Una città - anno V - n. 42 - giugno 1995

dell'Algeria La violenza orripilante scatenata dagli islamisti contro le donne per escluderle dal lavoro e rinchiuderle in casa a fare figli. Il precedente dell'infame Codice della famiglia. L'impossibilità per le donne algerine di restare equidistanti fra governo e islamisti. Gli incredibili brogli elettorali in seggi presidiati dai barbuti e la resistenza delle donne che ha sventato l'avvento di una teocrazia. Ledonne del Fis. Intervista a Giuliana Sgrena. Giuliana Sgrena è redattrice de Il Manifesto. Ha curato l'edizione de La schiavitù del velo, composto da testi di donne algerine (giornaliste, politiche, insegnanti, ricercatrici) sul tema dell'integralismo, che uscirà per la Manifesto Libri nel corso dell'estate. Tu ti rechi regolarmente in Algeria. Puoi dirci le impressioni che hai ricavato dal tuo ultimo soggiorno ad Algeri? E' stato per 1'8 marzo. Ero interessata ad assistere al Tribunale contro gli integralisti istituito con un atto di grandissimo coraggio dalle donne laiche d'Algeria. Nonostante tutti i diktat dei gruppi armati e il clima di forte tensione, avevano deciso di organizzare una manifestazione pubblica in un teatro, una delle più grandi sale di Algeri, per dare appuntamento alle donne. Il processo simbolico contro l'integralismo era organizzato sotto forma teatrale, con persone che recitavano la parte degli imputati, dei giurati e una pubblica accusa impersonata da una giudice vera, Leila Aslaoui, alla quale hanno ucciso il marito. Sulla scena, poi, le testimonianze erano fatte da chi veramente ha subito attacchi degli integralisti: c'era la vedova del grande commediografo Allula assassinato; il padre di Katia, una ragazza di 16 anni, che forse è stata la prima ad essere uccisa perché non portava il velo; la madre di tre ragazze stuprate contemporaneamente nella stessa notte e altri casi del genere. Quindi realtà e rappresentazione si mescolavano, provocando in chi assisteva un'emozione molto forte. chi è giornalista non torna a casa per mesi Sul banco degli imputati sedevano quelli che sono considerati i mandanti del terrorismo, cioè i vari Madani, Rabah Kèbir che sta in Germania, Anouar Haddam che sta negli Usa, poi l'ex-presidente Chadli Bendjedid accusato di aver fatto il primo compromesso con gli integralisti e anche la Comunità di Sant'Egidio per aver dato in qualche modo una copertura a questi personaggi. E' stata una manifestazione molto importante, animata proprio dalla volontà di partecipare ad un atto pubblico per dimostrare che le donne non si arrendevano, nonostante il rischio di uscire di casa e di farsi vedere a una manifestazione del genere. La sera prima il Gia - Gruppo Islamico Armato- aveva appeso in giro per i quartieri di Algeri manifesti dove si diceva che per 1'8 marzo avrebbero ucciso 60 donne. Una delle caratteristiche del terrorismo islamista è la violenza rivolta contro le donne. Quando è cominciata questa campagna di terrore e, soprattutto, quali sono le sue conseguenze sulla vita quotidiana delle donne che conosci? Le donne algerine ci tengono a dire che la violenza degli integralisti contro le donne è cominciata molto prima del ·91 _ cioè dell'annulla- BTel) ae()lee°t;gislatiL infatti dell'89 il primo atto di violenza integralista: a Ouargla, nel sud, gli islamisti avevano chiesto al sindaco di allontanare una donna divorziata che viveva sola con i tre figli perché per loro era immorale che-una donna vivesse sola con tre figli, .veniva considerata di facili costumi. Quando il sindaco si rifiutò diedero fuoco alla casa della donna, e mentre lei usciva per chiedere aiuto il bambino più piccolo di tre anni rimase carbonizzato. Quindi, questo odio era qualcosa che montava e le donne sono state le prime a lanciare l'allarme perché sentivano crescere l'intimidazione all'interno della scuola, dei luoghi di lavoro, per le strade, nel modo di vivere. Molte di queste donne sono state poi condannate a morte dagli integralisti, i loro nomi sono appesi nelle moschee, ricevono continuamente minacce a casa per telefono, alzano il ricevitore e si sentono i versetti del Corano, vengono a sapere che gli integralisti sono andati dai vicini di casa per conoscere le loro abitudini e dopo anni di questa vita quotidiana molte non ce l'hanno fatta più e sono andate ali' estero, soprattutto in Francia. Quelle che sono rimaste hanno in qualche modo subito una trasformazione perché tutte le loro abitudini sono dovute cambiare. Hanno dovuto mettersi veramente una corazza, rinunciando agli affetti: per esempio, chi fa la giornalista non torna a casa per mesi, perché è costretta a vivere in una specie di albergo sulla costa, tutto bunkerizzato, dove viene prelevata la mattina, portata al giornale e dal giornale non esce finché non finisce il lavoro per essere riportata direttamente lì. Non possono più permettersi di andare a comprarsi un vestito o di andare dal parrucchiere, sono banalità, ma sono cose della vita quotidiana, senza le quali alla lunga ci si indurisce. L'ultima volta ho notato che anche alcune mie amiche, con le quali in passato si usciva insieme per andare a mangiare fuori, sfidando molti divieti, e che quindi sono sempre state in prima fila con molto coraggio, non possono più concedersi un momento di rilassamento e questo incide molto sul loro modo di essere. Credo che gli effetti psicologici di questa violenza dureranno per anni, e sono effetti devastanti anche sui figli. Conosco figli di amici sempre attaccati al televisore per vedere se c'è qualche notizia che riguarda i propri genitori: ogni volta che la madre esce le chiedono se va ad una riunione. Un giorno un'amica doveva venire con me in Italia e i figli erano felicissimi perché almeno per una settimana potevano essere tranquilli. senza dover stare attaccati al telefono o alla tv per vedere se le fosse successo qualcosa: lei. infatti. era un'insegnante universitaria ed era quindi nel mirino degli integralisti che avevano imposto di non riaprire icorsi. Quel giorno, però, questa mia amica non riuscì a partire. perché non c'era più posto sull'aereo. e quando telefonai a casa. la bambina mi trattò malissimo, quasi sfogando su di me i I fallo che la madre non era potuta partire. I bambini non hanno drf tjer n, c ~cl rcoiUNA ClffA' guriamoci, poi, quando ragazzi di 14-15 anni vedono sgozzare una loro compagna di scuola davanti ai loro occhi, com'è successo di recente. Sono atti di una barbarie incomprensibile. Il tribunale contro gli integralisti come si è concluso? Il tribunale si è concluso con una simbolica condanna a morte per i mandanti del terrorismo, mentre per Chadli Bendjedid e Sant'Egidio si è rinviato il giudizio ad un'altra corte. E questa è stata una decisione molto dura perché queste donne non avrebbero mai sostenuto in altre occasioni la pena di morte, neppure la giudice, che ho incontrato e a cui ho chiesto: "lei ritiene che si possa risolvere qualcosa con la pena di morte?", e lei mi ha detto di non aver mai creduto che la pena di morte potesse avere un effetto qualsiasi per ridurre la delinquenza, "però in questo caso", ha detto, "si tratta di un genocidio contro l'umanità, non si può definirlo altrimenti". D'altra parte molti villaggi ormai si stanno armando; dapprima in Cabilia, e ora in molte altre regioni di montagna, si sono costituiti comitati di difesa armati contro gli integralisti che regolarmente arrivano per saccheggiare e portar via le donne, per poi violentarle, muti- !arie e ucciderle. Spesso le ragazze più giovani e belle vengono prese da casa e portate in dono ali' emiro, naturalmente vergini, o date in mano ai combattenti della montagna; vengono prese anche donne adulte, casalinghe, per fare tutti gli altri lavori. Ma quale futuro gli islamisti vorrebbero riservare alle donne? L'esclusione da qualsiasi vita pubblica: la donna va relegata alla sola funzione riproduttiva. Una donna come si deve, deve solo produrre buoni mussulmani, al massimo viene concessa loro l'educazione dei figli, ma in casa, non all'esterno. Queste cose gli integralisti non le hanno mai nascoste, le dicono nelle loro prediche. E invocano l'esclusione delle donne dal lavoro agitando il problema della disoccupazione, facendo credere a giovani maschi in gran parte disoccupati che potrebbero trovare lavoro, quando, fra l'altro, le donne che lavorano in Algeria sono solo una minima parte della popolazione, e tutte a livelli abbastanza alti perché hanno studiato. Insieme all'esclusione dal mondo del lavoro, l'altro grande obiettivo degli islamisti è l'imposizione del velo, che le donne algerine avevano smesso da tanto tempo. Ai loro occhi il corpo della donna viene considerato qualcosa da nascondere e ciò porta a una serie di repressioni anche nell'uomo. E l'imposizione del velo si accompagna ad altre imposizioni: la separazione fra maschi e femmine nelle scuole, il divieto alle donne di fare ginnastica e tutte quelle attività che implicano un rapporto col proprio corpo. E' a tutto questo che le donne si sono ribellate e ribellandosi hanno impedito una facile conquista del potere da parte degli integralisti. Ancora oggi, dopo le terribili minacce e violenze subite, sono loro le più decise a scendere in piazza in prima persona contro gli integralisti. Alcune mi dicevano che i loro uomini cercavano di dissuaderle: "ma è solo una questione di velo, cosa ve ne frega, mettetevelo e poi si risolverà questa cosa", invece per loro non è affatto così, perché la considerano proprio una questione di principio dirimente, non è possibile cedere su questa cosa. C'è da dire che purtroppo nell'84, con l'introduzione del nuovo Codice di famiglia, la legge coranica

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