Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

43 mettere le alleanze, mantenere intatta la propria libertà d'azione è un risultato che può soddisfare un Governo, il quale non ha altro da promuovere che lo sviluppo normale della sua politica estera, ma non può bastare a !lOi che abbiamo una grande impresa nazionale da compiere, che abbiamo a risolvere due dei più ardui problemi della politica europea. Noi dovevamo anche prepararci agli eventi, destreggiarci a far sì che le questioni italiane non fossero dimenticate nelle combinazioni cui poteva rivolgersi la politica delle potenze amiche, vedere se queste combinazioni potevano offr!rci qualche favorevole occa.sione, ocpasione che eravamo decisi a cogliere con risoluzione e con fermezza. Voi comprenderete, o signori, che io non possa rendere di ragione pubblica quanto il Governo ha fatto per raggiungere lo scopo che ho testè acèennato. Lo stesso onorevole Miceli non domanderà, io credo, la pubblicazione di documenti in proposito. Ma io lo dichiaro, se la Camera potesse credere che non abbiamo soddisfatto al nostro dovere, che abbiamo dimenticato la questione nazionale, che abbiamo deliberatamente assentito in essa una sosta, essa non dovrebbe permettere la nostra presenza su questi banchi. Imperocchè, o signori, io credo che gli uomini i quali hanno l'onore di dirigere un gran moto politico, come è quello che agita ora l 'Italia, non attingono la loro autorità che dalla forza dei principii, dalla logica delle idee a cui questo movimento s'informa': e credo altresì ché i soli uomini che pussano con autorità par-

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