La battaglia di Bezzecca

30 BIBLIOTECA PATRIOTTlCA nell'interno e scannellata ad angoli acuti : appena us i dalla canna si spaccavano, e i frammenti taglienti a u modo, producevano ferite spaventevoli . Vicino a me, pr s al confessi<)nala, un po' di posto era rimasto vuoto e la morte d'un garibaldino, e c1 portarono a bracr,ia un · rolese. Aveva una larga ferìta nel femore della ga destra poco sopra il ginocchio, e sentii il medico asser che il ginocchio era fratturato. Quell'accidente di tirol pareva in sul principio che non avesse nulla. Dopo quarto d'ora mi provai a interrogarlo, ma coi cenni ·rispondeva di non capire, poi toccandosi la gamba p reva volesse dire che gli doleva molto ma molto. Pe non urlava mai : quando lo spasimo cl.iventava insoppo tabile, stralunava. tanto d'occhi, intirizziva le mani, e un movimento dei baffi capivo che pronunziava sottovo ualche parola: pregava forse, anche bestemmiava. Qu tirolesi (ce ne poteva essere una dozzina) erano tutti cos zitti , zitti, lavoravar o con gli occhi e con le mani, iove i nostri urlavano sempre eome dannati. Di lì a un'ora, un paio di chirurghi s'accostarono a povero tirolese mio vicino. Un medico francese che al bettava un po' di tedesco, gli fece intendere come me li potè che bisognava tagliare la gamba ferita. Il tirol ,s accennò con la testa che facessero pure. L'operazion t'q assai lunga, e dovette essere IJure dolorosissima, perch i~ disgraziato badava a mordersi l e mani e le vesti ; e d gr occhi, che pareva dovessero schizzargli dal capo, ve l i vano giù lente, lente geosse lagrime, che g1i s'aggruma vano sui folti mus acchi. Non urlò mai. L'operazione finì ed egli era svenuto. Rimase svenuto fino a giorno; riebbe i sensi quanda i primi raggi del sole illuminavano quel luogo di tant sventure ; ma una febbre violentissima gl'inaspri l'infiammazione, lo fece peggiorare rapidamente Domandò di un prete, lo vìdi fervorosamente pregare con le mani giunte sul petto, chiese gli si amministr~ssero gli ultimi sacra menti, poi voltosi dalla mia parte, con un sorriso di dole mestizia sussurrò queste due parole : << Addio, italiano! >~ Un'ora dopo era morto. Perchè dovrei nasconderlo? M' intenerì quel saluto, mi commosse quello spettacolo di patimenti gagliar damente s~fter~i, e come già sulla morte di tant i miei compagni p1ans1 anche sul cadavere dello straniero che a\'ea com-

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