Acpol notizie - Anno II - n. 3 - Gennaio 1970

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QUADERNI DELL'ACPOL N.1 'CONTESTAZIONE SOCIALE E MOVIMENTO OPERAIO Gli Atti del Convegno di Studio organizzato del1' ACPOL a Milano dal 26 al 28 Settembre 1969 su tale tema sono stati pubblicati sul 1 ° numero di "Quaderni dell'ACPOL". Chiunque desideri ricevere copia della pubblicazione può far richiesta all'ACPOL, Via di Torre Argentina, 21-00186 ROMA·. Il Volume (al prezzo di lire 500) verrà spedito còntrassegno. SOMMARIO "Quaderni dell'ACPOL nò 1" f Livio Labor: Significato e prospettive dei conflitti sociali in corso. Gruppi di lavoro su: Strategia <;iella contestazione sociale (F. Indovina); Crisi e prospettive della sinistra (E. Ranci Ortigosa); Sindacato e lotte operaie (G. Sciavi). Riccardo Lombardi: Sinistra italiana e tendenze del capitalismo. Interventi di: Sergio Sacchetti, Pietro !chino, Gino Rocchi, Corrado Clini, Lucio Magri, Gino Petrina, Fabrizio Cicchitto, Beppe· Gatti, Roberto Villetti, Vittorio Orilia, Mario Vagnozzi, Luigi Covatta, Ivo Sullam, _Antonio Ceravolo, Claudio Signorile, Enzo Bartocci, Pietro Ingrao, Luciano Benadusi, Antonio B o ~o~cà Gino Bianco QUADERNI DELrACPOL N.2 LE REGIONI DI FRONTE. ALLA CRISI DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO E'.. il tema su cui si è tenuto a Roma dal 25 al 27 novembre 1969 un Convegno Nazionale di Studio organizzato dall'ACPOL. Sono disponibili gli Atti del Convegno. Chiunque desideri ricevere copia del la pubblicazione, può farne· richiesta all'ACPOL, Via di Torre Argentina, 21 - 00186 ROMA. 11 volume (al prezzo di lire 500) verrà spedito contrassegno. SOMMARIO Quaderni dell'ACPOL n° 2 Introduzione di Riccardo Lombardi. Ercole Bonacina: Le Regioni di fronte alla crisi del sistema politico italiano. Franco Bassanini: Rapporti e tensioni tra Regioni e Stato. Antonio Gori: Il problema politico e tecnico delle finanze regionali. Francesco Indovina: Le forze sociaIi e l'uso del l'ente regionale. Conclusioni di Livio Labor.

Si avvertono tutti gli amici che intendono aderire all'ACPOL - anche in sedet local,e- che di adesione è l'unico mezzo l'abbonamento ad ACPOL-NOTIZIE di .L. 1000 (modulo bianco) ACPOL NOTIZIE - Periodico mensile dell'associazione di Cultura Politica - A.C.PO L - Direzione - Redazione - Amministrazione 00186 Roma, Via di Torre Argentina, 21 - Tel. 652.225 - Direttore: Antonio Fontana - Direttore responsabile: Sandro Sabbatini - Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 13052 del 29-10-1969 - Stampatore: 1.G.1. 00158 Roma, Via della Stellaria, 14 - Spedizione in abbonamento BP.~tal~ry,t?QOal Il Gl{) %. o B u u ~e 1n · 1anco I • sommario COSA FACCIAMO ■ Parma: Convegno di studio "Per nuovi poteri nella fabbrica, nel quartiere, nella scuola ■ L'ACPOL a Cesena ■ L'ACPOL Salentina ■ L'ACPOL a Milano ■ Verbania: Schema di intervento per il lavoro nei comitati di quartiere COSA DICONO DI NOI ■ Intervista a Luigi Borroni ■ "Cristo non sta dalla vostra parte" ■ "E' ora di inventare una nuova sinistra" ■ Gli auspici del Corriere ■ Fuori dalle trincee politiche rischiare "in campo aperto" COSA PENSIAMO ■ L'ACPOL sui fatti di Milano ■ Dichiarazione comune di esponenti della sinistra ■ Riccardo Lombardi sul comunicato della Direzione del PSI ■ Blocco d'ordine e iniziativa della sinistra F. Cicchitto G. Emiliani G. Acquaviva ■ L'intervento di Livio Labor al C.C. del PSIUP direttore Antonio Fontana di rettore responsabile Sandro Sabbatini pag. 3 pag. 5 pag. 5 pag. 5 pag. 6 pag. 8 pag. 10 pag. 11 pag. 12 pag. 12 pag. 18 pag. 19 pag. 19 pag. 19 pag. 19 pag. 21 pag. 21 pag. 23 1

. .. ..,. Biblioteca Gino Bianco

COSFAACCIAMO C.D.R.P. Centro Documentazione Ricerche Politiche- Parma Convegno di studio « PER NUOVI POTERI NELLA FABBRICA NEL QUARTIERE NELLA SCUOLA » Parma, 23-25 gennaio 1970 Venerdi 23 ore 10-Relazione introduttiva a cura del C.D.R.P. Seguono relazioni sul tema del convegno presentate dai gruppi partecipanti. ore 16-Commissioni - Sabato 24 or·e 9-Co.t1:1missioni ore 16-Discussione dei fogli di lavoro del le commissioni. Dorr,enica 25 ore 9 Con.elusioni B1 llotecaGino Bianco PRIMA COIVJMISSIONE Lavoro politico di fabbrica a) Confronto tra le esperienze e le prospettive del lavoro politico di fabbrica (soprattutto ci riferiamo al lavoro di gruppi che fanno capo al sindacato, alle ACLI, al PCI o PSIUP, o che hanno come punto di riferimento i Comitati di Base, oppure ancora che si qualificano come "gruppi spontanei"), cercando di individuare: ■ verso quale tipo di unità della classe operaia il lavoro è stato orientato ■ in che misura gli strumenti politici proposti dai diversi gruppi sono risultati e sono funzionali alla crescita del la lotta del la classe operaia. ■ come, e con quali motivazioni politiche, eventuali gruppi di base hanno stabilito un rapporto con le forze politiche istituzionali, sindacati compresi. b) Ricerca di un possibile collegamento (e di che tipo) tra i gruppi di lavoro politico di fabbrica. SECONDA COMMISSIONE Lavoro politico di quartiere a) Confronto tra le esperienze e le prospettive del lavoro politico di quartiere, cercando di individuare: ■ su quali basi di lavoro è stato impostato (allargamento della base del partito che ha gestito il lavoro - se i I lavoro è nato da un partito - oppure formazione di un movimento politico di base per un reale potere nel quartiere ... ) ■ su quali ·problemi e con quali iniziative concrete il lavoro di quartiere si è qualificato (per es. problema fitti, sanità, scuola ... ) ■ quali strumenti sono stati indicati o sperimentati per una democrazia di base nel quartiere ■ come, e con quali motivazioni politiche, eventuali gruppi di base hanno stabilito un rapporto con le forze politiche istituzionali ■ quali rapporti si sono stabiliti fra il mov. di quarti.ere e.g-li Enti Locali. 3

b) Ricerca di un possibile collegamento (e quale) tra i gruppi di lavoro politico di quartiere · TERZA COMMISSIONE Movimento studentesco e lotte operaie a) La realtà attuale del M.S. ■ come, e in quale prospettiva politica, è presente la lotta nel la scuola nel le di verse sedi ■ su quali problemi, e con quali strumenti, si è stabilito un collegamento con le lotte operaie ■ quali rapporti il M.S. ha stabilito con le forze poi iti che istituzionali ■ quale è la ragione storica, e quale la funzione nel r;nomento presente, dei gruppetti fortemente ideologizzati pres'enti nel M.S. ■ su che basi, e con quali strumenti, il M.S. deve oggi collegarsi alle lotte operaie per il rafforzamento e l'allargamento del movimento di classe. b) Come si può parlare di "autonomia del M.S." ■ autonomia corporativa in quanto il movimento è presente solo nella scuola mentre "fuori" hanno spazio legittimo solo le forze istituzionali oppure autonomia e di elaborazione e di presenza anche al di fuori della scuola, caratterizzata dalla volontà di essere strumento per la formazione e la crescita di un movimento di base ché decide la sua strategia "all'interno della lotta", "dal basso". c) Ricerca di un possibile collegamento (e di che tipo) tra i gruppi del M.S. delle diverse sedi. Le lotte degli operai e degli studenti hanno proposto un nuovo modo di fare poptica e di lottare, hanno provocato un movimento che tende a sfuggire alle previsioni e al controllo di ogni organizzazione precostituita, in quanto "la politica nuova" che nasce da queste lotte è caratterizzata perciò da una strategia di lotta cpe nasce dal movimento e non almeno in f I una certa misura, dall'organizzazione precostituita: ·se questo è valido soprattutto là dove le lotte sono state più avanzate e dove queste indicazioni sono la scelta di un movimento reale, d'altro canto bisogna tenere presente che, dove le lotte sono canalizzate negli schemi tradizionali, le indicazioni per una nuova linea di lotta e di presenza politica nascono più da gruppi di avanguardia che dal movimento: le avanguardie, che in un certo senso hanno scavalcato la maturazione della classe, hanno un ruolo fondamentale nella crescita del movimento se la loro presenza tende ad essere responsabilmente uno strumento della classe stessa, avendo costantemente in essa una verifica continua. Questo processo di maturazione e di costruzione ha evidenziato alcune contraddizioni e alcuni grossi B1 llotecaGino Bianco problemi che il movimento di classedeve affrontare e risolvere. Le esperienze di lotta nelle fabbriche nella scuola nei , , quartieri esigono, per avere forza e capacità reale di incisione e di trasformazione, un col legamento ed una· organizzazione che, mentre devono servire a generalizzare la lotta, d'altro canto devono realizzarsi come strumenti realmente gestibili dalla classe alla base. Perciò si tratta di analizzare la funzione reale e la funzionalità dei sindacati e dei partiti della classe, si tratta di individuare in che modo e su quali basi deve essere stabilito un rapporto dialettico fra eventuali strumenti "di base" e organizzazioni precostituite (partito, sindacato), si tratta di riconoscere su quali ipotesi organizzative si può muovere una ristrutturazione del movimento di classe in Italia oggi. In questo senso è necessario promuovere una verifica continua nella classe di tutte le istituzioni partitiche sindacali che ·della classe stessa dovrebbero essere strumento, affinchè il momento di mediazione partito-classe diventi il centro di un dibattito capace di promuovere una maturazione politica alla ricerca di strategie e contenuti di lotta più avanzati. Ben lontani dal voler negare la validità storica delle organizzazioni oggi esistenti, vorremmo unicamente ribadire che oggi il partito, per non tradire il proprio mandato politico di strumento per la partecipazione politica della base, ha bisogno di superare ed uscire da un.a logica istituzionalizzante che impone l'autoaffermazione del partito stesso e non una reale promozione della base. 11nostro sforzo sarà quello di individuare i termini di questa nuova presenza politica che la classe stessa chiede, in una ricerca attenta di nuovi strumenti e di nuovi spazi poi itici da gestire. Ci è sembrato utile proporre un dibattito politico che abbia come punti di riferimento la fabbrica, il quartiere e la scuola. Su questi temi, in particolare, è chiesta l'adesione al convegno di Parma, cui gli interessati potranno aderire partecipando la loro esperienza di lavoro in un dibattito che pensiamo possa essere un'occasione reale di confronto e verifica della propria presenza politica all'interno della lotta di classe;. il convegno si pone quindi in termini di chiarificazione ed eventualmente indicazione di una linea comune, come mome_nto propositivo non astratto, ma che trae le proprie indicazioni dal confronto di dati emergenti dalla realtà politica in· cui ognuno di noi opera. Siamo convinti della necessità di superare il settarismo e lo spontaneismo di cui tanti gruppetti di lavoro politico sono testimonianze spiacevoli, sia per la frammentarietà del lavoro portato avanti, che per il netto distacco di questo lavoro dalle vere esigenze del la classe. Non si ha la pretesa di poter risolvere nel nostro

incontro le contraddizioni più ev1denti nella lotta di classe, ma la nostra è solo una proposta di confronto, di chiarificazione e -di maturazione del la nostra presenza politica in un impegno sempre più attento aIle esigenze del proletariato. L'ACPOL A CESENA E' sorta anche a Cesena l'Associazione di Cultura Politica (A.C.POL.), che si collega direttamente al movimento nazionale fondato recentemente ad iniziativa di alcuni noti esponenti della sinistra laica e cattolica, tra cui l'On. Riccardo Lombardi della sinistra socialista e l'ex Presidente nazionale delle ACLI, Livio Labor. Sul piano locale si è addivenuti alla costituzione di un Comitato p,omotore .comprensori ale composto da elementi che provengono in parte da esperienze del Movimento Studentesco, in parte dalla sinistra del Partito Socia Iista Italiano, in parte dal la sinistra democristiana, in parte da elementi che hanno rotto col partito di appartenenza e col sindacalismo tradizionale e infine da elementi indipendenti. La prima assembfea degli aderenti e dei simpatizzanti, tenutasi 1'8 dicembre nella sede del Circolo Culturale "Delio Cantimori" di Cesena, ha esaminato il documento politico dell'Associazione sottolineandone alcuni punti fondamentali, come quello in cui si afferma "che i partiti politici non sono oggi in grado da soli di intraprendere un'iniziativa di trasformazione della società, se non vengono sottoposti dall'interno e dall'esterno a una sollecitazione permanente, che tragga motivo dalle esigenze nuove emergenti da Ila società civ i le". L' ACPO L propone, quale forza di sinistra, la ristrutturazione della sinistra stessa per realizzare unitariamente una strategia rivoluzionaria tesa alla costruzione della nuova società del lavoro, democratica e sociaIista. Circa il discorso obbligato dei rapporti col PCI si constata che al suo interno si vanno delineando, nonostante gravissime e recenti" contraddizioni, atteggiamenti e comportamenti in parte nuovi e significativi, caratterizzati al X 11 Congresso da una Iibertà di dibattito. più ampia che nel passato, dall'accentuazione della posizione di autonomia di iniziativa rispetto al Partito comunista sovietico, da una apertura - sottolineata anche se generica - al dialogo e al confronto con le altre forze politiche e ideali''. L'incresciosa vicenda del "Manifesto" conferma comunque la necessità di un confronto dialettico e critico coi comunisti e con ogni altra forza progressista. L' ACPOL si colloca appunto come strumento di . djalogo, di co(lfronto e di iniziativa a ogni livello e si B1011e0ca 1noBianco · . rivolge a operai, contadini, impiegati, studenti,. movimenti di contestazione, gruppi spontanei, affichè con la loro adesione e collaborazione si renda possibile l'attuazione di "un lavoro culturale che affrohti i nodi fondamentali del sistema e una struttura associativa capace di stabilire un profondo collegamento con •la realtà sociale del Paese e fuori da ogni prospett,iva partitica ed eletterale". · Si elencano qui di seguito i componenti del Comitato promotore: Alberti Arturo, Calisesi Pio, Casadei Franco, Cuni Vittorio, Ghezzi Lorenzo, Gianessi Ermanno, Magnani Mario, Merendi Enzo, Milandri Alfiero, Pagliarani Romeo, Petrone Massimo, Simoncelli Nerio, Turci Fausto, Valducci Giuseppe. · . L'ACPOL SALENTINA "Attraversiamo - ha affermato Livio Labor parlando durante un incontro avuto a Lecce con i componenti del comitato dell'A.C.P.O.L. nel Salento - una delicata fase di trans1z1one, sempre maggiormente riscontrabile, tra le istituzioni statuali e la vita di ogni giorno. "Però - ha aggiunto - questa situazione non presenta i sintomi che suscitano un'azione rivoluzionaria. Anzi, lo sviluppo capitalistico della nostra civiltà rende più sfocati i contrasti tra classi, soprattutto perchè la logica dei consumi ammansisce i lavoratori, che però pagano la maggior parte disponibile di beni materiali con sempre .minore potere politico. D'altro canto però - ha continuato Labor - il mondo comunista non ci presenta esempi più invitanti: i non dimer:1ticati avvenimenti cecoslovacchi, le imminenti epurazioni che si avranno in Francia e in Austria e, non ultimo, il caso del "Manifesto" in Italia, stanno a dimostrare come la dittatura del proletariato si basi più sulla burocratizzazione e l'autoritarismo che sulla democrazia partecipata". "In questo contesto storico - ha affermato Labor - deve agire I'ACPO L e tanto più si pone con urgenza la sua opera, quanto più il "maggio francese" e i moti studenteschi e operai italiani hanno dimostrato che la classe operaia non può direttamente incidere sulle strutture, senza una strategia unitaria delle sinistre". "Con la n:iassima autonomia - ha aggiunto Labor - bisogna porsi seriamente alla ricerca di un nuovo socialismo, un socialismo da inventare e scoprire con l'apporto di ttJtte le forze della sinistra". E' seguito poi un dibattito,,/che ha consentito a Labor di chiarire alcuni punti del suo programma. Ha infine ribadito che I'ACPO L non presenterà alcuna lista nelle prossime elezioni, perchè non vuole diventare - ha detto - un ennesimo partito. (La Gazzetta del Mezzogiorno martedì 16 dicembre 1969) 5

L'ACPOL A MILANO L'azione dell'ACPOL a Milano si sta strutturando secondo una linea di impegno che, seppure implica da parte nostra un notevole sforzo organizzativo e forse · una certa lentezza nell'avvio, pensiamo sia la più idonea a garantire una reale partecipazione dal basso e un lavoro sui problemi concreti - ma non per questo meno di fondo - dei cittadini, dei lavoratori. Innanzitutto gli aderenti e simpatizzanti sonq stati divisi secondo le zone del decentramento amministrativo (per comodità pratica e non certo per privilegiare i consigli di zona così come sono stati attuati); zona per zona verrà convocata una riunione iniziale a cui inviteremo oltre agli amici, aderenti o simpatizzanti çhe siano, tutti quegli operatori impegnati in loco che vorranno ·accettare il nostro invito (comitati di quartiere, consiglieri di zona, operatori sindacali) ed eventualmente gruppi significativi della sinistra laddove esistano sezioni e circoli interessati (sezione PCI, PSIUP, PSI; circoli ACLI; centri culturali). Da questo nucleo di persone dovrà derivare l'individuazione di alcune linee operative di impegno sui problemi concreti di quella zona,. partendo dai quartieri, investendo il consiglio di zona, l'intera politica della amministrazione civica. La nostra unità di base sarà dunque costituita da questi nuclei che dovranno se possibile darsi anche una certa struttura, per autogestirsi in modo permanente nell'azione e mantenere i necessari collegamenti con l'associazione nel suo complesso; nuclei capaci più che di gestire in proprio l'azione di base, di promuovere in loco un'azione unitaria tra militanti di partito o dei sindacati e gente priva di precisi riferimenti partitici, nella convinzione che solo da qui, dalla politicizzazione del sociale e dall'unità dei lavoratori nel sociale potrà partire una unità politica delle sinistre non strumentale ma maturata dal basso. Questa azione per zone si salda con una altra iniziativa in corso da noi avviata e che ha portato a riunire intorno ad un tavolo rappresentanti di-fcomitati di quartiere e consiglieri di zona a discutere sulla possibilità di coordinare la loro azione e a verificare insieme gli obiettivi di lotta: si tratta di due linee che dovranno convergere nella misura in cui diverremo· coscienti che i comitati di quartiere, cioè gli organismi di base, quel li effettivamente rappresentativi, non debbono nascere solo come occasione momentanea di mobilitazione e di lotta, spesso settorialistica, ma divenire momento permanente· e fondamentale di organizzazione politica dei lavoratori nel contesto urbano, a monte dei partiti per fondare qui, sui problemi concreti, a partire dalle effettive condizioni di sfruttamento, quell'unità della classe lavoratrice (operai, tecnici, impiegati, studenti, intellettuali), "quel blocco storico" come lo hanno definito i comunisti al Xl I Congresso, su·cui dovrà fondarsi, g·, i oi 01 fiisg azione della sinistra, tale 6 da coinvotgere tutti, PCI compreso. L'azione di base d'altro canto diviene sempre più incisiva nella misura in cui può basarsi su analisi sempre meglio fondate della realtà in cui si opera. Alcuni amici stanno già lavorando sui problemi dello sviluppo urbano (piano regolatore, 167, licenze edilizie, costruzioni in precario, verde pubblico, infrastrutture, edilizia pubblica, ecc,); ne deriveranno spunti operativi immediati per tutti noi; potremo anche studiare un rapporto più diretto nella fase di analisi; impegnandoci nella raccolta di dati e trasformando questa stessa operazione in una prima occasione di mobilitazione. Tutto questo ha delle conseguenze sul la struttura stessa dell'Associazione: l'assemblea generale diverrà quindi non tanto uno strumento da convocare frequentemente, ma un luogo di dibattito, di verifica - e nei momenti chiave - di scelta delle linee di fondo. Pensiamo qujndi di articolare così le nostre assem~lee: dopo che i nuclei nel le zone saranno operanti, terremo assemblee decentrate zona per zona, su ordini del giorno proposti, preparati, se possibile, dagli amici delle zone, per le quali ricercare eventualmente una più ampia mobilitazione in loco. Le assemblee generali potranno essere occasione di dibattito con militanti in partiti del la sinistra su problemi di fondo, per verificare eventuali possibili convergenze, per far crescere anche a livello di cultura politica, le possibilità di incontro, di approfondimento comune. Potremo tenere anche assemblee déliberanti su problemi di particolare importanza e di -verifica della linea politica .complessiva del1' Associazione: è necessario infatti non perdere il senso dell'importanza èhe lo stesso dibattito sui problemi ideologici e politici più generali riveste, per non cadere nell'azione fine a se stessa priva di una vera capacità di modifica profonda dell'attuale sistema. VERBANIA SCHEMA DI INTERVENTO PER IL LAVORO NEI COMITATI DI QUART~ERE Il gruppo ACPOL di Verbania (Novara) ha redatto uno "schema di intervento per il lavoro nei comitati di quartiere". Si tratta, di materiale di discussione, sul quale riteniamo assai utile ed interessante riferire a · livello di esperienze concrete sinora realizzate, o in via di realizzazione. Ecco il testo dello schema: "11 comitato di quartiere deve significare in primo luogo una ripresa di impegno e di lotta politica a livello locale; non può e non deve limitarsi ad essere una forma di decentramento di tipo amministrativo. Dalla constatazione della crisi in atto nel nostro paese de Ile strutture rappresentative del la democrazia

borghese, dalla considerazione cioè che il comune, la provincia, il Parlamento, gli stessi partiti politici non rappresentano più adeguatamente e compiutamente la volontà politica dei cittadini, nasce l'esigenza di riformare o comunque di integrare questo tipo di di meccanismi rappresentantivi con nuove forme dirette di partecipazione e di azione politica popolare. Da ciò nasce la volontà del cittadino di riappropriarsi di quella parte di potere politico che gli spetta e che finora non è riuscito a gestire. E' questa l'analisi, qui ovviamente appena accennata, che motiva l'esigenza di sensibilizzazione e conseguentemente di impegno politico a livello di base, a livello locale. Noi riteniamo che una società industriale avanzata, quale si avvia ad essere la nostra, esiga necessariamente, per la complessità e la interdipendenza delle sue strutture, meccanismi di rappresentanza politica, di delega politica; ma a nostro avviso si pone anche con urgenza oggi la necessità di maggiori possibi Iità di effettivo controllo da parte del popolo sugli apparati politici, che si realizzi attraverso una crescita dal basso di volontà politica e come controllo sul la attuazione di questa volontà politica. La partecipazione individuale e diretta di ciascuno alla lotta politica, alla lotta di classe, ci appare comunque necessaria, perchè non crediamo nella autodistruzione del capitalismo, meccanicamente annientato dallo scoppio delle sue contraddizioni, ma individuiamo nella presa di coscienza soggettiva l'elemento decisivo per la vittoria sul sistema e nella conduzione democratica e partecipata della lotta i·I momento della invenzione e della sperimentazione della futura società socia Iista. La costruzione del socialismo non può passare che attraverso la ricomposizione politica dei vari strati sociali oppressi; ricomposizione che, nel mentre unisce, in una volontà politica comune, alla classe operaia, i suoi naturali alleati, traccia una sempre più netta linea di demarcazione tra il popolo e i suoi nem1c1. Agire in una simile linea di tendenza è tanto più importante in-quanto, fino ad oggi, non vi è mai stata una reale unificazione politica delle lotte del sottoproletariato, dei contadini e della classe operaia ma solo lotte settoriali parallele; l'azione del capitale ·inoltre, Q,.eiconfronti della stessa classe operaia è sempre stata in favore di una sua progressiva diversificazione in strati differenziati (divisioni del lavoro, livelli salariali). L'apparire, sulla scena della lotta di classe, di vasti settori socia Ii (studenti, tecnici, insegnanti, impiegati Bibl" t:t;a ecc.) in stato crescente di proletarizzazione, cioè di riduzione alla condizione economica e sociale del salariato, pone, a chi si colloca sulla strada di una cosciente azione anticapitalistica, problemi e compiti del tutto nuovi tra i quali non ultimo l'individuazione di terreni comuni di lotta che spezzino le artificiose divisioni che il capitale, seguendo la classica metodologia del "divide et impera", crea fra gli strati oppressi. Ad una problematica politica generale di questo tipo non può a nostro avviso non riferirsi anche il discorso sui comitati . di quartiere, senza che si cada nel pericolo di giungere a formulazioni e conclusioni prettamente socialdemocratiche o comunque di riformismo spicciolo, sostanzialmente conservatore. Da· quanto sopra risulta conseguentemente a nostro parere, come sarebbe del tutto inadeguata ed inaccettabile qualsiasi forma di strutturazione dei comitati di quartiere che venga calata dal l'alto e come debba invece spettare ai cittadini, riuniti in assemblea il compito di darsi le forme di organizzazione che riterranno più opportune; spettando invece all'amministrazione comunale di mettere a disposizione i mezzi tecnici, che di volta in volta al funzionamento dei comitati si renderanno necessari. Se con questo spirito e partendo da questi presupposti si intenderà operare, riteniamo che quella profonda coscienza del la unità del la classe operaia, che ha prodotto l'esaltante lotta della Rhodiatoce di Pallanza, avrà modo di espandersi più in fretta e più profondamente anche fuori del la fabbrica, nel la città, ove il capitalismo non solo mantiene ma proprio in questi ultimi tempi accentua lo sfruttamento. Puntualizzazione della proposta a livello pratico. 1) I comitati di quartiere si costituiscono almeno inizialmente, tenendo anche conto delle loro relativamente modeste proporzioni a Verbania, come assemblee composte da tutti i cittadini che vogliano parteciparvi; 2) Alle assemblee così costituite sp~tta il compito di darsi la organizzazione che più riterranno opportuna (presidenza dell'assemblea stessa,commissioni varie di lavoro e di studio, etc.); 3) L'amministrazione comunale si assume l'onere di provvedere i fondi che al funzionamento dei comitati si renderanno necessari, di procurare i locali nei ·quali le assemblee possano riunirsi, di fornire la consulenza dei suoi uffici tecnici, quando questa venga dai comitati richiesta". 7

COSDAICODNION. OI B8 liotecaGino Bianco italiacronache INTERVISTA - LUIGI BORRONI . I FRUTTI POLITICI DELL'AUTUNNO SINDACALE a cura di Luigi Dell'Aglio Le vertenze sociali in corso nel Paeserispondono, oltre che alla necessità di rinnovare i contratti di cinque milioni di lavoratori, all'esigenza di modificare a favore del mondo del lavoro, i rapporti di potere nella società. Luigi Borroni, responsabile del settore industria delle ACLI, illustra in questa intervista come il movimento giudica questa impetuosa domanda di partecipazione che non ha precedenti nella nostra storia sindacale e politica . • IC Dopo le scelte dell'XI congresso sull'autonomia o sulla fine di ogni collateralismo qual'è l'atteggiamento delle ACLI di fronte alle vertenze sociali aperte dall'autunno caldo? BORRONI Si può senz'altro dire che quello che sta avvenendo nel Paese sia stato da tempo previsto dalle ACLI e, in un certo senso, anche atteso. Infatti, non sono solo di questi giorni le analisi sui problemi della condizione operaia e le denunce sullo stato di insicurezza, di subordinazione e di emarginazione dalla vita politica e sociale in cui sono costretti centinaia di migliaia di lavoratori italiani. Le lotte di oggi rappresentano la volontà di autonomo riscatto della classe lavoratrice; esse muovono da una nuova presa di coscienza della propria condizione e anche

della propria forza; esse indicano, in sostanza, l'esaurirsi della fiducia dei lavoratori nei confronti del vecchio impianto politico-sociale del nostro Paese e una indifferibile determinazione di diventare essi stessi i protagonisti della loro storia e dello sviluppo comune. Le ACLI, con l'XI Congresso, hanno seguito con chiarezza di scelte la stessa strada, passando dalla fase, pure necessaria ma insufficiente, delle lamentazioni e delle critiche, alla fase della ricerca e della concretizzazione delle risposte da dare alle aspirazioni del la classe lavoratrice. 11 problema di rispondere al le domande che con sempre maggior insistenza i lavoratori pongono al Paesesu tutti i temi fondamentali della conviveneza sociale e politica non è, ovviamente solo compito delle ACLI. E' anche compito delle AC LI, per quel lo che esse sono - cioè una organizzazione di lavoratori cristiani - e per quello che esse rappresentano nell'ambito del Movimento operaio italiano e di fronte alla pubblica opinione. · Sbaglia dunque chi interpreta le scelte dell'XI Congresso relative all'autonomia e alla fine di ogni collateralismo, come indifferenza rispetto alle vicende sociali e politiche del Paese, semmai è -proprio il contrario: mai come oggi le ACLI si devono sentire libere nella ricerca, nella sperimentazione e nella proposta di strade nùove per rispondere ai bisogni dei lavoratori. E se qualcuno ha pensato al Congresso di Torino come all'inizio di una specie di "orbita di parcheggio permanente" delle ACLI, tale da non incidere dunque giorno per giorno nella dinamica della lotta sociale, sindacale e politica, credo che avrà modo semmai ce ne fosse ancora bisogno, di ricredersi di fronte alla realtà delle cose e di fronte alle scelte che le AC LI continueranno a fare con la stessa chiarezza di 1en. ■ IC Come valutano le ACLI la pos1z1one assunta <;lai partiti di fronte ad un complesso di rivendicazioni operaie che hanno traguardi politici oltre che contrattuali? BORHONI La risposta che i lavoratori darebbero è così ovvia che quasi verrebbe voglia di saltare la domanda. Eppure è importante seguitare a ripeterla proprio perchè è da questa presa di coscienza che si alimenta la ricerca del nuovo; cioè di un nuovo modo di fare politica che parte dai problemi reali e che si sostanzia nel la partecipazione costante e palpabi le del popolo alla vita della comunità. 11 discorso si scontra, è vero, con la solita accusa di qualunquismo e di superficialità, se non diventa nel contempo corresponsabilita dei lavoratori per un confronto politico diverso che superi le "regole del gioco" oggi in uso e gli steccati tuttora presenti. Ma che cos'è, se non qualunquistico e superficiale, il quadro politico elle offre la maggioranza dei part1t1, tra cui non mancano quelli legati a responsabilità di Governo, che si attardano in discussioni che assai poco - e in qualche caso niente - hanno a che fare con la delicata ma esaltante fase che il Paese attraversa? E' qualunquismo rendersi conto - si veda, ad esempio, il caso delle pensioni - che solo la pressione del movimento operaio e non la politica dei politici consente di BI O Ìonecàesl,, r10 11 t3i{anf o Ed è superficiale affermare che, salvo pochi eletti, i restanti milioni di cittadini, rion riescono neppure. a comprendere perchè persone che vogliono una politica diversa continuano a convivere nello stesso partito e magari - come appare anche da quanto avvenuto recentemente nella D.C. - a condividere unanimemente le stesse scelte? Certo non bisogna "fare il mucchio" di tutti i partiti nè degli schieramenti interni ai partiti quasi che questi nei confronti del movimento operaio avessero lo stesso atteggiamento. 11 problema, invece, è quello di costringere le forze politiche più vive e i politici più aperti a riconsiderare globalmente la loro vicenda politica nella ricerca comune di nuovi schieramenti in linea con gli obiettivi della classe lavoratrice. Qualcuno come l'ACPOL, ad esempio, parla di "democrazia socialista" e, per la verità, la definizione non mi dispiace purchè almeno su un punto si sia concordi e cioè che non si tratta tanto di agganciare i lavoratori ad un convoglio formato dal "cartello" dei partiti che si richiamano al socialismo, quanto soprattutto di rifondare insieme, con il contributo attivo-dei lavoratori e con l'apporto di tutte le esperienze e le tradizioni particolari, la nuova prospettiva di impegno politico della classe lavoratrice. ■ IC L'azione sindacale di questi mesi è una risposta adeguata alle esigenze poste dalla classe operaia per un ca~biamento dei rapporti di potere nella società? Condividi il timore - abbastanza diffuso - che la caratterizzazione politica di questi scioperi porti a pericolosi rigurgiti reazionari nel Pae~e? BORRONI Con le lotte di questi ultimi mesi s1sono rovesciati I termini del rapporto sindacato lavoratori. Infatti, contrariamente a quanto poteva avvenire in precedenza, oggi sono i lavoratori a spingere perchè certe scelte siano fatte con chiarezza dalle loro organiz~azioni, perchè ·certe lotte vengano intraprese e perchè certe antiche limitazioni dell'azione sindacale siano superate. Anche sul piano dell'unità sindacale le cose sono cambiate; insieme alle componenti più avanzate dello schieramento sindacale sono i lavoratori oggi a portare avanti la battaglia nelle fabbriche e tutti insieme. ·Sta qui, nella realizzazione di una vera unità del movimento sindacale, il primo presupposto per il cambiamento radicale dei rapporti di potere nella società ed è questo, il motivo principale di tanta appassionata insistenza delle ACLI sul tema dell'unità. · A questa nuova ~trategia che punta alla crescita e al. rafforzamento nella società, in termini globali e permanenti, del potere dei lavoratori, il sindacato si presenta con il suo carico di incertezze e di inadeguatezza ma anche con il suo carico inesauribil~ di potenzialità. Si spiegano in questo senso certe contraddizioni di oggi: alla apertura di nuove ed importanti rivendicazioni sociali, come la casa, la riforma fiscale, la sicurezza sociale, eccetera, non si accompagna - ad esempio - un parallelo approfondimento delle modalità di lotta e degli obiettivi inter- · medi della lotta. 9

L'ORA ROVENTI ACCUSE DI UN ESPONENTE CAT:fOLICO ALLA DEMOCRAZIA CRISTIANA « CRISTO NON STA DALLA VOSTRA PARTE » In poche cartelle dattiloscritte una spietata diagnosi sulla classe dirigente della DC siciliana. Ne è autore il dottor Raimondo Mignosi che in una lettera inviata all'on. Fasino "da cattolico a cattolico" conclude affermando che Cristo non sta dalla parte della DC. E' la stessa amara costatazione ormai comune a moltissimi cattolici i quali, per vivere intensamente il loro impegno sono costretti ad abbandonare la DC rivendicando libertà di giudizio e di azione, e indirizzando le loro migliori energie nella ricerca di nuov~ forme di partecipazione e di impegno. · E' il caso del dott. Mignosi serio e competente funzionario della Regione, responsabile dersettore stampa della Presidenza delle ACL/, pubblicista. E' quel funzionario che condusse con coraggio l'inchiesta regionale sulla frana di Agrigento, mettendo in evidenza le precise responsabilità della DC. nel sacco edilizio della città. Siciliano, 41 anni, figlio di un magistrato e nipote dello scrittore cattolico Pietro Mignosi, è laureato in giurisprudenza. Di notevole interesse le sue posizioni riportate da L'ORA in una inchiesta del nostro Farine/la sulle influenze dello spirito conciliare nella comunità ecclesiastica siciliana, di cui le attuali posizioni appaiono come uno sviluppo conseguente. On. Prof. ·MARIO FASI NO Presidentedella RegioneSiciliana PALERMO Caro Presidente, se Ti scrivo, non è per l'occasione di un mio caso personale, nè per angustiarTi · inutilmente con l'espressione della mia amarezza: sai bene che per me, al di là di ogni vittimismo, essere oggetto di persecuzione è un dato coscientemente previsto da· tempo, quando sono stato costretto a scegliere ,!fra il "successo" seminato di compromesso e il "fallimento sociale" prodotto inevitabile di una testimonianza resa alla giustizia e alla verità. Ma è per chiarire a me stesso - e lo dico a Te nel ricordo del nostro trascorso giovanile quando entrambi credevamo sinceramente nella possibilità di un ordinamento civile fondato sulla parola di Cristo, oggi, che sei al vertice di una istituzione pubblica dalle potenzialità. più significative e sprecate - ed anche, se permetti per chiarirlo a Te, il cui successo sociale Ti rivela assai distante dall'area della verità e della giustizia, che società è mai questa; che politica, che costume che ideologia, nella quale viviamo in questa Regione. Tu la riconosci e l'accetti. Non puoi negarlo perchè appartieni alla classe che l'ha costruita e che oggi la conserva. Chi per sofferta consapevolezza sj avvede come questo vostro sistema sociale non consente alcuno spazio alla partecipazione civile di quelle componenti umane che vivono onestamente sul lavoro, B wlioteca Gino Bianco ha già raccolto il frutto dell'albero del bene e del male, e si è condannato: la Sicilia "legale" non consente l'acquisizione di una coscienza: respinge, isola, abbatte, infierisce, distrugge al semplice affiorare della dinamica spirituale della riflessione. Eppure la riflessione di molti siciliani liberi vi ha consentito · per anni, per troppo tempo ormai, di incastellare privilegi e di lucrare sordidamente nella ottusa opera di devastazione che avete condotto sulle struttur_e di un ordinamento al quale erano appese le speranze di rinnovamento in senso sociale e cristiano de.Ila povera gente: l'autonomia. Quella riflessione che per venti anni e più vi ha fatto credito di assurde capacità di rinnovamento ormai è maturata nella coscienza dei lavoratori cattolici e laici, nella conclusione di una condanna per la vostra insipiente politica di miseria e di sopraffazione, di sperpero e di mafia, di distruzione del tessuto sociale e dello stesso significato elementare del pubblico servizio. Avevamo creduto che la molteplicità dei ruoli assegnati dalla provvidenza alla vocazione di ciascuno di noi (quanti fermenti nel "mondo cattolico" del dopoguerra! era la Tua ·generazione, ricordi?) ci richiedesse di contribuire separatamente, ciascuno nel suo "stato" alla costruzione di una società cristiana. Ed ognuno si impegnò alla testimonianza nella propria vita di lavoro, affidando a voi che vi dedicaste alla politica, il comune messaggio, la fede comune nella visione di una Regione concepita come strumento di elevazione di quei valori cristiani che sono il fondamento di ogni progresso materiale e spirituale della comunità. Non ci siamo tirati indietro, non vi abbiamo lasciato soli; credevamo di potere affiancare la vostra azione poi itica con il risvolto della nostra azione professionale, affermando nel lavoro quegli stessi principi di vita cristiana che ci attendevamo di vedere affermati anche da voi nel ruolo che avevate presunto di potere esercitare. E invece ci avete traditi , e avete rinnegato la nostra scottante sofferenza quotidiana, come Pietro prima del canto del gallo. Ora il gallo canta anche per voi, per rilevare a voi stessi che, con la fede comune, avete tradito le più elementari aspettative dei siciliani. Non dirmi.che la politica è "l'arte del possibile" perchè è vero anche che la fede è "l'arte" dell'impossibile. E chi rinuncia in partenza a quegli obbiettivi che, spesso per dappochezza o pusillanimità, ritiene impossibili, mostra di non avere ideale alcuno. Nessuno, certo, pretende miracoli, ma almeno un minimo di rispetto per quei valori di onestà, di giustizia, di chiarezza cui molti di noi credono ancora malgrado lo scetticismo e l'irrisione che sono i prodotti di 'questo vostro regime di malcostume. Un regime che soffoca chi ritiene di dovere affermare quei valori, senza neppure la pretesa di voler contribuire alla edificazione di una società migliore, ma solo per coerenza ai prinèipii in cui crede. O forse l'ostracismo non è neppure motivato sulla qualità dell'apporto personale, ma semplièemente sul fatto che un tale apporto sia reso al _di fuori della sede in cui solamente si riconosce tutta la legittimazione al pensiero, al dire e al fare in termini politici: lo squallido agone dei partiti?

Un operaio, uno studente, un impiegato, un cittadino qualunque non può dunque impegnarsi in ·un momento di partecipazione comunitaria, nella dimensione e nella qualificazione che gli è propria, individualmente o socialmente, senza doversi assoggettare al bagno mistificatore dell'ingaggio burocratico in un partito? Che autonomia è mai questa in cui al pluralismo delle più autentiche componenti personali e di gruppo si è sostituita la più esclusiva dittatura centralistica ed il più antidemocratico apparato qual i sono le caratteristiche peculi ari di questo regime partitocratico? Ma non siamo ai margini. La storia non cammina sul filo risicato del vostro "flatus", del vostro vacuo formulismo, della vostra stolida e moderata legiferazione; ma sulla spinta di quelle· energie che i lavoratori e i pensatori hanno affinato nella frustrazione cui il sistema I i ha sottoposti incessantemente. Ai margini della storia siete voi, incapaci di sensibilità morale e sociale, cui sfugge perfino il senso degli avvenimenti ed il sentore dei fermenti politici prodotti dalla crescita umana e civile del popolo. 11processo in atto dell'unità sindacale, la pressione della nuova domanda politica dei giovani, la maturazione di una coscienza dell'autonomia politica da parte dei lavoratori cattolici, la potenzialità crescente di gruppi spontanei portatori di istanze nuove e genuine in campo civico, politico, professionale e sociale, la metamorfosi degli acuti disagi morali e sociali generali dal sistema in sempre più credibili e. qualificate disponibilità alla ricerca, all'invenzione, alla sperimentazione di nuovi modelli comunitari, sono gli indici più significativi della vostra passata sprovvedutezza, la· verifica della vostra odierna inintelligenza, il presagio del vostro prossimo tramonto. Nel confermarTi i miei inalterati sentimenti di stima e di personale amicizia nei Tuoi confronti, Ti prego di credere alla sincerità della mia maturata convinzione che Cristo non è dalla vostra parte. Io cercherò di seguirlo altrove. Addio. RAIMONDO Ml GNOSI (16 dicembre 1969) AVVENIRE LABOR HA PBESEN-CATO A MILANO IL SUO LIBRO "IN CAMPO APERTO" « E' ORA DI INVENTARE UNA NUOVA SINISTRA» Convergenze tra I' Acpol e il gruppo del "Manifesto" di WALTER TOBAGI Che cosa significa la scelta di Labor? Quale ruolo può effettivamente giocare l'Acpol nell'ambito di una "nuova Bib1otecaGino Bianco sinistra" italiana? Sono le domande cui cerca di dare una risposta lo stesso Labor, con il suo libro "In campo aperto" (ed. La Nuova Italia). E' un discorso non facile per un processo che sa "da dove parte", ma non sa ancora "dove arriverà". E rifiuta, di proposito, ogni schematizzazione precostituita perchè "la ristrutturazione della sinistra italiana" - obiettivo dell' Acpol - "non può ovviamente fondarsi sulle commemorazioni di Marx-Gramsci-Togliatti, o di Turati e Morandi, nè di Murri-Sturzo-De Gasperi". E, d'altra parte, "le risposte politiche all'interno delle trincee tradizionali - che dal '48 si fronteggiano in Italia così autoconservandosi reciprocamente - ci appaiono sempre di più come delle mistificazioni di chi vuole a tutti i costi difendere la propria fetta di pot~re poi itico". Sono parole di Labor, che ha voluto presentare la sua raccolta di scritti con un dibattito, a Milano, presente, fra gli altri, Luigi Pintor, del "Manifesto". 11discorso sulla "ridefinizione" di una nuova sinistra di Labor si è saldato con le analisi che vengono sviluppate dal gruppo recentemente radiato dal PCI. E non è una coincidenza casuale, come ha notato Labor: perchè le due esperienze - dell' Acpol e del "Manifesto" - nascono dall'esigenza di trovare "un collegamento" - ha detto anche Pintor - con il movimento reale del paese". Pintor ha centrato l'attenzione sull'attuale momento politico, cercando di ipotizzare i possibili sviluppi della società italiana e delle forze politiche. Ed ha escluso la possibilità di un progressivo avvicinamento tra i gruppi poi itici che da anni guidano la vita politica italiana ed il partito comunista. "La borghesia - ritiene Pintor - non è disponibile. E il PCI potrebbe arrivare a quest'accordo solo sacrificando veri bisogni espressi dalle lotte di massa". Pintor prospetta un periodo di transizione verso un nuovo sistema sociale. Già nella situazione attuale, le lotte sindacali dell'autunno hanno provocato un "salto di qualità" rispetto al rivendicazionismo del passato. Bisogna ora, non disperdere "il materiale umano, e di esperienza politica" che si è formato; occorre, nel futuro, provocare una crisi che investa dal di dentro tutte le forze della sinistra tradizionale a cominciare dal PCI. L' Acpol e il "Manifesto" rappresentano - secondo gli esponenti dei due gruppi - altrettantt momenti di rottura di antichi equilibri politici. C'è quindi chi crede possibile un'azione collegata fra i due gruppi. Labor in particolare ha sottolineato l'importanza del dissenso all'interno del partito comunista, rilevando il valore positivo del fenomeno nella prospettiva di "un socialismo da inventare". Cioè, un "socia1ismo" che non può essere dedotto da alcuna esperienza nè politica nè ideologica precedente, ma che va sviluppato nel concreto, quotidiano contatto con le istanze del la base, dei lavoratori, della classe operaia. "Abbiamo scoperto - ha detto Labor - che non esiste soltanto una sinistra partitica nel paese; esiste anche una sinistra sociale, sindacale. Esistono centinaia di migliaia di studenti, i gruppi spontanei, i socialisti, gli adisti. Bisogna ricollegare tutti questi movimenti con una strategia politica globale". E riprendendo il problema delle prospettive: "Non si può prevedere quale esit'.o avrà la lotta politica in Italia, , quando si uscirà dalle trincee in campo aperto come abbiamo fatto noi del I'Acpol, come hanno fatto-quel! i del "Manifesto", due momenti importanti per la "rifondazione" di una nuova 11

sinistra". Riguardo all'attuale momento politico, "demistificanc:lo le scelte di blocco d'ordine o di blocco r:iformistico che si stanno tentando - ha detto Labor - al fine di reprimere la grande spinta al socialismo che la classe operaia ha oggi operato si pone il problema della rifondazione della sinistra attraverso un processo che certo dovrà coinvolgere le forze diverse e organizzate della sinistra ma nella misura in cui sapranno coagularsi intorno a un discorso nuovo rispondente alla spinta antagonista delle masse lavoratrici". Al dibattito hanno partecipato, con Labor e Pintor, Umberto Dragone del PSI, Piero Praderi presidente provinciale delle ACLI milanesi, Franco Indovina del PSIUP; moderatore Gino Rocchi, dell'Acpol. (17 dicembre 1969) Il giornale parigino "La Croix" del 26-27 Ottobre 1969, pubblica, nella rubrica Opinioni, un articolo di Livio Labor sul Rinnovamento della politica italiana. GLI AUSPICI DEL CORRIERE 11"Corriere del la Sera" di mercoledì 7 gennaio 1970 pub bi ica un editoriale di Alberto Sensini intitolato "Lotte sindacali e · lotta poi itica". • Sensini, commentando la lettera inviata al Capo dello Stato dal le tre Confederazioni sindacai i - CG IL, CISL e U IL - per richiamarne l'at~nzione sull'ondata di denunce e di repressioni che si sta abbattendo sui lavoratori e gli attivisti sindacali, afferma che l'appello "vuol dire attribuire ai magistrati una volontà persecutoria che non esiste e che - comunque - non potrebbe essere messa in atto a causa degli stessi meccanismi istituzionali su cui si regge il paese..... I sindacalisti - continua l'editorialista - sembrano chiedere al Presidente de-Ila Repubblica quel che il Presidente della Repubblica non potrebbe mai fare: esercitare un controllo di merito sugli atti. della magistratura inquirente oggi e fare opera di persuasione diretta n~i confronti della magistratura giudicante domani, violando in tal modo il principio fondamentale della divisione dei poteri che è la base ferma e irrinunciabile della costituzione italiana". Per Sensini i sindacalisti avrebbero fatto meglio a rivolgersi agli imprenditori "che dei sindacati sono gli interlocutori naturali". Quello che preoccupa l'articolista del Corriere della Sera è "la dilazione crescente del ruolo sindacale in campi che sono estranei alla dialettica delle rivendicazioni operaie. Sia attraverso teorizzazioni confuse, come la tesi della "conquista dei poteri" quale azione costante volta a modificare in profondità l'intero sistema politico-economico secondo un modello "ancora da inventare". Sia attraverso continue sovrapposizioni di fatto alle prerogative delle forze politiche tradizionali e perfino del potere legislativo." . .... "A questo punto è evidente che tanto più i sindacati italiani si 1oleca Gino Bianco inoltreranno sulla strada dell"'intervento politico diretto" tanto più grave diventerà la crisi già acuta dei partiti, tanto maggiori saranno le difficoltà del parlamento a svolgere la sua attuale funzione". Particolarmente edificante è la conclusione che il Sensini trae da questa sua anal ist. Egli auspica infatti la ricostituzione di un centro-sinistra organico "non tanto per contrapporre meccanicamente l'alleanza dei partiti affini all'unità di fatto delle centrali sindacali, quanto per restituire al sistema democratico-parlamentare la sua integrità e il corretto funzionamento dei suoi meccanismi. Il funzionamento che solo poi è in grado di servire la causa dell'elevazione del proletariato". FUORI DALLE TRINCEE POLITICHE RISCHIARE « IN CAMPO APERTO » Pubblichiamo l'intervista che Livio Labor ha rilasciato al "Manifesto"' e che viene riportata su I n. 8 ( Gennaio) della rivista. Labor - Nel mio libro, in sostanza, ho posto tre problemi al PCI. Prima di tutto di chiarire definitivamente le ambiguità della sua politica. Il PCI è realmente disponibile, come talune forze credono, per ciò che io definisco una repubblica "anticonciliare", cioè per una collaborazione con la DC, o come dice Pintor, per un gioi ittismo post-I itteram? 11PCI deve chiarire questo punto, anzittutto a se stesso, ma anche a tutto il resto della sinistra, al movimento politico delle forze del cambiamento: dico cambiamento e non rivoluzione, perchè la riv0luzione è una cosa seria, bisogna lavorarci molto e parlarne poco. In secondo luogo, il PCI non può solo continuare a parlare di pluralismo, deve anche dire che tipo di autonomie reali vuol mettere in moto .. Penso in questo momento all'autonomia del movimento sindacale. 11PCI ha la massima responsabilità nel mettere in moto il processo dell'autonomia sindacale, date le forze preponderanti di cui esso dispone all'interno della CGI L. Ora, in che modo e per quali vie esso intende far avanzare quel processo? In terzo Iuogo, qual i "proposte" la corrente comunista, largamente maggioritaria nella CGI L, intende elaborare al più presto per fare avanzare l'unità sindacale, tenendo conto, beninteso, che vi sono oggi almeno due livelli su cui quel processo si muove, uno di vertice, a livello confederale e di correnti, e un altro in corso di maturazione alla base, di cui · ·sono particolare espressione quelle riunioni di delegati di linea, di reparto, di membri di consigli di fabbrica e di comitati e di consigli di officina, ad una delle quali ho recentemente partecipato presso la camera del Lavoro di Torino. · Natoli - Aprendo questa nostra conversazione, hai indicato alcuni nodi fondamentali; si potrà anche allargare l'orizzonte, ma è giusto partire di qui. Tu poni la questione dell'ambiguità politica del PCI e l'esigenza che questa ambiguità sia sciolta. E' una delle questioni - forse la principale - da cui io ed altri compagni abbiamo iniziato il nostro cammino di dissenso all'interno del PCI, per approdare, nelle circostanze e nei modi che sai, al Manifesto. Da una critica interna al movimento, alla

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