Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

BG trattato di Parigi, di cui noi siamo segnatari, e che ci pone tra le potenze garanti dell'in~egrità dell'impero Ottomano ; e io non posso che associarmi alle parole dall'onorevole deputato Guerrieri testè pronunciate. Sì, è vero, il conte di Cavour, partecipando alla guerra di Crimea e alle conseguenze diplomatic~e di quell8. guerra, non solo preludeva e preparava gli avvenimenti che ci hanno dato una patria, ma preparava anche all'Italia una posizione politica definita ed accertata in quelle contrade nelle quali gl'interessi generali dell'Europa così strettamente si collegano cogl'interessi dell'Italia. Come indirizzo generale, abbiamo cercato di conservare intatta la nostra posizione, e l'abbiamo fatto basandoci sui trattati ed anche promuovendo con un ·contegno fermo, ma moderato e leale l'autorità morale della nostra politica. Come diceva testè, nel periodo ora trascorso non sorse nelle contrade che appartengono all'impero Ottomano alcun grave avvenimento; solo le condizioni dei Principati Danubiani si mantennero sempre difficili e pericolose. Dapprima sorse un grave conflitto costituzionale fra il principe e la Camera. Noi pigliammo a dare consigli ad una parte ed all'altra, perchè crediamo che quel paese abbia bisogno di assicurare la propria libertà politica nello sviluppo normale delle sue forze, anzichè scìuparle in una sterile lotta di ambizioni. L'Italia si ricorda con orgoglio di avere potuto contribuire alla ricostituzione della Rumania. I consigli da noi dati cen sincera sollecitudine esortavano alla.

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