Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

45 in ordine allo scopo nazionale a cui intendiamo, ed ai mezzi coi quali vogliamo raggiungere questo scopo. Ora, sia pure a me concesso, o signori, di esporre in fine del mio discors.o con brevi parole, come si sia svolto· questo nostro movimento, nazionale rispetto alla politica estera . Questo è il modo più acconcio di opporre, senza entrare in più ampi particolari, pro- . . gramma a programma, prmCipn a prmCipn. n movimento nazionale italiano, fìnchè si manifestava in proteste pacifiche o violenti, finchè tendeva ad ottenere qualche riforma interna, oppure si manifestava con imprese rivoluzionarie, non aveva, propriamente parlando, una politica estera. Noi tutti ci sentivamo eslegi in Europa, ed opponevamo l'affermazione assoluta dei nostri principii ai Governi che dei nostri principii erano la negazione assoluta. Gli onorevoli interpellanti credono che la politica , italiana debba rimanere fissa in questo stadio; io, o signori, sono di un'altra opinione, · · Di fatti, il problema della politica estera s'imponeva imperiosameRte all'Italia. L'Italia n n aveva solo a compiere la trasformazione delle sue interne istituzioni. Pur troppo l'Italia da secoli aveva perdato la sua indipendenza; pur troppo il suolo della nostra patria· non era più di diritto italiano, ma di diritto europeo, e p"er un lungo volgere d'anni si può dire' che la sola legge applicata a noi fo sse la procedura di espropriazione forzata per pubblica utilità. (Risa di approvazione) Ogni qual volta, o signori, noi tentavamo di modificare l'interna çostituzione di uno di quegli Stati che • •

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