Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

42 Questo stato di cose, o signori, doveva pesare sulla nostra politica. E questo stato• di cose, o signori, in quale condizione ci poneva·, quale scopo ci offriva a cui dovesse rivolgersi l'operosità della politica italiana? Noi dovevamo att~ntamente vegliare perchè nelle molteplici, svariate e soventi contraddittorie combinazioni, le questioni italiane non foss13ro compromesse. Dovevamo vegliare perchè nello svolgersi di queste complicazioni potessimo raggiungere quel risultato che pur abbiamo raggiunto, benchè certa:w.ente esso non possa soddisfare nè alle aspirazioni, nè alle legittime impazienze degli animi nostri. Di:ffatti, o signori, voi vedrete che attraverso le varie fasi per cui passò la politica europea, la condizione diplomatica dell'Italia non fu mai compromessa, e che l'Italia potè con occhio più sicuro guardare alle eventualità dell'avvenire, inquantochè il terreno era preparato per queste eventualità, inquantochè era intatta la nostra libertà d'azione, era intatta anche la base naturale delle nostre alleanze. Non abbiamo abdicato mai ai nostri principii, ma nello stesso tempo non avremmo creduto di fare una politica dignitosa per l'Italia, spingendone l'azione al di là di quella sfera in cui essa poteva utilmente esercitarsi. Quest'azione, l'Italia potrà sempre esercitarla ogniqualvolta una questione europea assumerà proporzioni tali da toccare direttamente ai suoi interessi, oppure da creare una grande complicazione politica in Europa. Ma, o ::signori, io mi affrètto a confessarlo, non compromettere la condizione diplomatica, non compro- \.

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