Acpol notizie - Anno II - n. 3 - Gennaio 1970

giocato tutte le sue carte su un'azione duttile ed intelligente di "allungamento dei tempi" per evitare scelte radicali fra l'inserimento e la radicalizzazione, puntando, almeno a parole, sul fatto che, proprio in tempi più lunghi, sia possibile realizzare un nuovo blocco storico. Ma su questo terreno non ha poi esercitato un impegno rinnovato, andando invece incontro ad un oggettivo riflusso sia nel caso del Manifesto, sia nel suo atteggiamento sui temi del movimento comunista internazionale. Ora, a nostro avviso, il problema sta in questi termini: una risposta reale all'attacco della destra non può essere data in termini puramente difensivi,_ ma sul piano di un'effettiva iniziativa politica. Quest'iniziativa politica,- per prendere realmente corpo, deve essere sviluppata da una realtà unitaria della sinistra italiana che superi l'attuale disarticolazione. Non possiamo pensare che le lotte sociali condotte unitariamente non abbiano modificato nulla anche a questo livello. Mentre va respinto ogni astratto tentativo di ripartire da zero, cancellando con un tratto di penna quello che il movimento operajo ha costruito in tutti questi anni, è altrettanto vero che l'involucro attuale dei partiti della sinistra si rivela asfittico ed insufficiente, sia perchè molte delle divisioni reali, come già da qualche anno fa rilevava Amendola, passano attraverso di essi, sia perchè c'è da domandarsi se molte delle nuove forze emerse nelle lotte operaie (giovani, operai cattolici)' si riconoscano nelle loro strutture. Per questo l'ipotesi di muoversi realmente verso una ristrutturazione della sinistra è meno ingenua ed "astratta" di quanto non possaapparire. Certo, la proposta di lasciare le cose come stanno ha sempre l'apparenza di un ma~gior realismo rispetto a quella che propone di modificarle. Ancora una volta, però, la sinistra, così come nel '64, deve scegliere se è più realistico arrivare alla "stretta" politico - sociale, giocando la B1oliolecaGino Bianco carta di una sua effettiva iniziativa politica unitaria oppure presentandosi in ordine sparso, divi sa fra chi conta di adeguarsi ad una proposta moderata per evitare il peggio ed acquisire delle posizioni di potere e chi pensa di opporsi con la morte sulle labbra e il sorriso nel cuore, ritenendo di ricavarne, nei tempi brevi e nei tempi lunghi, una maggiore forza elettorale. Fabrizio Cicchitto IL BLOCCO D'ORDINE Credo che siamo tutti d'accordo sul significato che oggi ha in Italia la prospettiva del blocco di ordine: non il colpo di Stato militare alla greca, e neppure un improbabile alleanza di centro destra, quella sognata da Luigi Gedda, tanto per intenderci. Blocco d'ordine, prima e dopo i fatti di piazza Fontana, è quella operazione politica ben precisa che tende, nell'ambito dell'attuale schieramento di centro sinistra, a far emergere un governo sufficientemente autoritario, che faccia una volta per tutte giustizia di tutti i residui di contestazione, che applichi anche in Italia la "law and order" nixoniana: un governo in cui lettori del "Corriere" e piccoli risparmiatori, generali a riposo e nostalgici della messa latina, archivisti di gruppo "A" e coltivatori diretti possano riconoscere senza nessuna esitazione il "loro" governo. Meglio se alla forza dell'autorità potrà accompagnarsi anche una certa dose di lamalfiana efficienza (anche se su questo è lecito nutrire parecchi dubbi .... ), meglio ancora se all'intransigenza nella difesa del1'Ord ine e della Proprietà potrà far riscontro una certa serie di provvedimenti "socialmente avanzati": (se non altro per giustificare la presenza nella compagine governativa di qualche "impegnato" della sinistra DC o del PSI). Questo è i I governo che - a detta delle male lingue della stampa britannica - è nei voti del Presidente della Repubblica; il governo verso il quale - questo lo si può leggere anche sul la stampa italiana - pare provi un forte trasporto anche il Presidente del Senato; il governo, infine, che esplicitamente dichiarano di volere i dirigenti del PSU, quando propongono il rilancio del quadripartito. Si tratta quindi di una scelta strategica estremamente precisa ed attuale che non nasce.dal clima dell'autunno o da_gli attentati, anche se l'uno e gli ?Itri suoi ispiratori sanno accortamente sfruttare come mezzo di pressione. Di fronte ad una scelta di questo tipo i partiti, i sindacati e le organizzazioni di sinistra "ufficiale" non possono scegliere che due tipi di risposta. 11primo - verso il quale sembra oggi soprattutto propendere il PCI - è quello che potremmo chiamare difensivo: di fronte al pericolo di una svolta autoritaria assume assoluta priorità la ricostituzione del l'unità antifascista e della difesa della Costituzione. L'importante è per i partiti e le organizzazioni di sinistra non restare emarginati, essere partecipi di questa azione di difesa. Naturalmente, nella ritrovata unità antifascista andranno ricercate e portate avanti soprattutto quel le azioni sulle quali è possibile ottenere il massimo di convergenze; dovranno invece, almeno in un primo tempo essere accantonate le iniziative che potessero costituire motivo di divisioni e di polemiche. Anche se ne deriverà una caduta di tensione nei riguardi di alcune delle lotte sindacali e poi itiche, specie di quelle più qualificanti, sarà un prezzo che converrà pagare all'obiettivo del consolidamento del le libertà democratiche. Analogamente, la necessità di presentarsi uniti e compatti dovrà far passare in secondo piano i I di battito e le polemiche in corso sulla ristrutturazione della sinistra e sull'individuazione delle strategie per la conquista del potere. 21

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