Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

47 per noi, e che noi l'aiutammo a fare quando l'Italia si disciplinò sotto il suo indirizzo governativo. E poichè si parlò di questo, che è la tradizione e la gloria della politica italiana, mi sia anche permesso di rispondere a quegli oratori i quali in questo r ecinto hanno posto l'antagonismo fra il sist ema dell'alleanza francese ed il siste~a dell'alleanza inglese. No, o signori, ii conte di Cavour non pose quest 'ant agonismo, egli non volle scegliere tra l'uno e l 'altro sistema, ma chiese ad ognuna di queste alleanze quello che ciascuna, secondo la propria indole e natura po· teva più specialmente dare e fare in pro dell'Italia. (Sensazione e segni eli appTovazione) All'Inghilterra, alla terra classica _delle franchigie costituzionali, a qu·esta grande potenza marittima che è la. naturale protettrice della libertà degli Stati secondari d'Europa, all'Inghilterra egli chiese la simpatia per le nostre istituzioni parlamentari, l a guarentigia del non intervento, .e quell' appoggio morale, del quale sarebbe ingiusto e puerile il disconoscere l'importanza. · Alla Francia, a questa grande potenza militare cont inentale, la quale subì i trattati del 1815 ed aspira a prenderne la rivincita, domandò l'alleanza per una guerra la quale lacerasse in Italia una pagina di quei t rattati, annullasse l'influenza austriaca che si era oltre misura allargata a danno degli interessi stessi della polit ica francese, rompesse infine questo cerchio di rivoluzioni interne e di stranieri interventi, vi cenda fatale, contr o cui si erano infranti tutti i tentativi dell'Italia.

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