Acpol notizie - Anno II - n. 3 - Gennaio 1970

borghese, dalla considerazione cioè che il comune, la provincia, il Parlamento, gli stessi partiti politici non rappresentano più adeguatamente e compiutamente la volontà politica dei cittadini, nasce l'esigenza di riformare o comunque di integrare questo tipo di di meccanismi rappresentantivi con nuove forme dirette di partecipazione e di azione politica popolare. Da ciò nasce la volontà del cittadino di riappropriarsi di quella parte di potere politico che gli spetta e che finora non è riuscito a gestire. E' questa l'analisi, qui ovviamente appena accennata, che motiva l'esigenza di sensibilizzazione e conseguentemente di impegno politico a livello di base, a livello locale. Noi riteniamo che una società industriale avanzata, quale si avvia ad essere la nostra, esiga necessariamente, per la complessità e la interdipendenza delle sue strutture, meccanismi di rappresentanza politica, di delega politica; ma a nostro avviso si pone anche con urgenza oggi la necessità di maggiori possibi Iità di effettivo controllo da parte del popolo sugli apparati politici, che si realizzi attraverso una crescita dal basso di volontà politica e come controllo sul la attuazione di questa volontà politica. La partecipazione individuale e diretta di ciascuno alla lotta politica, alla lotta di classe, ci appare comunque necessaria, perchè non crediamo nella autodistruzione del capitalismo, meccanicamente annientato dallo scoppio delle sue contraddizioni, ma individuiamo nella presa di coscienza soggettiva l'elemento decisivo per la vittoria sul sistema e nella conduzione democratica e partecipata della lotta i·I momento della invenzione e della sperimentazione della futura società socia Iista. La costruzione del socialismo non può passare che attraverso la ricomposizione politica dei vari strati sociali oppressi; ricomposizione che, nel mentre unisce, in una volontà politica comune, alla classe operaia, i suoi naturali alleati, traccia una sempre più netta linea di demarcazione tra il popolo e i suoi nem1c1. Agire in una simile linea di tendenza è tanto più importante in-quanto, fino ad oggi, non vi è mai stata una reale unificazione politica delle lotte del sottoproletariato, dei contadini e della classe operaia ma solo lotte settoriali parallele; l'azione del capitale ·inoltre, Q,.eiconfronti della stessa classe operaia è sempre stata in favore di una sua progressiva diversificazione in strati differenziati (divisioni del lavoro, livelli salariali). L'apparire, sulla scena della lotta di classe, di vasti settori socia Ii (studenti, tecnici, insegnanti, impiegati Bibl" t:t;a ecc.) in stato crescente di proletarizzazione, cioè di riduzione alla condizione economica e sociale del salariato, pone, a chi si colloca sulla strada di una cosciente azione anticapitalistica, problemi e compiti del tutto nuovi tra i quali non ultimo l'individuazione di terreni comuni di lotta che spezzino le artificiose divisioni che il capitale, seguendo la classica metodologia del "divide et impera", crea fra gli strati oppressi. Ad una problematica politica generale di questo tipo non può a nostro avviso non riferirsi anche il discorso sui comitati . di quartiere, senza che si cada nel pericolo di giungere a formulazioni e conclusioni prettamente socialdemocratiche o comunque di riformismo spicciolo, sostanzialmente conservatore. Da· quanto sopra risulta conseguentemente a nostro parere, come sarebbe del tutto inadeguata ed inaccettabile qualsiasi forma di strutturazione dei comitati di quartiere che venga calata dal l'alto e come debba invece spettare ai cittadini, riuniti in assemblea il compito di darsi le forme di organizzazione che riterranno più opportune; spettando invece all'amministrazione comunale di mettere a disposizione i mezzi tecnici, che di volta in volta al funzionamento dei comitati si renderanno necessari. Se con questo spirito e partendo da questi presupposti si intenderà operare, riteniamo che quella profonda coscienza del la unità del la classe operaia, che ha prodotto l'esaltante lotta della Rhodiatoce di Pallanza, avrà modo di espandersi più in fretta e più profondamente anche fuori del la fabbrica, nel la città, ove il capitalismo non solo mantiene ma proprio in questi ultimi tempi accentua lo sfruttamento. Puntualizzazione della proposta a livello pratico. 1) I comitati di quartiere si costituiscono almeno inizialmente, tenendo anche conto delle loro relativamente modeste proporzioni a Verbania, come assemblee composte da tutti i cittadini che vogliano parteciparvi; 2) Alle assemblee così costituite sp~tta il compito di darsi la organizzazione che più riterranno opportuna (presidenza dell'assemblea stessa,commissioni varie di lavoro e di studio, etc.); 3) L'amministrazione comunale si assume l'onere di provvedere i fondi che al funzionamento dei comitati si renderanno necessari, di procurare i locali nei ·quali le assemblee possano riunirsi, di fornire la consulenza dei suoi uffici tecnici, quando questa venga dai comitati richiesta". 7

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