Una città - anno V - n. 42 - giugno 1995

di discussioni B I Per Hannah Arendt l'innocenza, virtù in ambito privato, è grave manchevolezza in ambito pubblico, perché significa non interessarsi di• politica, non assumersi responsabilità, subire passivamente e aprire così la strada ai pericoli totalitari. La tragedia del popolo ebraico che protestava la propria innocenza. Nella burocratizzazione e banalizzazione il male radicale dei nostri tempi. I diritti umani astratti, naturali, anticamera di ogni sopruso. l'importanza dei diritti di cittadinanza. Intervista a Augusto Illuminati. Augusto Illuminati insegna Storia della Filosofia Politica all'Università di Urbino. Recentemente ha pubblicato un libro su Hannah Arendt dal titolo Esercizi Politici per le edizioni Manifesto Libri. Hannah Arendt non apprezza affatto la condizione dell'innocenza. Può spiegarcene la ragione? "Io non voglio occuparmi di politica, non capisco perché noi ebrei siamo perseguitati"; "non capisco, io non mi occupo di politica, ci piacciono le stesse cose, vogliamo le stesse cose, perché siamo persegui-· tati?". "Noi ammazziamò perché esegui:a- · mo degli ordini, non abbiamo niente cor.- tro gli ebrei, però ci hanno ordinato di far certe cose e le facciamo"; "noi non ci occupiamo di politica, siamo innocenti, ci limitiamo ad eseguire ordini, siamo pagati per questo". In queste due professioni di innocenza, una della vittima e una del carnefice, in qualche modo speculari una all'altra perché accomunate dal rifiuto della politica, Hannah Arendt fonda la sua dura polemica contro quell'innocenza che normalmente, in ambito cristiano ma anche laico, viene considerata una virtù positiva. Se sul piano dei rapporti privati l'innocenza è sinonimo di schiettezza, genuinità e spontaneità, una volta portata in politica, in un ambito, cioè, che riguarda la vita pubblica, non solo diventa negativa perché significa non essere responsabili delle proprie azioni, non volersi sporcare le mani con la realtà, ma risulta addirittura pericolosa, perché rende esposti, senza alcuna protezione, agli attacchi della società esterna. Ritenendosi innocente, non ci si protegge. L'innocenza, il protestare la propria innocenza, rifiutando di occuparsi di politica in un campo dove le decisioni sono politiche, predispone alla condizione potenziale della vittima e anche a quel vittimismo che altro non è se non un modo per cercare di sottrarsi al male senza combattere. Per Hannah Arendt, invece, dove c'è una discriminazione bisogna impugnare le armi e lottare. Per lei l'innocenza non paga, paga solo la rivolta, la resistenza, la disobbedienza civile. La vittima, infatti, dovrebbe dire: "io subisco un'ingiustizia, mi domando perché, trovo un perché e cerco di lottare contro le cause di questa ingiustizia". Il carnefice dovrebbe dire: "invece di .eseguire gli ordini, ci rifletto, non mi ritengo irresponsabile solo perché ho ricevuto un ordine; non è sufficiente che non ci metta alcun malanimo personale, voglio capire il perché di quest'ordine ed eventualmente ribellarmi e non fare il male". Il caso paradigmatico è quello di un intero popolo, quello ebraico, che proclamando la propria innocenza, protestando di non essersi mai invischiato nella politica, subisce la peggiore delle persecuzioni. Anche adattandosi alla società circostante, persino convertendosi al cattolicesimo e sposandosi con i gentili, gli ebrei continuano ad essere perseguitati e non capiscono il perché. "Se noi non abbiamo fatto niente di male come singoli, perché ci rimproverate qualcosa, perché ci credete qualcosa di diverso dagli altri singoli?". Nel libro su Rahel Vamhagen Hannah Arendt descrive il dramma di una donna ebrea che rifiuta di farsi carico della propria identità e della propria differenza, che ricerca l'integrazione nella società circostante accogliendone passivamente i valori e, così facendo, vive la propria innocenza come un incubo. Solo quando si farà carico responsabilmente della propria condizione di ebrea raggiungerà una certa pace con se stessa. Vamhagen, ad esempio, sogna durante la notte di gridare la propria innocenza, che dovrebbe essere un fatto positivo e invece lei l'avverte come una colpa profonda, svegliandosi angosciatissima. Arendt aquesto proposito usa espressioni molto belle come: "l'innocenza è come uscire sotto il temporale senza ombrello", oppure quando paragona il vivere la propria condizione a una continua emorragia, dove è palese che non si tratta soltanto di Vamhagen come ebrea, ma di Varnhagen come donna. E pur riguardando soltanto i problemi d'identità di un'ebrea in Germania agli inizi dell'Ottocento, il libro è stato interpretato da tutto il movimento femminista come una metafora delle caratteristiche della donna che, negando la propria identità, inutilmente cerca di emanciparsi e di integrarsi nei valori di una società maschilista. Nel caso della Vamhagen innocenza significa anche pensare di farsi strada individualmente con i propri mezzi, di farsi apprezzare per le proprie caratteristiche, perché bella, perché colta, perché ben maritata, e non in quanto donna, non difendendo i diritti della donna o i diritti dell'ebreo. E' il modo del parvenu, quello che si fa strada da solo sulle spalle degli altri, che tenta di sgattaiolare e far sì che la propria differenza gli venga abbonata. L'altra strada è quella del pariah che, invece, dice: "sono un pariah perché sono ebreo, perché sono donna, allora mi faccio forte di questa condizione e faccio una battaglia contro l'ingiustizia nella società e per il riconoscimento della mia differenza". per Brecht meritavano il processo perché innocenti Altrettanto emblematico, per Arendt, è I' inizio de Il processo di Kafka, quando Josef K. viene arrestato, sebbene non abbia fatto nulla, sebbene sia innocente. Ed è interessante notare come Josef K. in tutto il romanzo proclami sempre la propria innocenza, cercando di fame un baluardo, e come di pari passo cresca in lui la sensazione oscura di una colpa. Più si proclama innocente, più si sente colpevole di qualche cosa. E di cosa si può sentire colpevole un ebreo innocente come Josef K.? Di tradire la causa per cui è perseguitato, di rimuovere il fatto che viene perseguitato in quanto ebreo, perché c'è una società che costruisce il proprio sistema di ingiustizie e differenze sulla discriminazione dell'ebreo. L'essere ebreo quindi è sempre associato ad un oscuro senso di colpa, rimane la sensazione che qualcosa si è fatto, se non altro ci si è rifiutati di ribellarsi, cercando di sfuggire, di affermare la propria innocenza con metodi molto tortuosi che, in genere, invischiano in situazioni sempre peggiori: non si è fatta, cioè, una battaglia aperta. Un altro episodio sintomatico è quello che la Arendt racconta a proposito di Brecht, verso cui nutre sempre dei sentimenti molto ambivalenti di stima, ma anche di critica. Un amico trotzkista domanda a Brecht: "ma non ti scandalizza il fatto che gli imputati ai processi di Mosca siano innocenti?". "No -risponde Brecht- Stalin ha fatto benissimo a condannarli". "E perché?", "Proprio perché sono innocenti", risponde Brecht. Questa battuta, tipica anche del cinismo di Brecht, è interpretata dalla Arendt nel senso che i processati erano colpevoli perché, pur essendo imembri della vecchia guardia bolscevica, non avevano fatto nulla per opporsi a Stalin e quindi ha fatto benissimo Stalin a processarli. Questo è un altro dei paradossi dell'innocenza. Infine va ricordato il famoso episodio autobiografico di cui la Arendt parla nell'intervista con Gaus. Quando si rende conto che dopo l'ascesa al potere da parte di Hitler non può restarsene con le mani in mano, perché poi si sarebbe sentita in colpa per tutta la vita per non aver fatto nulla, la Arendt fa una piccola azione dimostrativa, una ricerca d'archivio per dimostrare le origini della politica antisemita di Hitler. Il tutto le costerà l'arresto e riuscirà a sfuggire al processo per il rotto della cuffia. Lei dice appunto che ha fatto la scelta di sporcarsi le mani per non sentirsi "innocente". Quindi la Arendt considera in qualche modo innocente anche il carnefice, quasi accomunandolo alla vittima, e francamente, parlando di Shoah, è una cosa che fa impressione ... Hannah Arendt affronta con la massima forza il tema della Shoah e suscita polemiche violentissime da parte della stampa d'Israele proprio perché vuole dimostrare che gli ebrei hanno avuto una loro responsabilità non solo perché alcuni hanno c'ollaborato, ma perché la maggior parte ha subìto passivamente tutte le prime fasi della persecuzione rendendone possibile l'enorme vastità. In quella passività, in quella innocenza sta la corresponsabilità, ovviamente politica, non certo morale o giuridica, degli ebrei. r carnefici, d'altra parte, eseguivano passivamente e burocraticamente gli ordini dei capi. fl criminale nazista tipico non è un mostro, ma il prototipo del buon padre di famiglia. Il processo Eichmann dimostrava che questi non era un sadico, un malvagio, era soltanto uno che si era detto: "mi hanno dato quest'ordine, lo eseguo nel modo più efficiente e più ingegnoso possibile". Eichmann partecipa a un progetto di sterminio, sia pure con un ruolo direttivo, ma da puro esecutore, senza particolari sentimenti di odio verso gli ebrei. Ecco che allora la Arendt arriverà a parlare, a proposito della tragedia della Shoah, di agnelli che sgozzano agnelli. Con ciò non volendo certo dire che subire passivamente la morte e darla per obbedienza burocratica diventano la stessa cosa: restano due cose molto diverse, ma in entrambi i casi c'è un fortissimo tasso di impoliticità. Un pazzo criminale che vuole ammazzare gli ebrei si troverà sempre, ma soltanto se ci sarà gente pronta ad obbedirgli passivamente questa volontà potrà portare a uno sterminio di massa. Lo scrivano che zelantemente, obbedendo a ordini che magari neanche condivide, fa l'elenco dei nomi degli ebrei non rischia assolutamente niente, però ne fa morire molti di più di uno che butta una bottiglia incendiaria contro un rigattiere ebreo. Il massacro moderno non avviene quando ungruppo di persone ubriache attacca le case degli ebrei e le brucia, ma quando tutta una serie di persone comincia a fare l'anagrafe degli ebrei, a mettere un timbro sui passaporti, a farsi consegnare i loro beni, a concentrarli tutti in un certo posto, a organizzare la loro salita sui treni: quello è il massacro amministrativo deresponsabilizzato. se il carnefice è un buon padre di famiglia ••• prio l'essenza stessa del male totalitario. Hitler così diventa il simbolo di tutti i burocrati. Non più il malvagio a capo di un esercito di ciechi esecutori, non più il genio del male, ma il prototipo del mediocre. Hitler diventa l'essenza di una mediocrità, dove uno dà ordini e altri eseguono, ma senza che fra l'uno e gli altri ci sia una vera differenza, chi dà gli ordini è interscambiabile con chi li riceve, può essere lui ma può essere anche un altro: siamo appunto nel1'anonimia generalizzata. Non c'è una particolare malvagità, si deve scegliere un nemico e si sceglie l'ebreo. Hitler non è che sia più malvagio di altri, egli stesso è un prodotto di una società di massa atomizzata, è il malato che, in senso nietzschiano, riesce ad organizzare gli altri malati nel modo peggiore. Ma identificando il male radicale nella burocratizzazione non c'è il rischio di arrivare a equiparare Auschwitz e Hiroshima? Anzi, da questo punto di vista si potrebbe arrivare a sostenere che, in quanto a potenza burocratica, Hiroshima è "più male" di Auschwitz perché fi è bastato premere un bottone. E questo mi sembrerebbe inaccettabile ... Per noi la cosa è molto pregiudicata dal1' azione della storiografia revisionista di Nolte appoggiata a Heidegger: c'è stata Hiroshima, quindi Auschwitz è assolto. Insomma, per la Arendt, come per Dante, Arendt fa tutt'altro discorso; vede profilargli ignavi che lasciano compiere il male si nel futuro nuove forme terribili di totalinon sono solo più spregevoli dei malvagi - tarismo e incita alla disobbedienza civile. che, almeno, hanno il coraggio di assumer- Se si lotta contro Auschwitz, forse fermiasi la responsabilità del male che fanno-, ma mo anche nuove Hiroshima. Teniamo ansono anche più pericolosi, perché sono la chepresenteilclimadeglianni '50,dovela maggioranza e quindi più determinanti. E paura del conflitto atomico era molto forte. mentrel'azionedelmalvagiopuòscaricar- Oggi il problema è stato un po' rimosso si in se stessa, l'azione degli ignavi, fatta di perché è finita la guerra fredda; oggi siamo obbedienza passiva, di spirito burocratico, alla paura dell'atomica dei terroristi, del -soprattutto in una società come quella cianuro nella metropolitana ... Teniamo moderna, fondata su metodicità, grande anche presente che allora, ai tempi del organizzazione e anonimia-, si diffonde, si processo Eichmann, a nessuno poteva veamplifica e permette non solo le peggiori nire in mente che si potesse utilizzare Hinefandezze, ma anche la loro banalizza- roshimapergiustificareAuschwitz.Certo, zione. l'aveva già fatto Heidegger ma la Arendt Le conseguenze di questa impostazione se la sbriga dicendo: "scemenze". Il rilansono molto importanti perché se il totalita- cio della destra e l'ondata del revisionismo rismo si fonda sull'innocenza delle masse, che ha tentato di banalizzare Auschwitz è sulla loro spoliticizzazione, sulla loro fran- posteriore alla morte di Arendt. Semmai, turnazione, sul considerare un fatto positi- . negli anni del processo Eichmann, il perivo il non occuparsi di politica, lo star colo era che la Shoah venisse usata per quieto per proprio conto, il farsi i fatti rafforzare la causa contingente d'Israele. propri, se, insomma, il carnefice nazista è Tornando al buon padre di famiglia, il buon padre di famiglia, allora il pericolo questa persona avrà ben visto che il suo totalitario è sempre in agguato. vicino ebreo non c'è più, che la bottega Sembra quasi che il processo di buro- è stata rilevata da un altro, avrà ascoltacratizzazione sia talmente potente da to la propaganda antisemita, avrà diannullare qualsiasi capacità di distin- scosso con sua moglie di tutto questo e guere il bene dal male, qualsiasi capaci- anche di occupazione, di inflazione ... E tà di scelta, anche malvagia... quindi, pur continuando a dire che lui di Hannah Arendt ali' inizio pensava che il politica non si interessa, avrà fatto qualtotalitarismo nazista, e anche quello stai i- che scelta, avrà almeno votato, sarà anniano, fossero una forma di apparizione dato alle adunate ... del male radicale, un male più profondo Fa finta di niente, si rende conto della connaturato alla natura umana. In un se- persecuzione, ma rimuove, crede alle giucondo tempo, invece, sostiene che il totali- stificazioni ufficiali tipo: "sono stati spotarismo non è altro che la forma più malva- stati all'Est". Era anche vero che erano gia della natura stessa della burocrazia: lo stati spostati ali 'Est, però, come e a far che, spirito burocratico non è solo ciò che ani- non si dice. Molti sospettano che questo ma chi esegue gli ordini di un malvagio spostamento non sia indolore, perché vema, in quanto regno dell'anonimia, è pro- dono che sono rimaste le case, che la roba ilo110 CRLZRTURci Tutta Ulscelta chevuoi elettrauto marzio malpezzi piazza dellavittoria forlì Coop. Cento Fiori LAB. ART. fITOPREPARAZIONI Via Draqoni. 39 - Forlì Te!. 0543/401248 - Estratti idroalcolici in diluizione 1: 10 da pianta fresca spontanea o coltivata senza l'utilizzo di prodotti di sintesi. - Macerati di gemme. - Opercoli di piante singole e formulazioni con Vi.aideell'Appennino1,63 -Forlì tel. 67077 materia prima biologica o selezionata. - Produzioni su ordinazione - 14 UNA ClffA'

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