Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

• l 30 mente fu tra i più importanti che dominarono le trattative diplomatiche relative al Congresso. Quando il Gover:po francese dovette scolparsi in certo modo din· nanzi al gabinetto britannico di sollevare troppe e troppo varie questioni ; quando esso dovette redigere ur~ programma che non desse tropP,O appiglio a siffattc obbiezioni, le questioni italiane, fra tutte le vertenze che pesano sull'avvenire dell'Europa, furono poste ac· canto a quelle che già erano passate nel campo dei fatti che, o ponevano a repentaglio la pace dell'Eu· ropa, o che trav.olgevano già ad una guerra eli cui era difficile prevedere le co:nseguenze. Lord Russell nella sua risposta riconobbe che non era possibile radunare un Congresso con un disegno vasto di pacificazione europea, senzachè vi fosse agitata la questione di Venezia, la quale, se si fonda in un sacro imprescrittibile diritto, però non ha una base strettamente diplomaticà . Ma il Governo austriaco dichiarò che, se la questione della Venezia era solleyata nel Congresso, egli non poteva parteciparvi. · Ecco dunque, o signori, il risultamento di questi negoziati. Il Congresso era 'per noi un tentativo di conciliazione, poichè l'Italia non assumerà mai la responsabilità di precludere qualunque tentativo si possa fare perchè la questione del1a Venezia si sciolga senza. ricorrere all'estrema ragione delle armi. Gli uomini di Stato delle potenze amiche riconob- · bero che la questione di Roma e di Venezia, che le questioni italiane erano urgenti a trattarsi ed a sciogliersi. Ma nello stesso tempo le questioni italiane furono appunto uno dei più grandi ostacoli pratici all~ riunione del Congresso.

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