A. Mancurti Del Carretto - Dei presagi

UJ~U l:P:caua~~~u ftJ_(( . D E D I C A T A D A L L1 A U T O n E A SUA ECCELLENZA Jl1 SIGNOR CON'fE DQ.~IENICO RANIElH-BlSCIA Dl HIOIJA ç~y. E CO~UIEND. D.EU...ORDINE DI S. STE~"t\~0 l~ occasione di s~e SponsaliZ;ÙJ Fll\EN ZE

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'(/_ • (fl. , ./ • V? . • r (!, '6 t:./?oto e/ lj· ea vbJntco <:Jattttftft ?Jto [o 'l dissi già, e lo ripeto : le ludi anco vcnssune , clw negli Epitalami soglionsi prodigare agli Sposi, vanno al Pubblico non credute, e pe1·ciò non gradite a' lodati . La quale considerazione fece sì cl~ ' io fermassi di non mai farmi lodatore di Sposi, per quanto lodevoli; e, per questo, stetti pt~r oggi saldo contro la. tentazione che il Connubio vostro mi porgeva di fallire al mio proponimento. jjfa ad attestarvi, Signor Commendatore, come io prenda parte alla contentezza vostra, ho voluto dedicarvi un mio scritto, il quale Vi fornirà argomenti acconci a combatter~ la credenza ne' presagi, dalla quale è dovere che allontaniate i fìgliuoletti che a Voi nasceranno. Tenuissima è cotesta mia offerta ; ma io ho certezza che Voi la gradiret~, perchè Vi è noto come qualunque mia dimostrazione di affetto muova, non già dalle bastarde convenienze della moda, ma sì dal sincero animo di chi Vi {u sempre Da ltrtola 2{). 1èhhrajo 1844·. Servo ed Arni('.O affez. A. MANCURTI DEL CARRETTO

INTORNO A' PRESAGI A. G. C. P. / No davvero, io non tni sono punto scandalezzato di cheTu creda quant'hanno credu- . . . . ' . . ' . to somn11 uom1n1 Intorno a presagi, ma SI ti appongo a colpa che rru non abbia provato al crogiuolo del tuo buon criterio le autorità e i fatti che ti sedussero. -- Quanto alle prime, io crederei farti ingiuda ove ~ubitassi che Tu appartenga alla vecchia scuola la quale sommetteva la ragione all'autorità, anzichè questa a quella~ e perciò sono certo che vorrai chiamare ad esame i motivi che indussero tnolti antichi sapienti, e qualcuno pure dell' età nostra, ad asserire la realità de'presagi;

~ () ed io confido che_, anzitutto , torneratti al pensiero quella ineluttabile sentenza colla quale Cicerone viene a dire non esservi fantasia d'uomo delirante che non sia stata da qualche filosofo profferita. E verrai poi considerando quanto sia riescito n1alagevole a' più gran sapienti il ripudiare affatto quelle credenze che e' bebbero nella infanzia, al che io assegno precipua cagione l'orgoglio onde uom.o rifugge dal condannare sè stesso ricredendosi, coll'opera della ragione, di quanto ei credè senza ragione; e veran1ente quel rnedesi rno Tullio inciarnpicò pur esso n~lla colpa che ad altri Ei rin1proverava, e non dubitò d' investigtl r , seriamente se gli Iddii s'avessero il san.gue o non piuttosto l'icore! - Ma, per non divagare oltre all'argomento, io credo bene che Tu non mancherai di considerare come in t"t:ltti i ten1pi e fra tutti i Popoli sia ·stata disforme la norma de'presagi, e come la sperienza de'secoli bastasse finalnlente a sgarare quella sì creduta scienza degli Aruspici. Ma (vedi sragionan1ento degli anin1ali ragionevoli 1.) quello stupendo intelletto del Segretario ]~iorentino, che apprezza al giusto valore i pres(t gi desun ti da' sagri

7 polli, viene Esso poi, in quel n1edesin1o libro, a spacciare con1e , non n1ai venne al- ((' ,cuno grave accidente in una Città o in una <' Provincia che non sia stato o da indovini, cc o da rivelazioni, o da prodigi, o da altri <( ·segni celesti predetto » , la quale asserzio~ ne quanto sia falsa il sà ognuno che non sia all'intutto ignaro delle Storie; e .ben. potè farsene capace esso Autore. al quale niun. presagio fece antivedere il mal' esito delle due rivoluzioni contra i Medici, e la pena della colla che a·Lui ne sarebbe toccata. N è si può, senza compassi~ne, considerare quanto siano inconcludenti que'fatti ch'Esso allega a puntellare il suo proposto, e che partitan1ente e brevemente voglio io qui c<)nfutare. 1. La venuta di Carlo VIII in Italia fLt predetta dal Savonarola.; ma tale· predizione era certament.e ~gevo.le a .qu'~l .Profeta che .ben conosceva le condizioni . politiche della Europa, ·ed era pure agevole· a ._·chiunque sapesse che, da Luigi IX in ava:mti, ,un ramo della Casa d'Angiò aveva ognora 1 ,posseduto, ,o preteso di possedere_, il rè~n1~ J .di Napoli. In ogni modo poi qual ·conto può farsi .di questa predizione avverata se ohiaminsi ad

8 c · l I buon Frate alle csan1c le altre prOJCZJe (e quali 11011 rispose r event.o ? . . ~ . 2. Altro pres~gio dt essa InvasJon~ ftn.l~ .. cese vuole il Macchiavello riconoscete 1~1 CIO che u 1)er tutta Toscana si disse essersi sen· u tite in aria e vedute genti d'arrrJe sopra •• Are~zo che si azznffavàno insieme '', rna quali testimonianze esistono d'uonJÌni probì e sa·agi che udissero o vedessero quello strano 5 d. arn1eggiare? E ·sì che quel buon uomo 1 Niccolò sapeva ·che quel fatto non sarebbe agevoln1ente stato creduto da"' suoi lettori, e perciò ben avrebb' Esso allegato i testimoni se avuti ne avesse; sicchè il silenzio d'uomini gravi intorno al risihile fatto ne prova evidentemente la falsit~t, e din1entisce la tradizione del credulo volgo toscano. . .3. Nella saetta che percosse il Dno1no <h F1renze nella sua piit alta parte ricotlosce l'Autore il presagio della-morte di Lorenzo de'Medici_, e vuoi farci creder di credere che l'altro fuhniile caduto sul Palazzo fosse presagio della cacciata del Soderini. _ Ma non sapeva E o·l· 1 .c0 · • fì. l · · 5 Ji rse come 1 u nHni percuotano natura]n1ente i piìt al( , ]"f' . . • • • l cc1 1ZJ,. e com~ tallliSSime Volte ne Siano state colpite le

9 Cattedrali e le Reggie scnzà che gravi accidenti ne siano conseguitati? 4. Marco Cedizio plebeio riferì al Se... n a t o aver egli udito, di mezza notte per la via nuova, una voce maggiore clu~ u1nana che annunziava la venuta de' Francesi ( 1). Per gli Dei d'Averno! una voce maggiore c.he umana •.. nel silenzio della mezzanotte ... in una pubblica via doveva essere udita dal solo plebeo Cedizio, tantocchè il Senato ed . il PopÒlo dovessero a colui solo credere e andar debitori a lui solo del grande avviso? Risu1n teneatis, amici? A chi delle Opere del Segretario Fiorentino null'altro avesse letto in fuori dell'accennato Capitolo ~ davvero che quel Sommo ap.:. parirebbe · uomo di ben poca levatura; se non che v'ha motivo per credere ch'Egli così parlasse contra coscienza, e stim~sse ben fatto il coltivare nel Popolo la credenza ne' presagi, come non dubitò Esso di asserire, ~n quel medesin1o libro, parlando de'miracoli (1) LiAutorc dovea nontarli Galli, giacchè i lranchi o francesi abitavano allora le sponde del Saal nel· la Germania. , .

10 delle false Religioni, che « i prn.denti gli aucc gumentano, da qualunque principio essi " nascano, e l'autorit~t loro dà poi a quelli (( fede appresso a qualunque. >> A convalidare il quale mio sospetto viene anco opportuna la considerazione che Esso, magnifica-:- tore della profezia del Savonarola, fa poi di questo, e degli altri Profeti disar1nati soggetto di scherzo ! - · . . 1\Ia, e d'onde nasc-e ella ,dunque codesta facilità del creder.e i presagi, e d' ond~ il consenso di· tanti l) opoli nel riguçtrd(lre forie~i di sventure l'inciampicar·e col pie.de nella·soglia, lò spandersi del sale in su la tovaglia, e via via? ·- Io ·non so veri;uuente qual forza di prova possa vedersi nel consenso de~Popoli, quasi vero, dirò coll'Arpii1ate, quidquam tam ·valde si(, gua1n nihil sapere, PU,LGdRE. E non fu egli pieno_, universale, e diuturno il consenso sulla Idolatria, sul Politeisino, sul . ·moto del Sole, sulla esistenza delle stregh~_, sulla giùstizia della tortura, della pugna giudiziaria, su mill'altre assurdità? Come poi tale consenso .sia nato intorno ai .sopradetti presagi .··parnli agevòh~ · ~r co'nosc~re. ; .pe~~ ... ciocchè ognun vede che, più che.· ad altri,

11 toccheranno disgrazie agli .sbadati che non guardano ove e' si pongano i piedi e le n1a· ni; talchè io riguarderei per ciò solo in pericolo chi spesso inciampica o chi rovescia le saliere; e poichè l'uomo tanto facihnente si lascia andare a quel fallacissin1o argomento " post !toc _, ergo propter hoc » , ne è pro· babilmente avvenuto che taluni, dopo aver inciampicato o riversato il sale, ·sono anco stati colti da qualche danno ed, invece di attribuire tutte esse cose alla medesima cagione di loro sbadataggine, hanno pensato che l'ultima fosse effetto delle prime. Senzachè, essendo ben frequenti le cattive, e ra.de troppo le buone avventure, ognun vede quanto, facilmente possa accreditarsi ogni regola di sinistro presagio ; attalchè .se a qualche bizzarro uomo verrà talento di propalare che, ad esempio; una sventura sovrasta a colui, al quale una mosca si posò sul naso, non -andrà assai tempo che molti, con verità potranno allegar fatti in appoggio a quella sentenza . E nello adottare le credenze it'ltotno a' presagi ebbero, hanno_, ed avranno sempre i .P·opoli non sò s'io dica la stoltezza o la malizia di lasciar correre inosservati ·i cento fatti che

-J 2 sn1entiscono e di magnificare quell' uno che conferma l'opinione del presagio ; n è senza meraviglia e dispetto posso io considerare corne l'insigne storico Botta, narrandoci del Gafforio il quale, non volendo dar peso agli a vvisi di una pettegola, n è volendo riguardare qual malauguroso accidente il Cielo turbato per tempeste, ne fu morto_, non dubita il narratore di profferire che i pronostichi sono senzpre fatali e sempre non curati ; n è considerò allora il Botta che, alla decisiva battaglia d'Arcolo..," il cavallo di Napoleone, spaventato dal fragore de'cannoni (e tale sp~­ vento sà di prodigio in un cavallo di battaglia) gittò sè e il suo Signore nella vicina palude ; in onta al quale triste presagio il gran Guerriero tornò al cimento e ne eseì vittorioso. Quale .immensa distanza tra la celebrità di un Gafforio e quella d'un Napo • leone! quale divario tra l'importanza di loro itnprese! · Ma a Te dòtto della Istoria, non mancherà copia di fatti che ti persuadano come a, tempi di maggiore ignoranza, e per ciò di maggiore barbarie, fossero assai più frequenti ch'ora nol sono .le rivolture degli Stati, le

13 vittorie.tle scopfitte de'l)otenti, le lot•o usur· pazioni, i grandi delitti ; tantocchè gravissin1i avvenimenti doveansi attendere così dopo una stemperata pioggia che dopo una lunga siccità; così dopo l'apparizione di una Cometa che dopo un tremuoto od un fulmine. E non rfi Olancheranno pure innumerevoli fatti a convjncerti che importantissin1i accidenti toc~ carona agli Stati e prima e senza l'apparizio~ ne di alcun presagio. Che se la maestra spe .... rienza del passato non valesse a sgannarti delle vecchie fole, ben potrà all'intutto fran~ cartene l'osservazione sul futuro; perchè Tu in1pianterai un giornale a due colonnelli, nell'uno de'quali dèi annotare quegli accidenti che sono tenuti presagi, e nell'altro gli avveni•nenti di cose memorabili ; ed io sono certo che-! ad ogni fin d"'anno, avrai gran copia di presagi non seguiti da alcun fatto inlpor· tante, e così molti fatti importanti non pre· ceduti da presagio alcuno. Nè, dopo ciò, po· trai perdonare a chi dice non potersi volgere in ridicolo la credenza ne' presagi per ciò che non può provarsi falsa tale credenza; i l che, se pur sussistesse, varrebbe a sostegno della n1atta ipotesi di Robinet, e di quant'al-

14 ' . . . tre mattezze puo creare una 1111magtnaz1one anco più ubbriaca di quella che vuoi adulare sè stessa coll'attribuirsi la scienza di leggere il futuro. E già di troppo io mi estesi in parole e, se altre ne aggiugnessi a dimostrare la futilità de'presagi, dubiterei fare insulto al tuo buono ingegno, ed anco alla. tua memoria; poichè ben devi ricordare avermi Tu fatto dono della tua con1pagnia alla mia Villetta, in occasione di que'pranzi annui de' tredici comn1ensali che hanno giovato a scacciare dalla mente di molti la tanto ripetuta frottola eh e l'uno de' tredici abbia a patire grave sventu·- ra entro l'anno! - ·E poichè di poco è lontano l'anniversario di quel mio bizzarro convito, ti comando in nome dell'amicizia che Tu deggia farne parte. Addio. l' 3b d;,) : ;·· l \ ~

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