La battaglia di Bezzecca

LA BATTAGLI' DI BEZZECCA 21 donate dai nostri, pa-reva che un demonio le tras~ortasse . Uno di quei carri passò tanto accosto al barroccio dei feriti, che avemmo tutti un gran trabaUone, e una delle nostre ruote scivolò in un fossatello che costeggiava la via. Ne sentim,mo tutti le conseguenze. Alcuni gemevano lamentosamente, altri mugghiavano come tori per lo spasimo atroce, altri infine si chetavano e morivano. E se questo non fosse bastato, c'era la giunta di alcune palle h1viateci dai tedeschi sù in alto, che veduta la batteria ci vollero. mandare l'ultimo saluto prima di rintal'.arsi al sìcnro fra i loro monti. Ho sentito dire che in tutta la campagna nessun cannone venne mai così opportuno come quella batteria in quel preciso momento: tantochè furono cotesti sei pezzi, manovrati come va, che decisero della giornata. Onore dunque agli artiglieri italiani!~ H prode generale Garibaldi, che è tanto grande da poter essere giusto e imparziale con tutti, non ha trasandato mai occas ione, per rendere giusta t estimonianza di lode a que' bravi soldati dell'esercito italiano. Il no.me del maggiore d'artiglieria Dogliotti, che ebbe il comando delle batterie, rimar-rà caro e ven'erato nella memoria di tutti i miei compagni d'arme, come vivrà immortale nelle cronache di questa memorabile guerra. A quel modo che si potè meglio, tirammo fuori la ruota del barroccio e continuammo il viaggio. Si pativa tutti assai assai, tutti peggioravamo a vista d'occhio, e non era eerto un bello spettacolo quel vedersi, noi così malconci, in compagnia di tre o quattro cadaveri. ' Quando Dio volle, la povera bestia mezzo moribonda ci condusse in un punto della strada, dove a destra disposte in un. pratello si vedevano molte tende alla militare, rizzate come spedale provvisorio per i feriti. Ma noi gridar.ilmo che non ci volevamo stare, perch.è incerti· ancora dell'esito della battaglia, si temeva che da un momento all'altro scendesse giù un'orda di tirolesi e facesse una bella retata di prigionieri. Il condottiero adunque si rimesse in via 9er Tiarno di sotto, quel paese di dove ci eravamo moss1 alla mattina pieni di speranza e di gagliardia, e dove ora tornavamo concjati pel dì delle feste. !.fa non importa. Sentivamo l'orgoglio d'aver fatto il debito nostro, e vincitori o vinti ci bastava di non dovere arrossire. Di lì a poco vedemmo a bre·ve distanza i tetti aguzzi l \

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