Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

32 è anche minacciata all'Italia, che quando la politica di qu~ti due paesi invece di .éamminare di concerto, non fa che elidersi e contraddirsi, il soffio della reazione non ·tarda a stendersi sull'Europa. E poichè parlo, o signori, dei nostri rappo:r;ti colle potenze amiche, mi si conceda di dissipare con una parola questo faut.asma d1 un umiliant e vassallaggio che si fa sorgere dinanzi alla Camera. No, o signori, l'Italia non si trova sotto questa indecorosa pressione, ed io credo, o signori, di non far atto d'orgoglio dicendo che se l'Italia dovesse subire . questa pressione vergognosa_, non saremmo noi qui ad accettarla. • È. facile, o signori, il dipingere, il dar corpo al fantasma di questa pressione, quando per citarne le prove si è di così facile contentatura (Bene ! a destra), quando 'fli dà corpo di vita e di verità ad ogni assurda novella eh~ corre per l e vie. · Io ho udito dirci che alcuni atiri eli politica interna compiti dall'onorevole mio cGllega il ministro dell'int erno erano dovuti ad una pressione francese; ho udito dire che la liberazione, per esempio, del cardinal~ Morichini, atto dell'autorità giudiziaria, era dovuta agli ordini della Francia; ho udito l'onorevole La .Porta dire che noi, obbedendo alle ingiunzioni della Francia, stavamo esaminando il progetto di portare-la capitale da una ad altra città <l'Italia. Or bEIDe, o signori, io dichiaro che il Governo francese, appunt o perchè c'è amico, ci rispetta; io dichiaro che non ho ricevuto·nessuna comunicazione ufficiale, nè ufficiosa relativaritente .al viaggio del gene- • • . .

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