Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

l 11 Noi dunque non potevamo che rivolgerei alla Francia, ed è quello che abbiamo fatto. Quando l'attuale amministrazione si ~ formata, essa trovò che una delle più vive preoccupazioni dell'opinione pubblica era appunto quella che sorgeva dai fatti che l'o_norevole Passaglia richiamava alla nostra attenzione, delle cospirazioni borboniche che si ordivano in Roma, delle bande brigantesche che si accoglievano in quel territorio per irrompere nelle nostre provmCie. L'Italia., o signori, io ebbi già occasione di dirlo in questa Camera, l'Italia la quale è pronta a considerare con calma e con moderazione gli alti interessi morali che si accolgono nella questione romana, si sente in diritto di protestare tanto più vivamente contro quelle conseguenze indirette le quali cotanto contrastano cogli scopi che la politica francese a Roma si propone di raggiungere. Noi ci siamo dunque rivolti al Governo imperiale francese, perchè occupando egli quel territorio non può rimanere straniero a quello che ivi succede. Quanto alle bande dei briganti abbiamo completato il sistema degli accordi militari; le autorità militari italiane e francesi si trovano in continue comunicazioni, perchè l'azione loro proceda di concerto da una parte e dall'altra nella repressione. Quando alcun tentativo ci è noto, noi ne trasmettiamo tosto la notizia o al Governo francese, o più spesso direttamente al generale Montebello, il cui concorso è sempre stato operoso e leale. Io non dico, o signori, che dei briganti non passino alla spicciolata da un territorio nell'altro, non dico 2

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