Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

6 verno pontificio non può pretendere di rimanere al di fuori delle condizioni normali di tutti i Governi civili, e che esso non può dirsi veramente indipendente senza il libero consenso·de' suoi sudditi. Nelle mie comunicazioni ufficiali non ho mancato di riassumere ·i risultati di quelle discuss~oni , di dimostrare quali basi esse potessero offrire per degli utili negoziati. · In conseguenza, quando, rispondendo alla proposta francese del Congresso ristretto, noi ebbimo un'altra volta l'occasione di affermarè il diritto di Roma ed , il diritto di Venezia, non esitammo a dichiarare che per Roma eravamo pronti a prender~ per punto di partenza delle trattative la ~ettera dell'imperatore del 20.maggio 1862, in quanto che in quella lettera, o signori, era implicitamente contenuto il principio del non intervento ed il principio del libero assenso delle popolazioni romane. ' Ma, o signori, al punto in cui è giunta oramai la que13tione romana, dopo quanto se ne disse e se ne scrisse tra i Governi, dagli oratori parlamentari, dai pubblicisti, i negoziati relativi all_a questione romapa non possono seguire che un solo ·m.etodo, un solo sistema. Essi non possono entrare in quello stadio ufficiale che si riassume in documenti destinati alla pubblicità, che quando le principali difficoltà siano appianate, quando vi sia una grande probabilità di un vicino accordo. Edecco perchè, o signori, iò non ho potuto consentire al desiderio espresso dall'onorevole Miceli; il quale mi chiedeva i documenti relativi a questa ques~ione. Io avrei potuto e potrei pubblicare dei documenti in cui la Camera troverebbe più ampiamente sviluppate ,•

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==