Acpol notizie - Anno II - n. 5 - Marzo 1970

I --, 5 Biblioteca 8 . . ino Bianco

QUADERNI DELL'ACPOL N.1 CONTESTAZIONE SOCIALE E MOVIMENTO OPERAIO Gli Atti del Convegno di Studio organizzato dell'ACPOL a Milano dal 26 al 28 Settembre 1969 su tale tema sono stati pubblicati sul 1 ° numero di "Quaderni del I'ACPOL". Chiunque desideri ricevere copia della pubblicazione può far richiesta all' ACPOL, Via di Torre Argentina, 21-00186 ROMA. Il Volume (al prezzo di lire 500) verrà spedito contrassegno. SOMMARIO 11 0uaderni dell'ACPOL n° 1" Livio Labor: Significato e prospettive dei conflitti sociali in corso. Gruppi di lavoro su: Strategia çella contestazione sociale (F. Indovina); Crisi e prospettive della sinistra (E. Ranci Ortigosa); Sindacato e lotte operaie (G. Sciavi). Riccardo Lombardi: Sinistra italiana e tendenze del capitalismo. Interventi di: Sergio Sacchetti, Pietro lchino, Gino Rocchi, Corrado Clini, Lucio Magri, Gino Petrina, Fabrizio Cicchitto, Beppe· Gatti, Roberto Villetti, Vittorio Orilia, Mario Vagnozzi, Luigi Covatta, Ivo Sullam, Antonio Ceravolo, Claudio Signorile, Enzo Bartocci, Pietro Ingrao, Luciano Benadusi, Antonio Fontana. . . B1 110 eca Gino Bianco QUADERNI DELL'ACPOL N.2 LE REGIONI DI FRONTE ALLA CRISI DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO E' il tema su cui si è tenuto a Roma dal 25 al 27 novembre 1969 un Convegno Nazionale di Studio organizzato dall'ACPOL. Sono disponibili gli Atti del Convegno. Chiunque desideri ricevere copia della pubblicazione, può farne richiesta all'ACPOL, Via di Torre Argentina, 21 - 00186 ROMA. 11 volume (al prezzo di lire 500) verrà spedito contrassegno. SOMMARIO Quaderni dell'ACPOL n° 2 Introduzione di Riccardo Lombardi. Ercole Bonacina: Le Regioni di fronte alla crisi del sistema politico italiano. Franco Bassanini: Rapporti e tensioni tra Regioni e·- Stato. Antonio Gori: 11 problema politico e tecnico delle finanze regionali. Francesco Indovina: Le forze sociali e l'uso dell'ente regionale. Conclusioni di Livio Labor,·

PER EVITARE EQUIVOCI PRECISIAMO . CHE CHI DESIDERA RICEVERE ACPOL NOTIZIE E ADERIRE ALL'ACPOL, DEVE INVIARE L. 1.000 USANDO IL MODULO BIANCO DI C/C POSTALE. . CHI, PUR DESIDERANDO RICEVERE ACPOL NOTIZIE, NON INTENDE ADERIRE ALL'ACPOL E' PREGATO DI PROVVEDERE AL VERSAMENTO DI L. 3.000 USANDO IL MODULO ROSSO. ACPOL NOTIZIE - Periodico mensile dell'associazione di Cultura Politica - A.C.POL - Direzione - Redazione - Amministrazione 00186 Roma, Via di Torre Argentina, 21 - Tel. 652.225 - Direttore: Antonio Fontana - Direttore responsabile: Sandro Sabbatini - Autorizz;azione del Tribunale di Roma n. 13052 del 29-10-1969 - Stampatore: I.G.I. 00158 Roma Via della Stellaria 14 - Spedizione in abbonamento postale , , o gruppo 111- 70 fa.; Anno 11 - Marzo 1970 • n 5 B1bl1otecaGino Bianco • • sommario ■ Strategia e prospettive della sinistra europea ■ Documento poi itico programmatico dell' ACPO L abruzzese ■ La libertà dentro ■ Proposte di: politica economica politica sindacale strategia della sinistra ■ Documento approvato dal C.P. regior:ialelombardo ■ Notizie in breve Direttore Antonio Fontana Direttore Responsabile Sandro Sabbatini pag. 2 pag. 6 pag. 7 pag. 9 pag. 17 pag. 21 1

STRATEEGPIAROSPETTIVE DELLSAINISTREAUROPEA. La ricerca di una strategia comune per la sinistra europea è stato il tema dell'incontro internazionale, organizzato a Parigi alla fine del febbraio scorso dall'ACPOL e dal Movimento francese "Objectif '72". La ricerca ovviamente non tendeva alla definizione di una linea compiutamente definita e precisa, ma voleva essere il primo passo verso l'elaborazione unitaria, a livello europeo, di una nuova strategia di movimento; ed entro questi limiti, il convegno ha confermato che una piattaforma unitaria della sinistra europea è possibile, e comincia a delinearsi. Hanno partecipato all'incontro per l'Italia militanti del PSI, del PSIUP, dell'ACPOL, di gruppi spontanei, del Manifesto, sindacalisti e aclisti, l'on. Sereni del PCI; per gli altri paesi, militanti del PSU e del PS francesi, della CFDT e delle socialdemocrazie serie (i socialdemocratici italiani non sono stati invitati) della Germania, del Belgio, dell'Olanda, della Gran Bretagna e dei paesi scandinavi, oltre a rappresentanti della Resistenza greca, spagnola e portoghese. La maggioranza dei partecipanti, negli interventi che hanno fatto seguito alle relazioni di Lelio Basso e di Gilles Martinet, si è ritrovata concorde su almeno tre punti di fondo: primo, che esistono le premesse oggettive, oggi, in Europa, per "un radicale cambiamento e per la instaurazione di una nuova società socialista, perc.hè i I capitalismo nel le società occidentali altaBi t) iotecaGino Bianco mente sviluppate ha creato tutte le premesse per il proprio superamento"; ( intervento di Livio Labor); secondo, che è possibile superare l'alternativa fra rivoluzione violenta e integrazione al sistema, perchè le contraddizioni del capitalismo sono di grandezza tale da consentire un movimento dal basso volto a creare una serie articolata di poteri, attraverso una serie di lotte strettamente collegate (Basso e Cicchit- _to); terzo, che il compito più urgente degli uomini autenticamente di sinistra è di far sì che a questa oggettiva realtà rivoluzionaria corrisponda una presa di coscienza soggettiva e generale da parte •di tutta la classe operaia e dei suoi alleati naturali. Per raggiungere quest'ultimo obiettivo, ha sostenuto Labor nel suo intervento finale, urge realizzare una aggregazione poi itica di sinistra, autonoma, del la classe- operaia. Una aggregazione che deve nascere coinvolgendo tutte le nuove componenti sociali e politiche, e in particolare la sinistra sindacale che, almeno in Italia, si sta ponendo su un terreno di scelta di classe anche a livello politico, recuperando così il sindacato alla lotta politica della classe operaia. Badando tuttavia (intervento di Enzo Bartocci) a non riproporre una concezione, sia pure attualizzata, del partito guida che pretende di subordinare alla sua iniziativa l'azione del sindacato; la crisi dei partiti della sinistra tradizionale, particolarmente evidente in

~ Francia e in Italia, e la crescita, fuori da sclerotici schemi ideologici, del movimento sindacale, propongono infatti una tematica nuova sia per quanto riguarda i rapporti fra gli . organismi della classe operaia, sia per quanto attiene a un disegno di mutamento rivoluzionario della società. Occorre cioè vedere in quale maniera il conflitto sociale nella società capitai istica può trovare sbocchi concreti a livello sindacale e nei partiti di sinistra per diventare motivo di una lotta comune: dove l'unità non può essere un fatto di subordinazione, ma di autonomia di ruoli di funzioni e di politiche fra strutture, che si accetta il tormento della immaginazione creativa e della tensione culturale necessarie per inventare una nuova società, un nuovo sindacato, un nuovo partito; e si preferisce riposarsi, anche a sinistra, su ciò che esiste e che crea divisioni nelle stesse formazioni di classe". Partire dai problemi concreti, aveva detto Sereni, è il modo migliore per raggiungere l'unità. Ma questo non basta, tuttavia (intervento di Fabrizio Cicchitto): è certo che bisogna partire dall'analisi dei problemi reali; ma è necessario anche che le forz~ politiche sappiano mettere in gioco le proprie tradizioni. Così come è necessario, aveva notato Basso, che Il tavolo della presidenza: (da destra) Martinet, Hart, Buron, Labor, Basso. traggono origine da una comune radice, che hanno comuni finalità liberamente scelte, e che realizzano fra loro un rapporto dialettico". L'accordo della maggioranza su alcune prospettive di fondo ha reso possibile, ma sempre tormentato, anche in questo incontro internazionale, il discorso sull'unità: di fronte al capitalismo, ha notato Livio Labor, che nella logica del profitto riesce a trovare l'accordo per gestire l'esistente, "la sinistra non ha ancora un giudizio comune .sulla complessa realtà capitalistica; a troppi dà fastidio accettare il tormento della necessaria rifondazione, personale e di gruppo, perchè non B b 10 eca Gino Bianco l'unità non sia realizzata con accordi di vertice, ma nasca da lotte comuni condotte per comuni obiettivi; dicendo chiaro che la sin istra che ci interessa comprende soltanto coloro che il socialismo vogliono realmente; e che il modello di socialismo che si propone all'Europa non può essere quello esistente nell'Unione Sovietica. Per promuovere ì I processo po Iitico che acceleri l'unità di base e stimoli una contestazione di massa delle strutture sociali capitaliste, è necessario, dunque cominciare a lavorare su precise e comuni ipotesi teoriche, ìdemtificare piattaforme di lotta non solo 3

nazionali ma europee, costruire strumenti operat1v1 coerenti ed efficaci: questa la conclusione pratica del convegno di Parigi, che si è tradotta nell'impegno di rendere permanente l'incontro. Al prossimo appuntamento, fissato per ottobre, in Italia, si arriverà con un bagaglio di studi preliminari, che saranno condotti da vari gruppi nazionali e coordinati dal Comitato di collegamento, allargato a varie personalità della sinistra di tutti i paesi europei. Tema comune: gli strumenti di organizzazione della classe operaia nell'attuale fase dello scontro sociale. Un altro convegno sarà dedicato all'integrazione internazionale del capitalismo e alla risposta del movimento operaio europeo; è infine prevista una concreta iniziativa, che accoglierà le richieste che i militanti della Resistenza greca, spagnola e portoghese hanno presentato durante l'incontro di Parigi. s.s. EUROPA ALLA RICERCA DELLA SINISTRA Parigi, marzo. ACPOL e Objectif '72 hanno promosso a Parigi, nei giorni 26 e 27 febbraio, un incontro sulle prospettive e la strategia del la sinistra in Europa, con una fiducia suIla capacità di positiva risposta, di cui va dato loro atto prima ancora di registrarne il successo, non facilmente prevedibile in partenza. Se comprova poteva richiedersi della capacità di iniziative extrapartitiche di chiamare ad un impegnativo confronto di posizioni le diverse componenti dello schieramento di "sinistra", questa non poteva esser data con efficacia maggiore di quella offerta dall'incontro di Parigi. Da parte italiana hanno partecipato all'incontro rappresentanti della sinistra PSI, del PSIUP, del PCI, della C.G.1.L., della CISL e delle ACLI; dell'ACPOL , del "Manifesto", della "Sinistra Indipendente" e del MSA. Da parte francese erano rappresentati PS, PSU, PCF, CGT, CFDT, CESL, Objectif '72, Technique et Democratie, Comité d'Action Fédéraliste, Pouvoir Socialiste, oltre a rappresentanti di partiti e movimenti di sinistra di altri paesi come il Belgio, l'Olanda, l'Inghilterra, la Germania Ovest, la Spagna, il Portogallo. Prima di tutto è dunque da registrare il fatto, di per sé eloquente e da considerarsi come un obiettivo raggiunto, della partecipazione, di ampiezza fuori dall'ordinario, di elementi rappresentativi dello schieramento di sinistra, quale certamente non sarebbe corrisposta ad un'iniziativa di una o più formazioni di partito dei paesi di capitalismo avanzato. 11 richiamo a quest'ultima caratterizzazione dell'incontro ci pare opportuno, sia per sottolineare la dichiarata intenzione di limitare la discussione al -11bllotecGaino Bianco problema di una strategia unitaria della sinistra della zona europea di maggior sviluppo capitalistico, sia per mettere in risalto le critiche (quanto mai legittime) che a tale delimitazione sono venute da esponenti della sinistra di paesi dominati da regimi dittatoriali. Rilevante il fatto che le relazioni introduttive (in un convegno promosso da gruppi prevalentemente non · marxisti) siano state affidate a Lelio Basso ed a Gilles Martinet. Del resto, nel corso del dibattito, pur essendo rilevante la presenza di elementi cattolici, mai una volta il problema del loro impegno politico (quello dei cattolici "in quanto tali") è•stato posto nei termini di cui si è abusato in Italia in questi ultimi anni. Segno che la impostazione sostenuta da Labor per l'ACPOL (quella di considerare i cattolici anzitutto come "cittadini" e di propugnare iniziative il più possibile aperte a tutte le componenti della sinistra)· non solo trova riscontro negli aItri paesi europei, dove

il problema da tempo è superato, ma risponde ormai ad esigenze ed a convinzioni abbastanza maturate anche nel nostro ambiente politico. Oggetto di polemica è stata la delimitazione prospettata da Basso al termine di "sinistra" escludendone pregiudizialmente le socialdemocrazie. Al di là e al di sopra di una visione nominalistica del problema, ha finito per prevalere un concetto sostanziale: quello che comprende nell'arco di una "sinistra" dei paesi di capitalismo avanzato tutte le forze che respingono l'integrazione nel. sistema e la sua stessa razionai iz- . zazione. 11 che non esclude, quali sue componenti, frazioni dei partiti socialdemocratici, soprattutto nei paesi dqve questi ultimi rappresentano politicamente ed organizzativamente la più gran parte della classe lavoratrice. Incontrastata, per altro verso, l1 ammissione della crescente importanza dei movimenti e dei gruppi non partitici, non solo come elementi destinati BibliotecaGino Bianco a coprire settori dell'area della "sinistra" non cbntrollati dai partiti, ma soprattutto come elemento operante di una nuova dialettica interna all'intero arco delle sue componenti. 11dibattito ha fatto superare la limitazione geopolitica assegnata in partenza alla ricerca di una strategia unitaria, ponendo il problema delle aree europee di depressione economica e di oppressione dittatoriale unitamente a quello dei rapporti con la lotta politica del terzo mondo e della presenza imperialista negli stessi paesi capitalisticamente .avanzati d'Europa. A questo primo incontro è stato deciso di farne seguire altri su temi più specifici quali: gli strumenti organizzativi del la sinistra europea nel l'attuale fase dello scontro sociale: la risposta del movimento operaio all'integrazione internazionale del neocapitalismo. 11 primo di questi temi sarà affrontato tra qualche mese nell'incontro che sarà tenuto a Milano. 5

DOCUMENTO POLITICO PROGRAMMATICO DELAl'CPOALBRUZZESE PESCARA Agli inizi degli anni '70, il quadro politico e sociale manifesta una serie di tensioni e di conflitti in parte esplosi attraverso le forme contestative e di lotta degli ultimi anni, in parte ancora latenti, carico di numerose contraddizioni e di palesi squilibri, presenta irrisolti i problemi della pianificazione e del controllo del lo sviluppo, della modificazione sostanziale delle strutture produttive, riproponendo, in modo aggravato, il divario fra dinamica della società e risposte istituzionali, tanto da porre le stesse forze politiche, sindacali e sociali di fronte ad una scelta decisiva: quella da un lato di opporsi al processo di una involuzione autoritaria, dal l'altra di lottare per un profondo rinnovamento del lo assetto economico-sociale, del le articolazioni e degli squilibri di potere. L'esercizio della repressione diretta ed il graduale svuotamento degli istituti democratici, assicurano al sistema le condizioni di sfruttamento di classe e si rivelano, nello stesso tempo, omogenei e utili alla esistenza del sistema stesso. Da qui la necessità di spingere le forze del cambiamento all'autocoordinamento, al collegamento diretto con la base, ad un nuovo tipo di lotta e di presenza per il superamento radicale della presente situazione, secondo una prospettiva di movimento e di costruzione di una strategia unitaria tra le forze di sponibili del movimento operaio. Nel le linee di questa nuova dinamica poi itica avanza, dal basso, la crescita di nuove lotte, che, più che incidere nella situazione economica, evidenziano la crisi di fiducia e di consenso nelle istituzioni del sistema e contestano l'estromissione dal potere e dal controllo della stragrande maggioranza delle forze sociali. · Un grande compito di spinta per il rinnovamento dell'organizzazione sociale spetta in particolar modo Bi liotecaGino Bianco alle forze sindacali e sociali. Se la esperienza dell'autunno scorso da un lato ha manifestato una considerevole politicizzazione delle lotte, consentendo la saldatura fra obiettivi contrattual.i e obiettivi di modifica del sistema economico e quindi del sistema dei poteri, dall'altro ha rivelato le esistenza nel Movimento Sindacale Italiano di una volontà cosciente ed unitaria di porsi come soggetto autonomo e attivo di .una strategia del mutamento. A questa domanda di mutamento il movimento sindacale è chiamato a rispondere facendo compiere alle organizzazioni sindacali un salto di qualità con la unità organica da attuare in tempi che non possono essere ulteriormente prolungati dalle confederazioni. ' Le forze popolari e sociali, muovendo dalla realtà del la condizione operaia e contadina e facendosi carico di un ruolo di ricerca sociale, di sperimentazione e di mobilitazione dal basso, mentre rendono più ricco, maturo e libero il tessuto sociale, si innestano nella generale battaglia del movimento operaio come forze autonome portatrici di proposte alternative. In tale contesto nazionale si colloca la situazione dell'Abruzzo come luogo in cui l'estorsione del profitto privato e pubblico e del lo sfruttamento si esercitano al massimo grado, in riferimentq non solo ai dati strutturali della produzione ma anche alla condizione e al modo in cui si verifica il rapporto di_ produzione. Vengono a cumularsi, quindi, tutti gli effetti negativi tanto da intaccare seriamente la possibi Iità stessa di una efficace politica di sviluppo regionale, qualora le forze politiche, sindacali, e sociali della Regione non intraprendano, nella prospettiva di una ristrutturazione delle sinistre, una strategia unitaria per combattere l'emigrazione, la sottoutilizzazione de.Ile risorse, la scarsità degli investimenti produttivi, la fuga dei capitali consentita dall'attuale assetto privatistico dell'economia, la carenza di beni sociali (case, scuole,

ospedali, trasporti pubblici, ecc.) A queste proposito, pesanti responsabilità gravano sulla classepolitica dominante, i cui notabili, presi dai problemi del localismo campanilistico, hanno sistematicamente eluse le reali esigenze della Regione. In collegamento con la lotta da svolgere a livello nazionale per rompere il processo di stabilizzazione repressiva instaurato dalla amministrazione di marca neo-capitalistica, a livello regionale è oltretutto necessario che le nuove forze scendano in campo aperto per combattere le varie baronie locali di tipo pre-capitalistico, ton un impegno ed un atteggiamento nuovi, orientati verso la reimpostazione e la rifondazione qualitativa del "fan! politica". Per assecondare tali obiettivi politici nasce I' ACPOL in ABRUZZO (Associazione di Cultura Politica) mediante la quale si" intende accelerare all'interno dell'intero territorio regionale la trasformazione delle strutture sociali, politiche ed economiche facendosi luogo di incontro, di dibattito e di azione politica tra tutte le forze sinceramente democratiche e socialiste che operano in Abruzzo per un sostanziale cambiamento. Chiamare ad un nuovo impegno i giovani, gli studenti, i contadini, gli operai, gli intellettuali e le stesse forze politiche organizzate significa indicare insieme le linee attraverso le quali passano i momenti di autoaggre- . . LALIBERDTAEN' TRO Ernst Fischer, i I noto teorico marxista austriaco, è presente con la sua testimonianza nel primo numero in esilio di Literarny Listy. L'adesione alla "primavera di Praga" e la condanna del la repressione sovietica gli sono costate la espulsione dal P. C. austriaco. Non è stato inutile. Sono sempre più convinto di questo: non è stato inutile. Durante la primavera di Praga è avvenuto qualcosa di eccezionale che ha superato di gran lunga la mera politica: per la prima volta nella storia il nostro popolo è stato felice per otto mesi. Con chiunque io abbia parlato in Cecos- . lovacchia, o eraio o intellettuale, il volto della gente· 1b1oteca 1noBianco gazione e di lotta. Tali linee, pur distinte ed autonome a livello di approfondimento e di dibattito culturale, dovranno condurre, secondo il modo di operare del I'ACPO L, ad una stategia unitaria che faccia spazio, sul piano pratico, ai "contropoteri". Pertanto I'ACPOL-ABRUZZO, operando nella realta regionale, intende essereestremamente attenta, disponibile ed aperta alle forme nuove di partecipazione e di iniziative che ricavano dal basso la propria proposta di strategia politica. L'ACPOL-ABRUZZO, nell'attivare il dibattito culturale-politico e i rapporti con i movimenti reali della regione, intende inserirsi- nella battaglia politica, unitariamente alle forze democratiche e socialiste. Integrando autenticamente, con la forza della credibilità e dell'impegno personale tutte le aspirazioni che provengono dai "contropoteri", I'ACPOL-ABRUZZO, intende moltiplicare le presenze e gli appoggi ai vari fronti di lotta, perchè si abbatta il potere clientelare gestito in modo paternalistico e autoriatario da11a' ttua le classe dirigente. L'ACPOL-ABRUZZO, sollecitando dall'interno e dall'esterno le stesse componenti della sinistra, intende mischiarsi, profondamente e a tutti i livelli, negli ambienti dove nascono nuove aspirazioni e dove agiscono le forze vive della Regione. ' irradiava felicità: "Ecco finalmente quello che abbiamo sognato, quello che abbiamo sperato! ". Credo che in quei pochi mesi la Cecoslovacchia sia stata il paese più libero di questa terra. E il ricordo di quella felicità non potrà mai morire. Alcuni saranno presi dai dubbi, molti si rassegneranno. Altri nel frattempo si sono tolti la maschera. Ma il ricordo dei giorni della primavera praghese resta come una bomba nascosta che l'attuale governo non riuscirà a disinnescare. E quella bomba un giorno esploderà. Ne abbiamo abbastanza dei vecchi partiti conserva7

tori. lo credo che col tempo sorgeranno nuove forme sociali, forme che ammetteranno la libera discussione come anche l'errore. Esse non potranno essere inventate a tavolino. Nasceranno dalla prassi che dovrà essere semp_remeditata, sempre sperimentata e poi ridotta a conclusioni teoriche. Già oggi esistono nuove forme di rapporti internazionali tra uomini di tendenza progressista e gruppi di tendenze oltremodo distanti. I miei amici ed io ad esempio possiamo conversare apertamente con un giovane gesuita progressista o con un domenicano più che .con un comunista dogmatico. Sono cadute le antiche barriere dell'incomprensione, l'antico vocabolario va gradualmente svuotandosi di significato. · Se intenderemo il significato della lotta tra socialismo e capitalismo alla maniera dei capi sovietici (Chi ha i prodotti migliori? Dove il lavoro è più produttivo? Dove si produce di più? ) la lotta verrà vinta dal capitalismo. Questa lotta invece va combattuta come è stato fatto in Cecoslovacchia: lotta fra la felicità e l'infelicità degli uomini (Dove esiste più libertà? Dove hanno maggiore possibilità di progredire le capacità dell'uomo? ), lotta tra il prinèipio del rendimento - che mira solo all'aumento della produzione - e il principio che l'uomo è più importante del prodotto. E in questa lotta il socialismo sarebbe parzialmente il più forte. Ma di questo finora non esistono prove storiche. Sono convinto che un simile modello di socialismo sarebbe potuto nascere - naturalmente con grandi sforzi - in Cecoslovacchia. I segni lasciati dagli avvenimenti cecoslovacchi sono entrati profondamente in tutti i paesi orientali e hanno provocato qualcosa. Potrei fare, per mia diretta esperienza o per quella dei miei amici, il nome di molte persone di varia provenienza ed estrazione sociale che sono state profondamente influenzate da Praga. In Praga avevano trovato la speranza che il vero socialismo è possibile. · Hanno trovato il coraggio di porsi, in condizioni difficilissime, all'opposizione, di organizzare un modo di lavoro illegale ... Certo sono solo" piccoli gruppi, come ad esempio in Polonia .... Non mi aspetto che dai paesi orientali vengano nuovi impulsi alla lotta. Oggi questa è piuttosto una BibliotecaGino Bianco responsabilità, un dovere morale e storico non solo dei comunisti occidentali ma di tutti quelli che in occidente si sentono socialisti, credono nel socialismo. Oggi i popoli del blocco orientale aspettano la nostra parola. Non è un caso che tutto questo sia cominciato in Cecoslovacchia. Era la terra più progredita del blocco ·orientale. Ma è successo anche perchè i cechi avevano una grande tradizione democratica. La storia e la tradizione di un popolo hanno .un ruolo importante nella strada al socialismo. I marxisti di seconda mano molto spesso sottovalutano questo. In Russia, oggi, sopravvive sotto nuove forme socio-produttive la vecchia Russia zarista: è questa la terribile tradizione di una terra che non ha avuto Rinascimento, che non ha avuto una classe borghese, e ha avuto, per contro, 300 anni di giogo tartaro. Noi occidentali abbiamo il vantaggio di una tradizione di libertà che in Russia è assai poco evoluta. Questa tradizione è contagiosa in occidente e può diventare - come vediamo ad esempio all'interno della chiesa - una f9rza rivoluzionaria. Ma non · escludo che anche in oriente abbia un sicuro influsso sui giovani l'ideale del socialismo, pur degenerato in vuote parole: ideale che può portare - così come è successo anche in Cecoslovacchia - la gente a dire: "Sì, a scuola ce lo hanno insegnato così, ma qui, intorno a noi, non vediamo nulla di quello che abbiamo imparato". Non a caso i giovani respingono così risolutamente la linea dogmatica del partito: perchè per loro l'Un ione Sovietica non significa assolutamente tutto quello che ha significato per noi; e questo, aggiungo io, sotto sotto, nell'animo, serve a qualcosa. Se Breznev dice qualcosa, nessuno crede nemmeno ad una sua parola. E quel li che ripetono le sue parole mentono coscientemente. E quelli che ascoltano sanno che si tratta di menzogne. E' questa la grande differenza tra una "prima "e le repliche. La prima volta funziona, la prima volta si è pronti a collaborare, in buona fede, anche ad azioni terribili. Ma non la seconda. t ERNST~ISCHER (Il popolo 5-3-70)

PROPODSIT:PEOLITIECCAONOMICA POLITISGINADACALE STRATEDGEIALSLAINISTRA I tre documenti che qui di seguito pubblichiamo sono la sintesi di tre tavole rotonde che si sono svolte presso la sede del/'ACPOL sui seguenti argomenti: 1) Le politiche economiche del governo di fronte alle lotte sociali; 2) Nuovi strumenti del movimento operaio nelle aziende e significato politico de/l'iniziativa sindacale per le riforme; 3) Partiti, sindacati, forze sociali e stategia della sinistra italiana. Il dibattito saràpubblicato integralmente sul prossimo numero dei Quaderni dell'ACPOL. Lo scopo di queste tavole rotonde è stato quello di approfondire tutta la tematica politica relativa alle lotte autunnali, alle prospettive che esse hanno creato per tutto il movimento di sinistra e ai problemi nuovi che esse hanno posto. Questa problematica è stata trattata da persqne che, pur riconoscendosi impegnate in una lotta anticapitalistica, hanno, in alcuni casi, opinioni non ancora omogenee circa le analisi politiche e le formulazioni strategiche. A noi, comunque, è sembrato opportuno coinvolgere anche in questo lavoro teorico persone di provenienza ideologica diversa, perchè ciò ha permesso di rendere il più ricco, dialettico e produttivo possibile tutto il dibattito. E' nostra intenzione allargarequesto dibattito a tutti i militanti che stanno conducendo direttamente delle esperienze di lotta di base in tutto il paese. Ecco lo scopo della pubblicazione di questi tre documenti. Questo dibattito dovrebbe permettere a ciascuno da un lato di confrontare la propria esperienza con le varie tesi espresse in questi documenti per verificare la loro aderenza; dall'altro lato dovrebbe permettere ai gruppi di militanti di spaziare al di là della propria esperienza per analizzare globalmente tutta la realtà pç,litica in cui la stessa esperienza che loro vivono viene ad essere coinvolta. E' oggi più che mai necessario.che ognuno di noi non limiti la propria attività politica ad una prassi di lotta nella fabbrica o nel quartiere o in qualsiasi altro contesto sociale dove maturano le contraddizioni capitalistiche, ma si impegni a discutere di "tutta la politica" evitando deleghe a chicchessia. Facendosi , così carico di un rapporto e collegamento continui tra direttivi parziali e strategia generale. Soltanto in questa maniera avremo recuperato la politica ai nostri rispettivi ambiti sociali, in una corretta prassi anticapitalistica. E' quindi, opportuno che nei vari gruppi ACPOL e dove è possibile anche in altre sedi, si avvii alla base il dibattito sulle ipotesi politiche e sulle analisi che sono state prospettate in questi documenti~·e che ogni volta si cerchi di inviarci una sintesi del dibattito stesso, che ACPOL-notizie porterà a conoscenza di tutti i militanti. LE POLITICHE ECONOMICHE DEL GOVERNO DI FRONTE ALLE LOTTE SOCIALI Conclusioni del prof. Siro Lombardini Abbiamo discusso la poi itica economica che il gorno e le autorità monetarie vanno delineando aav ione delle lotte sindacali, attraverso le qual i settori consistenti del la classe operaia hanno preso coscienza dei termini nuovi in cui si sviluppa -1a lotta di classe e del le nuove prospettive politiche. E' emersa la preoccupazione che la diagnosi dell'attuale situazione, considerando" soltanto alcuni aspetti tecnici dei problemi che si prospettano al 9

10 governo, favorisca la tendenza che mira a congelare il movimento della società italiana iniziatosi con le lotte sindacali. Non è possibile, ad esempio, isolare il fenomeno della fuga dei capitali: a) dalla incapacità della politiéa governativa di creare condizioni per un adeguato sviluppo economico-tecnico soprattutto nei settori non ancora dominati dalla grande impresa monopolistica di grado di garantire una elevata produttività del lavoro ed un alto livello di occupazione produttiva. b) dalla responsabilità dell'autorità monetaria che ha consentito che gran parte del sistema bancario favorisse la speculazione privata realizzata con l'esportazione dei capitali anche oltre i limiti della prassi ritenuta lecita negli stessi paesi capitalistici avanzati. Si ritiene evidente che sia in atto una politica laquale, con argomentazioni che, anche nel contesto dei problemi tecnici appaiono inaccettabili, mira a favorire i grar:,di complessi, aggravando in misura maggiore i costi delle piccole e ·medie imprese (per le quali l'aumento del saggio di interesse ha un rilievo non trascurabile) e porta ad . una restrizione. creditizia suscettibile di generare una fase di recessione con cospicui fenomeni di disoccupazione: il processo di concentrazione dei capitali subirà così una particolare accentuazione. Si delinea in tal modo una linea politica la quale risponde al clima che si va determinando nella classe capitalistica italiana in gran parte preoccupata di "dare una lezione ai sindacati" e di bloccare la presa di coscienza politica dei problemi dalla società italiana da parte della classe operaia. Le vicende poi iti che ( in particolare la frattura del PSI) appaiono riflettere gli accennati orientamenti del padronato; orientamenti ancora contrastati -da alcuni gruppi i quali sperano possa riuscire il tentativo, di più lungo periodo, di integrare nel sistema le forze autenticamente di sinistra ed i sindacati ··svuotando di contenuto le spinte di partecipazione e di potere emerse dalle lotte operaie. Si considera pericolo5o ogni atteggiamento di attendismo di fronte al pericolo della politica di recessione con la disoccupazione che comporta e della grave erosione degli aumenti salariali attraverso gli aumenti di prezzo. Non basta prepararsi a reagire alle vicende quando muteranno: occorre procedere ad una documentata contestazione della politica governativa ed a una mobilitazione delle forze di sinistra per una politica nuova. Le forze sindacali e politiche, così esprimendo la loro creatività politica; potranno realizzare il loro ruolo dialettico anticipatore rispetto al cambiamento del sistema, avviando concretamente un P.r. cess-~adi i t t ts.r~:f oe della sinistra italiana. Per quanto riguarda la linea di politica economica che i - sindacati e le forze di sinistra debbono proporre e realizzare si ritiene che: ■ si debba respingere una politica che preoccupata più o meno consapevolmente di mantenere l'attuale struttura, si limiti a considerare i soli aspetti tecnici di br~ve periodo; e a valutare le varie alternative di intervento sulla base del criterio di efficienza ( in senso economicistico di b~eve periodo). ■ non è sufficiente proporre una poi itica monetaria e finanziaria alternativa a quella oggi perseguita: non è più possibile ignorare l'esigenza divenuta urgente e drammatica di apprestare alcuni strumenti (ai quali si farà cenno più avanti) . per superare i limiti per cui oggi è possibile soltanto porre -in essere una politica monetaria e creditizia ed eventualmente procedere a ritocchi delle imposte con effetti che appaiono rilevanti più al fine di contenere lo sviluppo della domanda per evitare surriscaldamenti dell'economia o difficoltà alla bilancia dei pagamenti che a quello di stimolare la ripresa. ■ il superamento delle limitate possibilità dell'attuale politica economica non si ottiene con dichiarazioni verbali di "ripresa della programmazione economica": nell'attuale situazione tale ripresa significa soltanto svolgimento di altri studi e proposte che non· potranno avere alcun effetto pratico suIla poi itica perseguita anche se a di rigere il dicastero del bilancio, privo di ogni effettivo · potere, sarà mandato un uomo della "sinistra" governativa; ■ per il successo della linea di politica nuova occorre che si consolidi e si estenda la coscienza di classe dei lavoratori; d'altro canto l'affermarsi · della linea politica nuova potrà contribuire, in un processo storico dialettico, a rafforzare la coscienza politica consentendo nuove prospettive di sviluppo sociale. Gravi condizionamenti derivano alla impostazione di una linea di pòlitica economica i_nterna dalle relazioni internazionali; soprattutto, - ma non solo! - in conseguenza delli modalità particolari con cui si sviluppa l'economia americàna. L'impostazione di una linea di politica economica nuova comporta quindi una revisione della nostra politica estera: in particolare è necessario che il governo prenda alcune iniziative autonome in campo internazionale, ad esempio, per risolvere i problemi della liquidità internazionale; alcune indicazioni che erano già state prospettate dovrebbero essere riprese dall'autorità monetaria e dal Governo proprio nel GOntesto delle nuove prospettive che si aprono all'economia italiana.

La minaccia alle conquiste dei lavoratori che può derivare dall'affermarsi della politica indicata più sopra impone la ricerca di interventi che nel breve periodo possono consentire una soluzione dei problemi dell'economia italiana secondo modalità che non co_mportino effetti ridistributivi a danno della classe operaia. Tali interventi debbono peraltro collegarsi a quelli che mirano ad aprire - in una prospettiva storica - la situazione economica e sociale italiana: a questi interventi accenneremo successivamente. Una prima serie di interventi deve mirare a contenere l'aumento dei prezzi. 11 contenimento dell'aumento dei prezzi può avvenire con una politica deflazionistica (il costo dell'operazione è allora posto a carico dei l\voratori) o con misure volte a contenere il potere monopolistico e a stimolare la produttività degli inve~timenti: in tal :caso gli effetti negativi che nel breve periodo si possono manifestare sul volume degli investimenti, per la contrazione relativa. dei profitti, potranno essere più che compensati dall'aumento della produttività degli investimenti. Prospettive in tal senso sussistono in misura cospicua e potranno prendere concretezza se finalmente il governo saprà porre in essere una politica industriale, che, utilizzando l'impresa pubblica, spinga il settore della grande impresa privata verso più efficienti programmi di sviluppo, e che, creando e valorizzando adeguati strumenti di intervento, metta le imprese piccole e, medie in condizioni di migliorare la loro struttura produttiva. La classe operaia dovrà battersi perchè ii contenimento dei prezzi avvenga con la seconda del le modalità ·indicate. A tal fine si dovranno studiare interventi articolati per bloccare gli aumenti dei prezzi oltre certi livelli: interventi indiretti (sospendere ogni concessione a favore delle imprese che realizzano aumenti dei prezzi ritenuti eccessivi, stabilire che le grandi imprese debbono segnalare agli organi governativi gli aumenti da loro apportati dei prezzi, attuare intelligentemente la politica dei prezzi amministrati con opportune iniziative anche a livello comunitario), ed interventi diretti volti ad eliminare certe posizioni di rendita (il più importante degli interventi diretti dovrà consistere nella politica della casa ed in una nuova politica urbanistica che si dovrà al più presto realizzare in modo sistematico). Il secondo ordine di interventi riguarda la politica monetaria e creditizia che deve essere orientata ad incoraggiare gli investimenti, soprattutto nei settori dove le imprese hanno debole potere di mercato e vi sono notevoli possibilità di sviluppo della produttività e dell'occupazione grazie allo sviluppo della domanda che potrà derivare dalB10llotecaGino Bianco l'aumento dei redditi dei lavoratori. Crediti agevolati, modifiche nel le forme di f_inànziamento dell'edilizia da collegarsi ad .una nuova politica per la casa e l'urbanistica, potenziamento e valorizzazione effettuata con criteri selettivi dell'attività degli organismi pubblici di credito a medio e a lungo termine sono altrettanti momenti di una politica del credito che si inquadra in una politica razionale, responsabile, di sviluppo industriale e di espansione economica. 11 problema della fuga dei capitali dovrà essere affrontato con misure efficaci e non dannose all'economia del paese: tale non può essere considerato l'aumento del saggio di interesse deciso nel nostro paese proprio quando si manifestano nei mercati internazionali i sintomi di una inversione di tendenza. Una misura efficace può essere rappresentata dal chiarimento degli obiettivi della politica fiscale ( la situazione di incertezza è la peggiore delle situazioni possibili), dalla formulazione di orientamenti per le banche soprattutto quelle di interesse pubblico, e da altre misure amministrative e fiscali da studiare. Si ritiene ad esempio opportuno studiare l'applicabilità di queste misure: a) stabilire una tassa sulle rimesse dall'estero e banconote con eccezione per gli emigranti e per gli stranieri. b) avviare l'auspicata riforma monetaria interna con l'introduzione della lira forte: si potrebbe iniziare con la conversione dei bigi ietti da 10.000 lire e con eventualmente l'applicazione di una tassa (per questi soli biglietti) per la conversione delle banconote rimesse dall'estero. Un terzo ordine di •i.nterventi, pure configurabili a breve periodo, riguarda l'avvio del la riforma mutualistica, che risponde -anche ad esigenze di lungo periodo. La riforma dovrebbe iniziarsi immediatamente con interventi volti ad avviare un processo di unificazione e di riduzione dei costi, così da consentire che miglioramenti nella distribuzione dei redditi a favore dei lavoratori possano consolidarsi con un effetto meno che proporzionale sui costi del lavoro per l'industria. Gli interventi di breve periodo debbono coordinarsi con interventi capaci di provocare trasformazioni strutturali radicali del l'economia del nostro paese in grado di portare mutamenti qualitativi nel processo di crescita oggi incentrato sul consumo privato quale è stimolato dai grandi complessi monopolistici con le loro attività commerciai i. L'obiettivo di fondo del mutamento da realizzare è uno sviluppo consistente nei consumi socializzati in grado di mutare radicalmente il processo; un siffatto sviluppo risponde alle pro11

spettive tecnolog_iche e può creare le premesse per un tipo nuovo e non-- mistificante di partecipazione dei lavoratori che implica il superamento del lavoro merce. Una espansione dei consumi socializzati (casa, scuole, ospedali, e nuovi servizi sociali) che co_stituiscono in parte la dilatazione dei consumi privati (aprendo nuove prospettive tecnico-sociali) deve realizzarsi non già al fine di consentire un maggiore sviluppo dei gruppi privati cui offrire nuove prospettive di crescita, consentendo loro di produrre beni e servizi collettivi. Perchè questo obiettivo sia raggiunto coerentemente alla nuova politica che i lavoratori debbono portare avanti è necessario aumentare l'accumulazione pubblica e modificare il ruolo della impresa pubblica. Su questo tema e sul tema collaterale della riforma fiscale (nella quale una corretta imposta differenziata sui consumi, con esonero dei consumi popolari può, se accompagnata ad una politica industriale nuova, favorire il passaggio dal vecchio al nuovo processo di sviluppo) I' ACPOL intende impegnare gli elementi responsabili di una ricerca con intenti operativi sul piano sindacale e politico. L'aumento delle possibilità di accumulazione pubblica potrà realizzarsi anche in un tempo relativamente breve, ad esempio con la creazione di un nuovo titolo indicizzato (senza diritto di voto) con un interesse minimo garantito con cui lo Stato solo per le imprese pubbliche, può attingere capitale di rischio dal mercato finanziario da distribuire alle imprese stesse, secondo le prospettive del piano economico, rendendo così possibile una pianificazione diversa da quella attuale di tipo indicativo rispondente agli interessi dei grandi complessi monopolistici. La costituzione di finanziarie regionali pubbliche e una gestione coerente delle facilitazioni creditizie nel contesto di una politica industriale organica potranno nel frattempo consentire, quanto meno, un più esteso controllo pubblico della accumulazione quale si richiede per portare avanti la politica di sviluppo sopra prospettata. NUOVI STRU~.1ENTI DEL ~/IOVll\1ENTO OPERAIO NELLE AZIENDE E SIGNIFICATO POLITICO DELLA INIZIATIVA SINDACALE PER LE RIFORME Conclusioni di Fabrizio Cicchitto 1) Le lotte operaie del 1968 e del 1969 hanno assunto un'autonoma politicità, perchè al centro del loro sviluppo vi è stata la modifica dei rapporti di potere e di reddito nella nostra società. Ls:3 classe Reraia a reagito al tentativo di ren12 l1oteca 1no 1anco dere asfittici e cristallizzati i rapporti sociali, di limitare e prefissare in uno spazio an.gustò e circoscritto la dialettica delle forze sociali, di svuotare i sindacati e i partiti rendendo! i istituzioni slegate dal movimento. In questo senso le lotte aziendali e contrattuali hanno rimesso in discussione tutto l'equilibrio della realtà italiana, consentendo l'apertura di possibilità e prospettive nuove per la trasformazione del sistema. La classe operaia ha dimostrato di cogliere e di recepire i I significato più profondo del le esigenze di democrazia diretta, e di sviluppo permanente della lotta, di rifiuto di ogni regola del gioco, sottolineata dal movimento studentesco. A queste esigenze la classe operaia ha dimostrato di saper dare una concretezza di obiettivi, una continuità di movimento, una capacità di direzione strategica che al movimento studentesco è invece mancata. 2) Organizzazione e spontaneità si sono strettamente intrecciati nello sviluppo delle lotte operaie. 11Sindacato ha di mostrato nel suo complesso una capacità di direzione del movimento, che si è manifestata proprio nel recepire le spinte più avanzate emergenti dalla classe operaia e nel ricondurle ad una visione strategica complessiva. Ciò è avvenuto non senza errori, scontri politici, ed una dialettica continua e complessa. Quello che è emerso con grande chiarezza è l'erroneità sia di qualunque schematizzazione burocratica secondo la quale il "Sindacato", come corpo in sé chiuso, avrebbe ragione sempre e comunque, sia di ogni definizione estremista per cui il Sindacato sarebbe stato alla "coda" del movimento. In effetti le lotte operaie del '68-69 hanno posto con forza la necessità di un rinnovamento profondo del sindacato, di un suo mutamento radicale, per esprimere realmente la spinta delle masse e per arrivare all'unità, che,~va costruita alla base in un processo di costruzione, nel movimento, di una realtà sindacale effettivamente nuova. I Sindacati sono riusciti a far fronte ai problemi più urgenti posti da Ile lotte operaie proprio perchè si sono avviati verso questo processo, anche se con molte remore ed esitazioni, talune delle quali esistono tutt'ora. 3) I delegati di reparto hanno rappresentato uno dei dati più nuovi e rilevnnti espressi dallo sviluppo del movimento. Essi si sono affermati come espressione del gruppo operaio omogeneo, che si prefigge l'obbiettivo di una permanente contrattazione delle condizioni di lavoro. In questi anni, infatti, la contrattazione articolata è cresciuta, nel senso che è diventata insieme più globale e più

specifica e proprio per questo si è saldata, ne, punti più avanzati, con strumenti politici ed organizzativi, quali i delegati. In questo quadro è evidente che, mentre i delegati devono esprimersi politicamente attraverso i Sindacati, essi vanno eletti da tutti i lavoratori e non possono essere designati dall'alto, dalle organizzazioni sindacali provinciali e nazionali. L'importanza decisiva per lo sviluppo del movimento , che hanno i delegati, sottolinea la necessità della loro estensione a molte realtà aziendali che ne sono prive e del loro consolidamento dove esistono. 11 rischio di un riflusso su questo terreno infatti esiste ed esso va sventato nell'unico modo possibile, vale a dire, con una nuova, inc1s1va articolazione del movimer)to. 4) L'azione contrattuale ed articolata di questi anni ha espresso una realtà di graride rilievo: essa ha messo in discussione l'autorità ed il potere padronale nelle grandi imprese, mettendo in luce la possibilità di una contestazione reale nei confronti di quelli che sono i capisaldi del sistema capitalistico. Per la prima volta, dopo molti anni, la grande impresa capitalistica ha visto scossa la sua egemonia, ha registrato alcune incrinature profonde nella sua organizzazione interna ed esterna alla fabbrica: tutto ciò non diminuisce, ma anzi accentua i problemi. 11 movimento operaio italiano ha scelto una strada precisa, che è quel la di una dislocazione graduale, ma continua dei rapporti di potere, attraverso lo sviluppo di un movimento permanente, in cui l'articolazione si intreccia con la generalizzazione. Ciò significa sia il rifiuto di radicalizzazioni prive di sbocchi sul tipo del maggio francese, sia la negazione di operazioni verticistiche che illusoriamente si prefiggono, come ha dimostrato l'esperienza del Centro-Sinistra, di modificare i rapporti di potere senza la costruzione nella Società di un'effettiva blocco storico. Questa linea, che è la più difficile ed impegnativa, comporta la capacità di imprimere al movimento un ritmo continuo e nello stesso tempo di dargli uno sbocco unitario, al livello più avanzato dell'attuale. 6) La classe operaia si trova a fare i conti con tentativi di riflusso moderato, che si sviluppano sia al livello politico, che al livello economico. La repressione si combina con una politica economica, che mostra di voler intrecciare inflazione e deflazione. In questo quadro diventa decisiva la risposta sindacale contro la repressione e il suo impegno per le riforme. Contro la repressione, è indispensabile una lotta che non sia di avanguardia, ma di massa in alBibliotecaGino Bianco leanza con tutti i gruppi sociali e culturali più sensibili all'esigenza di questa risposta. Per le riforme, è indispensabile la scelta di prec1s1 punti di attacco a cui legare un vasto movimento rivendicativo. Casa, prezzi, sanità, fisco sono i temi indicati dalle organizzazioni sindacali. Essi rappresentano de Ile controtendenze rispetto al tentativo di erosione e di comp_ressiorie del le conquiste sindacali. Su di essi va fatta crescere la consapevolezza delle masse, attraverso la definizione delle piattaforme rivendicative, la consultazione, lo sviluppo della lotta. Esiste certamente un problema più generale di definizione complessiva di una politica economica alternativa basata sulle riforme. Rispetto ad essa il movimento sindacale registra comprensibili ritardi, che non sono soltanto di elaborazione, quanto piuttosto di rapporto fra questa elaborazione e la coscienza del le masse. 11 sindacato, infatti, può portare realmente avanti una poi itica economica alternativa non perchè la definisce suIla carta, quanto perchè riesce a farla diventare un obiettivo reale del movimento. Su questo terreno molto resta da fare. 7) Nel momento in cui si sottolineano le grandi conquiste aziendali e contrattuali fatte dai lavoratori, occorre anche mettere in rilievo che esse sono tutte reversibili. I rapporti di reddito e di potere, nell'attuale sistema, sono tutti affidati appunto ai rapporti di forza non solo all'interno del la fabbrica, ma anche a Iive-1lo di Società. Per questo è sbagliato il pansindacalismo, anche se è erronea una visione angusta e limitata del sindacato. La responsabi Iità del le forze po Iitiche è quindi di grande rilievo. 11 rapporto tra Sindacato e partito non può certamente essere prefissato a tavolino, con delle definizioni astratte. Lo schematismo di determinazioni è superato proprio dal processo reale di autonomia del Sindacato. Le incompatibilità, lo scioglimento delle correnti partitiche - che deve avvenire attraverso l'effettivo scioglimento di ogni monolitismo - sono le manifestazioni di un movimento molto più profondo che stà avvenendo nel vivo della società italiana, il quale è costituito ~ppunto dal fatto che sul terreno del le politiche rivendicative, delle riforme, della politica economica, il Sindacato ha identificato un proprio autonomo metro di giudizio politico e di iniziativa, fondati, sul riferimento costante al la condizione operaia, alla volontà dei lavoratori, attraverso un procedimento induttivo, che esclude ogni schema di riferimento precostituito, identificando nella sua caratterizzazione di classe, nella sua natura e funzione anticapitalistica le ragioni del la -sua esistenza in una Società 13

come la nostra. _ I partiti svolgono una funzione assai importante nella nostra realtà nella misura in cui non appannano né cancellano il loro quadro di riferimento ideale e politico, ma lo vivificano in un costante rapporto con la realtà e quindi in una connessione insieme globale e specifica con i vari punti della nostra Società, di cui la fabbrica costituisce un aspetto decisivo, anche se non totalizzante. Nessuna divisione di compiti, dunque, tra sindacato e partiti, per cui al primo verrebbe riservata la fabbrica e al secondo le istituzioni, ma certamente un diverso modo_di approccio di entrambi sia nei confronti della fabbrica che nei confronti delle istituzioni. Ciò significa che momenti di interferenza e di impatto saranno inevitabili, ma decisiva a questo proposito sarà la capacità di ognuno d'affrontare il confronto con un'effettiva autonomia, nella consapevolezza dell'impossibilità di prefissare a priori un modello astratto che non tenga conto della concreta storicità delle situazioni, della diversità dei partiti e anche, allo stato attuale, della complessa articolazione degli stessi sindacati. 8) Tutto quello che è avvenuto negli ultin1i anni di lotte sindacali a livello aziendale, contrattuale e generale pone il tema dell'unità sindacale, come un'esigenza di fondo a cui va data una risposta politica in tempi brevi. Di fronte a questa esigenza, l'eventuale istituzionalizzazione dell'unità d'azione rappresenterebbe ormai un tentativo di istituzionalizzare le strutture e le divisioni esistenti che, come tale, non verrebbe compreso dalla 'grande massadei lavoratori. Non a caso, nella coscienza di queste grandi masse, durante l'autunno non sono esistiti "i Sindacati", ma il Sindacato, come momento unificante della coscienza e della combattività operaia. E' da questo dato politico di fondo che occorre muovere per avviare un processo unitario. I delegati unitari di linea e di reparto, che vanno consolidati ed estesi, rappresentano un punto di partenza fondamentale, che segna la linea di tendenza per la costruzione unitaria di un sindacato realmente nuovo, che non sia la sommatoria o la giustapposizione meccanica dei sindacati esistenti, ma ne costituisca il momento di reale superamento. Questo processo di costruzione dal basso non elimina, ma anzi sottolinea tutta la responsabilità politica delle confederazioni e del le federazioni di ·categoria. Ciò significa che va superata ogni contrapposizione fra l'unità a pezzi e l'unità che si fondi sul "ritmo del veicolo più lento". L'unità è un ·processo che in tempi brevi deve trovare ovunque è possibile punti di coagulazione e di aggregazione che spingano e sollecitino tutto il complesso del movimento ad andare 10av ~t" ·c'cf o f der j questo quadro, devono 1~ avere la capacità di svolgere un ruolo strategico nel senso di recepire le spinte più avanzate e di far leva su di esse per arrivare al compimento di tutto il processo unitario. L'unità sindacale viene ad essere quindi un punto di riferimento fondamentale per una reale modifica dei rapporti di potere nella società italiana, per esprimere al livello più avanzato la coscienza di lotta che anima i lavoratori. PARTITI, SINDACATI, FORZE SOCIALI E STRATEGIA DELLA SINISTRA ITALIANA Aspetti emersi dal dibattito 11 dibattito è stato molto intenso e ha registrato esigenze comuni insieme anche a proposte differenziate e contrastanti. Tenteremo qui di riassumere brevemente alcuni dei punti di analisi e degli sbocchi operativi proposti, non trascurando di mettere in luce alcuni elementi di dissenso. Tutti gli intervenuti hanno concordemente rilevato che le lotte autunnali sono state percorse da una profonda politicità, che esprimeva la presa di coscienza di masse operaie sempre più larghe, nel senso di una lotta di classe capace di cambiare gli esistenti rapporti di potere e con essi di investire, modificandola profondamente, tutta l'articolazione sovrastrutturale attraverso la quale la borghesia esercita la sua egemonia. Un elemento di differenza va invece rilevato per quello che riguarda una più puntuale valutazione sulla coscienza di classe delle masse in lotta. Per taluni essa era anticapitalista, nel senso di una contrapposizione ai valori, ai parametri, ai rapporti di potere e di reddito del sist.ema senza assumere però, nelle sue caratteristiche di massa, una compiuta opzione socialista nel senso di un glo~le disegno di rovesciamento dei rapporti di produzi6ne e di un preciso modello per la costruzione di un diverso tipo di società. Questa coscienza anticapitalista, frutto delle contraddizioni intrinseche al sistema, di una autonoma crescita culturale della classe operaia, dell'azione condotta dalle organizzazioni tradizionali del• movimento operaio, dell'influenza di nuove forze emerse nella società italiana, fra cui il movimento studentesco, è alla base della crescita, del rinnovamento e anche della crisi del movimento sindacale, che nel complesso si è sforzato di dargli una interpretazione ed uno sbocco, che è al la base del l'attuale processo di unità sindacale, stabilendo un intreccio - di cui va tuttora verificata la capacità di continuità - fra azione articolata, lotte contrattuali, battaglie generali.

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