Tito Mammoli - Novembre

Madri intorno s'aggit·ano, col grido, Con gli amplessi, col pianto evocatot'C D'una prole scannata. Il tt·adimento Schernendoli li disse traditori, E ' l non di Caprera è là, che siede Cupo e squassando a ora a ora il vello Terribile nei brividi dell' ira Concentrata, quel sangue ond' è polluto Il suolo, guarda coll' immobil occhio. Ogni giorno a baciar la genitrice Vanno i sacl'i fantasmi ; e sovra l'ara Alimentano il fuoco, ridestando Con l'alito le fiamme, onde gli scctt t·i E le mitre col sangue imperituro Travolgonsi. Il funereo giro mesti Compiono illusi, c: << ARoma, a Roma >> ancora Vanno gridando. - La sì lunga tratta Che poi empie il cammino, è l' indistinta Caterva di color che senza nome Il vulgo scorge, e non gli addita e passa.. . >> - « 1\fa tu: chi sei, alma cortese, >> io dico Al mio duce, « che a me di Jor ragion i E muovi insicm con loro ? >> - Ed ei, seguendo La via : « Nacqui in Etruria appiè del monte * Perchè i Pisan veder Lucca non pònno ; Di me non ti vo' dit·c... un giorno, forse, Fra la legge marziale c fra ' l cor mio Di patr·iota, giudice severa, .1\fa non mai partigiana, avrò l' Istoria. » Disse; e qual lie\'e nuvoletta bianca, Che parte da una fiamma, c via per l'aura Corre, in forma gent il dal vento spinta, Tale del giovanetto l'ombra pura

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