Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

4± tecipare a questo Governo s~_)no gli uomini.che l'Italia. crede deliberati a volere pertjnacemente, deliberatamente la completa unità d'Italia. (Bene!) 9 Questo programma doveva naturalmente svolgersi, come t estè accennava, a seconda delle circostanz,e, delle condizioni in cui ci trovavamo. Gli onorevoli interpellanti non tengono conto di queste opportunità, essi hanno mostrato nei loro discorsi di credere che in ogni circostanza sia possibile d1 prendere quell'iniziativa alla quale noi pure aspiriamo. L'onorevole Miceli ci tracciava dell'indipendenza della politica italiana un tale quadro, che a questa stregua nessuna nazione ., per quanto grande , per quanto potente in Europa, può dirsi indipenden·te, perchè nessuna può agire indipendentemente da quel complesso d'interessi e di circostanze di cui si forma e si costituisce la politica generale europea. Quando io ascoltava le idee emesse dagli onorevoli interpellanti sul miglior modo per sciogliere le questioni di Homa e di Venezia, io pensava, o signori, alle parole che con tanta aut01 :tà pronunziava in questi giorni e.d in questo recinto l onorevole Bon-Compagni. Egli diceva che nessuno Stato può sciogliersi dàlle proprie tradizioni, e che l'Italia, per quanto sia il più giovane degli Stati europei, ha pur dessa le sue tradizioni. • L'onorevole mio amico, il ministro dell'interno, vi tracciava nell'ultima discussione quella grande trasformazione d'idee e di partiti da cui sorse il movimento nazionale d'Italia, e che costitu~sce appunto la nostra tradizione. Egli la formolò rispetto alla politica interna.

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