolutamente precisa perché sono partita senza portare nulla con me. Alle elezioni municipali del 1990, quando i partiti per la prima volta si poterono organizzare e presentare, il Fis ebbe 4.431.000 voti, cioè il 54% dei votanti. Al primo turno delle legislative del 1991, cioè solo unannodopo,haperso I milionedi voti, ma ha avuto un gran numero di seggi per un meccanismo elettorale che non sto adesso a spiegare, che però non rifletteva più la volontà della maggioranza degli elettori. Io non sono partita a causa dei miei Inoltre va rimarcato che le elezioni vicini, che è gente come me, ma a furono truccate pesantemente, non causa dei gruppi armati che veni- solo nelle urne manipolando le vano ad ogni ora della notte ad schede, ma soprattutto ai seggi, mauccidere X o Y. La guerra civile è nipolando le persone. Per esempio quando i vostri vicini si augurano nel caso degli analfabeti, alle cicche vi uccidano: ecco perché, se- zioni municipali c'erano dei numecondo me, questa non è una guerra ri accanto alle liste, il Fis era il 6. e civile. Non è neppure una guerra di dappertutto nei seggi chi votava religione in senso stretto, l'Islam doveva passare in mezzo a due ali viene preso come causa di guerra, di ragazzi che ripetevano: "Sci, sci, ma non lo è per nulla. E' vero che sci; sei, sei, sei". Alle legislative, nella costituzione del '63 l'Islam poi,dovenonc'eranoinumeri,agli era la religione ufficiale dello Sta- analfabeti distribuirono dei pezzi to, ma non c'erano affatto manife- di spago della mi:,ura esatta fra il sr61 roreèarc ~ 1 ndoellt3r~rl ~i'Cocl Fis, cosicché gli analfabeti potessero segnarlo. Oppure i militanti del Fis entravano per votare, non votavano, ma prendevano lascheda bianca, la segnavano e la davano poi, già votata, a un analfabeta che entrava, chiedendogli di portare fuori la scheda bianca che gli avrebbero dato nel seggio, questa a sua volta veniva risegnata in attesa del prossimo e così di seguito. Il mio nome, poi, era segnato tre volte di seguito nella lista elettorale, mi chiesero di firmare tre volte sul registro, io risposi di no, perché votavo una sola volta: se avessi firmato, a loro restavano due schede in più da aggiungere alla mia. Credo che questo sia avvenuto su grande scala. l'intervento dei militari era inevitabile Ora con un risultato elettorale così illegittimo, che comunque non dava la maggioranza assoluta agli integralisti, con il Fis che proclamava che in caso di vittoria elettorale al secondo turno non ci sarebbe stata più democrazia, ma si sarebbe instaurata una teocrazia, si può chiamare colpo di stato la decisione del l'Alto Consiglio di Stato, di prendere in mano le redini dello Stato? La decisione di far ritornare dall'esilio una persona come Boudiaf? lo non credo assolutamente e penso che la maggioranza della popolazione vi abbia visto, come me, l'unica possibilità in quel momento per resistere alla presa del potere del Fis e dell'integralismo. Quindi lei approva l'inasprimento della repressione di cui si parla in questi ultimi tempi? Sono partita da alcuni mesi e non conosco la situazione allualc. lo non voglio l'avvento dcll'intcgrali:-.moe del Fis, che considero un partito anticostituzionale perché fonda il suo programma sulla religione, mentre la costituzione impedisce a un partito di richiamarsi alla religione, al sesso o alla razza e inoltre organizza gruppi armati che attaccano civili inermi. Io dico che se qualcuno vuole la guerra, bisogna fargli la guerra. E siccome noi civili possiamo fare poco contro questi gruppi armati, qualcuno se ne deve fare carico. Ora si dice che ci siano degli abusi di potere da parte del governo e dell'esercito, non lo so, non sono là, ma fare la guerra, lo sappiamo bene, non è come ricamare un pizzo. Cosa pensa della Conferenza organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio a Roma? Penso che alla riunione di Roma ci fossero persone, come Ben Bella e Ahmed, di una generazione, come la mia, ormai in età da pensione, che, pur essendo stati anche combattenti straordinari della guerra di liberazione, oggi in Algeria non rappresentano più nulla. Sec'èqualcuno che rappresenta qualcosa in Algeria sono le donne, nelle loro differenti associazioni, e altre organizzazioni politiche che a Roma non c'erano. Quella riunione non era affatto rappresentativa. Ci si chiede come sia stato possibile che proprio in Algeria, un paese dalle tradizioni laiche, sia potuto passare un Codice della famiglia, come quello dell '84, così regressivo verso le donne. lo do una mia risposta. non sono una politologa. Mi sto appassionando alla lettura dei libri sui deportati francesi nei campi di concentramento nazisti che stanno uscendo ora e ho scoperto che noi, dopo 7 anni di guerra e di orrori, abbiamo avuto la loro stessa reazione alla fine di quell'esperienza: il silenzio. Anch'io sono una di quelle donne che hanno rifiutato il ricordo e hanno preferito dimenticare gettandosi nella vita professionale e familiare, con tutto il proprio impegno e anche, dopo una guerra così lunga e tremenda, con una grande voglia di vivere. Le donne si sono inserite ben presto in tutte le professioni: medico, insegnante, avvocato, giudice o procuratore. E contemporaneamente hanno fatto figli. Si sono dedicate al lavoro e alla famiglia. Anche se si lavorava 20 ore al giorno furono anni di entusiasmo. Abbiamo però trascurato la politica. Questa credo sia stata una delle cause fondamentali. Ci saranno state certamente cause e scelte più prettamente politiche che non sono in grado di delineare, ma resto dell'idea che se nell'84 viene approvato il Codice della famiglia, malgrado la grande opposizione delle donne scese in piazza, ciò sia avvenuto a causa del fatto che vent'anni prima le donne si buttarono nel lavoro, prese da una gran voglia di vivere e di dimenticare. Qual è la situazione attuale delle donne? Spaventosa. Molto più drammatica di quella degli uomini. Eppure le donne hanno fatto manifestazioni di strada, almeno fino a quando sono rimasta. Lo sciopero delle scuole, dalle elementari alle superiori, indetto dagli islamisti, è fallito per merito delle donne che hanno accompagnato a scuola i figli, sfidando il divieto e le minacce. Perché questo odio degli integralisti per la scuola? Dopo le elezioni municipali il Fis occupò per 15giorni le piazze pubbliche d'Algeria e lo slogan urlato dagli altoparlanti delle moschee era: "Una sola scienza, il Corano". Questa può essere la sola risposta, credo. Dopo tanti morti, attentati, agguati a persone inermi prevale lo scoramento o c'è resistenza? E' una resistenza quotidiana, un eroismo quotidiano. Chi va a fare un seminario all'università rischia cli non tornare, ciò nonostante i seminari si fanno, i corsi vanno avanti, i ragazzi continuano ad andare a scuola, i professori continuano a insegnare anche se qualcuno viene ammazzato. Se voi andate per le strade di Algeri, ma anche in altre città, vedrete che la vita continua normalmente. L'altro giorno hanno ucciso una giornalista di 21 anni e ho sentito a radio Algeri altri giornalisti ribadire che loro continueranno a lavorare. al pomeriggio la maestra era al suo posto Un giorno, tornando da scuola, il figlio di due miei amici ha raccontato che il nonno che era andato a prenderlo avevo preso per le spalle la maestra che stava piangendo perché lei, quella mattina, aveva visto dalla finestra assassinare qualcuno. Ebbene, al pomeriggio il nonno ha riaccompagnato il bambino a scuola e la maestra era al suo posto. Ho conosciuto una giovane dottoressa e un giorno le ho chiesto come viveva le sue giornate e lei mi ha detto: "quando salgo le scale e sento dei passi dietro di me, mi fermo, faccio finta di allacciarmi una scarpa e aspetto che la persona dietro di me mi superi, perché se passa sono sicura che questa volta non mi ammazzano". "E perché continui ad andare lo stesso al lavoro?" le ho chiesto. "Perché ho dei malati, perché continuo a vivere". Ecco, le donne soprattutto, e gli intellettuali, continuano a vivere e a lavorare e questa è resistenza. Cosa consiglierebbe a noi europei? Non posso e non voglio giudicare la politica di chi mi ospita. Voglio solo ricordare che Hitler è andato al potere democraticamente, tramite elezioni, approfittando di una situazione economica e sociale particolare. - UNA CITTA' 5

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