Tito Mammoli - Novembre

TITO 1\f~Ml\IOLI NOVEMBRE OARJY.I:E FORLÌ - (GENNAIO 1882). ROCCA S. CASCIANO S TABILIMENTO TIPOGRAFICO CAPPELLI 1882

MAZ 0700 00155 MAZ S796

AL PIÙ GAGLIARDO DEI CIVILI CANTORI MARIO RAPISARIDX QUESTO CARME CONSACRO t

L'ARTE PER UN POPOLO CHE SORGE È FEDE CIVILE È INIZIO POTENTE ALLE FORTI VIRTÙ PRENDE FORMA DAL VERO ISPIRAZIONE DAI TEl\IPI FEDE E COSCIENZA DALLA FORZA D' AMORE E OVE MANCHI ALL' IDEA l\IERCENARIA È LA FAMA E PERITURO È NE' SECOLI IL RICORDO E IL LAVORO D'UNA TERRA REDENTA

SUI MONUMENTI ETERNI D' UN POPOLO CIVILE LA SCIENZA V' INCIDE L' !STORIA DELL' INTELLETTO L'ARTE L' !STORIA DEL CUORE E IL CITTADINO CHE RINNEGA COLL' ARTE lL CONCETTO IDEALE DEL BELLO LA POTENZA PROFETICA DEL VERO RINNEGA DELLA PATRIA IL PROGRESSO E LA GLORIA.

--- Da le galliche prode, con sentenza Druidica, solenne, giudicati I pallidi fantasmi in sulla nave Da l'ali aperte, mesti , il guardo indietro Volgeano a salutar la spogli a muta, Ln bt·amc dell'amor, l'at•e votive. E agli alberi cadean l'ultime fronde Come lacrime ; c il fiore reclinava La corolla, mandando ai dipartiti L' ultimo cllluvio. Tetramente il sole, Come l'alma dei modi in fra le nebbie Si allontanava, dando un triste addio Alla tmTa pet· lui feconda: c, appena, Come ricordi d' un'età beata, Fra gli umani lasciava le brumose Albe e i t r amonti incerti ; onde Odilonc L'anniversal memoria avea sacrato Alla fe' dci defunti ; c in sugli avanzi

-8Dcll'uom, pietoso il rito della pace, Un pensiero e una croce raccoglieva. Qui con l'ultimo fior, l'ultimo addio Il superstite reca ai muti avelli Fatti sacri dal pianto e all'arte sacri Chi mi tl'avolve in mezzo a un turbinoso l\lar di ricordi?... Fra.gil navicella Senza legge e governo, il verso mio Nel gran mar del pensiero or si disperde... Oh! se un raggio d'amor piovesse almanco Sulle scomposte immagini del Vero, Forse per l'aura volerebbe il canto, Come preludio di novella fede. - È profonda la notte; il leggendario Ballo mac~1bro degli estinti, il mio Pensicr vede fra l' urne... e al suoi confuse Giacer tiare, e corone, e spade, e cenci, E scricchiolanti catene alla danza Vorticosa dei morti... eterna rabbia Ai carnefici umani che una legge Tutti accomuna entro la madre zolla. Della diva giustizia eterno esempio ! - - Per delira ferocia, invan tentàt·o Con le fiamme dei roghi i Torquemada, l\Jostri nefandi di nefande leggi, L'eterna pace allontanar da l'arche A mille a mille vittime riarse, Onde la vampa fumida ancor pute, E ' l secol nostro rende maledetto. Ma tu, tu divo 1\lartire, il sorriso Immutabil serbasti... I farisei Ti spcnscr sul Calvario, i sacerdoti Ti ucciscr sulle pire e ' l nome tuo

-9Conversero in bestemmia ; i nuovi Giuda Rinnegarono in te la virtù umana Che t'elevò fra gli uomini. - Del loro Iddio facendo te crude! flagello, Ti resero fallibile stromento Delle male opr'e lor, te proclamando Infallibile in chiesa ; e a quella Santa Che ti fu madre, rinnegando il bacio Del talamo fecondo, alla divina Fattura del tuo cor tolser la luce. 1\'Ia tu grande risorgi ed immortale Dal triplice martirio, e un lustra! fonte È il sangue de'tuoi martiri alla terra ; È l'onda pura del tuo amor. - Nell'ansia Delle memorie atroci, il cor mi sento Urtar tumultuoso il petto, e t ante Immagini tremende a me dinnanzi S'affollano, che oscillo e mi disperdo Nei vacui del tempo... - Ora, qual larva, 1\fovo errabondo per le vie di Roma, .. . E gemo c guato. - Una funerea danza Menano intorno al Vatican gli spettri Degli Albigesi, l'ombre degli Ussiti, I fantasmi Ugonotti: e a mille a mille Sono là gli arsi e i t orturati, Bruno È là, c là Viclètro, è Galileo, È là Iluss... - Oh scett rat i ultimi, VÌ\' Ì Scheletri, rivolgete l'occhio ai modi ! È festa di Nccropoli! - l\I'aggir'o Trepido qui, fra i ruderi muscosi Dc la superba civiltà latina. Alta è la notte, ... e dorme Roma: un raggio Penetrando fra gli archi e dentro ai covi

-40Della mole di Flavio, i marmi alluma De' cesarei palagi. O Trivia antica, Fida sorella, ornai da diciannove Secoli ricdi al mensil giro, intorno Ai glor'iosi avanzi dei Quiriti ; Ogni notte, gli avanzi glor·iosi Fremono a un tempo delle cento pugne, Delle cento vittorie, agli echi eterni. Lunghe istorie tu sai; ma, come il Vero, Sempre guardi la terra, e mai non muti. E da' macigni sparsi, da le rotte Colonne, dagli infrànti simulacri, Bella d'eterna giovinezza, ancora Qui signoraggia l'arte... e par che insieme Alle tante ruine illuminate, Vesta l'ombra di Giulio, che contempla La nova Roma in sue beltà novelle, E sogghignando dà l'ultimo vale Alla seconda civiltà dell'orbe. - Al sogghigno di Cesare, un confuso Mut·mure fa risposta, in roco suono, E l'armonia dolcissima d'un pianto Soave, non ben pieno quasi fosse Prologo d'inni d'un'età futura. Ond'io mi volgo peritoso, e mille Ombre veggo che corrono alle vaste Ruine, sventolando per la queta Aura mister·iosa le bandiere, E i làbari palmati. - Ad una ad una Elle salutan Giulio : hanno favella Tanto gentile c pia, che lor m'accosto ) In preda a un caro fascino e m'attento Metter timida voce... - Un giovanetto

- 4~- Da quell'ombre si stacca e al mio parlare Dolce risponde: « I sacri :Mani in noi Tu contempli de'martiri ; la fredda Ripa di Letc noi lasciamo e a questo Acre glor'ioso ne conduce L'amor di madre patria, infino al giorno Della forte riscossa : a schiere a schiere, Divise dalle età, moviam per Roma. 1\Iira: là per l'antico anfiteatro La falange de'martiri latini : È primo Giunio Bruto, e son con lui Trasèa, Lucano, Spartaco e 'l morale Scneca; e dopo lor seguono a cento A cento quei che fur mutati in faci Per ischiarir la reggia d'oro; e quelli Che le fiere di Libia c dell' Idùmc Satollarono al circo, fra gli applausi Della canaglia nobile c plebea, Attendono da secoli la gloria Ch' è guiderdone alla virtù del Vero. Mirasti intorno al Vaticano i sacri Eroi del rogo in danza graz'iosa :Muover festanti?... E noi lcgion possente De' ma!·tiri più freschi, andiam correndo Ove il desio di ridestar la vita E 'l valor prisco ne conduce, in seno Ai popoli di Roma. » - Intanto l'ombre Passavano inncggiando; e la mia guida Seguia così : cc Vedi collor che innanzi Al drappello stan dietro alla bandiera? Sono gli esuli primi: havvi Santorre, Giacinto, Regis, e tant'altri a cui Non potca d'altro fuoco esser benigna •

• -42Una regal magnanima sentP,nza Che d'arderne l'effigie: ecco il Garelli: Ecco Lanèri , ecco Ruliini e Tola ; E quei che goccia a goccia il sangue puro Sparsero senza trar gemiti, calmi, Fra le tenebre e l'alba, e il divo ajuto Invocava il carnefice, che tetro E dai rimorsi giallo tentennando Fra l'altare e ' l patibolo pregava.. . Vedi in capo alle donne che senttro L'amor di patria più che ogn' altro amore, La San-Felice colla stola candida Fatta purpurea dal martirio. - Dopo Lor viene l' onoranda schiera, a cui Non fu grave il cadere in Aspromonte A Torino, a Fantina, a Villaglori, A Lissa.... - E in mezzo a quelli alta, gigante Sovrasta un' ombra che sacrò in eterno Le battaglie del popolo: e diè 'l culto All' Italia dei forti sacrificii Che carità del natio loco impone: Martire del suo cor, posa a Staglieno Immortal come Cristo. >> - A squadre a squadre Veniano quindi altri fantasmi : od ecco Dal languido lunar chiarore in viso Illuminati, alcuni, per sentiero Remoto, irnc solinghi : .« A Roma, a Roma >> Gridando, ((A Roma! >> -- E chi fur quelli? -- (( I prodi Cbc cadduo con l'ultima ecatombe, Procombendo a 1\Ientana, ovo ravvolta È la memoria d' inauditi ges ti. L'alme frementi degli eroi, dall'ara Sact·a vengono ; a cui le desolato

Madri intorno s'aggit·ano, col grido, Con gli amplessi, col pianto evocatot'C D'una prole scannata. Il tt·adimento Schernendoli li disse traditori, E ' l non di Caprera è là, che siede Cupo e squassando a ora a ora il vello Terribile nei brividi dell' ira Concentrata, quel sangue ond' è polluto Il suolo, guarda coll' immobil occhio. Ogni giorno a baciar la genitrice Vanno i sacl'i fantasmi ; e sovra l'ara Alimentano il fuoco, ridestando Con l'alito le fiamme, onde gli scctt t·i E le mitre col sangue imperituro Travolgonsi. Il funereo giro mesti Compiono illusi, c: << ARoma, a Roma >> ancora Vanno gridando. - La sì lunga tratta Che poi empie il cammino, è l' indistinta Caterva di color che senza nome Il vulgo scorge, e non gli addita e passa.. . >> - « 1\fa tu: chi sei, alma cortese, >> io dico Al mio duce, « che a me di Jor ragion i E muovi insicm con loro ? >> - Ed ei, seguendo La via : « Nacqui in Etruria appiè del monte * Perchè i Pisan veder Lucca non pònno ; Di me non ti vo' dit·c... un giorno, forse, Fra la legge marziale c fra ' l cor mio Di patr·iota, giudice severa, .1\fa non mai partigiana, avrò l' Istoria. » Disse; e qual lie\'e nuvoletta bianca, Che parte da una fiamma, c via per l'aura Corre, in forma gent il dal vento spinta, Tale del giovanetto l'ombra pura

-HSi dipartì da mc seguendo l'altre ; Ond' io rimasi a riguat·dame il volo. Frattanto il Quirinal clivo scc ndca Una turba novella, e il bianco lume Inargentava i diafani fantasmi ... Puri c sereni come il ciel di Roma, Vcnian primi Ugo Bassi, e Poma, e Pcllico, E Maroncclli , e Tazzoli, c Livraghi , E Brunetti, c cent'altri per la china Scendendo disdegnosi nel cipiglio, Volgcansi indietro a rimirat• la reggia ! !... (l ) Favellando sommessi... l' altre turbo Scg·uir·ono e sfumarono pel vuoto. Dove son io?... la mente estas'iata ~uota in un sogno... o quelle forme io vidi ?... Chi mi parla al pensier... chi al mio confuso Occhio d'intorno un popolo mi mostra... Un popolo di morti e di dormenti? - È questo il popol della t erza Roma? Ovc n'andò quel che pur v'ebbe, c forte E glor'ioso, anche all'età dci crudi Cesari, e dei pontefi~i bugiat·di ?... Sugli omeri al gigante addormentato Un nano si trastulla... doman forse Risentirà il colosso la suprema Necessità di vita, e inizii nuovi Di tremenda riscossa al mondo intiet·o Verran dal sonnacchioso, non curante Dell'oggi: c guai se non la compie; guai ! I tcutoni c gli slavi, in fra !c brume Delle nordiche vette, il Sol giocondo, (l) A Vienna! - 27 Ottobre 1881. •

.. -15 - L'albe d'opàlo del met' igge a gozzo Aperto stan fi ut ando: e t u..., t u d01·mi ! Sorgi o popol di Roma...; un Carlo Quinto Stringe al petto un Clemente... - e t u ?.. . NoYello T!·ace va al moribondo gladiatore ! - Già i rintocchi de' Vespr·i e della Gancia E di Bonatto risuonàr... ti scot i Pc t· Dio..., per carità patri a, t i scuo t i Ringiovenito agli aliti dell' alba, Alle correnti de' tuoi mari , all' inno Riedi immortal del Nazareno ; dove L' inv·iolabil cosc·ienza è legge Umana. - È legge, è liber tà del mondo La libertà di Roma ! In te valore, In t e munificenza, in te vidudi Sono; c l'onda dci secoli incessante Agita il fi otto della vita ; e i nomi Di Camillo, di Manlio, de'rubèst i Scipioni , c quello dell'eroe ni zzardo, Gli agita la vitale onda ; gli imprime Ne 'marmi, gli perpetua col bronzo L'ar tJ italica antica e la nove lla, Eternandoli insieme. - Alle t ue case VetTan le donne sospit'ando amore; E all' ul t ima crociat a elle sar·anno Sorelle della fede. - O popolare Libertà ti componi a santa impresa, Distruggi gli odii ingenerosi, i bassi Fomiti spegni dell' invidia, a cui Devi se t e da t e diviso, un tanto Tempo traesti nel livor , nell' ira Impotente a ogni bene, e sol potente A far la patria una miniera aper ta

-16Al despota, e• un pret esto il nome inane Di libedade, e istupidito armento Farti per gli odii e per le stolte gare. Fa che non suonin più discordi gl'inni Dei virili cantori ; i tuoi poeti Sian profeti di Giuda, e il Verbo eterno Dell'intelletto uman suoni ne' canti Torna all'intégra libertà del core Ncll'àgape comune, e torna forte Ai remeati oceani del tempo Veleggiando fidente gl'infiniti ! - Popol di Roma, sor·gi, ti ridesta, E t ante gioie e tante glorie, indarno Ti fìen contese. Io t e saluto, e attendo ! Già l'aurora incorona l'or·iente; E le reliquie tue tu rivedendo lniziator sarai della pi ù eletta Fra tutte civiltà ; la terza il t empo Diralla, il mondo ne godrà qual prima. 1\'Ia già s'ode montar dall'ahe vene Sotterrane del globo, un indistinto Rauco mugliare, un rombo sordo, come D'acque lontan cadenti ch' abbian rotta La diga, come d'aure sprigionate Da le caverne per forza di mine Sulforose : quel rombo, e quel confuso Cupo ululo rassembra una ferale Formidabil minaccia. E fr·emon l'aure, E trema il suoi di Roma, e un ratto nembo Yodicoso di polve dalle interne Chiosh e sale, e si addensa, e i templi avvolge, E le magioni eccelse : e lo spavento Vien dai bronzi oscillanti entro a le torri

--17Che t raballan con tuoni d'agonia... Si sgt·et olan le mut·a, il pian si fende, A la caligin t orba il ciel s' infosca... O popol d'ogni rito, da' tuoi lari , In mace rie disfatti , è g iunta l' ora Che tu so1·ga e col dì ti rinnove lli ; Col nuovo dì che sorridente appat·e Per lo cielo purissimo, col vento Or'icntal che nembi e polvc sperdc... A la seconda Roma imputridita F ìen c imi tero i sette colli ; e al ciclo T u convc r~o dirai : ecco la nuova P atria di libertà, patria de' forti... E cco la cit tà et em a ! - Il Campidoglio Alta, incrollat a la superba fronte Estolle e sfida i secoli.... Oh, che vcg-gio ?... Là si r aguna la falange sacr a De'martiri del mondo: ed alto in tuona E ntus·iasta l' inno al Vero et erno Ond'è il nome di Roma inno d'amore.. Ma dal Tat·pco si leva una fig ura :Mistica c sale ft·a le larve, altera , Circonfusa di luce e d'armonia ; Con l' orme lente, luminoso l' acre Ca lca nell'alternar l' ardua salita Pe ' l bel cielo roman. L' aperte bt·acc ia Fanno amorosa cr oce, il manto scende Senza calar, nè fugge il suolo. A quella Divi na g uat·dan l'ombre in una dolce Profonda est as i assorte. Ecco il giu nonio Capo alle eccelse zone dell'empiro Toccar sub lime ; la fluente chioma Sembra fremer e al tocco; e ' l viso cspnnto

- ·18Par che guar·di l'Eterno e in lui s' indii. Come se cade un fiore nell'azzur·ra Onda d' un nostro lago, a frotte a frotte l pcsciolini d'or, d'argento, d'ambra, Oi zalliro gli guizzano d' attor·no E formangli ghirlanda ; così al tocco Del divo capo, le cerulee ruot e Si popolan di stelle, in tondi g·iri , Che indiademan la Dea : si alluma il ciclo, Quale in aurora borea! di vampe Porpurce fest ive,., c alla divina In estasi rapita il popol guata... - E le larve dei martiri , qual fumo Libero dagli altari, in tonde spit'<' Roteando pcl ciel ver lo infinito, Inncggiano alle patrie glor'iose Salgon gli azzurTi eterni ; c per· le sfere Ripcrcote dolcissima la eco Di qtte ll' inno imrnortal , sì come coro D'ange li sospiranti, e alla sublime Gloria ovc luminoso abita Iddio Giunte festanti , fra l'e tereo riso, Si fcrman paghe ad abitar le stelle.

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