Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

4 interpellanti. si servirebbero per raggiungere quell'int ento che ci è pure ~omune. Il nostro programma è quello che non distogliendo mai nè l'opera, nè il pensiero dal supremo intento nazionale, pure tien conto della reciproca influenza che esercitano le une sulle altre le questioni italiane e le condizioni pratiche della politica generale, le condi7.ioni del~a situazione europea,. Por giùclicare adunque la nostra condotta, è d'uopo considerarla sotto un doppio punto di vista: sotto il punto di vista del supremo intento a cui. essa tende, dei principii che la debbono informare ed anche sotto il punto di vista della situazione generale in cui essa ha dovuto svolgersi. Per questo riconosco, signori,' che · l'onorevole La Porta, rivolgendomi delle domande categoriche e relative a questioni che hanno in questo periodo occupato l'Europa, si è posto sopra un terreno su cui mi è grato il seguirlo. L'onorevole interpellante mi ha chiesto: avete voi trattato per Roma? Su quali basi avete trattato e con quale risultato? In una discussione, che la Camera ricorda, il Ministero ha avuto occasione di dichiarare quali circostanze avessero fino allora determinato la sua condotta nella questione di Roma; ha avuto l 'occasione di dichiarare che era ben lungi dall'animo suo di erigere in sistema quella r iserva che allora ci credevamo imposta dal] a tutela dei nostri interessi e dalla nostra dignità; che ci r iservavamo di riprendere l 'iniziativa di proposizioni te11denti all'applicazione del non in- •

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