A. Mancurti Del Carretto - Dei presagi

~ () ed io confido che_, anzitutto , torneratti al pensiero quella ineluttabile sentenza colla quale Cicerone viene a dire non esservi fantasia d'uomo delirante che non sia stata da qualche filosofo profferita. E verrai poi considerando quanto sia riescito n1alagevole a' più gran sapienti il ripudiare affatto quelle credenze che e' bebbero nella infanzia, al che io assegno precipua cagione l'orgoglio onde uom.o rifugge dal condannare sè stesso ricredendosi, coll'opera della ragione, di quanto ei credè senza ragione; e veran1ente quel rnedesi rno Tullio inciarnpicò pur esso n~lla colpa che ad altri Ei rin1proverava, e non dubitò d' investigtl r , seriamente se gli Iddii s'avessero il san.gue o non piuttosto l'icore! - Ma, per non divagare oltre all'argomento, io credo bene che Tu non mancherai di considerare come in t"t:ltti i ten1pi e fra tutti i Popoli sia ·stata disforme la norma de'presagi, e come la sperienza de'secoli bastasse finalnlente a sgarare quella sì creduta scienza degli Aruspici. Ma (vedi sragionan1ento degli anin1ali ragionevoli 1.) quello stupendo intelletto del Segretario ]~iorentino, che apprezza al giusto valore i pres(t gi desun ti da' sagri

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